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Fanno finta di protestare per l’ambiente ma in realtà da oltre tre mesi hanno isolato 120.000 armeni del Nagorno Karabakh (Artsakh). Un’azione politica ovviamente, che nulla ha a che fare con la protezione ambientale.
Ma che, ironia della sorte, sta avendo gravi ripercussioni negative proprio su tale tema.

Infatti, il blocco operato dagli azeri della linea ad alta tensione che porta elettricità dall’Armenia all’Artsakh sta costringendo le autorità di Stepanakert ad attingere risorse dal bacino idrico di Sarsang (capacità 600.000 mc) dove opera la maggiore centrale idroelettrica della regione.

Il livello dell’acqua scende al ritmo di 50 cm al giorno anche perché quando il livello dell’acqua è basso, come sta accadendo in questo periodo, è necessario un maggior consumo in conseguenza della diminuita pressione sulle turbine.

Questa significativa e inarrestabile diminuzione del bacino di Sarsang avrà disastrose conseguenze in primavera perché mancherà l’acqua per irrigare i campi. Non solo quelli armeni dell’Artsakh ma anche e soprattutto quelli in Azerbaigian. I 96.000 ettari di terreno agricolo nelle regioni azerbaigiane di Tartar, Aghdam, Bardi, Goranboy, Yevlakh e Akhjabad rischiano fortemente di rimanere a secco.

Con buona pace dei finti “attivisti per l’ambiente” mandati da Aliyev a lasciare senza cibo, medicine, gas e corrente elettrica un intero popolo.

Chissà se il presidente Sergio Mattarella prima di inviare un messaggio di congratulazioni al Nizami Ganjavi International Center per l’apertura del Global Baku forum (“Posso confermare con grande piacere che ogni anno il lavoro svolto dal vostro Centro è volto a promuovere la cooperazione e il dialogo per una reciproca comprensione e la pace”) avrà dato un’occhiata al report 2023, appena uscito, di “Freedom House” che compara le libertà civili e politiche nel mondo.

Lui (e tutti i politici e giornalisti che trattano l’Azerbaigian come un Paese “normale” o un “partner affidabile”, cit. Von der Leyen) si sarebbero accorti della situazione del Paese che l’istituto colloca tra gli ultimi quindici in una classifica di 190 Stati (compresi quelli non riconosciuti): 2 punti 40 in termini di diritti politici, 7 su 60 per quelli civili per un aggregato di soli 9 punti in una scala di valori che va da 0 a 100 dove 100 rappresenta la massima espressione di libertà.

Nello stesso report al Nagorno Karabakh (Artsakh) viene dato un punteggio di 37 che non è poco considerato che parliamo di una entità in stato quasi permanente di conflitto.
Meglio di Turchia (32), Russia (16), Iran (12). L’Armenia registra 54 e la Georgia 58.

Ora, come potrebbe mai essere tollerabile che una popolazione di 120.000 abitanti, oltretutto odiata e combattuta dalla leadership azera, che vive oggi in condizioni di quasi libertà, possa essere costretta a essere suddita in un regime tra i peggiori al mondo?

Cosa ne pensano certi “difensori dei diritti umani” che anche in Italia non disdegnano mai di partecipare a eventi organizzati dall’ambasciata azera in Italia, per nulla scandalizzati di comparire a fianco dei rappresentanti di un regime tra i peggiori al mondo?

Cosa ne pensano quei giornalisti e politici nostrani che vanno parlando di “integrazione”, di “modello Alto Adige”, di “pace e convivenza” ignorando i diritti di un popolo?

Noi italiani da quale parte vogliamo stare? Tra quelli che difendono i diritti e le libertà a prescindere o tra coloro che ritengono che gli affari energetici siano più importanti di ogni valore?

Chiediamo solidarietà!

GLI ARMENI DEL NAGORNO KARABAKH-ARTSAKH HANNO DIRITTO DI VIVERE LIBERI E IN DEMOCRAZIA NELLA LORO PATRIA!

Introduzione

Nel periodo successivo alla Dichiarazione trilaterale sul cessate il fuoco, firmata dai leader di Armenia, Azerbaigian e Federazione Russa il 9 novembre 2020, la parte azera ha ripetutamente gravemente violato le disposizioni della Dichiarazione, ricorrendo all’escalation militare, interrompendo il normale la vita e l’attività della popolazione civile dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), scatenando attacchi fisici e psicologici e violenze contro la popolazione, interrompendo le infrastrutture vitali e i lavori agricoli.

Nel periodo successivo all’istituzione del cessate il fuoco, sono stati registrati più di 150 casi di atti criminali contro il popolo dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) da parte delle forze armate azere, a seguito dei quali sono state uccise 21 persone (6 civili, 15 militari), 166 persone sono state sottoposte a tentato omicidio (79 civili, 87 militari), 71 persone (20 civili) sono rimaste ferite e hanno subito violenze fisiche. Gli azeri hanno rubato veicoli, edifici residenziali sono stati esposti al fuoco diretto di diverse armi da fuoco, attrezzature agricole e veicoli sono stati danneggiati o distrutti, bestiame piccolo e grande è stato rubato alla popolazione civile e giardini sono stati dati alle fiamme.

Inoltre, per sopprimere, psicologicamente e fisicamente intimidire la popolazione dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), dal 12 dicembre 2022, con il falso pretesto di proteggere l’ambiente, gli agenti del governo azero hanno bloccato la strada Goris-Stepanakert – l’unica arteria che collega l’Artsakh verso l’Armenia e il mondo esterno – che passa attraverso il corridoio di Lachin definito dalla Dichiarazione Trilaterale. Il blocco ha portato a gravi violazioni dei diritti umani fondamentali quali uno standard di vita adeguato, libertà di movimento, diritto all’assistenza sanitaria, all’istruzione e molti altri diritti.

Nelle condizioni di un blocco di 86 giorni [al 7 marzo, NdT], la parte azera ha iniziato a ricorrere regolarmente ad attacchi armati dalla fine di febbraio all’inizio di marzo.

Il 28 febbraio 2023, verso le 16:55, da postazioni di combattimento azere sono stati sparati colpi di fucili di vario calibro contro il 53enne A.Avanesyan del villaggio di Myurishen, regione di Martuni, impegnato in lavori agricoli con un trattore Jonder nella zona denominata “Asfalten tak” del distretto amministrativo del villaggio di Berdashen. Di conseguenza, il lavoro agricolo è stato interrotto.

Il 1° marzo 2023, nell’area chiamata “Davala” del villaggio di Berdashen, la parte azera ha aperto il fuoco con armi leggere contro il 59enne S. Vardanyan della comunità di Berdashen che stava svolgendo lavori agricoli su un trattore bielorusso. Il lavoro agricolo è stato costretto a fermarsi.

Il 5 marzo 2023 la parte azera ha fatto ricorso a un nuovo atto terroristico, in particolare un gruppo di agguato delle forze armate azere ha attraversato la linea di contatto definita dalla Dichiarazione trilaterale delle forze armate dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) e dell’Azerbaigian e ha attaccato l’auto della Polizia del Ministero degli Affari Interni della Repubblica dell’Artsakh, che proveniva da Stepanakert lungo una strada a circa 1 km dalla linea di contatto.

Il difensore dei diritti umani della Repubblica dell’Artsakh ha costantemente e coerentemente informato i rappresentanti delle organizzazioni internazionali e della comunità dei diritti umani sui crimini regolarmente commessi dalla parte azera, chiedendo che siano prese le misure necessarie per valutare intenzionalmente la situazione e introdurre meccanismi reali per proteggere la popolazione dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh). Tuttavia, nonostante tutti gli allarmi, la situazione rimane tesa, minacciando la vita, la salute, l’integrità fisica e psicologica e i diritti fondamentali di 120.000 persone dell’Artsakh.

Il blocco in corso dell’Azerbaigian, così come i regolari e costanti attacchi armati, mirano a sottoporre l’Artsakh alla pulizia etnica attraverso l’intimidazione fisica e psicologica, creando condizioni insopportabili e distruggendo la popolazione armena indigena dell’Artsakh.

Questo rapporto presenta i fatti e le informazioni raccolte dal personale del Difensore dei diritti umani della Repubblica dell’Artsakh presso le autorità competenti e fonti aperte in merito alle attività terroristiche svolte dal gruppo di agguato delle forze armate azere il 5 marzo 2023. I dettagli dell’incidente sono stati chiariti attraverso un’intervista all’unico sopravvissuto dell’auto, il ferito Davit Ashot Hovsepyan, nonché attraverso l’analisi dei video disponibili.

Fatti raccolti sull’atto terroristico commesso dal gruppo azerbaigiano di agguato il 5 marzo 2023

Il 5 marzo, intorno alle ore 10:00, nell’area “Khaipalu”  che è situata tra le città di Stepanakert e Shushi, un gruppo di agguato di 12-15 militari delle forze armate dell’Azerbaigian ha attraversato la linea di contatto tra l’Artsakh e l’Azerbaigian ed è entrato nel territorio sotto il controllo della repubblica di Artsakh e la responsabilità delle forze di pace russe, ha attaccato un veicolo “UAZ” che trasportava militari del Dipartimento di Polizia passaporti e visti del ministero dell’Interno della repubblica di Artsakh.

Sull’auto erano presenti quattro uomini: il tenente colonello Armen Maiory Babayan, il maggiore Davit Valery Danielyan, il tenente Ararat Telman Gasparyan e il tenente Davit Ashot Hovsepyan.

Armen Babayan era alla guida del veicolo, Davit Hovsepyan era vicino al conducente, gli altri due nel vano posteriore.

Gli ufficiali di polizia hanno lasciato Stepanakert introno alle 9,30 e si sono mossi al luogo del cambio [cambio turno, NdT] nell’area della comunità di Lisagor della regione di Shushi della repubblica di Artsakh dove è collocato il checkpoint (immagine1).

Il movimento del veicolo della Polizia dall’edificio della Polizia del ministero dell’Interno della repubblica di Artsakh per uscire dall’area amministrativa della città di Stepanakert è stato completamente filmato dagli apparati di video sorveglianza.

I fatti raccolti mostrano chiaramente che il veicolo si stava muovendo da Stepanakert, perciò le dichiarazioni della parte azerbaigiana secondo le quali il mezzo stava trasportando armi dalla repubblica di Armenia alla repubblica di Artsakh sono infondate e false. Nell’auto degli ufficiali di polizia c’erano solo documenti ufficiali e le loro armi di ordinanza (immagini 2 e 3).

Dopo circa 30-40 minuti di guida l’equipaggio dell’auto notò delle pietre allineate sulla strada che ostacolavano il transito. Il veicolo si fermò.

Cinque membri del gruppo d’assalto azerbaigiano, vestiti con abbigliamento militare, indossando maschere, armati di mitragliatori, vennero fuori da dietro i massi e puntarono le canne delle armi verso l’auto.

Il conducente del veicolo cercò di girare indietro il mezzo ma allo stesso tempo i cinque membri del gruppo di assalto azerbaigiano che si trovavano di fronte come pure gli altri membri del gruppo di assalto che stavano in attesa sul lato destro e su quello sinistro della strada cominciarono a sparare all’auto. La sparatoria è continuata per circa dieci minuti.

Una comparazione dei fatti disponibili dimostra che l’auto fu colpita dal gruppo dell’agguato con armi da fuoco. L’esame esterno del veicolo chiaramente attesta che centinaia di pallottole furono sparate sull’auto dal gruppo di sabotaggio azerbaigiano (immagine 4).

Dopo aver cessato il fuoco, tre membri del gruppo azerbaigiano si avvicinarono all’auto, presumibilmente lo ispezionarono, sparano un colpo di sicurezza al conducente e al passeggero che sedeva vicino a lui. Comunque, secondo la testimonianza dell’ufficiale che è sopravvissuto, gli azerbaigiani non aprirono le porte del compartimento posteriore del veicolo, presumibilmente non accorgendosi che c’erano passeggeri seduti nei sedili dietro (immagine 5). [Il comparto posteriore del mezzo è separato da quello anteriore, NdT]

Poi, i membri del gruppo di assalto azerbaigiano cominciarono a lasciare la scena del crimine alla volta delle loro basi situate sulla collina dirimpetto.

Durante la ritirata degli azerbaigiani, in conseguenza del fuoco di risposta dell’Esercito di Difesa dell’Artsakh da una postazione di combattimento vicina alla scena, ci furono morti e feriti fra i componenti del gruppo di assalto azerbaigiano.

Circa 30-40 minuti dopo l’attacco terroristico, rappresentanti delle forze di pace russe arrivarono sul luogo. Dopo il loro intervento il fuoco cessò (immagine 7).

Dopo l’intervento della parte russa, gli azerbaigiani hanno continuato a ritirarsi portando con loro i membri morti e feriti del gruppo di assalto azerbaigiano (immagine 8).

I militari russi della forza di pace hanno verificato che le persone sedute nella parte anteriore dell’auto erano già morte, ma A. Gasparyan e D. Hovsepyan che stavano nei sedili posteriori erano ancora vivi e a loro fu dato primo soccorso e furono portati in ospedale.

Come risultato dell’attacco azerbaigiano, il tenente colonnello Armena Babayan e il maggiore Davit Danielyan morirono sul posto, il tenente Ararat Gasparyan morì durante il trasporto in ospedale. Il tenente Davit Hovsepyan ricevette una ferita d’arma da fuoco al torace ed è ricoverato al Centro medico repubblicano [ospedale principale di Stepanakert, NdT]..

Secondo le informazioni ricevute dal Centro medico repubblicano, il poliziotto ferito Davit Hovsepyan è stato sottoposto a intervento chirurgico ed è in un’unità di terapia intensiva sotto controllo dei medici, la sua vita non è in pericolo (immagine 9).

Immagine 1 – Il veicolo è parcheggiato di fronte all’edificio amministrativo del ministero
dell’Interno della repubblica di Artsakh alle ore 9.
Immagine 2 – Il veicolo della polizia lascia Stepanakert. Il gruppo di assalto azerbaigiano
è penetrato dal lato destro della foto.
Immagine 3 – Le posizioni armate azerbaigiane (segnate in blu),
il luogo dell’atto terroristico (in rosso) e il percorso del veicolo (in giallo)
Immagine 4 – Il veicolo della polizia dell’Artsakh colpito
Immagine 5 – Il veicolo viene avvicinato da un membro del gruppo di assalto azerbaigiano
Immagine 6 – Membri del gruppo azerbaigiano si ritirano dopo l’agguato
Immagine 7 – Giungono le forze di pace russe
Immagine 8 – Membri del gruppo azerbaigiano si ritirano portando con loro morti e feriti
Immagine 9 – Il poliziotto ferito Davit Hovsepyan all’ospedale di Stepanakert

Fatti biografici dei poliziotti deceduti e prime analisi forensi

ARMEN MAIORY BABAYAN
Nato il 7 gennaio 1976 a Stepanakert. Negli anni 1993-1996 ha servito nell’Esercito di difesa dell’Artsakh. Laureato in legge alla università “Mesrop Mashtots” di Stepanakert nel 2007. Nel 1999 si è unito all’unità delle forze speciali del ministero dell’Interno della repubblica del Nagorno Karabakh. Nel 2018 è stato nominato Capo della divisione controllo passaporti e visti. Aveva il grado di tenente colonello. Sposato con due figli.

Risultati dei preliminari esami forensi
Durante gli esami preliminari sul corpo  sono state riscontrate le seguenti lesioni:  multiple ferite da pallottole a testa, collo e torace; estensive lesioni cranio-cerebrali, fratture multiple di sei-sette vertebre cerebrali, lesioni alla spina dorsale, frattura dell’omero sinistro, frattura della caviglia sinistra, (…). Riscontrati 18 fori di proiettile in entrata

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DAVIT VALERY DANIELYAN
Nato il 22 agosto 1980 nel villaggio di Azokh, regione di Hadrut, viveva nella città di Stepanakert. Nel 2002 è entrato nella facoltà di economia teorica dell’università dell’Artsakh, si è laureato in legge nel 2008. Dal 2010 ha servito nell’ufficio passaporti e visti della Polizia di Stato. Dal 2019 è diventato viceresponsabile di tale sezione con il grado di maggiore. Sposato con tre figli

Risultati dei preliminari esami forensi
Durante gli esami preliminari sul corpo sono state riscontrate le seguenti lesioni:  multiple ferite da pallottole a testa, cassa toracica, addome; lesioni agli organi interni. Almeno 28 fori di proiettile riscontrati sul corpo.

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ARARAT TELMANI GASPARYAN
Nel 2019 è entrato nel dipartimento Polizia del distretto di Shushi per poi servire, dopo la guerra del 2020, in quello di Askeran. Nel 2022 si è laureato alla “Università tecnica di Shushi”. Sempre nel 2022 è entrato nella divisione della Polizia stradale. Era sposato con un figlio.

Risultati dei preliminari esami forensi
Durante gli esami preliminari sul corpo sono state riscontrate le seguenti lesioni:  multiple ferite da pallottole a faccia, collo, cassa toracica, addome; lesioni agli organi interni. Almeno 13 fori di proiettile riscontrati sul corpo.

Traduzione italiana non ufficiale del rapporto redatto dall’Ufficio del Difensore dei diritti umani della repubblica di Artsakh (Stepanakert, marzo 2023)

Comunicato del ministero degli Affari esteri della repubblica di Artsakh (Nagorno Karabakh) a seguito dell’attacco azero odierno:

”L’infiltrazione del gruppo di sabotaggio azero nel territorio dell’Artsakh e l’attacco agli agenti di polizia dell’Artsakh è un’altra flagrante violazione della Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, che indica che la parte azera sta cercando di avviare un’escalation della tensione. In precedenza, il 2 e la notte tra il 2 e il 3 marzo, unità delle forze armate azere di stanza nei territori occupati delle regioni Askeran, Martakert e Martuni della Repubblica dell’Artsakh avevano violato anche il cessate il fuoco stabilito dalla Dichiarazione Trilaterale del 9 novembre 2020.

Il 5 marzo, verso le 10:00, un gruppo di sabotaggio delle forze armate azere ha attraversato la linea di contatto e ha attaccato un veicolo del dipartimento passaporti e visti della polizia della Repubblica dell’Artsakh. A seguito di questo attacco, tre agenti di polizia disarmati sono stati uccisi e un altro è rimasto ferito. Un’analisi preliminare delle circostanze dell’uccisione di agenti di polizia consente di considerare le azioni della parte azera come un crimine di guerra.

Va notato che questi attacchi sono stati effettuati immediatamente dopo i colloqui sullo sblocco del corridoio Lachin tenutisi il 1° marzo tra rappresentanti dell’Artsakh e dell’Azerbaigian. Attraverso le sue azioni, Baku dimostra apertamente il suo rifiuto dei negoziati come mezzo per trovare soluzioni a qualsiasi problema.

Sullo sfondo del blocco di oltre 80 giorni dell’Artsakh, volto a creare deliberatamente condizioni di vita insopportabili per la sua popolazione, una grave escalation della situazione, con conseguenti vittime, dimostra ancora una volta i veri obiettivi dell’Azerbaigian e la sua intenzione di completare il pulizia etnica dell’Artsakh. Apparentemente, la mancanza di misure adeguate da parte della comunità internazionale volte a fermare gli atti illeciti a livello internazionale dell’Azerbaigian è stata percepita dalle autorità di questo paese come una carta bianca per commettere nuove atrocità.

Chiediamo ancora una volta alla comunità internazionale nel suo insieme e alle parti coinvolte nella risoluzione del conflitto Azerbaigian-Karabakh in particolare di riconsiderare i loro approcci e adottare misure efficaci ai sensi del diritto internazionale per fermare la politica terroristica e genocida dell’Azerbaigian”

ATTACCO AZERO, TRE POLIZIOTTI ARMENI UCCISI

Gli azeri tornano a uccidere. Lo hanno fatto questa mattina colpendo un pulmino con a bordo quattro agenti della polizia doganale, uccidendone tre e ferendo il quarto.

Il piccolo veicolo percorreva una strada sterrata, in territorio della repubblica di Artsakh, sul fianco opposto della vallata dove corre la strada del corridoio di Lachin che è bloccata dal 12 dicembre scorso dall’Azerbaigian con il conseguente isolamento di 120.000 armeni della regione che non possono entrare o uscire dal Nagorno Karabakh.

Aliyev ha lanciato quindi un chiaro segnale: nessun percorso alternativo, neppure su una stretta strada sterrata di montagna, può essere utilizzato. Alla faccia della propaganda di regime che sostiene che non vi sia alcun blocco nel collegamento.

I soldati hanno invaso il corridoio di Lachin (che teoricamente dovrebbe essere sotto controllo delle sole forze di pace russe), sono entrati in Artsakh e hanno colpito il veicolo che lentamente procedeva verso un posto di controllo di frontiera. Il mezzo è stato crivellato di colpi.

Il ministero della Difesa dell’Azerbaigian si è immediatamente affrettato a spargere fake news sull’accaduto sostenendo che il mezzo trasportava armi e non si è fermato al loro alt. Le foto del piccolo veicolo smentiscono, non ne avevamo dubbi, la versione azera e confermano la tesi dell’agguato. Lo hanno osservato da lontano mentre percorreva lo sterrato, sono scesi rapidamente verso la strada e lo hanno selvaggiamente colpito. Il video, ripreso da telecamere di sorveglianza oppure da altre postazioni di controllo, mostra chiaramente la dinamica di quanto accaduto.

Nelle stesse ore si registrano nuove violazioni azere del cessate il fuoco nella regione di Martuni con una cinquantina di agricoltori armeni che sono stati costretti ad abbandonare il lavoro nei campi perchè presi di mira dal fuoco dei soldati nemici.

Questo “tiro al contadino”, cominciato da qualche giorno, non è casuale: con il blocco della strada (che continua nonostanbte la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia) gli azeri vogliono impedire agli armeni di coltivare nei campi proprio nel periodo post invernale quando ricominciano le attività agricole. Ennesimo segnale che l’Azerbaigian non vuole la pace ma solo la pulizia etnica della regione.

IL COMUNICATO DEL MINISTERO DEGLI ESTERI DELL’ARTSAKH

Armeni e azeri ricordano vittime delle reciproche stragi (Asia news, 1 mar)

Nagorno Karabakh: senza cibo e gas, l’Artsakh dimenticato (Famiglia cristiana, 1 mar)

La risposta del direttore di Famiglia cristiana alla lettera dell’amb. azero (Famiglia cristiana, 1 mar)

Ottantesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Artsakh è terra armena. Un luogo storico, spirituale e culturale armeno di importanza mondiale (Korazym, 1 mar)

#ArtsakhBlockade. #FactChecking. La narrazione azera che l’assedio dell’Arsakh abbia una motivazione ecologica è una TRUFFA (Korazym, 2 mar)

Ottantunesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Un giorno la giustizia prevarrà e arriverà la verità storica, oltre le menzogne azere (Korazym, 2 mar)

Ottantaduesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Gli urli dei nessuno, che costano meno delle pallottole che li ammazza (Korazym, 3 mar)

Ottantatreesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Gli Armeni dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh vogliono vivere nella loro terra ancestrale in modo sicuro, libero e prospero (Korazym, 4 mar)

Artsakh – Intervista all’Ambasciatore in Italia Tsovinar Hambardzumyan (Assadakah, 4 mar)

Ottantaquattresimo giorno del #ArtsakhBlockade. Tre poliziotti dell’Artsakh uccisi in un attacco terroristico azero. Il tempo sta per scadere per salvare l’Artsakh (Korazym, 5 mar)

Ferma condanna per l’uccisione di tre poliziotti armeni (Politicamente corretto, 5 mar)

Ottantacinquesimo giorno del #ArtsakhBlockade. L’Azerbajgian minaccia “passi più duri e più netti”, se l’Artsakh non accetta l’integrazione (Korazym, 6 mar)

Mosca: l’esercito dell’Azerbaigian ha attaccato un’auto delle forze armene del Nagorno Karabakh (Agenzia Nova, 6 mar)

Caucaso. Ancora crisi lungo la linea di confine del Karabakh. (Sardegnagol, 6 mar)

Nagorno-Karabakh: scontri al confine provocano vittime (Osservatore romano, 6 mar, per abbonati)

«L’Azerbaigian prepara un’invasione su larga scala dell’Armenia» (Tempi, 7 mar)

Altri morti nella disputa Azerbaigian-Armenia nel Nagorno Karabakh (Difesa online, 7 mar)

Corte internazionale di Giustizia: Armenia vs Azerbaijan (Osservatorio Balcani Caucaso, 7 mar)

Ottantaseiesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Il mondo è cieco e sordo alla sofferenza dell’Artsakh. Agire adesso per prevenire il secondo genocidio armeno (Korazym, 7 mar)

L’Armenia va difesa proprio come l’Ucraina (Tempi, 8 mar)

Ottantasettesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Nella Giornata Internazionale della Donna il nostro pensiero va alla donne dell’Artsakh, specialmente alle madri e loro bambini (Korazym, 8 mar)

Ottantottesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Urge missione internazionale nel Nagorno-Karabakh per prevenire la pulizia etnica degli Armeni. Riconoscere l’Artsakh! (Korazym, 9 mar)

La soluzione pacifica del conflitto tra Armenia e Azerbajgian necessità il riconoscimento dell’autodeterminazione dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh #StopArtsakhBlockade (Korazym, 10 mar)

Ottantanovesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Risvegliamo la coscienza di fronte alla tragedia annunciata di una nuova pulizia etnica di Armeni (Korazym, 10 mar)

Azerbaijan e armeni del Karabakh, negoziati a rischio (Osservatorio Balcani Caucaso, 10 mar)

Gli Armeni dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh hanno il diritto di vivere liberi e in democrazia nella loro Patria (Korazym, 11 mar)

Novantesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Azerbajgian si prepara alla guerra in Armenia e Artsakh, che vogliono la pace. Il riferimento alla festa di Nowruz (Korazym, 11 mar)

Novantunesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Reporters sans frontières: “Lasciate entrare i giornalisti in Nagorno-Karabakh”. Cresce la tensione tra Iran e Azerbajgian (Korazym, 12 mar)

Novantaduesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Prosegue l’assedio azero degli Armeni in Artsakh mentre a Saatli la polizia azera spara sulla protesta dell’acqua (Korazym, 13 mar)

L’appello dal Nagorno-Karabakh, riaprire il ‘corridoio’ di Lachin (Aci stampa, 14 mar)

Novantatreesimo giorno del #ArtsakhBlockade. C’è un’altissima probabilità di escalation sia lungo il confine dell’Armenia che nel Nagorno-Karabakh (Korazym, 14 mar)

Novantaquattresimo giorno del #ArtsakhBlockade. Quando il cinismo in politica raggiunge il suo apice, diventa omicida. Urge sanzionare Aliyev e riconoscere l’Artsakh (Korazym, 15 mar)

Novantacinquesimo giorno del #ArtsakhBlockade. L’Azerbajgian tenta di creare le condizioni per una pulizia etnica senza ostacoli (Korazym, 16 mar)

Novantaseiesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Mobilitazione militare azera su larga scala intorno all’Artsak. Le vacanze di Nowruz (20-24 marzo) si avvicinano… (Korazym, 17 mar)

L’appello dal Nagorno-Karabakh, riaprire il ‘corridoio’ di Lachin (Korazym, 18 mar)

Novantasettesimo giorno del #ArtsakhBlockade. I campanelli d’allarme suonano forti e chiari. È iniziata la vacanza di Nowruz in Azerbajgian e nei territori occupati dell’Artsakh (Korazym, 18 mar)

Novantottesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Aliyev continua a minacciare l’uso della forza contro l’Artsakh e l’Armenia (Korazym, 19 mar)

“Anche Putin ha abbandonato gli armeni nelle fauci di turchi e azeri” (Il foglio, 20 mar, per abbonati)

Novantanovesimo giorno del #ArtsakhBlockade. La questione prioritaria è la risoluzione della situazione del Corridoio di Lachin e del Nagorno-Karabakh in generale (Korazym, 20 mar)

Centesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Sono stanco a contare i giorni. Un’altra guerra nel Caucaso meridionale non è ciò di cui il mondo ha bisogno adesso (Korazym, 21 mar)

Centunesimo giorno del #ArtsakhBlockade. «Il male non si fermerà, finché non sarà fermato». Riconoscere l’Artsakh (Korazym, 22 mar)

Centoduesimo giorno del #ArtsakhBlockade. L’Azerbajgian sta fuorviando la comunità internazionale con la narrazione dell’integrazione degli Armeni di Artsakh (Korazym, 23 mar)

L’Armenia siamo noi. Europa difendila (Assadakah, 24 mar)

Nel Nagorno-Karabakh assediato dall’Azerbaijan: “Invaderanno l’Armenia e Mosca non si oppone” (Repubblica, 23 mar, per abbonati, anche su cartaceo il 24 mar)

Il presidente dell’Armenia: “Noi vittime collaterali del conflitto in Ucraina. Nel Nagorno-Karabakh l’Azerbaijan vuole la pulizia etnica” (Repubblica, 23 mar, per abbonati, anche su cartaceo il 24 mar)

Da oltre 100 giorni l’Azerbaigian isola gli armeni dell’Artsakh (Tempi, 24 mar, per abbonati)

Centotreesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Riconoscere il diritto all’auto-determinazione e all’indipendenza dell’Artsakh. Sanzionare Aliyev e Azerbajgian (Korazym, 24 mar)

Armenia: “L’Azerbaijan vuole attaccarci”/ “Rischia di diventare una pulizia etnica” (Il sussidiario, 24 mar)

Commemorazione delle vittime dei pogrom di Shushi (23-26 marzo 1920) (Korazym, 25 mar)

Il fronte alle porte di casa: la nuova guerra di Putin (Il giornale, 25 mar)

Nagorno-Karabakh, la Russia accusa l’Azerbaijan di aver violato il cessate il fuoco con l’Armenia (Repubblica, 25 mar, per abbonati)

Centoquattresimo giorno del #ArtsakhBlockade. Ennesima grave violazione dell’Azerbajgian dell’accordo di cessate il fuoco nella Repubblica di Artsakh (Korazym, 25 mar)

Centocinquesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Russia e Azerbajgian in Artsakh, collina dopo collina, strada dopo strada, villaggio dopo villaggio… (Korazym, 26 mar)

Armenia abbandonata da tutti, anche dalla Russia? (Osservatorio repressione, 27 mar)

Centoseiesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Un criminale commette reati finché non viene arrestato e punito (Korazym, 27 mar)

Centosettesimo giorno del #ArtsakhBlockade. La situazione per gli Armeni è sempre più cupa con il rischio fin troppo grande di un’altra guerra e la “soluzione finale” (Korazym, 28 mar)

Mosca minaccia l’Armenia che vuole riconoscere la Corte penale internazionale (Globalist, 28 mar)

L’ambasciata di Armenia presso la Santa Sede replica alle affermazioni dell’inviato dell’Azerbaigian (Faro di Roma, 28 mar)

Centottesimo giorno del #ArtsakhBlockade. «Vostro silenzio (e non azione) ci uccide» (Korazym, 29 mar)

Centottesimo giorno del #ArtsakhBlockade – Continuazione. L’Azerbajgian ha iniziato la schedatura di chi ha osato criticare l’autocrazia genocida azera (Korazym, 29 mar)

Nagorno Karabakh: l’assertività dell’Azerbaijan (Osservatorio Balcani Caucaso, 29 mar)

Centonovesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Una strisciante annessione seguita da una strisciante pulizia etnica. Questo è il piano azero portato avanti più e più volte (Korazym, 30 mar)

Centodecimo giorno del #ArtsakhBlockade. “Integrazione” dell’Artsakh in Azerbajgian = Genocidio. Il mondo deve agire adesso finché non è troppo tardi (Korazym, 31 mar)

Strade alternative e tangenziali nel Corridoio di Lachin. Semplificare un quadro complicato (Korazym, 31 mar)

(31) CONSIGLIO DI SICUREZZA – Oggi si è tenuta una sessione straordinaria allargata del Consiglio di sicurezza, presieduta da Arayik Harutyunyan, il presidente della Repubblica dell’Artsakh. L’incontro si è concentrato su questioni riguardanti la difesa della Repubblica dell’Artsakh, la sicurezza e il benessere della sua popolazione tra l’inasprimento del blocco e le continue provocazioni da parte dell’Azerbaigian. I rapporti sono stati consegnati dal ministro di Stato Gurgen Nersisyan e dal ministro della Difesa Kamo Vardanyan. Durante l’incontro, il presidente Harutyunyan ha sottolineato l’importanza di una cooperazione stretta e coordinata tra le forze dell’ordine, le strutture civili, la pubblica amministrazione e gli organi di autogoverno locale nell’affrontare problemi urgenti e a lungo termine. Il Presidente ha inoltre impartito diverse istruzioni alle autorità competenti in merito agli argomenti trattati.

(31) VIOLAZIONI AZERE – Il Comando delle forze di pace russe ha registrato nella giornata odierna due violazioni nelle regioni di Martuni e Askeran. Secondo quanto riferisce il servizio stampa del Ministero della Difesa dell’Artsakh le forze armate dell’Azerbaigian hanno violato il cessate il fuoco nella direzione orientale e sud-occidentale della linea di contatto utilizzando armi da fuoco e lanciagranate.
Nell’area del villaggio di Nakhichevanik, (Askeran) la parte azera ha aperto il fuoco contro i civili che lavoravano nei campi.
La parte armena non ha perdite. Questa violazione del cessate il fuoco è stata segnalata al comando del contingente di mantenimento della pace russo in Artsakh.

(31) CSTO – Il segretario generale della Collective Security Treaty Organization (CSTO), Imangali Tasmagambetov, ha avvertito di un “rischio di destabilizzazione” derivante dalla situazione di tensione nel Nagorno Karabakh. Intervenendo a una riunione congiunta del segretariato e dello staff congiunto della CSTO, Tasmagambetov ha affermato che la situazione nel Nagorno Karabakh e in Afghanistan rimane tesa e crea “rischio di destabilizzazione” nei paesi della CSTO.
Yury Shuvalov, portavoce del Segretariato della CSTO, ha dichiarato alla stampa che “Per quanto riguarda la regione caucasica della sicurezza collettiva, l’organizzazione è sempre pronta a inviare una missione CSTO al confine armeno-azerbaigiano nell’interesse di garantire la sicurezza dell’Armenia e di fornire altri mezzi di assistenza“.

(30) ALTRI SPARI CONTRO AGRICOLTORE – Le truppe azere di stanza in un avamposto di combattimento adiacente al villaggio di Berdashen hanno aperto il fuoco di armi leggere su un contadino di 29 anni, Hayk Zargaryan, mentre stava svolgendo lavori agricoli sul suo trattore nel villaggio.

(30) AZERI SU VECCHIO TRACCIATO STRADALE – L’esercito azero ha bloccato la strada Goris-Stepanakert tra i villaggi di Aghavno e Tegh, secondo quanto comunica il Ministero degli affari interni dell’Artsakh. Il nuovo tracciato Tegh-Kornidzor (Syunik, Armenia) che aggira la strada chiusa, che si collega alla nuova strada Kornidzor-Hin Shen (corridoio di Lachin ) è pronto per l’uso. I lavori di asfaltatura della strada Tegh-Kornidzor sono in corso da parte dell’Armenia. La strada Tegh-Kornidzor è funzionante e dato il blocco in corso dell’Artsakh può essere utilizzata per i rifornimenti umanitari da parte delle forze di pace russe e del Comitato internazionale della Croce Rossa, hanno aggiunto le autorità. La strada è controllata dalle forze di pace russe vicino al ponte sul fiume Hakari.

(30) SPARI AZERI CONTRO AGRICOLTORI – L’Azerbaigian ha nuovamente violato il cessate il fuoco e gli obiettivi sono di nuovo i civili dell’Artsakh. Intorno alle 8:30 (ora locale), Senorik Alaverdyan e Genadi Sargsyan, residenti nel villaggio di Berdashen nella regione di Martuni dell’Artsakh, sono stati presi di mira dai soldati che prestavano servizio in una vicina postazione dell’Azerbaigian mentre svolgevano lavori agricoli in un vigneto del suddetto villaggio. Questi soldati hanno aperto il fuoco contro questi civili che sono stati costretti a interrompere il lavoro.

(30) GLI AZERI NON SI RITIRANO – Secondo quanto riportano media armeni, gli azeri il 25 marzo sarebbero avanzati per circa un chilometro oltre la linea di contatto occupando una porzione della strada sterrata che veniva utilizzata per scavalcare il blocco del corridoio di Lachin. Il comando della forza di pace russa starebbe cercando di far ritornare gli occupanti alle loro posizioni iniziali ma a quanto pare senza successo. vengono registrate scaramucce a fuoco fra la parte armena e quella azera (l’ultima ieri). Teoricamente vi sarebbero altre strade sterrate di montagna utilizzabili per il medesimo scopo ma sono in condizioni difficili.

(29) PRIGIONIERI DI GUERRA – “Alla fine di febbraio e all’inizio di marzo, il personale del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) ha visitato i prigionieri armeni detenuti in Azerbaigian. I delegati del CICR hanno visitato quei prigionieri ufficialmente riconosciuti dalle autorità azere. Questa volta, come prima, ai detenuti è stata data l’opportunità di comunicare con i loro parenti: passare lettere, parlare al telefono e tramite videochiamate. I rappresentanti del CICR hanno anche valutato le condizioni di salute dei prigionieri e le condizioni della loro detenzione”. Ricordiamo che attualmente in Azerbaigian sono detenuti 33 prigionieri di guerra armeni, che sono stati confermati, identificati e sono al centro dell’attenzione del CICR, ma oltre a loro ci sono 80 casi di prigionia “non confermati” dall’Azerbaigian, ma di fatto provati. In palese violazione dei suoi obblighi ai sensi della Dichiarazione Trilaterale 09/11/20 e delle norme del diritto internazionale umanitario, ignorando le sentenze della CEDU e della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite e i numerosi appelli del mondo civile, l’Azerbaigian continua a tenere in ostaggio gli armeni, cercando di usarli come strumento di pressione sull’Armenia.

(28) TRASFERIMENTO MALATI – Con un convoglio straordinario della Croce Rossa Internazionale, 14 malati sono stati trasferiti dall’Artsakh all’Armenia per cure e interventi chirurgici. Undici invece sono ritornati in patria dopo i trattamenti in Armenia. A oggi, complessivamente sono 229 i pazienti trasferiti superando il blocco di Lachin. Al momento ci sono cinque bambini in terapia intensiva neonatale all’ospedale pediatrico Arevik e altrettanti adulti all’ospedale repubblicano di Stepanakert.

(27) ANCORA SPARI CONTRO I CIVILI – Le forze azere hanno aperto il fuoco sui civili che stavano lavorando in un frutteto di melograni situato nel distretto amministrativo di Martakert, Artsakh, provocando una temporanea interruzione delle attività agricole. Fortunatamente, non sono stati riportati feriti a seguito dell’attacco. La polizia locale ha risposto prontamente all’incidente e, secondo quanto riferito, ha condiviso le informazioni sull’attacco con le forze di pace russe.

(27) PROPOSTE AZERE – “L’amministrazione presidenziale della Repubblica dell’Azerbaigian propone di tenere una riunione a Baku nella prima settimana di aprile per il reinserimento dei rappresentanti della comunità armena del Karabakh, nonché per discutere l’attuazione di progetti infrastrutturali in Karabakh come continuazione del riunione tenutasi a Khojaly il 1° marzo e l’invito presentato il 13 marzo“, si legge sull’agenzia di stampa Apa.

(27) NUOVA AZIONE AZERA – Soldati azeri hanno tentato, intorno alle 9 ora locale, una nuova penetrazione nel territorio dell’Artsakh sotto controllo armeno ma sono stati respinti dalle unità di difesa.

(26) COLPI CONTRO CIVILI – Il Ministero degli affari interni dell’Artsakh ha riferito che oggi, alcuni civili armeni, mentre svolgevano lavori agricoli nei rispettivi villaggi, sono stati oggetto di colpi sparati da postazioni di combattimento azere.Due incidenti distinti sono stati segnalati nei villaggi di Sos e Tagavard, dove i residenti stavano conducendo lavori di potatura, pulizia e agricoltura. Fortunatamente, nessuno è rimasto ferito in nessuno dei due incidenti e il contingente russo di mantenimento della pace è stato immediatamente informato. Tra le 22 di ieri sera e le 2 odierne è stato registrato il volo di un drone azero di sorveglianza sopra il territorio del villaggio di Taghavard.

(25) FORZA DI PACE RUSSA – Dopo l’avanzata posizionale delle forze armate azere su una delle alture adiacenti alla strada Stepanakert-Ghaibalishen-Lisagor, le forze di pace russe si sono posizionate alla stessa altezza e stanno controllando le posizioni azere. Allo stesso tempo, stanno negoziando con la parte azera per garantire il loro ritiro nella posizione di partenza. Parallelamente, le unità dell’Esercito di difesa hanno adottato e stanno adottando misure adeguate per prevenire ulteriori possibili provocazioni da parte dell’Azerbaigian e, se necessario, per garantire l’uso sicuro della strada di montagna . Le autorità dell’Artsakh sono in costante contatto con il personale di comando del contingente di mantenimento della pace della Federazione Russa al fine di adottare tutte le misure possibili per la risoluzione della situazione.

(25) AZERI CONFERMANO AVANZAMENTO – L’esercito azero ha “preso le misure necessarie” per controllare la strada sterrata a nord del corridoio di Lachin, ha dichiarato il ministero della Difesa (Mod) dell’Azerbaigian, senza però specificare quali fossero le misure. In assenza al momento di informazioni più precise si deve ritenere che il nemico abbia occupato territorio armeno per bloccare qualsiasi altro percorso alternativo alla strada di Lachin chiusa dal 12 dicembre.

(25) ATTACCO AZERO – Le forze armate dell’Azerbaigian, violando ancora una volta gli obblighi assunti dalla Dichiarazione Tripartita del 9 novembre 2020, il 25 marzo nel settore Shushi-Lisagor hanno violato la linea di contatto stabilita dallo stesso documento e assicurato un certo avanzamento posizionale sul territorio della Repubblica dell’Artsakh. Le autorità della Repubblica dell’Artsakh hanno immediatamente informato il personale di comando delle forze di pace russe di un’altra grave violazione delle disposizioni della Dichiarazione tripartita, tenendo conto della missione e delle funzioni da esse assunte ai sensi del documento. Le autorità si aspettano che le truppe di mantenimento della pace adottino misure concrete per eliminare le conseguenze di questa violazione e prevenirne di nuove. La falsa affermazione della parte azera sull’uso della strada montuosa Stepanakert-Ghaibalishen-Lisagor per il trasporto di munizioni è solo un pretesto per le loro prossime azioni aggressive e distruttive.

(25) ARRESTATE SPIE – Due cittadini di Stepanakert sono stati arrestati con l’accusa di aver venduto al nemico informazioni riservate.

(24) TRASFERIMENTO MALATI – Con un convoglio straordinario della Croce Rossa Internazionale, 12 malati sono stati trasferiti dall’Artsakh all’Armenia per cure e interventi chirurgici. Otto invece sono ritornati in patria dopo i trattamenti in Armenia. A oggi, complessivamente sono 215 i pazienti trasferiti superando il blocco di Lachin.

(23) CONSEGUENZE ECONOMICHE DEL BLOCCO – In una conferenza il ministro di Stato, Nersisyan, ha sottolineato come il blocco del corridoio di Lachin stia creando conseguenze economiche irreversibili in moti settori della società. “Solo il gettito fiscale locale si è ridotto del 70%, c’è un alto tasso di disoccupazione. Il PIL si è notevolmente ridotto, solo il 20% delle entità economiche che operano in Artsakh ha interrotto le proprie attività e il resto sta in qualche modo cercando di mantenere la propria esistenza con il sostegno statale” ha dichiarato Nersisyan, aggiungendo che con l’aiuto delle truppe russe di mantenimento della pace e della rappresentanza dell’Artsakh del Comitato internazionale della Croce Rossa, durante il periodo di blocco è stato possibile ottenere attraverso di loro una quantità minima di cibo, medicine e generi di prima necessità.

(22) DICHIARAZIONE P.A.C.E. – La commissione per gli Affari legali e i diritti umani dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE) ha espresso grande preoccupazione per la crisi umanitaria in corso a causa del blocco del corridoio di Lachin e ha adottato la seguente dichiarazione: “La Commissione Affari Legali e Diritti Umani dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa è molto preoccupata per la crisi umanitaria in atto a causa dell’ostruzione in corso del Corridoio Lachin. Questo corridoio è l’ancora di salvezza tra coloro che vivono in Nagorno Karabakh e l’Armenia, e il Comitato sostiene pienamente la dichiarazione pubblica rilasciata dai correlatori dell’Assemblea parlamentare per il monitoraggio dell’Armenia il 24 febbraio 2023, chiedendo “un’azione immediata” e “la cessazione immediata dell’ostruzione illegittima e illegale del corridoio Lachin.
Il Comitato invita inoltre le autorità azere ad attuare senza indugio le misure indirizzategli dalla Corte internazionale di giustizia (ICJ) del 22 febbraio 2023 e dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) del 21 dicembre 2022 le cui decisioni hanno preso atto dell’obbligo sull’Azerbaigian ai sensi della Dichiarazione Trilaterale, firmata il 9 novembre 2020, per “garantire la sicurezza di persone, veicoli e merci che si muovono lungo il Corridoio Lachin in entrambe le direzioni” (Articolo 6 della Dichiarazione Trilaterale).
Il Comitato fa inoltre riferimento ad altre dichiarazioni internazionali rivolte alle autorità dell’Azerbaigian sulla stessa questione, tra cui:
– la dichiarazione congiunta dei quattro correlatori dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa per il monitoraggio dell’Azerbaigian e dell’Armenia del 16 dicembre 2022, in cui si afferma che “La libertà e la sicurezza della circolazione delle persone e delle merci devono essere ripristinate con urgenza insieme il corridoio. Chiediamo a tutte le parti della Dichiarazione trilaterale del 9-10 novembre 2020 di adottare immediatamente le misure necessarie”, e
– la risoluzione del Parlamento europeo del 19 gennaio 2023 sulle conseguenze umanitarie del blocco nel Nagorno-Karabakh.”

(22) COLPITO A MORTE SOLDATO ARMENO – In località Yeraskh, al confine tra Armenia e Nakhjivan, il soltato Arshak Sargsyan è stato mortalmente colpito dal fuoco sparato da postazioni azere. Il fatto è avvenuto alle ore 16,20 locali.

(22) SPARI CONTRO AGRICOLTORE – Un cittadino del villaggio di Chartar è stato oggetto di colpi di arma da fuoco sparti dagli azeri mentre era intento a lavoro nei campi.

(22) TAGLIATO GAS – Gli azeri hanno interrotto ancora una volta la fornitura di gas all’Artsakh chiudendo la valvola del gasdotto che dall’Armenia transita nel territorio ora sotto controllo dell’Azerbaigian.

(21) 100 GIORNI DI BLOCCO – In occasione del centesimo giorno di blocco azero dell’Artsakh, l’ombudsman di Stepanakert ha rilasciato un report nel quale evidenzia i cento diritti negati alla popolazione a causa della politica dell’Azerbaigian. Anche il ministero degli Esteri ha rilasciato una nota.

(21) SCOMPARSI – Secondo il Comitato Internazionale della Croce Rossa, 309 persone provenienti dall’Armenia sono ancora considerate disperse a causa dell’escalation del conflitto nel 2020, 2021 e nel settembre 2022.

(21) BLOCCO – Durante i cento giorni del blocco 422 persone si sono potute riunire alle loro famiglie grazie alla mediazione della Croce rossa. Lo comunica il Comitato internazionale dell’ente che informa che più di 200 persone sono state trasferite nella Repubblica di Armenia per continuare le cure nelle strutture mediche locali. Sono stati trasportati medicinali e alimenti per lattanti per il settore sanitario. Da gennaio, il CICR ha distribuito circa 3.500 pacchi alimentari e igienici a centri di riabilitazione, strutture di assistenza per anziani indigenti, convitti per l’infanzia e la protezione, ospedali e donne incinte.

(20) MIRZOYAN A MOSCA – Il ministro degli Esteri dell’Armenia ha avuto un colloquio con il collega Lavrov. Nel corso dell’incontro il ministro armeno ha sottolineato come la eadership militare e politica dell’Azerbaigian stia preparando la pulizia etnica nel Nagorno Karabakh, ha denunciato le violazioni azere degli obblighi internazionali e ribadito, senza ridurre il ruolo della Russia e delle sue forze di pace nello stabilire il cessate il fuoco nel 2020, la questione della necessità di fornire garanzie per il popolo del Nagorno Karabakh e, quindi la necessità di inviare una missione internazionale in Nagorno Karabakh. Nella stessa giornata il premier Pashinyan ha avuto una conversazione telefonica con il Segretario di Stato USA Blinken.

(19) NUOVA VIOLAZIONE AZERA – Colpi di arma da fuoco sono stati sparati dalle postazioni azere verso un agricoltore che stava eseguendo lavori nei campi con un trattore. Il fatto è accaduro nei pressi del villaggio di Taghavard (regione di Martuni).

(17) PARLAMENTO DELLA CATALOGNA – Il Parlamento della Catalogna ha rilasciato una dichiarazione chiedendo all’Azerbaigian di interrompere le sue azioni militari in Nagorno Karabakh (Artsakh) e al confine con l’Armenia, e di tornare allo status quo stabilito dal cessate il fuoco.

(17) CORRIDOIO DI ZANGEZUR – Il primo ministro dell’Azerbaigian Ali Asadov ha rilasciato un’altra dichiarazione provocatoria riguardo al cosiddetto “corridoio Zangezur”. Asadov, presentando il rapporto 2022 sulle attività del governo al parlamento azero, ha annunciato “la grande importanza dell’apertura di corridoi di trasporto-logistica internazionali e regionali, in particolare il corridoio Zangazur [(Zangezur)]”.

(17) TRASFERIMENTO MALATI – Con un convoglio straordinario della Croce Rossa Internazionale, 12 malati sono stati trasferiti dall’Artsakh all’Armenia per cure e interventi chirurgici. Dieci invece sono ritornati in patria dopo i trattamenti in Armenia. A oggi, complessivamente sono 194 i pazienti trasferiti superando il blocco di Lachin.

(16) PASHINYAN SU SFOLLATI ARTSAKH – Nel corso della odierna riunione di Gabinetto, il premier dell’Armenia ha dichiarato che l’Armenia avvierà negoziati con l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati sugli sfollati interni del Nagorno Karabakh in quanto è preoccupata che finora il meccanismo internazionale previsto dalla clausola 7 della dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020 non sia stato avviato. Detta disposizione prevede il ritorno degli sfollati interni e dei rifugiati nel Nagorno Karabakh e nelle regioni adiacenti sotto la supervisione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. “Ciò significa che devono essere avviati meccanismi internazionali per il ritorno nella regione Hadrut del Nagorno Karabakh, nelle regioni Shushi, Martuni e Martakert, nella regione Shahumyan, Getashen, Lachin e in altre regioni adiacenti del Nagorno Karabakh. E ho incaricato il ministero degli Esteri di avviare negoziati ufficiali con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati su questo argomento“, ha affermato il primo ministro.

(16) NUOVO MINISTRO – il Presidente della Repubblica dell’Artsakh Arayik Harutyunyan ha firmato un decreto in base al quale Norayr Mkrtchyan è stato nominato Ministro dell’Istruzione, della Scienza, della Cultura e dello Sport della Repubblica dell’Artsakh.

(15) NUOVA CONDANNA DEL PARLAMENTO EUROPEO – Il Parlamento europeo ha condannato in un nuovo rapporto l’attacco dell’Azerbaigian all’Armenia del 2022, nonché le sue incursioni militari dal maggio 2021 e ha sollecitato il ritorno di tutte le forze alle loro posizioni iniziali. Ha inoltre invitato l’Azerbaigian a garantire libertà e sicurezza di movimento lungo il corridoio di Lachin in Artsakh. Qui il testo della risoluzione

(15) SPARI CONTRO CONTADINI – Intorno alle 11 (ora locale), 3 civili che conducevano lavori agricoli nei vigneti della regione di Martuni sono stati presi di mira dalle forze militari azere. L’attività è stata sospesa.

(14) VIOLAZIONE AZERA – Una violazione del regime di cessate il fuoco è stata registrata nella regione di Martuni della Repubblica dell’Artsakh. Non ci sono vittime.

(14) PERICOLO NUOVO ATTACCO AZERO – Il Primo ministro dell’Armenia, Pashinyan, in una conferenza stampa ha dichiarato “alta probabilità” di un nuovo attacco dell’Azerbaigian. “La mia conclusione viene dalla crescente retorica aggressiva dell’Azerbaijan, e ovviamente abbiamo anche altre informazioni“, ha detto Pashinyan in una conferenza stampa. E ha aggiunto: “Penso che la comunità internazionale debba registrare che in effetti esiste un alto pericolo di una nuova escalation, e credo che a questo proposito, tenendo conto della chiusura del corridoio di Lachin e della crisi umanitaria in corso nel Nagorno Karabakh, nonché degli espliciti preparativi dell’Azerbaigian per pulizia etnica, la nostra posizione rimane che sarebbe molto importante inviare una missione conoscitiva internazionale nel Corridoio di Lachin e nel Nagorno Karabakh“.

(14) PASHINYAN SU TRATTATO DI PACE – In una conferenza stampa il primo ministro armeno ha dichiarato di aver inviato il 14 febbraio (prima del forum a Monaco) una proposta di pace che l’Armenia era pronta a firmare ma nessuna riscontro ha ricevuto dalla controparte azera. Quanto alle preoccupazioni in Armenia e Artsakh circa la firma di documenti con gli azeri, Pashinyan ha sostenuto che, se effettivamente fosse così, questo significherebbe che l’Armenia ha compiuto progressi nei processi negoziali e ha raggiunto un risultato che non è il risultato dei sogni dell’Armenia, ma che è comunque un risultato che dovrebbe garantire pace, stabilità e sviluppo a lungo termine. In merito alla situazione, il premier ha dichiarato che “non daremo all’Azerbaigian un mandato per eseguire la pulizia etnica [armena] o il genocidio nel Nagorno-Karabakh“.

(14) TRASFERIMENTO MALATI – Con un convoglio straordinario della Croce Rossa Internazionale, 13 malati sono stati trasferiti dall’Artsakh all’Armenia per cure e interventi chirurgici. Dieci invece sono ritornati in patria dopo i trattamenti in Armenia. A oggi, complessivamente sono 182 i pazienti trasferiti superando il blocco di Lachin. Al momento ci sono sei bambini in terapia intensiva nell’ospedale pediatrico e sette adulti nell’ospedale repubblicano di Stepanakert.

(13) APPELLO SU LACHIN – L’Alleanza evangelica mondiale e il Consiglio ecumenico delle chiese hanno rilasciato una dichiarazione congiunta durante il dibattito generale della 52a sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, chiedendo all’Azerbaigian di revocare immediatamente il blocco del corridoio di Lachin.

(13) MINISTRO DELLA SALUTE – Samvel Avetisyan, Ministro della Sanità della Repubblica dell’Artsakh, ha presentato domanda di dimissioni. Nel suo messaggio, Samvel Avetisyan ha informato che l’unica e immediata ragione delle sue dimissioni è che a qualcun altro è stato offerto di assumere la carica di capo del sistema sanitario.

(12) SICUREZZA NAZIONALE – Gurgen Nersisyan, ministro di Stato della Repubblica dell’Artsakh, capo della Protezione civile, ha convocato una riunione con la partecipazione dei capi di tutti i servizi della protezione civile e delle amministrazioni regionali. Il Ministro di Stato ha osservato che è necessario chiarire le azioni a breve ea lungo termine previste dal piano di protezione civile al fine di garantire adeguatamente la sicurezza della popolazione in tutte le situazioni. Durante l’incontro è stato riferito sullo stato dei rifugi, nonché sulle misure previste dal piano di protezione civile.

(12) CONSIGLIO SICUREZZA STRAORDINARIO – Il presidente della Repubblica dell’Artsakh Arayik Harutyunyan ha presieduto una sessione straordinaria estesa del Consiglio di sicur ezza con all’ordine del giorno della discussione la situazione di crisi sviluppatasi nella Repubblica. Il Capo dello Stato ha osservato che le sfide causate dal blocco continuano a esistere e il blocco del gasdotto fornito dall’Armenia il 10 marzo è un altro passo verso l’aggravarsi della crisi umanitaria nell’Artsakh. Il presidente Harutyunyan ha richiamato ancora una volta l’attenzione della comunità internazionale sul blocco di 91 giorni del popolo dell’Artsakh. Ha sottolineato che la Repubblica dell’Artsakh stava cercando di eliminare le terribili conseguenze della guerra del 2020, ma ora deve affrontare nuove gravi sfide poste dal blocco e dalla minaccia di
forza. Il Presidente della Repubblica ha impartito una serie di istruzioni agli organi competenti affinché assumano urgenti e importanti provvedimenti condizionati dalla situazione.

(11) TENSIONE IRAN-AZERBAIGIAN – “L’11 marzo 2023, un aereo militare appartenente alla Repubblica islamica dell’Iran, dalle 09:44 alle 10:26, ha volato ininterrottamente lungo il confine di stato azero-iraniano in direzione della regione di Zangilan in direzione della regione di Bilasuvar e ritorno.” Lo afferma in una dichiarazione congiunta del Ministero della Difesa e del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica dell’Azerbaigian. Il sorvolo è avvenuto in prossimità dei territori dell’Artsakh meridionale ora occupati dagli azeri, tra Varanda (Qaradagli) e Kovsakan (Zangilan).

(11) FAKE AZERE SULLE ARMI – La dichiarazione diffusa dal Ministero della Difesa dell’Azerbaigian secondo cui i sistemi di videosorveglianza azeri hanno registrato la processione di un convoglio di equipaggiamento militare delle forze armate armene lungo la strada Stepanakert-Ghaybalishen-Lisagor, e scortato dalle forze di pace russe, non non corrisponde alla realtà, ha osservato il Ministero della Difesa dell’Armenia in un comunicato. Il MOD dell’Armenia ha aggiunto che ancora una volta informa che le suddette informazioni sono false e non ci sono unità delle forze armate armene e attrezzature militari nel territorio del Nagorno Karabakh.

(11) SMENTITA INFILTRAZIONE AZERA – Suren Sarumyan, portavoce del Ministero della Difesa dell’Artsakh ha informato che le notizie in corso di diffusione su alcuni canali Telegram secondo cui la parte azera avrebbe effettuato un tentativo di infiltrazione di sabotaggio in direzione di Martuni durante la notte, non corrispondono alla realtà. “La situazione operativa rimane invariata e relativamente stabile”, ha aggiunto in particolare Sarumyan.

(10) VIOLAZIONI AZERE – Dalle 19:10 alle 19:40, le unità delle forze armate azere hanno violato il regime di cessate il fuoco verso la direzione settentrionale della linea di contatto utilizzando armi da fuoco secondo quanto riferisce il servizio stampa del Ministero della Difesa della Repubblica dell’Artsakh.

(10) INCOTRO HARUTYUNYAN-PASHINYAN – Il presidente della repubblica ha parlato con il premier armeno che ha ribadito la posizione dell’Azerbaigian ovvero l’integrazione dell’Artsakh nello Stato azero. Secondo Pashinyan, almeno a quanto riferiscono alcuni media, l’alternativa sarebbe la pulizia etnica della regione.

(10) TRASFERIMENTO MALATI – 16 pazienti del Republican Medical Center della Repubblica dell’Artsakh con gravi malattie oncologiche, cardiovascolari e patologie che richiedono interventi chirurgici di emergenza sono stati trasportati oggi in istituti medici specializzati della Repubblica di Armenia con la mediazione e la scorta del Comitato internazionale della Croce Rossa. Tredici pazienti, precedentemente portati in Armenia, sono ritornati in Artsakh con i loro accompagnatori.

(10) AMBASCIATORE USA – Il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti in Armenia, Kristina Kvien, si è recato all’ingresso del corridoio Lachin, che è stato chiuso al traffico normale per quasi tre mesi così come ha informato l’ambasciata degli Stati Uniti a Yerevan. “Il governatore di Syunik [provincia] Robert Ghukasyan ha informato l’ambasciatore sugli effetti dell’attuale blocco del corridoio di Lachin, compreso l’impatto su centinaia di famiglie separate. Ha sottolineato il sostegno che il governo ha fornito alle persone colpite dal blocco. L’Ambasciatore ha ribadito l’appello del Segretario di Stato [Stati Uniti] Antony Blinken a riaprire immediatamente il corridoio Lachin“, ha aggiunto l’ambasciata.

(7) TRASFERIMENTO MALATI – 9 pazienti del Republican Medical Center della Repubblica dell’Artsakh con gravi malattie dell’oncologia e patologie che richiedono interventi chirurgici di emergenza sono stati trasportati oggi in istituti medici specializzati della Repubblica di Armenia con la mediazione e la scorta del Comitato internazionale della Croce Rossa.

(7) VIOLAZIONI AZERE – Le forze azere hanno aperto il fuoco ieri sera contro le postazioni armene situate in direzione del villaggio di Sotk, nella provincia armena di Gegharkunik (Armenia). Gli spari sono durati alcuni minuti.

(6) COLPI AZERRI VERSO ARMENIA – Le forze azere hanno aperto il fuoco la scorsa notte contro le postazioni armene situate in direzione del villaggio di Sotk, nella provincia armena di Gegharkunik come ha riferito un residente di Sotk precisando che la sparatoria è durata diversi minuti.

(6) RIUNIONE CONSIGLIO DI SICREZZA – Il presidente della Repubblica dell’Artsakh Arayik Harutyunyan ha convocato una riunione allargata del Consiglio di sicurezza con la partecipazione delle forze politiche dell’Assemblea nazionale e dei capi delle amministrazioni regionali. Dopo aver osservato un minuto di raccoglimento in memoria delle vittime del giorno precedente, Harutyunyan ha illustrato la situazione dopo i due incontri che ci sono stati con autorità azere il 24 febbraio e il 1° marzo. In questo secondo appuntamento quattro erano i temi all’ordine del giorno degli incontri: lo sblocco del Corridoio Lachin, il ripristino della fornitura di elettricità dalla Repubblica di Armenia all’Artsakh, la fornitura ininterrotta di gas naturale e il riutilizzo della miniera di Kashen. “Durante il secondo incontro, il rappresentante dell’Azerbaigian ha tentato di discutere di argomenti politici usando la parola “integrazione”, ma il signor Shahramanyan lo ha impedito, dicendo che se dovessero discutere di questioni politiche, dovrebbe essere l’argomento del riconoscimento dell’indipendenza dell’Artsakh dall’Azerbaigian. Ha aggiunto che non sono autorizzati a discutere di questioni politiche e non possono discutere di tali questioni in questo incontro“, ha osservato A. Harutyunyan. Secondo il Capo dello Stato, in seguito, la parte azera ha comunicato attraverso i suoi canali che o accettiamo l’integrazione politica o non ci sarà soluzione ai problemi esistenti, anzi, ci saranno passi più duri e decisi. “Non abbiamo accettato, non accettiamo e oggi voglio ribadire che non è solo una decisione di il Consiglio di sicurezza, ma la stragrande maggioranza del nostro popolo accetta che non devieremo dal nostro diritto all’indipendenza e allautodeterminazione. E questo significa che nel prossimo futuro avremo vari sviluppi, situazioni che dovremo affrontare. Scegliamo di continuare la lotta che abbiamo intrapreso, o se ci sono tali stati d’animo nel pubblico che dovremmo accettare la proposta presentata dall’Azerbaigian, allora hanno l’opportunità di parlare nell’ambito dei loro diritti civili e dire che la strada che abbiamo scelto è sbagliata, prova a modellare quegli umori e forma un nuovo governo nel paese. Ma dal momento che abbiamo scelto la via della lotta, vi preghiamo prima di tutto di rispettare la nostra decisione e di non reagire a tali fenomeni e di non attribuire alcuna implicazione politica interna“, ha affermato il Presidente.

(6) TOIVO KLAAR A BAKU, POLEMICHE – Toivo Klaar, rappresentante speciale dell’Unione europea per il Caucaso meridionale e la crisi in Georgia ha informato ieri di essere tornato nella capitale dell’Azerbaigian. Polemiche per il suo twitt nel quale descrive l’agguato come “incidente mortale”. Il consigliere del presidente dell’Artsakh, Beglaryan, ha postato un commento al vetriolo defininendo Klaar “un funzionario corrotto o una persona alla quale gli azeri hanno fatto il lavaggio del cervello”.

(5) AGGUATO AZERO, UCCI TRE AGENTI ARMENI – Tre ufficiali della Polizia di frontiera della repubblica di Artsakh sono stati ucci nel corso di un attacco azero, un quyarto è rimasto gravemente ferito. L’agguato si è verificato intorno alle dieci ora locale lungo una strada sterrata in territorio armeno non lontano da dove è in atto il blocco del corridoio di Lachin. Un gruippo di soldati azeri ha lasciato le proprie posizioni, ha attraversato il corridoio di Lachin e ha assalito il pulmino sul quale si trovavano i quattro agenti che stavano recandosi a una postazione di osservazione per cambio turno. Terminato il raid, gli azeri hanno cercato di ritornare alle loro posizioni ma sono stati intercettati da soldati armeni. Due incursori azeri sono rimasti mortalmente colpiti.

(4) NESSUN RISULTATO DA INCONTRO CON GLI AZERI – Riguardo al primo incontro Stepanakert-Baku che ha avuto luogo il 1 marzo. non emergono segnali positivi. Gli azeri infatti hanno cercato di condurre la conversazione nella direzione delle “questioni del reinserimento della popolazione armena della regione del Karabakh in Azerbaigian”, in seguito hanno pubblicizzato tali informazioni. Ma in realtà la parte armena ha rifiutato di discutere “questioni politiche”, osservando che esistono formati speciali per discutere di questi problemi, uno dei quali è il gruppo di Minsk, l’altro – il formato delle riunioni tripartite, mentre sono autorizzati solo per discutere le questioni della [ri]apertura del corridoio di Lachin, del ripristino della fornitura di gas ed elettricità e, al massimo, dell’organizzazione di un tour azero una tantum alle miniere di Kashen e Drombon. In sostanza, l’incontro si è concluso con un risultato zero e non è stato raggiunto alcun accordo sui futuri incontri.

(3) SITUAZIONE SANITARIA – Nove malati di cancro che necessitavano di interventi chirurgici urgenti sono stati trasferiti dal Nagorno Karabakh all’Armenia il 3 marzo attraverso la mediazione del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR). Questo porta il numero di pazienti trasferiti dal CICR a 144 dall’inizio del blocco da parte dell’Azerbaigian, il 12 dicembre 2022. I pazienti sono stati portati in ospedali specializzati in Armenia per essere curati, ha dichiarato in una nota il ministero della Sanità del Nagorno Karabakh.
Nel frattempo, sette pazienti che erano stati trasferiti in Armenia sono tornati a casa insieme ai loro assistenti.
Il Ministero della Sanità del Nagorno Karabakh ha aggiunto che gli interventi chirurgici programmati sono ancora sospesi a causa del blocco. Un bambino è nell’unità di terapia intensiva e neonatale della clinica Arevik. Otto pazienti sono in terapia intensiva presso il Republican Medical Center. Due di loro sono in condizioni critiche.

(3) ANCORA VIOLAZIONI – Ancora violazioni azere, Praticamente quotidiane dal 28 febbraio, registrate nelle province di Askeran, Martakert e Martuni con colpi sparati con armi di piccolo calibro.

(1) SPARI CONTRO TRATTORE – Intorno alle 14 (ora locale), l’Azerbaigian ha aperto il fuoco dalle proprie postazioni militari in direzione del 59enne S. Vardanyan della comunità di Berdashen che stava eseguendo lavori agricoli, di conseguenza interrotti, a bordo di un trattore. Il giorno precedente, intorno alle 16:55, i militari azeri hanno sparato dalle loro posizioni di combattimento con armi da fuoco di diverso calibro in direzione del 53enne A. Avanesyan del villaggio di Murishen, regione di Martuni, mentre svolgeva lavori agricoli con un trattore.

(1) SHUSHI – Media azeri informano che è intenzione dell’Azerbaigian costruire un bacino idrico da duemila metri cubi di acqua ad uso della città di Shushi.

(1) NUOVO MINISTRO DI STATO – Il presidente dell’Artsakh Arayik Harutyunyan ha presieduto una riunione del gabinetto dei ministri nel corso della quale ha presentato ai partecipanti all’incontro Gurgen Nersisyan, neo-nominato Ministro di Stato dell’Artsakh. Nel suo discorso, il presidente Harutyunyan ha osservato che il ministro di Stato avrà ampi poteri, tutti i ministeri opereranno sotto il suo coordinamento, ad eccezione del ministero degli Affari esteri, del ministero della Difesa e del ministero dell’Interno, e avrà la libertà di sviluppare e condurre la politica del personale nell’ambito della sua giurisdizione. Anche la presidenza dei consigli di amministrazione dell’Artsakh Investment Fund e del Village and Agriculture Support Fund sarà trasferita a Gurgen Nersisyan.

(1) INCONTRO ARMENO-AZERO – Con la mediazione e la partecipazione del comando del contingente russo di mantenimento della pace di stanza ad Artsakh, si è tenuto oggi presso la sede del Comando russo un altro incontro dei rappresentanti ufficiali di Artsakh e Azerbaigian. Rileva che sono state discusse questioni umanitarie e infrastrutturali; in particolare, la ripresa del movimento ininterrotto di persone, veicoli e merci attraverso il corridoio Lachin, il ripristino della fornitura di energia elettrica dall’Armenia all’Artsakh, la fornitura ininterrotta di gas naturale, nonché le attività della miniera di Kashen. Per la parte armena era presente il Segretario del Consiglio di sicurezza dell’Artsakh, Samvel Shahramanyan. L’incontro è stato definito “costruttivo” dalla portavoce del presidente dell’Artsakh, Lusine Avanesyan. Secondo la stampa azera potrebbero esserci altri incontri in futuro e vengono indicate come sedi le città di Baku, Ganja o Aghdam.- Tale circostanza è stata smentita dalle autorità dell’Artsakh.

Da alcuni anni la diplomazia azera è particolarmente attiva nella sua propanda su Khojaly. Come abbiamo già evidenziato (LEGGI QUI) la grancassa mediatica (alla quale si prestano anche italici servi sciocchi o marchettari di basso lignaggio…) è servita e serve solo a coprire l’orrore del pogrom anti armeno di Sumgait.

I pogrom di armeni a Sumgait nel febbraio del 1988 hanno il dubbio onore di essere stati la prima pulizia etnica attuata in quello che era ancora spazio sovietico.

A una serie di dimostrazioni pacifiche di armeni che desideravano decidere le loro proprie vite, il proprio futuro, non nell’ambito della giurisdizione dell’Azerbaigian, il governo azero rispose con la violenza e la repressione

L’esempio più violento e più manifestatamente politico di questa risposta sono proprio i massacri che ebbero luogo per tre giorni nel febbraio del 1988 nella città di Sumgait, a molti chilometri di distanza dal territorio del Nagorno Karabakh.
La violenza contro gli armeni a Sumgait ha invero cambiato la natura del conflitto del Karabakh militarizzandolo.

Non c’era alcun rifugiato ed alcuna questione territoriale quando il popolo del Nagorno Karabakh intraprese tutte le necessarie azioni legali al fine di optare per l’auto-determinazione in conformità con la legislazione del tempo. La risposta fu un’aggressione militare. E’ molto significativo che un governo sovrano abbia risposto ad azioni democratiche dei propri cittadini con l’uso delle armi. Inoltre, la violenta risposta militare non fu nemmeno diretta contro la popolazione del Nagorno Karabakh, (almeno in un primo momento), ma contro gli armeni di Baku e Sumgait, chilometri lontano dal territorio e dalla popolazione del Nagorno Karabakh.

I massacri di armeni a Sumgait (una città situata a mezz’ora di auto dalla capitale dell’Azerbaigian, Baku) si svolsero in pieno giorno, testimoniati da numerosi attoniti passanti. Il picco delle atrocità commesse da azeri fu raggiunto il 27-29 febbraio 1988. Gli eventi furono preceduti da una ondata di dichiarazioni anti-armene e manifestazioni che attraversarono l’intero’Azerbaigian nel febbraio del 1988.

Il quotidiano “Izvestia Daily” (20 agosto 1988) cita il vice procuratore sovietico Katusev che ha detto che quasi tutta l’area di Sumgait, una città con popolazione di 250.000 abitanti, era diventato un luogo di libero pogrom di massa. Gli autori materiali che fecero irruzione nelle case degli armeni erano stati aiutati da liste preparate con i nomi dei residenti. Erano armati con sbarre di ferro, pietre, asce, coltelli, bottiglie e taniche piene di benzina. Secondo testimoni, alcuni appartamenti sono stati perquisiti da gruppi da 50 a 80 persone. Simili folle (fino a 100 persone) hanno preso d’assalto le strade.

Ci furono dozzine di incidenti e 53 assassinati – la maggior parte di quelli bruciati vivi dopo essere stato aggrediti e torturati. Centinaia di persone innocenti furono ferite e rese invalide. Molte donne, tra le ragazze adolescenti, furono violentate. Più di duecento appartamenti furono perquisiti, decine di auto bruciate, numerosi negozi e botteghe saccheggiate. I manifestanti scagliarono mobili, frigoriferi, televisori, letti dai balconi e poi li bruciarono. Il risultato diretto e indiretto di questi orrori furono decine di migliaia di profughi.

Queste furono le perdite umane. Politicamente, è stato più orribile e significativo che né la polizia né gli addetti alla pubblica emergenza interferirono. Il testimone S. Guliev descrisse gli eventi: “La polizia ha lasciato la città in balia della folla. Non era in nessun posto. Non ho visto alcun poliziotto in giro...” 
In tribunale, il testimone Arsen Arakelian raccontò la malizia dei medici dell’ambulanza che non vennero per aiutare la madre sofferente di una commozione cerebrale, con le ossa rotte, emorragie e bruciature, né lasciarono che venisse portata in ospedale.

L’esercito arrivò a Sumgait il 29 febbraio. Tuttavia, si è limitò a fare scudo contro i manifestanti che devastavano e lanciavano pietre contro i soldati e fece poco per proteggere gli Armeni.”Noi non abbiamo istruzioni per andare dentro”, fu ‘risposta dei soldati alle richieste di aiuto delle vittime, secondo la testimonianza di S. Guliev.

Quanto accaduto a Sumgait (e poi a Baku e Kirovabad) fa parte della storia e non può essere negato. Il regime azero cerca però di nascondere questo crimine e, negli anni, ma in particolare negli ultimi, ha montato controstorie che, grazie a generose prebende, riescono ad avere anche una qualche risonanza mediatica.

Ma l’orrore del febbraio 1988 non potrà certamente essere dimenticato!

PER SAPERNE DI PIU’:

S. Shahmuradian, “La tragedia di Sumgait” (Guerini e associti)

Sito in lingua italiana sul massacro di Sumgait

Ruben Vardanyan, che è stato dismesso oggi dalla carica di ministro di Stato dell’Artsakh, ha rilasciato una lunga lettera aperta nella quale parla, appassionatamente, dei 112 giorni del suo mandato. Con riconoscenza per l’incarico ricevuto quattro mesi fa, con grande amore per la patria ma anche con qualche stilettata per comportamenti che non giudica consoni alle circostanze in cui versa l’Artsakh a causa del blocco azero. Ecco il testo del suo intervento:

“Lavorerò qui, starò al tuo fianco. Grazie, signor Presidente, per tutto. Anche se abbiamo delle contraddizioni nei diversi approcci, l’idea generale è che abbiamo “linee rosse” che nessuno dovrebbe oltrepassare. Queste linee rosse sono molto importanti per la nostra dignità, al fine di mantenere Artsakh armeno, indipendente e dignitoso. Sono fiducioso che insieme supereremo questa strada”, ha detto.

Prima di tutto, vi ringrazio per il modo in cui siamo passati insieme e per la fiducia che il signor Presidente ha riposto in me. È stata una grande esperienza per me.

Sai che vengo in Artsakh da decenni, avevo ottimi contatti, ma all’inizio di settembre ho dichiarato di essere venuto perché sentivo che ci trovavamo sull’orlo di un precipizio, non pienamente consapevoli della situazione.

Per me era Sardarapat [battaglia fondamentale per la stessa esistenza del popolo armeno dopo il genocidio, NdR]

Quando dico Sardarapat, capisco la crisi, un’agenda diversa, e mi percepisco come un soldato che fa tutto il necessario per salvare la nostra patria. Quindi, quando ho ricevuto questo invito, è stato inaspettato per me, perché mi ero dato la mia parola che non sarei entrato nel governo, ma ho capito che se sono un uomo di parola, andando a difendere la mia patria, non posso non essere “voglio, non voglio, posso, non posso”. Se deve essere fatto, allora deve essere fatto.

È stata, ovviamente, una decisione difficile per me.

D’altra parte è stato facile, perché ho deciso da solo che ero qui, sarei rimasto, non sarei andato da nessuna parte, e se fossi stato necessario in questa direzione, allora avrei lavorato in questa direzione, se potessi essere utile in patria in un’altra direzione, lavorerei in un’altra direzione.

Da questo punto di vista, potrebbe essere più facile per me sia accettare la posizione sia rinunciarvi. Siamo in guerra e abbiamo dovuto lottare in quella direzione, spero che la mia lotta ci abbia in qualche modo aiutato a superare insieme queste difficoltà.

Devo rispondere ad alcuni punti di discussione.

Primo, perché non mi sono dimesso. Voglio essere chiaro: pensavo di essere un soldato, non posso dimettermi. Se necessario, il Comandante in Capo Supremo dovrebbe sollevarmi dal mio incarico.

In secondo luogo, sono sicuro che abbiamo svolto un lavoro molto importante in un periodo molto difficile, e voglio ringraziare tutte le persone che hanno lavorato in questa difficile crisi, dalle 7 del mattino alle 2 di notte, senza luce e gas, dimostrando che, come squadra, sono pronti a tutto. È stata un’esperienza molto importante per me, per la quale sono molto grato.

Terzo, c’era davvero molta pressione dall’esterno. Il signor Presidente ha più informazioni e comprende la situazione. Ma abbiamo un mondo esterno e un mondo interno. Mi è sembrato che la pressione dall’esterno non ci aiuti internamente ad avere una situazione tale da farci sentire in grado di combattere più duramente quella pressione. Ho presentato al signor Presidente il lavoro del Governo in 110 giorni, e sono pronto a presentarlo al pubblico in modo più dettagliato.

Per fare il lavoro, devi prima redigere un piano, avere uno schizzo, gettare le fondamenta, costruire i muri interni. Abbiamo compiuto passi in varie direzioni, che, ovviamente, in condizioni di crisi erano difficili, ma siamo felici di trasmettere i risultati del lavoro svolto al signor Nersisyan e speriamo che continui a lavorare su queste direzioni.

So che c’è una certa pressione su di me per rimanere in Artsakh, ma vorrei sottolineare che non solo non me ne andrò, ma non riesco a immaginarmi fuori dall’Artsakh. Sono felice di continuare il lavoro che ho fatto prima. La nostra fondazione, l’agenzia “We Are Our Mountains” ha già realizzato molti progetti. Vorrei dire che è stato un esempio molto importante di cooperazione tra Stato e settore privato, Armenia, Diaspora e ONG armene e non armene. Penso che sia molto importante perché se parliamo di futuro, è molto importante che questa cooperazione continui.

Continueremo i nostri sforzi e faremo un ottimo lavoro affinché quanti più armeni possibile vengano in Artsakh, in modo che non solo gli armeni in Artsakh non si sentano soli, ma anche coloro che hanno lasciato l’Artsakh in tempi diversi, durante questa crisi, tornino e rafforzare ancora di più la nostra Patria.

Come ho già accennato, abbiamo problemi finanziari e gestionali, oltre al problema della preparazione al prossimo inverno. Durante questo periodo abbiamo acquisito molta esperienza, abbiamo compreso le nostre carenze e abbiamo registrato le carenze in quali aree di lavoro sono state svolte. È molto importante trarre insegnamenti da tutto ciò e fare di tutto affinché queste carenze non si ripetano né in termini di cibo, né di carburante, né in termini di altri problemi. Abbiamo un’idea molto migliore della situazione ora rispetto a prima del blocco.

Più importante delle questioni finanziarie, gestionali e di altro tipo era il fatto che l’Azerbaigian, che sperava di metterci in ginocchio, di spezzarci, si sbagliava crudelmente. L’Azerbaigian ha visto che siamo diventati più uniti

E anche l’indifferenza è scomparsa. In effetti, è stato molto incoraggiante sentire persone in diverse comunità dire: siamo pronti a resistere senza gas e luce, solo non tradirci e continuiamo a combattere.

In effetti, la tua responsabilità di presidente, che è stato eletto quattro mesi prima della guerra, è molto pesante, ti trovi in una posizione molto difficile, avendo portato questo fardello per così tanto tempo.

Dico con sicurezza che per avere successo, l’approccio deve essere sistemico. Se non costruiamo un sistema, se non mettiamo in atto meccanismi trasparenti e coerenti, è molto difficile raggiungere il successo.

L’argomento della discussione è anche che nessun individuo è più importante della nostra patria.

Anche la fiducia è molto importante; Spero che la nostra parola, infatti, non abbia perso il suo valore. Ho rivisto i suoi discorsi prima della guerra: erano discorsi molto brillanti, profondi, signor Presidente. Sono sicuro che ti rifarai alle tue parole anche adesso. Vorrei solo che trasformassi le tue parole in fatti. È molto importante che le persone non perdano la fiducia in queste parole.

Mi dispiace, ma a volte non possiamo davvero dire quello che vogliamo dire, o dobbiamo ricorrere alle allegorie. Tuttavia, le persone devono credere alle nostre parole e alle nostre azioni.

Come qualcuno che non ha lavorato nel sistema governativo fino a questi 112 giorni, mi sono reso conto che la maggioranza in Artsakh sono dipendenti pubblici dedicati. In ogni caso, le sfide esistenti non possono essere superate solo dagli sforzi del governo.

I problemi che abbiamo nelle sfere finanziaria, della sicurezza e dell’identità richiedono una cooperazione molto seria; quindi, spero che ne capiremo l’importanza quando cercheremo di utilizzare il potenziale della diaspora.

Il campo politico ha le sue leggi ed è possibile che se non fossimo in un blocco, guarderemmo tutto questo in modo diverso.

La cosa più difficile per me è che non sono riuscito a dimostrare e spiegare due cose: che questa non è una situazione normale e che la crisi ha le sue leggi. Questa è stata probabilmente una delle mie più grandi omissioni.

L’altra difficoltà è stata che non sono riuscito a spiegare che la lotta significa che dobbiamo capire ogni giorno quali sono i nostri punti deboli e i nostri punti di forza, come dobbiamo rafforzare la nostra posizione, come dobbiamo essere in grado di utilizzare le nostre risorse limitate.

La nostra lotta è sia nell’economia che nel campo dell’informazione. Questi 112 giorni hanno portato cambiamenti, che inevitabilmente hanno mostrato una nuova situazione, un nuovo Artsakh.

Da una parte eravamo tutti sulla stessa barca, e quella barca ci univa tutti. Ma d’altra parte, abbiamo visto gli esempi inaccettabili di cui parlavo, che alcune persone non hanno questa comprensione dell’inaccettabile, quando, per esempio, in una situazione di crisi mandi frutta e verdura a funzionari di alto rango, essendo un tu stesso funzionario di alto rango… La questione non è che sia un male. Il problema è che di quelle poche decine di persone, solo poche persone lo hanno rispedito indietro, trovando il fenomeno in sé inaccettabile. Mi dispiace che portare ananas o rose durante un blocco sia considerato normale, ma ovviamente so che il numero di queste persone è piccolo. Non è quello che hanno fatto che mi preoccupa molto di più, è quello che pensiamo sia normale. In secondo luogo, non esisteva alcun meccanismo per punire. Il signor Nersisian e io abbiamo discusso ampiamente di questo problema: cosa dovrebbe essere punito in questa situazione e cosa no.

Il mio approccio può essere stato molto duro, ma non me ne pento. Di recente ho letto il libro di Nzhdeh: è stato interessante vedere che 100 anni fa Nzhdeh scriveva della stessa cosa. Vorrei leggere un piccolo estratto dalle sue memorie: “Il destino degli armeni sarebbe stato diverso se i loro capi, invece di divorarsi a vicenda, avessero dichiarato guerra alle loro mancanze”. Io stesso so che non ero un leader perfetto, ho commesso degli errori, ma ero sincero, ero un patriota, pretendevo di più da me stesso che dagli altri.

Signor Presidente, voglio dire che siamo felici qui perché abbiamo una nazione fantastica. Questa nazione ha dimostrato di poter sopportare qualsiasi cosa, è pronta a combattere, pronta a seguirci ed è davvero un grande onore che io abbia avuto l’opportunità e comunicando con queste persone ho capito quanto sono forti gli Artsakhi, ho capito la differenza tra gli artsakiani e gli armeni che vivono in altri luoghi. Questo è molto stimolante.

Sono fiducioso che possiamo superare la strategia del “salame” applicata dall’Azerbaigian, che è molto pericolosa. Sono sicuro che non solo una persona, o il Consiglio di sicurezza, o poche centinaia di persone dovrebbero avere il diritto di scegliere la strada, ma l’intero popolo dovrebbe prendere una decisione molto dura e responsabile, di cui abbiamo parlato prima del blocco, durante il blocco e durante la manifestazione.

Siamo tutti esseri umani che hanno i nostri difetti. Spero che se avrò offeso qualcuno senza rendermene conto sarò perdonato, se non ho fatto qualcosa o fatto qualcosa sono pronto ad ascoltare sia le critiche che i consigli, perché ho sempre imparato dagli altri”.

[Traduzione e grassetto redazionali]

Doppia sconfitta per l’Azerbaigian davanti alla Corte Internazionale di Giustizia (Tribunale internazionale dell’Aja, organo giudiziario delle Nazioni unite) che ha accolto il ricorso dell’Armenia e respinto quello di Baku contro Yerevan.

Nella prima sentenza, i giudici (tredici e due) hanno statuito che l’Azerbaigian adotti tutte le misure in suo possesso per consentire la libera circolazione di uomini e merci lungo la strada del corridoio di Lachin che gli azeri bloccano dallo scorso 12 dicembre isolando di fatto 120.000 armeni dell’Artsakh (Nagorno Karabakh).

L’istanza contraria sollevata dal procedimento azero contro l’Armenia è stata bocciata all’unanimità.

Di fronte a tale condanna ora tutti si interrogano se il regime di Aliyev ottemperà a quanto indicato dai giudici dell’Onu oppure farà spallucce disinteressandosi del provvedimento e proseguendo con il blocco criminale che sta portatndo la popolazione della regione in piena crisi umanitaria.

Il “partner affidabile” dell’Unione europea disarrenderà la sentenza o aprirà finalmente la strada ripristinando il diritto alla vita della popolazione?

IL TESTO DELLE DUE DECISIONI DELLA CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA

“L’AIA, 22 febbraio 2023.
La Corte internazionale di giustizia, organo giurisdizionale principale delle Nazioni Unite, ha emesso oggi il suo Ordine sulla Richiesta di indicazione di misure provvisorie adottate dalla Repubblica di Armenia nel caso relativo all’applicazione della Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale (Armenia c. Azerbaigian).

Nella sua Ordinanza, che ha efficacia vincolante, la Corte indica il seguente provvedimento provvisorio:

Con tredici voti contro due,
la Repubblica dell’Azerbaigian, in attesa della decisione finale del caso e in conformità con i suoi obblighi ai sensi della Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di razzismo, discriminazione, adotti tutte le misure a sua disposizione per garantire la circolazione senza ostacoli di persone, veicoli e merci lungo il Corridoio Lachin in entrambe le direzioni.

FAVOREVOLI: Presidente Donoghue; Vicepresidente Gevorgian; Giudici Tomka, Abramo, Bennouna, Xue, Robinson, Salam, Iwasawa, Nolte, Charlesworth, Brant; Giudice ad hoc Daudet;

CONTRO: Giudice Yusuf; Giudice ad hoc Keith”z

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“L’AIA, 22 febbraio 2023.
La Corte internazionale di giustizia, organo giurisdizionale principale delle Nazioni Unite, ha emesso oggi il suo Ordine sulla Richiesta di indicazione di misure provvisorie adottate dalla Repubblica dell’Azerbaigian nel caso relativo all’applicazione della Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale (Azerbaigian c. Armenia).

Nella sua ordinanza, che ha efficacia vincolante, la Corte:

All’unanimità,
respinge la richiesta di indicazione di misure cautelari presentata dalla Repubblica di Azerbaigian il 4 gennaio 2023″