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Da oltre quattro mesi gli azeri hanno bloccato la strada Stepanakert-Goris (Armenia) all’altezza del bivio per Shushi con presunti “manifestanti” che protestano per la difesa dell’ambiente. Già abbiamo scritto in passato quanto pretestuosa fosse la scusa che serve solo a costituire un alibi per isolare la popolazione armena dell’Artsakh.

A questo blocco stradale si è aggiunto quello del gas e quello alla rete elettrica proveniente dall’Armenia, che è stata sabotata nel tratto tra Aghavno e Berdzor (Lachin), un tempo corridoio di Lachin sotto tutela russa e da agosto scorso territorio occupato dall’Azerbaigian. A posteriori si è capito perché gli azeri insistevano tanto nel far slittare il corridoio più a sud: avevano così occasione di mettere mano su gasdotto ed elettrodotto provenienti dall’Armenia e così interrompere le forniture all’Artsakh.

Il mancato arrivo della corrente elettrica è stato solo parzialmente sostituito da produzione locale che non impedisce tuttavia di avere programmati blackout giornalieri che garantiscono solo poche ore al giorno di elettricità e frequenti guasti.

Una delle poche fonti di approvvigionamento elettrico è data dal bacino idrico del Sarsang il cui livello delle acque sta però calando drasticamente a causa proprio del maggior consumo per la produzione elettrica.

Dei 600 milioni di metri cubi disponibili, ne sono rimasti circa 100. Ancora pochi giorni e non sarà più possibile produrre energia elettrica dal Sarsang perché è necessaria una determinata quantità di acqua per far funzionare le turbine e non sarà quindi possibile soddisfare nemmeno il fabbisogno energetico minimo della popolazione.

Un disastro ambientale e un aggravamento della crisi umanitaria per la popolazione armena locale. Intanto i “manifestanti” azeri protestano per l’ambiente…

Intervista al ministro degli Esteri della repubblica dell’Artsakh, Sergey Ghazaryan.

Come commenterebbe la dichiarazione fatta dal Presidente dell’Azerbaigian il 18 aprile secondo cui gli armeni che vivono in Karabakh dovrebbero o accettare la cittadinanza azera o cercare un altro luogo di residenza?

Non è la prima volta che il Presidente dell’Azerbaigian ha rilasciato dichiarazioni che rivelano le vere intenzioni dell’Azerbaigian di pulire etnicamente l’Artsakh ed espellere la sua popolazione indigena dalla loro patria storica. Il blocco imposto all’Artsakh dalla leadership autoritaria dell’Azerbaigian per più di quattro mesi è solo uno degli strumenti per l’attuazione di quei piani criminali. Attraverso la coercizione, la minaccia e l’uso della forza, l’Azerbaigian sta essenzialmente cercando di costringere il popolo dell’Artsakh ad accettare le richieste illegali dell’Azerbaigian, che contraddicono, inter alia, le norme perentorie del diritto internazionale generale.
Il fatto che la leadership dell’Azerbaigian non stia più nascondendo le proprie intenzioni criminali dimostra l’insufficienza della risposta internazionale e dell’impegno negli sforzi per porre fine al blocco in corso dell’Artsakh e prevenire le intenzioni di genocidio dell’Azerbaigian. Infatti, le autorità azere, agendo in un ambiente di assoluta impunità e permissività, stanno espandendo sempre più la portata e la geografia dei loro crimini commessi contro il popolo dell’Artsakh e dell’Armenia.
A questo proposito, vorrei sottolineare che gli Stati, sia individualmente che collettivamente, hanno l’obbligo di adottare misure efficaci e decisive per prevenire i crimini più gravi, in primo luogo il genocidio ei crimini contro l’umanità, compresa la pulizia etnica e lo sfollamento forzato. Allo stesso tempo, la responsabilità diretta di prevenire tali crimini spetta al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, un organo che non solo ha il mandato appropriato, ma anche gli strumenti necessari per fermare le intenzioni criminali dell’Azerbaigian contro l’Artsakh e il suo popolo.
In questo contesto, è deplorevole che, nonostante l’impegno a prevenire crimini così gravi, i rappresentanti di alcune organizzazioni e Stati internazionali compiano sforzi politici che promuovono indirettamente la posizione illegittima dell’Azerbaigian e incoraggiano la sua politica di genocidio. Riteniamo che un simile approccio da parte degli attori internazionali, in particolare quelli coinvolti nella risoluzione del conflitto Azerbaigian-Karabakh e nella normalizzazione delle relazioni Armenia-Azerbaigian, sia non solo inaccettabile e controproducente, ma anche gravido di conseguenze imprevedibili per l’intera regione.

Come commenterebbe la dichiarazione del presidente dell’Azerbaigian secondo cui il Karabakh è un affare interno dell’Azerbaigian?

Il conflitto Azerbaigian-Karabakh non è mai stato considerato un affare interno dell’Azerbaigian, né durante l’esistenza dell’Unione Sovietica, né nel successivo periodo di formazione di stati indipendenti sul territorio dell’ex Unione Sovietica. Ciò è dimostrato dal fatto che dopo che l’Artsakh (Nagorno Karabakh), l’Armenia e l’Azerbaigian hanno ottenuto l’indipendenza, la comunità internazionale ha creato un meccanismo speciale per la risoluzione del conflitto dell’Azerbaigian-Karabakh: il processo di Minsk. La decisione di creare un formato internazionale per determinare lo status politico finale dell’Artsakh indicava che la comunità degli Stati non riconosceva l’Artsakh come parte dell’Azerbaigian indipendente. A sua volta, il consenso dell’Azerbaigian ad essere coinvolto nel Processo di Minsk è stato anche un riconoscimento del fatto che il conflitto del Nagorno-Karabakh non era una questione interna dell’Azerbaigian.
Inoltre, la parte armena ha sempre sottolineato che il conflitto Azerbaigian-Karabakh è principalmente una questione di diritti umani e libertà e, prima di tutto, il diritto del popolo dell’Artsakh all’autodeterminazione. In questo senso, secondo gli obblighi internazionali, compresi quelli assunti dallo Stato dell’Azerbaigian, le questioni dei diritti umani e delle libertà sono di interesse diretto e legittimo di tutti gli Stati e non sono esclusivamente una questione interna di uno Stato. Ci sono molti esempi nel mondo in cui alcuni paesi e organizzazioni internazionali sono intervenuti direttamente in situazioni di conflitto per prevenire genocidi, massacri e altre gravi violazioni dei diritti umani. In situazioni in cui i diritti umani e le libertà, compresi i diritti collettivi dei popoli, sono sistematicamente e gravemente violati, solo l’intervento della comunità internazionale e il libero esercizio del diritto dei popoli all’autodeterminazione possono garantire una risoluzione pacifica e civile di tali situazioni , senza ricorrere all’uso della forza, alla violenza, alla deportazione forzata e alla pulizia etnica.
Sullo sfondo del blocco in corso, delle massicce violazioni dei diritti individuali e collettivi del popolo dell’Artsakh e di altre azioni aggressive, gli sforzi della Baku ufficiale per presentare il conflitto dell’Azerbaigian-Karabakh come un loro affare interno sono un chiaro tentativo da parte del leadership dell’Azerbaigian per ottenere carta bianca dalla comunità internazionale per continuare la pulizia etnica dell’Artsakh ed espulsione dei suoi indigeni dalle loro terre d’origine. Consideriamo assolutamente inaccettabili le dichiarazioni di ultimatum e le minacce di Aliyev di scatenare una nuova guerra. Il popolo e le autorità dell’Artsakh rimangono impegnati nel percorso di libertà e indipendenza che hanno scelto, e nessuna minaccia o difficoltà creata dall’Azerbaigian può farci deviare da questo percorso.

Sono possibili negoziati tra Artsakh e Azerbaigian?

La Repubblica dell’Artsakh è stata e continua ad essere impegnata nella risoluzione pacifica del conflitto tra l’Azerbaigian e il Karabakh. Crediamo che una pace duratura nella regione possa e debba essere raggiunta attraverso negoziati e sulla base di approcci reciprocamente accettabili. Le misure coercitive unilaterali possono, ovviamente, contenere il problema, ma questo sarà temporaneo, come evidenziato dai 70 anni di esistenza dell’Artsakh all’interno della RSS dell’Azerbaigian. Le questioni politiche della risoluzione del conflitto Azerbaigian-Karabakh dovrebbero essere discusse in un formato negoziale concordato e riconosciuto a livello internazionale, basato sulla parità di diritti delle parti e in presenza di forti garanzie internazionali per l’attuazione dei loro impegni.
Per quanto riguarda l’affrontare urgenti questioni tecniche e umanitarie, tali contatti tra le parti sono iniziati dopo il cessate il fuoco stabilito dalla Dichiarazione Trilaterale del 9 novembre 2020. L’11 aprile le autorità della Repubblica dell’Artsakh, attraverso la missione di pace russa, hanno inviato un proposta alla parte azera di tenere un incontro nel luogo di schieramento e con la mediazione del comando delle forze di mantenimento della pace russe per discutere questioni umanitarie urgenti. Tuttavia, non vi è stata alcuna risposta dall’Azerbaigian.
L’Azerbaigian ha cercato di politicizzare questi contatti per eliminare la necessità di un meccanismo internazionale per la risoluzione del conflitto. Rifiutando il meccanismo internazionale di dialogo con lo Stepanakert ufficiale, l’Azerbaigian sta cercando di evitare l’attuazione di possibili accordi. Il coinvolgimento della comunità internazionale nel dialogo tra l’Artsakh e l’Azerbaigian è l’unico modo per garantire una soluzione globale del conflitto.

Qual è la sua posizione sull’affermazione della parte azera secondo cui, secondo la Dichiarazione di Alma-Ata del 1991, i confini tra le repubbliche federate sono considerati confini di stato e, pertanto, il Karabakh è riconosciuto come parte integrante dell’Azerbaigian?

Innanzitutto, va notato che la Dichiarazione di Alma-Ata non è mai stata considerata una base politica e giuridica per la risoluzione del conflitto Azerbaigian-Karabakh o per la determinazione dello status dell’Artsakh. Ciò è indicato dal fatto che al momento dell’adozione di questa dichiarazione, i negoziati sulla risoluzione del conflitto tra l’Azerbaigian e il Karabakh erano già in corso da diversi mesi nell’ambito del processo di Zheleznovodsk, attraverso la mediazione della Federazione Russa e del Kazakistan. Dopo la firma della relativa dichiarazione, il processo di risoluzione del conflitto è proseguito con la mediazione della Russia, della CSI e della CSCE/OSCE. Come parte del processo di negoziazione, i mediatori internazionali hanno sviluppato i principi e gli elementi di base dell’accordo, secondo i quali lo status dell’Artsakh doveva essere determinato attraverso un’espressione legalmente vincolante della volontà della sua popolazione. In tal modo è stato riconosciuto il diritto del popolo dell’Artsakh all’autodeterminazione ed è stato proposto un meccanismo per la sua attuazione. Pertanto, le parti coinvolte nel conflitto e i mediatori internazionali non sono stati guidati dalla Dichiarazione di Alma-Ata nello sviluppo dei principi di base della soluzione.
Inoltre, la Dichiarazione di Alma-Ata, come qualsiasi documento internazionale, deve essere guidata dagli obiettivi e dai principi della Carta delle Nazioni Unite e da altre norme universali del diritto internazionale. Pertanto, la Dichiarazione di Alma-Ata contiene gli stessi principi e norme della Carta delle Nazioni Unite, compreso il diritto all’autodeterminazione.
A questo proposito, riteniamo necessario sottolineare che in caso di massicce e gravi violazioni dei diritti umani e di politiche discriminatorie, il diritto alla secessione basato sul principio dell’autodeterminazione dei popoli prevale sul principio dell’integrità territoriale degli Stati. Questa formula, in particolare, è descritta nella Dichiarazione sui principi del diritto internazionale concernente le relazioni amichevoli e la cooperazione tra gli Stati, ed è anche sancita dalla giurisprudenza di vari paesi.

[traduzione redazionale intervista pubblicata su “Artsakhpress” del 19 aprile 2023]

122 giorni, quattro mesi. Dal 12 dicembre 2022, l’Azerbaigian sta bloccando la strada per il corridoio di Lachin (Berdzor), unico collegamento tra l’Artsakh (Nagorno Karabakh) e l’Armenia ovvero il resto del mondo.
La situazione diviene ogni giorno più critica. Di seguito riportiamo le informazioni diffuse dall’Ufficio dell’Ombudsman dell’Artsakh che integrano un precedente rapporto del 21 marzo da noi pubblicato nella traduzione italiana.

• Il movimento delle persone in transito sulla strada Stepanakert-Goris (lungo il corridoio Lachin) è diminuito di circa 183 volte (1.638 ingressi e partenze invece di 298.900);

• Il traffico automobilistico su strada è stato quasi 48 volte inferiore a quello che avrebbe dovuto essere in assenza di blocco (2.362 entrate e partenze di auto, effettuate solo dalla Croce Rossa e dalle forze di pace russe, invece di 112.240);

• È stato importato circa 12 volte meno carico vitale rispetto a quello che avrebbe dovuto essere in assenza di blocco (4.089 tonnellate invece di 48.800 tonnellate);

• Un totale di circa 3.900 persone, tra cui 570 bambini, non hanno potuto rientrare nelle loro case a causa del blocco;

• A causa della sospensione degli interventi programmati, circa 1060 cittadini hanno perso la possibilità di risolvere i propri problemi di salute attraverso gli interventi;

• L’Azerbaigian ha interrotto in tutto o in parte la fornitura di gas dall’Armenia all’Artsakh per un totale di 56 giorni;

• La fornitura di energia elettrica dall’Armenia all’Artsakh è stata completamente interrotta per 93 giorni, il che ha portato all’introduzione di blackout continui seguiti da numerosi incidenti;

• Secondo stime preliminari, circa 10.300 persone hanno effettivamente perso il posto di lavoro e le fonti di reddito (compresi i casi di mantenimento del posto di lavoro), che rappresentano oltre il 50% del totale degli occupati del settore privato;

• L’interruzione delle forniture di gas ed elettricità ha portato a un disboscamento non pianificato: sono stati tagliati circa 7.400 alberi in più, il che, a sua volta, creerà ulteriori problemi a lungo termine in termini di garanzia di un ambiente sano;

• L’economia del Paese ha subito perdite per circa 230 milioni di dollari

• È stata interrotta la costruzione di 32,6 km di strade, decine di chilometri di acquedotti, sistemi di irrigazione per migliaia di ettari di terreno, 3.717 appartamenti, più di 40 infrastrutture sociali e industriali;

• Un numero di violazioni dei diritti è più pronunciato nel caso di gruppi vulnerabili, in particolare 30.000 bambini, 9.000 persone con disabilità, 20.000 anziani, 60.000 donne (donne e ragazze) e 15.000 sfollati.

Oltre alle continue e molteplici violazioni delle disposizioni della Dichiarazione Tripartita del 9 novembre 2020, l’esecuzione obbligatoria della decisione della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) delle Nazioni Unite (ONU) riguardo l’obbligo di garantire l’ingresso e la partenza senza ostacoli di persone, auto e merci lungo il corridoio di Lachin ormai da 50 giorni consecutivi non è stato attuata dall’Azerbaigian che ancora una volta calpesta i più alti valori e principi internazionali.
Di conseguenza, la comunità internazionale ha non solo il diritto, ma anche l’obbligo indiscutibile di attuare la decisione della Corte Suprema Internazionale di Giustizia con mezzi pratici il prima possibile e di prevenire futuri crimini azerbaigiani, compreso il nuovo crimine pianificato e brutale contro l’umanità.

Tutte le violazioni dell’Azerbaigian contro il popolo dell’Artsakh sono effettuate nell’ambito della sua politica statale di discriminazione razziale (Armenofobia) e sono profondamente dirette contro il suo diritto all’autodeterminazione e il fatto della sua realizzazione, volto a risolvere definitivamente il conflitto a loro vantaggio attraverso la pulizia etnica basata sulla logica del “niente popolo, niente diritti”.

La sistematica e coerente politica di odio etnico perseguita dall’Azerbaigian, che si è manifestata sia durante l’aggressione contro il popolo dell’Artsakh nel 2020 sia dopo l’istituzione del regime di cessate il fuoco, dimostra indiscutibilmente che qualsiasi status di Artsakh all’interno dell’Azerbaigian equivale alla pulizia etnica dell’Artsakh e il genocidio degli armeni dell’Artsakh. Pertanto, nel contesto del conflitto dell’Artsakh, il diritto all’autodeterminazione equivale al diritto delle persone a vivere nella propria patria.

Il diritto fondamentale all’autodeterminazione del popolo dell’Artsakh, così come le invasioni e le minacce dell’Azerbaijan contro la sua esistenza fisica sulla base della discriminazione razziale sono motivi più che sufficienti per la protezione del popolo dell’Artsakh da parte della comunità internazionale, come nonché il riconoscimento internazionale della Repubblica dell’Artsakh basato sul principio del “riconoscimento correttivo”.

La comunità internazionale dovrebbe comprendere il livello delle minacce esistenziali contro il popolo dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) messe in atto dall’Azerbaigian che da 115 giorni ha bloccato l’unica strada di collegamento tra la regione e l’Armenia.
Ieri, 4 aprile, ennesimo incidente che qui riassumiamo:

  • agenti del governo azero (“eco”-terroristi) hanno bloccato il movimento di 27 civili dell’Artsakh dall’Armenia all’Artsakh. Il gruppo di civili, composto principalmente da donne, anziani e bambini, è stato prelevato dalla città di Goris in Armenia intorno alle 15,30 ora locale con due veicoli delle forze di pace russe per ricongiungersi alle proprie famiglie in Artsakh in quanto queste persone erano state costrette a rimanere in Armenia a causa del blocco dell’Artsakh in corso già da 115 giorni.
  • Sono stati fermati nel punto del blocco della strada per il corridoio di Lachin vicino al bivio per  Shushi da agenti del governo azero.
  • Per oltre cinque ore, le forze di pace russe hanno negoziato con la parte azera per aprire la strada al gruppo, ma non è stato ottenuto alcun successo.
  • Gli azeri hanno intimidito le persone nei veicoli irrompendo in una delle auto e usando minacce.
  • Hanno avanzato le condizioni preliminari per l’accesso: “accettare la cittadinanza azera” e controllare tutti.
  • Ventitré persone su 27 sono tornate a Goris di notte senza avere accesso alla loro patria.
  • A seguito delle intimidazioni azere, la situazione sanitaria di quattro donne è peggiorata drasticamente e tre di loro sono svenute.
  • Le forze di pace al seguito hanno chiamato un’ambulanza e hanno trasferito quei quattro all’ospedale di Stepanakert con veicoli russi e azeri.  La parte azera non ha permesso alle forze di pace di portare e utilizzare l’ambulanza dell’Artsakh e ha tentato di trasferire i pazienti all’ospedale di Shushi sotto il controllo azero. Tuttavia, la gente ha protestato e ha chiesto che i pazienti fossero invece trasferiti a Stepanakert.

Questa è un’altra manifestazione del blocco totale dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian: bloccano soprattutto l’ingresso in Artsakh, non solo quando le persone viaggiano con le proprie auto ma spesso anche con mezzi delle forze di pace russe e l’accompagnamento della Croce Rossa, come è accaduto ieri.

A volte creano meno ostacoli all’uscita, come ha affermato Aliyev il 10 gennaio, perché il loro scopo è quello di effettuare la pulizia etnica del popolo Artsakh.

Il regime dittatoriale di Aliyev ignora non solo la dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, ma anche l’ordine vincolante della Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite di garantire il movimento senza ostacoli di persone, veicoli e merci lungo il corridoio di Lachin in entrambe le direzioni.

Con la politica statale di discriminazione e odio razziale/etnico in Azerbaigian e le sue manifestazioni regolari, la comunità internazionale dovrebbe comprendere il livello delle minacce esistenziali contro il popolo Artsakh sotto qualsiasi tipo di controllo azero.

Il blocco in corso, i periodici crimini motivati dall’odio e il terrore psicologico da parte dell’Azerbaigian, nonché l’incapacità della comunità internazionale di proteggere efficacemente il popolo Artsakh e prevenire nuovi crimini, richiedono misure urgenti, forti e pratiche per garantire un’adeguata protezione della sicurezza e diritti del popolo Artsakh, compreso il diritto all’autodeterminazione.

Il governo della repubblica del Nagorno Karabakh (Artsakh) ha diramato oggi, 4 aprile, il consueto bollettino informativo con alcune statistiche che qui di seguito vi riportiamo. Da 114 giorni la strada per il corridoio di Lachin è bloccata da un criminale blocco azero, orchestrato dal regime di Aliyev per attuare una pulizia etnica “soft” della regione.

– circa 140 ettari di terreno agricolo nella regione di Askeran non possono essere coltivati perchè le macchine agricole vengono colpite dai cecchini azeri. Anche la semina è in ritardo;

– circa un migliaio di persone sono state private dell’opportunità di ricevere le cure mediche necessarie a causa della sospensione degli interventi chirurgici programmati in tutte le strutture mediche dell’Artsakh. Ad oggi 264 sono state trasferite in Armenia per operazioni urgenti o terapie indifferibili; molte hanno già fatto ritorno in Artsakh;

– circa 3.900 persone, tra cui 570 bambini, sono state separate dalle loro case a causa del blocco, ma alcune sono già tornate a casa con l’assistenza della Croce Rossa e delle forze di pace russe;

nessun cittadino ha viaggiato liberamente lungo la strada Stepanakert-Goris, e il numero di spostamenti di persone lungo tale via è diminuito di circa 184 volte (1.521 entrate e uscite invece di 279.300 in 114 giorni), ed è avvenuto solo con il sostegno della Croce Rossa e delle forze di pace russe;

non una sola auto di cittadini dell’Artsakh è passata per la strada bloccata, e sul Corridoio Lachin è stato registrato un movimento di veicoli quasi 46 volte inferiore a quello che sarebbe stato senza il blocco (invece di 104.880 in 114 giorni, 2.297 veicoli, esclusivamente quelli della Croce Rossa e caschi blu russi, entrati e usciti);

– sono state importate circa 12 volte meno merci vitali di quelle che avrebbero dovuto essere a causa del blocco (sono state consegnate 3.948 tonnellate invece di circa 45.600 tonnellate in 114 giorni e solo ed esclusivamente dalla Croce Rossa e dalle forze di pace russe);

– Durante il blocco, l’Azerbaigian ha interrotto completamente o parzialmente l’unica fornitura di gas all’Artsakh per un totale di 44 giorni e la fornitura di elettricità è stata completamente interrotta per 81 giorni. Ciò ha portato a blackout giornalieri di sei ore e ulteriori arresti di emergenza, con la conseguente chiusura o riduzione delle operazioni di molte strutture;

782 soggetti imprenditoriali (il 18,3% del totale) hanno sospeso la propria attività per le condizioni operative impossibili dovute al blocco, mentre i restanti operano parzialmente o con il sostegno dello Stato;

– si stima che 9.800 persone (compresi i collocamenti temporanei sostenuti dallo Stato e oltre il 50% dei lavoratori del settore privato) abbiano perso il lavoro e le fonti di reddito a causa dell’impatto sull’economia del blocco e delle interruzioni delle infrastrutture vitali;

sono stati interrotti i lavori di costruzione di 32,6 chilometri di strade, decine di chilometri di acquedotti, impianti di irrigazione per migliaia di ettari di terreno, 3.717 appartamenti e più di 40 infrastrutture sociali e industriali;

– durante il blocco, l’economia della Repubblica dell’Artsakh ha subito una perdita di circa 220 milioni di dollari USA, portando a un calo dell’indice del PIL annuo previsto (903 milioni di dollari) di oltre il 24%.

Nonostante questo criminale blocco e le conseguenze negative, il popolo dell’Artsakh resiste!

Gli ultimi giorni hanno visto una intensa attività intorno e dentro il corridoio di Lachin che, ricordiamolo, rappresenta il passaggio tra Armenia e Artsakh. Una strozzatura di una decina di chilometri di larghezza che, per effetto dell’accordo post-guerra del novembre 2020, è sotto controllo delle forze di pace russe.

Nell’agosto dello scorso anno, peraltro dopo l’ennesima incursione azera, fu accettato lo spostamento del corridoio leggermente più a sud così determinando il pieno controllo azero su Berdzor (Lachin), Aghavno e Sus. Fu creata una strada alternativa provvisoria in attesa che la strada alternativa ufficiale venisse completata nel tratto armeno.

Da ieri, teoricamente, il nuovo percorso che passa a sud del precedente e si innesta sulla strada per Stepanakert (sotto controllo armeno) è operativo. Non così però il collegamento fino alla capitale dal momento che dal 12 dicembre gli azeri hanno operato un blocco all’altezza del bivio per Shushi, isolando di fatto l’Artsakh.

Per alcuni giorni gli armeni hanno provato ad aggirare il blocco utilizzando una strada sterrata forestale: gli azeri se ne sono accorti, hanno cominciato a diffondere disinformazione riguardo il trasferimento di armi dall’Armenia (persino con convogli scortati dai russi!) alla regione isolata e questo ha dato il pretesto al regime di Aliyev per un nuovo affondo militare.

I suoi soldati hanno superato, in violazione degli accordi, la linea di contatto, sono penetrati in territorio armeno per oltre due chilometri e si sono attestati su un’altura dalla quale controllano la strada sterrata e minacciano chiunque passi di lì (ricordiamo che il cinque marzo assaltarono un pulmino della polizia uccidendo i tre occupanti).

Il 31 marzo, con la cessazione dell’esercizio del vecchio tracciato nel corridoio, le forze armate azerbaigiane si sono ulteriormente avvicinate alla frontiera con l’Armenia all’altezza del villaggio di Tegh che è il capolinea di partenza per la nuova rotta verso l’Artsakh.
Anzi sembra che in alcuni tratti abbiano oltrepassato il confine e si siano attestati in aree di pertinenza del villaggio cominciando subito a fortificare le loro posizioni. Sarebbero in corso trattative con gli armeni per stabilire con certezza la delimitazione degli Stati.

Sempre ieri, è stato registrato il movimento di centinaia di soldati azeri in marcia presumibilmente nella zona di Lachin (non vi è certezza al riguardo e non possiamo darne conferma). Dal video diffuso su un canale Telegram i soldati non sembrano attrezzati per imminenti azioni offensive (non si vedono armamenti particolari) ma sono comunque molti per presidiare una zona che dovrebbe essere tranquilla.

Che sta dunque preparando Aliyev?
La situazione al momento è la seguente:

  1. Dal 12 dicembre la strada di collegamento tra Armenia e Artsakh non è transitabile causa blocco azero
  2. Un percorso alternativo su strada sterrata per aggirare il blocco è divenuto impraticabile causa avanzata dell’Azerbaigian in territorio armeno
  3. All’imboccatura del corridoio di Lachin gli azeri si sono posizionati in modo da poter controllare da posizione avvantaggiata il transito sul nuovo percorso e all’occorrenza intervenire
  4. Risulterebbero presenti in zona molti soldati di Aliyev

Si potrebbe anche ipotizzare che:

  1. Aliyev vuole dare una nuova “spallata” militare all’Artsakh, visto che il blocco non sta funzionando e gli armeni non se ne vanno; questa volta si tratterebbe di una operazione definitiva.
  2. Presidiando l’ingresso del corridoio di Lachin, Aliyev si assicura che nell’eventualità di questa azione militare, non affluiranno aiuti dall’Armenia il cui territorio verrà occupato proprio nella zona interessata di Tegh-Kornidzor.

Si tratta evidentemente di una ipotesi pessimistica ma la storia e la cronaca ci insegnano che dal dittatore azero dobbiamo aspettarci di tutto; quindi sarebbe auspicabile che l’esercito armeno non si facesse trovare impreparato di fronte a una eventualità del genere che ci auguriamo sia remota.

[mappa rivisitata da Civilnet.am]

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128° giorno del #ArtsakhBlockade. Ilham Aliyev: «Gli Armeni che vivono in Karabakh devono accettare la cittadinanza azera o trovare un altro posto dove vivere» (Korazym, 18 apr)

129° giorno del #ArtsakhBlockade. È pulizia etnica strisciante e il silenzio della comunità internazionale è assordante (Korazym, 19 apr)

130° giorno del #ArtsakhBlockade. L’Azerbajgian vuole l’Artsakh senza gli Armeni, vuole l’Armenia e mette in pericolo l’ordine mondiale (Korazym, 20 apr)

Eco-attivisti o agenti speciali? La difficile situazione del Nagorno Karabakh (Italia che cambia, 20 apr)

Israele rafforza i legami con l’Azerbaigian in vista di una guerra con l’Iran (Pagine esteri, 20 apr)

NAGORNO KARABAKH. Tensioni armene-azere per il conflitti a Tekh (AGC, 21 apr)

131° giorno del #ArtsakhBlockade. Vorrei… eppure, eccoci qui (Korazym, 21 apr)

Netanyahu isolato in occidente, cerca alleati in Caucaso contro l’Iran (Remocontro, 21 apr)

Artsakh – La doppia faccia di Baku (Assadakah, 21 apr)

132° giorno del #ArtsakhBlockade. Non ho più parole di fronte alle menzogne e per coloro che si cullano nelle loro sciocchezze (Korazym, 22 apr)

La Nato ha iniziato a “flirtare” con l’Azerbaigian (Avia.pro, 22 apr)

«In Nagorno ben 120 mila cristiani armeni allo stremo per il blocco azero»: la denuncia choc delle associazioni cattoliche (Il messaggero, 23 apr)

Le tensioni sono aumentate dopo che l’Azerbaigian ha chiuso la rotta terrestre dall’Armenia (G Experience, 23 apr)

133° giorno del #ArtsakhBlockade. L’Azerbajgian stringe ulteriormente il cappio e chiude anche l’ingresso del Corridoio di Lachin (Korazym, 23 apr)

Armenia: denuncia dell’Œuvre d’Orient, “continua il genocidio armeno in Nagorno-Karabakh” (Agenzia SIR, 24 apr)

L’Azerbaijan blocca il “Corridoio di Lachin” (Osservatore romano, 24 apr, per abbonati)

Un posto di blocco strozza il Nagorno-Karabakh. Dove spetterebbe ai russi garantire la pace (Huffington post, 24 apr, per abbonati)

134° giorno del #ArtsakhBlockade. Il genocidio armeno non va solo ricordato. Va impedito che con l’indifferenza accada di nuovo (Korazym, 24 apr)

108° anniversario di un genocidio senza fine (Assadakah, 24 apr)

135° giorno del #ArtsakhBlockade. Una ad una, l’autocrazia azera fa sì che scompaiano tutte le risorse necessarie alla sopravvivenza del popolo dell’Artsakh (Korazym, 25 apr)

Verso una guerra tra Iran e Azerbaigian? (Pagine Esteri, 26 apr)

Armenia-Azerbaijan, tensioni in aumento lungo il corridoio di Lachin (Osservatorio Balcani Caucaso, 26 apr)

136° giorno del #ArtsakhBlockade. “L’inizio della fine”. L’Azerbajgian si prepara ad iniziare l’ennesima guerra, che potrebbe coinvolgere l’Armenia nel suo insieme (Korazym, 26 apr)

Le mosse dell’Azerbaigian nel Nagorno-Karabakh irritano Bruxelles: “Posti di blocco unilaterali non riducono le tensioni” (Eunews, 27 apr)

137° giorno del #ArtsakhBlockade. L’orrore della guerra condotta dall’Azerbajgian contro il popolo dell’Artsakh continua a crescere (Korazym, 27 apr)

NAGORNO KARABAKH. Per il mantenimento della pace la Russia cambia comandante (AGC news, 28 apr)

“L’Armenia si impegna per raggiungere la pace e la stabilità nella regione del Caucaso”. L’ambasciatore armeno replica all’omologo azero (Faro di Roma, 28 apr)

138° giorno del #ArtsakhBlockade. «Le cause perse sono le uniche per cui valga la pena combattere» (Korazym, 28 apr)

Genocidi di ieri, paure di oggi. (Storiaverità, 28 apr)

139° giorno del #ArtsakhBlockade. “Coloro che rinuncerebbero alla Libertà essenziale, per acquistare un po’ di Sicurezza temporanea, non meritano né Libertà né Sicurezza” (Korazym, 29 apr)

140° giorno del #ArtsakhBlockade. L’Armenia è pronta a rinunciare al Nagorno-Karabakh. Cosa ci aspetterà? (Carnegie Endownment) (Korazym, 30 apr)

(29) FERITO SOLDATO ARMENO – Intorno alle 18 (ora locale) un soldato dell’esercito dell’Armenia è stato ferito da colpi azeri mentre si trovava in una postazione difensiva nell’area del villqggio di Tegh già oggetto nelle scorse settimane di violenti scontri. Le sue condizioni non sono gravi.

(29) MINISTRI ESTERI – Washington si sta preparando per un altro ciclo di colloqui sull’Artsakh tra l’Azerbaigian e l’Armenia la prossima settimana, nel tentativo di colmare le divergenze e sviluppare una “road map” per la pace. I ministri degli Esteri dell’Azerbaigian e dell’Armenia Jeyhun Bayramov e Ararat Mirzoyan dovrebbero arrivare nella capitale degli Stati Uniti lunedì 1 maggio, su invito del Segretario di Stato americano Antony Blinken. Nessun altro dettaglio è stato fornito salvo che la riunione dei ministri degli Esteri potrebbe “durare diversi giorni”.

(29) TRASFERIMENTO PAZIENTI – La Croce Rossa Internazionale ha curato il trasferimento di pazienti con patologie oncologiche o cardiovascolari che necessitano di trattamenti e cure in Armenia. Sedici sono stati quindi trasferiti superando i due blocchi azeri mentre dieci sono rientrati in patria. In totale, ad oggi, sono 394 i cittadini dell’Artsakh che hanno eseguito cure in Armenia.

(29) BLOCCO CONTINUA – Dalle 21:00 di ieri circa alle 11:10 di oggi, le forze di sicurezza azere hanno bloccato il movimento dei veicoli delle truppe di pace russe che trasportavano beni umanitari dall’Armenia all’Artsakh, fermandoli sulla strada nei pressi di Shushi, per circa 14 ore. A seguito di trattative tra il comando delle truppe di mantenimento della pace e la parte azera, è stato consentito il movimento dei veicoli (che trasportavano principalmente cibo e articoli per la casa caricati a Goris in Armenia) che si sono spostati a Stepanakert.Prosegue dunque il blocco dell’Artsakh in due punti: il checkpoint istituito nei pressi del ponte Hakari il 23 aprile e il lato bloccato dal 12 dicembre 2022 nei pressi di Shushi il 12 dicembre 2022, dove ieri gli agenti in borghese del governo dell’Azerbaigian (presunti attivisti per l’ambiente) erano già stati sostituiti da dipendenti delle forze dell’ordine e soldati azeri.

(28) ATTIVISTI AZERI INTERROMPONO IL BLOCCO – Dopo 138 giorni il gruppo di “manifestanti ecoattivisti” azeri ha interrotto il blocco sulla strada Stepanakert-Goris (Arm) all’altezza del bivio di Shushi in contemporanea con l’attivazione del checkpoint all’inizio del corridoio di Lachin. Il presidio ha cessato l’attività alle 18 ora locale.

(28) SPARI AZERI VERSO AGRICOLTORI – Il ministero degli affari interni della Repubblica dell’Artsakh ha riferito che militarI delle forze armate dell’Azerbaigian hanno sparato dalle loro postazioni usando varie armi e hanno preso di mira due civili che stavano eseguendo lavori agricoli. Uno dei contadini era alla guida di un trattore, mentre l’altra stava semplicemente lavorando nei campi. Gli attacchi li hanno costretti a interrompere il lavoro agricolo. L’incidente è stato segnalato alle forze di pace russe.

(28) TRASFERIMENTO PAZIENTI – La Croce Rossa Internazionale ha curato il trasferimento di pazienti con patologie oncologiche o cardiovascolari che necessitano di trattamenti e cure in Armenia. Tredici sono stati quindi trasferiti superando i due blocchi azeri mentre dieci sono rientrati in patria. In totale, ad oggi, sono 378 i cittadini dell’Artsakh che hanno eseguito cure in Armenia.

(27) TRASFERIMENTO PAZIENTI – La Croce Rossa Internazionale ha curato il trasferimento di pazienti con patologie oncologiche o cardiovascolari che necessitano di trattamenti e cure in Armenia. Dodici sono stati quindi trasferiti superando i due blocchi azeri mentre sette sono rientrati in patria. In totale, ad oggi, sono 365 i cittadini dell’Artsakh che hanno eseguito cure in Armenia.

(27) NUOVO COMANDANTE RUSSO – Il presidente della Repubblica dell’Artsakh Arayik Harutyunyan ha ricevuto il colonnello generale Alexander Lentsov, il nuovo comandante delle truppe russe di mantenimento della pace schierate nella Repubblica dell’Artsakh. Accogliendo il comandante appena nominato, il presidente Harutyunyan ha sottolineato il ruolo delle truppe russe di mantenimento della pace nella situazione militare e politica creatasi, garantendo la sicurezza del popolo dell’Artsakh e la stabilità nella regione. Entrambe le parti hanno sottolineato la necessità di una costante attuazione delle disposizioni della dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020. Il Presidente della Repubblica ha trasmesso l’aspettativa delle autorità dell’Artsakh dalle truppe russe di mantenimento della pace che in un breve periodo di tempo sarà assicurata la rimozione di tutti gli ostacoli alla comunicazione bilaterale tra l’Artsakh e l’Armenia e la sicurezza, in conformità con gli obblighi assunti dalla Dichiarazione Tripartita. Durante l’incontro sono state discusse le attività delle truppe di mantenimento della pace, la revoca del blocco dell’Artsakh, il mantenimento del regime del Corridoio Lachine, la garanzia del normale funzionamento delle infrastrutture vitali e altre questioni.

(27) RIUNIONE MINISTRI ESTERI – Raggiunto l’accordo per un incontro a Mosca tra i ministri degli Esteri di Armenia e Azerbaigian (Mirzoyan e Bayramov). Maria Zakharova, rappresentante ufficiale del ministero degli Esteri russo, lo ha annunciato oggi durante la conferenza stampa del ministero.

(26) RIPRESO TRASFERIMENTO PAZIENTI – La Croce Rossa Internazionale ha negoziato con la parte azera il trasferimento di pazienti con patologie oncologiche o cardiovascolari che necessitano di trattamenti e cure in Armenia. Sedici sono stati quindi trasferiti superando i due blocchi azeri mentre undici sono rientrati in patria. In totale, ad oggi, sono 353 i cittadini dell’Artsakh che- hanno eseguito cure in Armenia.

(25) BENI DI PRIMA NECESSITA‘ – A seguito degli sforzi del governo della Repubblica dell’Artsakh e delle forze di mantenimento della pace della Federazione Russa, l’ingresso di beni umanitari dalla Repubblica di Armenia, interrotto dal dispiegamento del posto di blocco illegale dell’Azerbaigian al confine tra l’Artsakh e l’Armenia negli ultimi giorni, è stato in qualche modo restaurato. “La parte principale del carico importato con l’aiuto delle forze di pace era costituita da beni di prima necessità: generi alimentari inclusi nel sistema dei coupon, che da domani verranno consegnati ai negozi e i cittadini potranno effettuare acquisti” riferisce un comunicato dell’Info center Artsakh.

(25) ANNULLATO TRASFERIMENTO MALATI – A causa del nuovo blocco in corso dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian, conseguente all’installazione di un posto di blocco azero illegale al confine tra l’Artsakh e l’Armenia, è stato annullato il programmato trasferimento di 28 pazienti indirizzati alle istituzioni mediche specializzate della Repubblica di Armenia. Lo riferisce il Ministero della Salute dell’Artsakh. Il Comitato internazionale della Croce Rossa ha in corso interlocuzioni con la parte azera per risolvere la situazione.

(25) FORZA DI PACE RUSSA – Il generale Volkov è stato destituito dal comendo della forza di pace russa in Artsakh. Al suo posto è stato nominato il generale Aleksandr Lentsov. Lentsov era il Vice capo delle forze di terra russe, Consigliere del Ministero della Difesa, ha preso parteparte alle operazioni militari in Siria.

(25) CHECKPOINT ILLEGALE – Gli azeri hanno completato l’installazione del posto di blocco illegale all’inizio del corridoio di Lachin apponendo tra l’altro un cartello che avvisa che si sta entrando nel territorio dell’Azerbaigian. Le operazioni avvengono davanti al personale del contingente di pace russo che non le ha ostacolate.

(24) PREOCCUPAZIONE RUSSIA – Anche la Russia si dice preoccupata per gli ultimi sviluppi nel corridoio di Lachin. In una nota rilasciata dal ministero degli Esteri si esprime “seria preoccupazione per la situazione nella zona di responsabilità del contingente russo di mantenimento della pace in Nagorno-Karabakh, la linea di contatto armeno-azerbaigiana, nonché per il dialogo tra Baku e Yerevan“. Il comunicato inoltre sottolinea “l’inammissibilità di qualsiasi passo unilaterale in violazione delle disposizioni fondamentali della dichiarazione tripartita dei leader di Russia, Azerbaigian e Armenia del 9 novembre 2020, sia che si tratti di un cambiamento non consentito del regime operativo del corridoio Lachin o tentativi di utilizzarlo per scopi non coerenti con l’agenda di pace“.

(24) GENOCIDIO ARMENO – Nella serata di ieri si è svolta la tradizionale imponente fiaccolata a Stepanakert per commemorare l’anniversario del genocidio armeno. Nella giornata odierna il presidente della repubblica Harutyunyan ha reso omaggio al Memoriale dei caduti e rilasciato un messaggio.

(23) STATI UNITI PREOCCUPATI – Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha affermato che l’installazione da parte dell’Azerbaigian di un posto di blocco nel Corridoio Lachin mina gli sforzi per costruire la fiducia nel processo di pace. “Gli Stati Uniti sono profondamente preoccupati per il fatto che l’istituzione da parte dell’Azerbaigian di un posto di blocco sul corridoio di Lachin comprometta gli sforzi per stabilire la fiducia nel processo di pace“, ha dichiarato domenica il Dipartimento. Il Dipartimento di Stato ha ribadito “che dovrebbe esserci libera e aperta circolazione delle persone e del commercio lungo il corridoio Lachin” e ha esortato le parti “a riprendere i colloqui di pace e ad astenersi da provocazioni e azioni ostili lungo il confine”.

(23) UCCISO SOLDATO ARMENO A SOTK – Un soldato dell’esercito della repubblica di Armenia, Artyom Poghosyan, è stato mortalmente colpito dal fuoco azero mentre si trovava in una postazione difensiva nei pressi di Sotk (ARM), località ripetutamente interessata da violazioni azere nei giorni scorsi.

(23) BLOCCATO PONTE – Gli azeri hanno occupato, in violazione dell’accordo del 9 novembre 2020, il tratto iniziale del corridoio di Lachin e hanno istituito un posto di blocco all’altezza del ponte sul fiume Hakari. L’installazione del checkpoint è stata confermata da una nota del ministero degli Esteri di Baku.

(21) INTERVENTI CHIRURGICI – Il ministero della Salute informa che è stato deciso di riprendere parzialmente gli interventi chirurgici programmati e poi sospesi a causa del blocco azero. Circa 1130 operazioni sono saltate a causa dell’impossibilità di reperire medicine e forniture mediche. Ora, d’intesa con la Croce Rossa Internazionale, è stato garantito un parziale ripristino dell’approvvigionamento necessario.

(21) SMENTITE FAKE AZERE – Il governo dell’Armenia ha seccamente smentito che un convoglio della forza di pace russo abbia scortato mezzi armeni che trasportavano armi, munizioni e soldati in Artsakh.

(20) SPARI SU VERIN SHORZA – Tra le 15:40 e alle 19:00, unità delle forze armate azere hanno aperto il fuoco con armi da fuoco di diverso calibro in direzione delle postazioni di combattimento armene situate nel Verin Shorzha (Armenia), prendendo di mira anche attrezzature che eseguivano lavori di ingegneria

(20) SPARI VERSO AGRICOLTORI – La polizia dell’Artsakh informa che sono stati sparati colpi da posizioni di combattimento azere su un gruppo di civili mentre svolgevano lavori agricoli nei campi controllati dagli armeni nel villaggio di Aknaghbyur nella regione di Askeran. I lavori nei campi sono stati interrotti. Un rapporto è stato trasmesso al contingente di mantenimento della pace russo in Artsakh.

(20) CONFINI ARM-AZE – Il premier armeno Pashinyan ha riferito in Parlamento che dei cinque chilometri di confine “problematico” nella zona di Tegh (degli undici iniziali) altri 1400 metri sono stati risolti posizionando le parti a distanza concordata. Rimangono 3600 metri di forntiera da definire.

(19) TRASFERIMENTO MALATI – Con un convoglio straordinario della Croce Rossa Internazionale, 11 malati sono stati trasferiti dall’Artsakh all’Armenia per cure e interventi chirurgici. Dieci invece sono ritornati in patria dopo i trattamenti in Armenia. A oggi, complessivamente sono 337 i pazienti trasferiti superando il blocco di Lachin. Al momento ci sono quattro bambini in terapia intensiva neonatale all’ospedale pediatrico Arevik e sei adulti presso l’ospedale repubblicano (di cui due in gravi condizioni).

(19) CONSIGLIO ANTI CRISI – Il presidente dell’Artsakh Arayik Harutyunyan ha ricevuto i membri del Consiglio anti-crisi, guidato da Tigran Petrosyan, capo di questo organismo.

(19) MINIERA DI SOTK – Ancora sospeso il lavoro alla miniera di Sotk, sul confine armeno-azero, a causa di ripetuti colpi di arma da fuoco dei soldati dell’Azerbaigian. L’attività produttiva è ferma da cinque giorni.

(18) VIOLAZIONI AZERE – Due violazioni del cessate-il-fuoco sono state registrate nella regione di Askeran. Non risultano feriti. Il Comando della forza di pace russa è stato informato.

(18) INTERRUZIONE ELETTRICITA’ – In conseguenza dei lavori di ripristino della rete elettrica tra Sarsang e Stepanakert danneggiata dal forte vento, oggi tra le 10 e le 17 tutta la repubblica è stata priva di elettricità. Così è stato comunicato da Artsakh Energo.

(18) ACCUSATO L’AZERO – Con decisione del procuratore supervisore, le accuse mosse contro il cittadino azero Huseyn Akhundov (uno dei due sabotatori entrati nel territorio dell’Armenia l’11 aprile scorso) sono state modificate e integrate. È stato accusato dell’omicidio di una guardia di sicurezza di 57 anni, Hayrapet Meliksetyan, nella regione di Syunik. Le indagini hanno accertato che il 12 aprile 2023, il cittadino della Repubblica dell’Azerbaigian Huseyn Akhundov è arrivato al posto di guardia di “Zangezour Copper-Molybdenum Combine CJSC” situato nel villaggio di Shgarshik del comune di Kapan della regione di Syunik. Qui, per rubare auto e cellulare, ha assassinato una guardia in servizio all’impianto. Akhundov, uscendo dal luogo dell’incidente, ha girato un videomessaggio utilizzando il cellulare rubato, dicendo: “(…) grazie a Dio, abbiamo raggiunto con successo l’Armenia e decapitato da 400 a 500 armeni, non siamo traditori, e speriamo tornare con successo in Azerbaigian (…)”. Quindi, Akhundov ha scaricato un’applicazione Internet sul telefono cellulare rubato e ha pubblicato il videomessaggio registrato sulla sua pagina del social network. Successivamente, Akhundov si è diretto a piedi in direzione del villaggio di Achanan nella regione di Syunik (non è stato in grado di far partire il veicolo della vittima) ed è stato trovato il 13 aprile 2023 da passanti che, scoprendo che era un impiegato delle Forze Armate dell’Azerbaigian, lo hanno neutralizzato. e lo ha consegnato alle forze dell’ordine della Repubblica di Armenia.

(17) VIOLAZIONI AZERE A SOTK – Unità azere hanno sparato contro le postazioni armene situate in direzione di Sotk; così riferisce l’addetto stampa del ministero della Difesa dell’Armenia Aram Torosyan. “Il 16 aprile, intorno alle 22:50, le unità delle forze armate azere hanno aperto il fuoco con fucili di diverso calibro contro le posizioni armene situate in direzione di Sotk. La parte armena non ha perdite“, ha osservato. Secondo le sue informazioni, alle 10 odierne la situazione in prima linea è relativamente stabile.

(16) TRASFERIMENTO MALATI – Con un convoglio straordinario della Croce Rossa Internazionale, 9 malati sono stati trasferiti dall’Artsakh all’Armenia per cure e interventi chirurgici. Dodici invece sono ritornati in patria dopo i trattamenti in Armenia. A oggi, complessivamente sono 326 i pazienti trasferiti superando il blocco di Lachin. Al momento ci sono quattro bambini in terapia intensiva neonatale all’ospedale pediatrico Arevik.

(15) MINIERA DI SOTK – Le attività lavorative presso la miniera di Sotk al confine tra Armenia e Azewrbaigian sono sospese dalla parte armena a casua di colpi di arma da fuoco sparati dai soldati azeri.

(15) TRASFERIMENTO MALATI – Con un convoglio straordinario della Croce Rossa Internazionale, 12 malati sono stati trasferiti dall’Artsakh all’Armenia per cure e interventi chirurgici. Otto invece sono ritornati in patria dopo i trattamenti in Armenia. A oggi, complessivamente sono 317 i pazienti trasferiti superando il blocco di Lachin. Al momento ci sono tre bambini in terapia intensiva neonatale all’ospedale pediatrico Arevik e otto adulti all’ospedale repubblicano di Stepanakert di cui tre in gravi condizioni.

(13) SECONDO SOLDATO AZERO – Il secondo soldato azero che si era infiltrato tre giorni fa nel territorio dell’Armenia, regione di Syunik, è stato trovato ed è ora detenuto. Prima della cattura l’azero ha ucciso un cittadino armeno e si è impossessato del suo telefono vantandosi di aver ucciso 4-5cento nemici.

(13) CONSIGLIO ANTI CRISI – Il presidente della Repubblica dell’Artsakh Arayik Harutyunyan ha firmato un decreto in base al quale è stato istituito un Consiglio anti-crisi sotto il presidente ed è stata approvata la carta del Consiglio.

(13) REAZIONI INTERNAZIONALI – In risposta a una domanda del servizio armeno di Voice of America, il Dipartimento di Stato USA ha affermato che l’uso della forza per risolvere le controversie è inaccettabile e interrompe il processo negoziale affermando che l’unico modo per ottenere una pace sostenibile è attorno al tavolo dei negoziati. Dal canto suo, il ministero degli Esteri francese ha espresso profonda preoccupazione per ciò che ha descritto come “violenza vicino all’insediamento di Tegh in territorio armeno al confine tra Armenia e Azerbaigian l’11 aprile”. “La Francia ricorda che la delimitazione deve avvenire esclusivamente attraverso negoziati e invita le parti a proseguire gli sforzi in questa direzione. Il rispetto per l’integrità territoriale dell’Armenia e il ritiro delle forze azere dalle posizioni occupate della parte armena della linea di contatto sono di notevole importanza per prevenire futuri incidenti e mantenere le basi per una pace sostenibile nella regione” si legge nella dichiarazione.

(13) PREMIATI SOLDATI – I militari che hanno reagito prontamente e mostrato la necessaria resistenza durante l’aggressione azerbaigiana del 5 marzo hanno ricevuto una ricompensa in denaro dall’ex ministro di Stato dell’Artsakh, Ruben Vardanyan. Ricordiamo che quel giorno, una squadra di sabotaggio delle forze armate azere ha preso di mira e ha aperto il fuoco contro l’auto di turno del dipartimento passaporti e visti della polizia [Artsakh] nell’area chiamata “Khaypalu” in Artsakh. 3 agenti di polizia sono stati uccisi a seguito dell’infiltrazione di sabotaggio.

(12) VIOLAZIONI AZERE – Registrate oggi quattro violazioni nella regione di Askeran. Non risultano feriti. Informato il Comando della forza di pace russa.

(12) AGGIORNAMENTO SU SCONTRI LINEA DI CONTATTO – La situazione lungo la linea di contatto tra Armenia e Azerbaigian è stabile e relativamente calma dopo gli scontri di ieri. Dei sei feriti di parte armena, uno è in gravi condizioni, altri due presentano lesioni moderate, altri quattro solo lievi lesioni.
L’Unione Europea con un comunicato fa sapere che deplora gli scontri armati che ieri hanno provocato la morte o il ferimento di diversi militari armeni e azeri al confine tra Armenia e Azerbaigian nella zona di Tegh. “Questo incidente sottolinea ancora una volta che in assenza di un confine delimitato, la linea del 1991 deve essere rispettata e le forze di entrambe le parti si devono ritirare a distanza di sicurezza da questa linea per evitare che si verifichino incidenti simili. Devono essere rispettati gli impegni precedenti, compresi quelli raggiunti a Praga nell’ottobre 2022 in merito al riconoscimento reciproco dell’integrità territoriale in linea con la Dichiarazione di Almaty del 1991. L’UE sollecita inoltre l’intensificazione dei negoziati sulla delimitazione del confine e continua a tenersi pronta a sostenere questo processo. Rinnoviamo i nostri appelli alla moderazione e alla risoluzione di tutte le controversie con mezzi pacifici. L’UE continua a sostenere questi sforzi, anche al più alto livello, anche attraverso la presenza della missione dell’UE in Armenia“, aggiunge la dichiarazione.
Il vice ministro della Difesa armeno Arman Sargsyan non esclude che possano esserci nuovamente provocazioni azere.

(12) RUSSIA SU BLOCCO DI LACHIN – La Russia è favorevole allo sblocco completo del corridoio Lachin secondo quanto riferito da Maria Zakharova, rappresentante ufficiale del ministero degli Esteri russo, durante l’odierna conferenza stampa. “I rispettivi sforzi sono in corso da parte del Ministero della Difesa della Federazione Russa, il comando del contingente di mantenimento della pace [in Nagorno vKarabakh], in collaborazione con il nostro dipartimento. I nostri partner armeno e azero hanno proposte dettagliate al riguardo. I caschi blu [russi] stanno risolvendo sul posto i problemi di fornire alla popolazione del Karabakh cibo, beni di prima necessità, decine di tonnellate di beni umanitari vengono importati quotidianamente e ci aspettiamo una rapida risoluzione della situazione al fine di promuovere la normalizzazione delle relazioni bilaterali armeno-azerbaigian e sulla base di accordi tripartiti di alto livello“, ha aggiunto Zakharova che, tuttavia, non ha risposto alla domanda su come valuta l’ultima violazione dell’integrità territoriale dell’Armenia da parte dell’Azerbaigian, nel villaggio di Tegh, nella provincia di Syunik.

(11) PRIMO TRAGICO BILANCIO – L’azione azera ha provocato quattro caduti arneni e sei feriti. Gli aggressori lasciano sul campo tre soldati (imprecisato il numero dei feriti).

(11) VIOLAZIONI IN ARTSAKH – Due violazioni azere sono state registrate nella regione di Martuni. Non risultano feriti.

(11) COMBATTIMENTI A TEGH – Violenti combattimenti a seguito della ennesima violazione azera sono in corso dal primo pomeriggio nell’area di Tegh (Syunik), nel territorio della Repubblica di Armenia dove si sono posizionate, sconfinando, truppe azere a fine marzo. Riferiti scontri anche nell’area di Sotk (Gegharkunik) nei pressi della miniera. Gli azeri avrebbero fatto uso anche di mortai da 82 mm.

(11) TRASFERIMENTO MALATI – Con un convoglio straordinario della Croce Rossa Internazionale, 15 malati sono stati trasferiti dall’Artsakh all’Armenia per cure e interventi chirurgici. Dieci invece sono ritornati in patria dopo i trattamenti in Armenia. A oggi, complessivamente sono 305 i pazienti trasferiti superando il blocco di Lachin. Al momento ci sono sette bambini in terapia intensiva neonatale all’ospedale pediatrico Arevik e cinque adulti all’ospedale repubblicano di Stepanakert di cui uno in gravi condizioni.

(11) PROPOSTA INCONTRO – Il quartier generale dell’informazione dell’Artsakh riferisce che le autorità della Repubblica dell’Artsakh hanno utilizzato la missione di mantenimento della pace della Federazione Russa per trasmettere una proposta alla parte azera. La proposta prevede di tenere una riunione presso la sede del contingente di mantenimento della pace russo e sotto la mediazione del loro comando, per discutere questioni umanitarie urgenti.

(10) CATTURATO AZERO NEL SYUNIK – Nella notte, tra l’una e le due, un militare delle forze armate azere è stato scoperto e detenuto nel territorio della Repubblica di Armenia. Questa informazione è stata confermata dal ministero della Difesa dell’Armenia. Il militare azero è entrato in una casa a Sisian, regione di Syunik, parlando armeno ed è fuggito dopo che il residente si è insospettito.Secondo il militare azero, con lui c’era un altro militare, la cui ricerca continua. Fonti azere riferiscono che due militari si sono persi nel territorio di Nakhijevan e sono stati arrestati nel villaggio di Ashotavan a Sisian. Il villaggio di Ashotavan dista circa 18 chilometri dagli attuali confini con Nakhijevan.

(10) MASSACRO DI MARAGA – Nel 31° anniversario del massacro di Maraga, il ministero degli Esteri dell’Armenia ha rilasciato un comunicato nel quale ricorca l’eccidio dei residenti armeni e la pulizia etnica del villagio.

(9) VIOLAZIONE AZERA – Una violazione del cessate-il-fuoco è stata registrata nella regione di Martuni.

(8) ALTRI MALATI IN ARMENIA – Nuovo trasferimento di malati in Armenia e contestuale ritorno di pazienti che si sono sottoposti a cure (prevalentemente oncologiche e cardiologiche). In 14 hanno viaggiato alla volta dell’Armenia mentre 7, sempre con convogli speciali della Croce Rossa, hanno fatto il percorso all’inverso. A oggi, complessivamente sono 290 i pazienti trasferiti superando il blocco di Lachin. Al momento ci sono sei bambini in terapia intensiva neonatale all’ospedale pediatrico Arevik e nove adulti all’ospedale repubblicano di Stepanakert di cui tre in gravi condizioni.

(8) SPARI AZERI NEL SYUNIK – Soldati azeri hanno preso di mira alcuni contadini che lavoravano nei campi del villaggio di Khnatsakh  nella regione del Syunik in Armenia. Non è la prima volta che si registrano tali violazioni nella regione.

(7) TRASFERIMENTO MALATI – Con un convoglio straordinario della Croce Rossa Internazionale, 12 malati sono stati trasferiti dall’Artsakh all’Armenia per cure e interventi chirurgici. Nove invece sono ritornati in patria dopo i trattamenti in Armenia. A oggi, complessivamente sono 276 i pazienti trasferiti superando il blocco di Lachin. Al momento ci sono sette bambini in terapia intensiva neonatale all’ospedale pediatrico Arevik e nove adulti all’ospedale repubblicano di Stepanakert di cui tre in gravi condizioni.

(7) TRASFERIMENTO RUSSI – 63 russi, di cui cinque bambini, sono stati evacuati con un convoglio delle forze di pace. Si trovavavno in Artsakh per visitare i familiari impegnati nella missione di peacekeeping.

(7) CIPRO – Il parlamento cipriota ha votato una risoluzione che condanna l’Azewrbaigian per il blocco della strada per Lachin e invita a rimuovere qualsiasi ostacolo al libero transito.

(6) OCCUPAZIONE AZERA – Emergono dettaglia sulla situazione intorno al villaggio di Tegh in Armenia. Il premier Pashinyan ha confermato che gli azeri nel riposizionamento dopo la chiusura della strada provvisoria per il corridoio di Lachin hanno occupato fasce di territorio armeno da 100 a 300 metri. Il Primo ministro dell’Armenia ha informato che sono in corso lavori con i cartografi di ambo le parti per risolvere la situaziuone. Secondo un quotidiano locale ci sarebbe stata anche una scazzottata tra soldati armeni e azeri, vintadai primi nonostante l’inferiorità numerica: gli azeri, peraltro già in territorio armeno, non volevano che la contropostazione armena si schierasse troppo vicino a loro.

(6) ESERCITAZIONI AZERE – L’Azerbaigian ha condotto esercitazioni militari in Nakhjivan. Ne dà notizia la stampa azera.

(5) ANCORA UNA PERSONA RICOVERATA – Delle quattro persone ricoverate a Stepanakert a seguito di malore accusato durante l’aggressione azere di ieri, tre sono state dimesse mentre una è ancora sotto osservazione.

(5) MINISTRO DI STATO – Il ministro di Stato, Nersisyan, ha informato che al fine di prevenire ulteriori provocazioni azere le uscite dalla repubblica di Artsakh dovranno essere comprovate da giustificati motivi e concordate con il centro di cooperazione del contingente russo; per motivazioni sanitarie dovrà essere raggiunto un accordo con la Croce Rossa Internazionale.

(4) RESPINTI DAGLI AZERI – Un convoglio delle forze di pace russe con 27 cittadini dell’Artsakh (soprattutto donne e anziani) che da Goris volevano rientrare in patrria è stato respinto dagli attivisti azeri e non ha potuto superare il blocco sulla strada per Stepanakert. Alcuni “agenti” azeri sono entrati in un mezzo e hanno minacciato i passeggeri. Quattro persone hanno accusato malore e sono state trasportate in ambulanza nella capitale dell’Artsakh.

(4) FERITO CITTADINO – Un ventiseienne di Karmir Shuka è rimasto gravemente ferito a causa dell’esplosione di una mina mentre raccoglieva asparigi selvatici in un campo. Il giovane ha riportato l’aputazione del piede sinistro ed è stato operato all’ospedale di Stepanakert.

(4) VILLAGGI ISOLATI – Le forze armate azere hanno paralizzato le strade intercomunitarie di quattro villaggi della regione di Shushi: Lisagor, Hin Shen, Mets Shen e Yegtsahogh. Secondo un parlamentare di Stepanakert, i villaggi non sono occupati dal nemico ma gli azeri tengono sotto tiro le strade che portano a tali insediamenti.

(4) TRASFERIMENTO MALATI – Con un convoglio straordinario della Croce Rossa Internazionale, 12 malati sono stati trasferiti dall’Artsakh all’Armenia per cure e interventi chirurgici. Altrettanti invece sono ritornati in patria dopo i trattamenti in Armenia. A oggi, complessivamente sono 264 i pazienti trasferiti superando il blocco di Lachin. Al momento ci sono quattro bambini in terapia intensiva neonatale all’ospedale pediatrico Arevik e nove adulti all’ospedale repubblicano di Stepanakert di cui due in gravi condizioni.

(3) APPELLO ALL’ONU – Con l’iniziativa della Democracy Development Foundation (DDF), circa 20 organizzazioni della società civile dell’Armenia hanno inviato una lettera congiunta all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Volker Turk, chiedendo all’ufficio del Commissario di adottare misure immediate in merito all’emergenza dei diritti umani nell’Artsakh. In particolare viene richiesto l’invio di una missione umanitaria urgente nel Nagorno Karabakh e nel corridoio di Lachin.

(2) GUERRA DEI 4 GIORNI – Il Presidente della Repubblica dell’Artsakh Arayik Harutyunyan presso il Complesso Commemorativo di Stepanakert ha reso omaggio alla memoria delle vittime della guerra scatenata dall’Azerbaigian contro la Repubblica dell’Artsakh nell’aprile 2016. Il presidente Harutyunyan era accompagnato dal primate della diocesi dell’Artsakh della Chiesa apostolica armena, il vescovo Vrtanes Abrahamyan, alti funzionari della Repubblica dell’Artsakh, rappresentanti del personale di comando dell’Esercito di difesa.

(2) TRASFERIMENTO MALATI – Con un convoglio straordinario della Croce Rossa Internazionale, 11 malati sono stati trasferiti dall’Artsakh all’Armenia per cure e interventi chirurgici. Otto invece sono ritornati in patria dopo i trattamenti in Armenia. A oggi, complessivamente sono 252 i pazienti trasferiti superando il blocco di Lachin. Al momento ci sono quattro bambini in terapia intensiva neonatale all’ospedale pediatrico Arevik e undici adulti all’ospedale repubblicano di Stepanakert di cui cinque in gravi condizioni.

(1) TRASFERIMENTO MALATI – Con un convoglio straordinario della Croce Rossa Internazionale, 12 malati sono stati trasferiti dall’Artsakh all’Armenia per cure e interventi chirurgici. Cinque invece sono ritornati in patria dopo i trattamenti in Armenia. A oggi, complessivamente sono 241 i pazienti trasferiti superando il blocco di Lachin. Al momento ci sono cinque bambini in terapia intensiva neonatale all’ospedale pediatrico Arevik e nove adulti all’ospedale repubblicano di Stepanakert di cui cinque in gravi condizioni.

(1) FRONTIERA ARMENIA-AZERBAIGIAN – Il Servizio di Sicurezza nazionale dell’Armenia informa che questa mattina si è tenuto un incontro fra i rappresentanti delle due parti per definire esattamente il confine degli Stati. Secondo il SSN la situazione è migliorata e si riserva ulteriori aggiornamenti informativi in seguito.
Ieri registrato l’afflusso di decine di soldati azeri nell’area del corridoio di Lachin prossima alla frontiera con l’Armenia.

(1) EVACUATI RUSSI – L’evacuazione di un gruppo di cittadini russi che si trovavano in Nagorno Karabakh è stata effettuata nell’ambito degli accordi raggiunti dal contingente russo di mantenimento della pace secondo quanto ha informato il canale Peacekeeper di Telegram. “A seguito dell’evento, 28 persone sono state evacuate, tra cui 8 bambini”, informa il messaggio.

(1) STRADA ALTERNATIVA – Oggi dovrebbe entrare in esercizio la strada alternativa attraverso il corridoio di lachin che sostituisce il vecchio tracciato via Berdzor. Il percorso è stato completamente asfaltato con tre strati di bitume e la segnaletica completa sarà pronta nell’estate. Al momento però il collegamento con Stepanakert è interrotto a causa del blocco azero all’altezzadi Shushi.

Il Ministero degli affari esteri dell’Artsakh ha rilasciato un commento sulla proposta dell’Azerbaigian di tenere un incontro con i rappresentanti dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) a Baku per discutere “il reinserimento degli abitanti del Karabakh” . La nota recita quanto segue:

In connessione con un’altra proposta avanzata dall’Ufficio del Presidente dell’Azerbaigian di tenere un incontro tra i rappresentanti dell’Azerbaigian e dell’Artsakh a Baku all’inizio di aprile, riteniamo necessario ribadire la posizione di principio delle autorità della Repubblica dell’Artsakh riguardo a possibili discussioni con l’Azerbaigian, loro modalità e finalità.
La Repubblica dell’Artsakh ha sempre sostenuto e continua a sostenere il dialogo e una soluzione pacifica e negoziata a tutti i problemi esistenti. Non abbiamo mai rifiutato i contatti con la parte azera, come dimostrano gli incontri avvenuti tra i rappresentanti dell’Artsakh e dell’Azerbaigian con la mediazione del comando delle forze di pace russe schierate in Artsakh.

Le condizioni proposte dalla parte azera per quanto riguarda il luogo e l’ordine del giorno dell’incontro, nonché il contesto in cui è stata fatta la proposta, indicano che l’obiettivo delle autorità azere non è quello di avere una vera discussione sui problemi esistenti, ma di interrompere un possibile dialogo o imporre la propria agenda politica attraverso la coercizione, il blocco, la creazione di condizioni di vita insopportabili e l’uso della forza militare. A questo proposito, riteniamo necessario ricordare che tre giorni fa, il 26 marzo, le forze armate azere, in flagrante violazione della dichiarazione trilaterale di cessate il fuoco del 9 novembre 2020, hanno attraversato la linea di contatto e si sono spostate ulteriormente nel territorio del Repubblica dell’Artsakh, in direzione della strada sterrata Stepanakert-Lisagor. Inoltre, il 27 marzo, le forze armate azere hanno fatto un altro tentativo di prendere il controllo della suddetta strada, che è l’unica possibilità di comunicazione di emergenza tra le comunità della regione di Shushi e altri insediamenti della repubblica in condizioni di blocco.

Riaffermiamo la nostra disponibilità, in linea con la prassi consolidata dei precedenti incontri, a incontrare i rappresentanti dell’Azerbaigian con la mediazione e presso il sito di spiegamento del comando del Contingente di mantenimento della pace russo in Artsakh per discutere le questioni relative alla garanzia della normale attività di vita del popolo dell’Artsakh e la corretta attuazione da parte delle parti dei loro obblighi, in particolare quelli relativi al funzionamento senza ostacoli del Corridoio Lachin. In questo contesto, consideriamo una priorità la riapertura dell’unica strada che collega l’Artsakh all’Armenia attraverso il corridoio Lachin e affrontare le questioni umanitarie, infrastrutturali e altre questioni urgenti causate dal blocco. Le autorità dell’Artsakh sono aperte anche a discutere altre questioni, che non mirerebbe a imporre soluzioni già pronte da parte dell’Azerbaigian, ma alla ricerca di soluzioni reciprocamente accettabili per stabilizzare la situazione e prevenire un’ulteriore escalation della tensione.

Sottolineiamo ancora una volta che il continuo blocco del corridoio Lachin e l’aggravarsi della crisi umanitaria nell’Artsakh sono inaccettabili e non contribuiscono in alcun modo a creare un ambiente favorevole al dialogo. Siamo convinti che solo una corretta attuazione da parte dell’Azerbaigian dei suoi obblighi internazionali, sia ai sensi della Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020 sia dell’ordinanza della Corte internazionale di giustizia del 22 febbraio 2023, possa testimoniare la volontà e l’interesse dell’Azerbaigian ad affrontare le questioni attraverso il dialogo e negoziati senza ricorrere alla coercizione e all’uso della forza.

Ribadiamo l’inammissibilità della politicizzazione del dialogo su questioni tecniche e umanitarie e sottolineiamo che le questioni politiche della risoluzione del conflitto tra l’Azerbaigian e il Karabakh devono essere discusse in un formato negoziale concordato e stabilito a livello internazionale, basato sulla parità di diritti delle parti e sull’esistenza di solide garanzie internazionali per l’adempimento da parte delle parti dei propri obblighi.

ll difensore dei diritti umani dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) ha pubblicato martedì 21 marzo un rapporto trilingue ad hoc sulle violazioni dei diritti umani individuali e collettivi a seguito del blocco di 100 giorni dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian.
Il rapporto presenta in modo completo e dettagliato i dati sulle violazioni di 7 diritti individuali, 5 diritti di gruppi vulnerabili e 4 diritti collettivi, che riflettono l’aggravarsi della crisi umanitaria e la politica di genocidio dell’Azerbaigian nei confronti del popolo dell’Artsakh.
Parallelamente al blocco completo, l’Azerbaigian interrompe deliberatamente il normale funzionamento delle infrastrutture vitali dell’Artsakh: le forniture di gas ed elettricità, le comunicazioni mobili e Internet con l’obiettivo di aggravare ulteriormente la già grave crisi umanitaria e causare sofferenze umane alla popolazione dell’Artsakh.
Qui di seguito, il rapporto nella nostra traduzione italiana.

INTRODUZIONE

Dal 12 dicembre 2022, intorno alle 10:30 (GMT+4), un gruppo di azeri in abiti civili, presentandosi come presunti “attivisti ambientalisti”, ha bloccato l’unica strada, Goris – Stepanakert, che attraversa il distretto di Lachin (Berdzor) che collega l’Artsakh (Nagorno Karabakh) con l’Armenia e il mondo esterno. La cosiddetta “eco-protesta” con la partecipazione documentata degli agenti dei servizi speciali sponsorizzati dallo stato azero ha dimostrato di essere completamente orchestrata dal governo azero.

Di conseguenza, il blocco in corso ha fisicamente ostruito l’unica strada della vita dell’Artsakh già da 100 giorni, lasciando l’intera popolazione, 120.000 persone, tra cui 30.000 bambini, in uno stato di totale isolamento, di fronte a massicce violazioni dei diritti umani individuali e collettivi, così come molteplici minacce esistenziali e alla sicurezza.

Insieme al blocco in corso del corridoio di Lachin, l’Azerbaigian ha anche deliberatamente interrotto il funzionamento delle infrastrutture critiche dell’Artsakh (fornitura di gas naturale, fornitura di elettricità, Internet e comunicazioni mobili) con l’obiettivo di aggravare ulteriormente la già grave crisi umanitaria e causare un’eccessiva sofferenze umane al popolo Artsakh.

Inoltre, nel periodo successivo alla Dichiarazione trilaterale sul cessate il fuoco, firmata dai leader di Armenia, Azerbaigian e Federazione Russa il 9 novembre 2020, la parte azera ha ripetutamente gravemente violato le disposizioni della Dichiarazione, ricorrendo a mezzi militari escalation, interrompendo la normale vita e attività della popolazione civile dell’Artsakh, dando inizio ad attacchi fisici e psicologici e violenze contro la popolazione.

Il blocco in corso dell’Artsakh e l’interruzione delle infrastrutture vitali da parte dell’Azerbaigian, così come i regolari e costanti attacchi armati, mirano a sottoporre l’Artsakh alla pulizia etnica attraverso l’intimidazione fisica e psicologica, creando condizioni insopportabili e distruggendo la popolazione armena indigena dell’Artsakh.

Questo rapporto presenta in modo esaustivo le costanti e significative violazioni dei diritti umani individuali e collettivi a seguito del blocco dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian, che sono state registrate durante i 100 giorni del blocco a partire dal 21 marzo 2023. Il rapporto è stato preparato in occasione sulla base delle indagini rivolte agli organi statali dall’ufficio del difensore dei diritti umani (difensore civico) della Repubblica dell’Artsakh, studi condotti e informazioni ricevute da interviste e fonti aperte.

DIRITTI INDIVIDUALI

Di seguito sono presentate le principali conseguenze del blocco di 120.000 persone, l’interruzione di infrastrutture vitali, la violazione dei diritti individuali e le sofferenze dirette delle persone.

1. Il diritto alla libertà di movimento

1 – Le restrizioni al diritto alla libertà di movimento hanno leso quasi tutti i diritti umani.

2 – Prima del blocco, una media di circa 2.450 persone transitavano quotidianamente sulla strada Stepanakert-Goris in entrambe le direzioni, il che significa che in condizioni ordinarie durante 100 giorni ci sarebbero 245.000 entrate e partenze per l’Artsakh. Mentre durante il suddetto periodo di tempo, 1.386 persone (858 membri di famiglie separate, 518 pazienti e accompagnatori) sono state trasferite in entrambe le direzioni con l’aiuto del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) e della missione di pace russa. Ciò significa che durante 90 giorni di blocco, il movimento delle persone è diminuito di 178 volte.

3 – Prima del blocco, una media di circa 920 veicoli transitavano giornalmente sulla strada Stepanakert-Goris in entrambe le direzioni, il che significa che in condizioni normali durante 100 giorni ci sarebbero 92.000 entrate e partenze per Artsakh. Mentre durante il suddetto periodo di tempo, nessun veicolo appartenente a cittadini dell’Artsakh ha attraversato la strada Stepanakert-Goris. Sono passati solo i veicoli del CICR e delle forze di pace russe (in totale 2154 entrate e partenze per Artsakh, compresi i carichi vuoti che hanno lasciato Stepanakert per Goris per consegnare aiuti umanitari). Ciò significa che durante 100 giorni di blocco è stato registrato un movimento di veicoli quasi 43 volte inferiore a quello che avrebbe dovuto essere in assenza di blocco.

4 – Prima del blocco, ogni giorno venivano importate in Artsakh una media di 400 tonnellate di merci varie per soddisfare i bisogni vitali delle persone e sostenere l’economia. Ciò significa che durante 100 giorni di blocco si sarebbero dovute importare 40.000 tonnellate di merci, mentre durante il suddetto periodo di tempo circa 3.3707 tonnellate di merci, per lo più cibo e medicine, sono state importate in Artsakh attraverso il CICR e la missione di mantenimento della pace russa, che è circa 11 volte inferiore rispetto al caso di assenza di blocco.

5 – Prima del blocco, una media di 201 tonnellate di merci e materiali venivano esportate giornalmente dall’Artsakh, mentre durante il blocco le esportazioni sono state completamente sospese, il che significa che durante i 100 giorni del blocco più di 20.000 tonnellate di merci e materiali non sono stati esportati dall’Artsakh.

6 – Il primo giorno del blocco, circa 1.100 persone (di cui circa 270 bambini) sono rimaste bloccate per strada e sono dovute rientrare immediatamente a casa. Un totale di circa 3.900 persone, tra cui 570 bambini, persone che lavorano temporaneamente in Artsakh e in Armenia, studenti dell’Artsakh che studiano in Armenia che avrebbero dovuto visitare le loro famiglie almeno per le vacanze di Capodanno e Natale, non hanno potuto tornare a casa.

7 – Nelle condizioni di grave penuria di carburante, la circolazione interna sia dei mezzi pubblici che dei mezzi privati ne ha risentito in modo significativo. Questo problema è diventato ancora più acuto durante le interruzioni della fornitura di gas poiché più della metà del numero totale di veicoli in Artsakh funziona a gas.

2. Il diritto alla salute fisica e mentale

8 – Ci sono state grandi difficoltà nel trasferire pazienti con gravi e particolari problemi di salute in Armenia, soprattutto nella prima fase del blocco. Il CICR ha potuto effettuare il primo trasferimento solo l’ottavo giorno del blocco.

9 – Come conseguenza diretta del blocco, 1 persona è morta durante 100 giorni di blocco a causa dell’impossibilità del suo tempestivo trasferimento nella Repubblica di Armenia. I problemi causati dal blocco hanno avuto un impatto negativo anche in caso di altri decessi, ma non ne sono stati la causa principale.

10 – Durante i 100 giorni di blocco, 194 pazienti sono stati trasferiti dall’Artsakh all’Armenia, 91 dei quali sono stati curati e dimessi dagli ospedali, mentre 103 continuano il loro trattamento. Inoltre, non è possibile trasferire i pazienti in posizione supina, poiché la parte azera impedisce il movimento delle ambulanze dell’Artsakh. Tuttavia, la Croce Rossa in Artsakh non possiede mezzi adeguatamente equipaggiati, quindi trasporta tutti i pazienti in posizione seduta tramite auto normali.

11 – 900 cittadini sono stati privati dell’opportunità di sottoporsi a interventi chirurgici per risolvere i loro problemi di salute a causa della sospensione delle operazioni previste in tutte le istituzioni mediche dell’Artsakh. Dal 31 gennaio, le operazioni pianificate sono state parzialmente riprese presso il “Centro per la salute materna e infantile” e “Arevik” CJSC. Al momento sono state effettuate 33 operazioni pianificate.

12 – L’assenza o la carenza di medicinali e forniture mediche è regolarmente registrata sia nelle istituzioni mediche, in particolare nelle farmacie, la più acuta delle quali è la mancanza di antibiotici, antipiretici, medicinali per malattie croniche generali e altri tipi di farmaci.

13 – Le persone con malattie croniche (4697 persone con diabete, 8450 con malattie circolatorie) rischiano di esaurire le scorte di farmaci forniti gratuitamente dallo Stato. Inoltre, nelle farmacie mancano i medicinali di cui queste persone hanno bisogno regolarmente o secondo necessità.

14 – C’è stata una mancanza e una grave carenza di latte artificiale durante tutto il blocco che ha portato a gravi problemi nutrizionali per centinaia di neonati. Successivamente, un lotto limitato di latte artificiale è stato importato tramite il CICR e le forze di pace russe, il che ha risolto temporaneamente il problema.

15 – Un certo numero di articoli per l’igiene scarseggia costantemente, come prodotti chimici per la casa, saponi e articoli da toeletta, carta igienica, articoli dentali, pannolini, articoli per l’igiene femminile, che porteranno sempre più a gravi problemi di salute pubblica.

16 – A causa del continuo stress causato dalle minacce poste dalle attività criminali azere e dalla situazione generale di incertezza, i tassi di una serie di malattie e complicanze sono aumentati rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, inclusa la malattia coronarica (58%), paralisi cerebrale (36%), complicanze del parto (11,6%) e una serie di altre malattie.

17 – Si registra un aumento dei problemi neuropsichiatrici tra gli adulti e soprattutto i bambini rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Ciò è dimostrato dall’aumento delle visite di bambini e adulti da neurologi e psicologi del 46% e del 47% di conseguenza.

18 – Ci sono problemi con l’approvvigionamento alimentare dei pazienti, soprattutto a causa dell’assenza o della grave carenza di frutta e verdura che possono portare a carenze di vitamine e micronutrienti.

19 – Il numero di interventi chirurgici per occlusione intestinale è aumentato del 25% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, forse a causa della mancanza di fibre nella dieta delle persone.

20 – A causa della mancanza di medici qualificati e attrezzature mediche in Artsakh, centinaia di persone non hanno potuto visitare l’Armenia o altri paesi per esami e/o interventi ricorrenti o una tantum che hanno portato e/o continuano a peggiorare la salute di queste persone.

21 – Ci sono stati 67 casi di avvelenamento da gas dovuti alla serie di interruzioni complete della fornitura di gas all’Artsakh dall’Armenia e al suo parziale recupero.

22 – A causa dei problemi con il riscaldamento, migliaia di famiglie hanno dovuto passare alle stufe a legna, che incidono negativamente sulla salute delle persone, in quanto l’esposizione al fumo è un fattore scatenante, soprattutto per le persone con malattie croniche respiratorie e cardiovascolari.

23 – Sono sorti seri problemi in relazione alla manutenzione delle apparecchiature mediche, in quanto viene effettuata principalmente da specialisti provenienti dall’Armenia o da paesi stranieri. Ad esempio, la macchina a raggi X per pazienti ricoverati del Republican Medical Center non funziona da molto tempo.

3. Il diritto al cibo

24 – Il blocco ha creato problemi relativi a tutte e quattro le componenti del diritto al cibo come definito dall’ONU: disponibilità, accessibilità, utilizzazione e stabilità.

25 – Dall’inizio del blocco, la gamma di prodotti alimentari si è fortemente ridotta e successivamente è diminuita, in particolare quasi tutti i tipi di frutta e verdura, poiché vengono importati principalmente dall’Armenia, soprattutto nella stagione invernale.

26 – Tenendo conto della carenza di cibo e della necessità di una distribuzione proporzionale delle riserve statali esistenti, dal 20 gennaio 2023 è stato introdotto in Artsakh uno speciale sistema di coupon, nell’ambito del quale vengono venduti 9 tipi di prodotti più venduti in quantità limitata: pasta, grano saraceno, riso, zucchero, olio, frutta, verdura, uova, nonché detersivo per bucato tra i prodotti non alimentari.

27 – Prima del blocco, circa il 90% del cibo venduto in Artsakh veniva importato dall’Armenia e da altri Paesi, quindi il blocco ha influenzato notevolmente la quantità e la varietà delle scorte alimentari. Durante questo periodo, il cibo è stato fornito dalla riserva statale e importato in quantità limitate attraverso il CICR e le forze di pace russe. Il livello di sicurezza alimentare è diminuito drasticamente a seguito della guerra del 2020, poiché le terre agricole più fertili sono state sequestrate dall’Azerbaigian.

28 – Nell’ambito di tale diritto, l’incapacità di soddisfare i bisogni nutrizionali speciali di vari gruppi vulnerabili (bambini, persone con disabilità, donne incinte, persone anziane) con la limitata quantità di cibo disponibile può essere considerata il problema più acuto, date le attuali sfide in materia di diversità alimentare e nutrizione.

4. Il diritto a un adeguato standard di vita

29 – A seguito del blocco e della deliberata interruzione delle infrastrutture vitali, il tenore di vita della popolazione dell’Artsakh è notevolmente peggiorato, oltre a problemi di nutrizione e salute.

30 – L’Azerbaigian ha interrotto completamente o parzialmente la fornitura di gas dall’Armenia all’Artsakh per un totale di 34 giorni (il 13-16 dicembre – completamente, il 17-29 gennaio – completamente e talvolta del 50%-80%, e il 29 gennaio- 6 febbraio – a intermittenza e talvolta del 20%, 8-13 febbraio – completamente, 13-16 febbraio – del 90%, 10-13 marzo – completamente) peggiorando la situazione umanitaria nell’Artsakh e aggravando ulteriormente le violazioni dei diritti umani.

31 – Poiché circa l’80% della popolazione dell’Artsakh (quasi 100.000 persone) è consumatrice di gas, la maggior parte di essa utilizza il gas non solo per scopi domestici, come l’acqua calda e la cucina, ma anche per il riscaldamento, quindi le interruzioni della fornitura di gas hanno portato a un’ulteriore crisi del riscaldamento e del tenore di vita della maggioranza della popolazione.

32 – A causa delle interruzioni della fornitura di gas, gli istituti scolastici riscaldati a gas non hanno funzionato completamente o hanno funzionato parzialmente per circa quattro settimane, portando a una massiccia violazione del diritto all’istruzione dei bambini.

33- Dato che nel marzo 2022, dopo che l’Azerbaigian ha fatto saltare in aria l’unico gasdotto proveniente dall’Armenia verso l’Artsakh, la parte azera ha installato una valvola sul gasdotto ed è ora in grado di interrompere la fornitura di gas in qualsiasi momento, la popolazione dell’Artsakh ora dipende da una fornitura di gas inaffidabile e incerta, sapendo che le interruzioni del gas possono ripetersi in qualsiasi momento e per qualsiasi periodo di tempo.

34 – Dal 9 gennaio 2023, l’unica linea elettrica ad alta tensione tra Armenia e Artsakh che attraversa il territorio controllato dall’Azerbaigian (vicino al villaggio di Aghavno) è stata danneggiata, mentre la parte azera non consente agli specialisti dell’Artsakh di raggiungere il sito per ripristinare l’alimentazione. Dato che il volume della produzione elettrica domestica è notevolmente inferiore al volume dei consumi, così come le risorse idriche del bacino di Sarsang sono in diminuzione, il governo dell’Artsakh ha adottato un sistema di blackout continuativo di 2 ore a partire dal 10 gennaio, poi passato a 4 interruzioni di elettricità di 3 ore dal 17 gennaio e interruzioni di 6 ore dal 21 gennaio.

35 – I blackout regolari e di emergenza comportano privazioni per l’intera popolazione, anche per quanto riguarda il riscaldamento, l’acqua calda, la cucina, la pulizia, le comunicazioni e una serie di altri problemi.

36 – Dato che prima del blocco circa la metà del consumo di elettricità in Artsakh era fornito dalle centrali idroelettriche locali, principalmente dalla grande centrale idroelettrica di Sarsang, le risorse idriche del bacino sono in rapido declino. Pertanto, il governo dell’Artsakh dovrà presto aumentare l’attuale programma di 6 ore di blackout continui, che a sua volta aggraverà ulteriormente le privazioni delle persone.

37 – Tra le infrastrutture vitali attaccate, l’Azerbaigian ha preso di mira anche le telecomunicazioni, le comunicazioni mobili e l’infrastruttura Internet. In particolare, sia prima del blocco (con una certa frequenza) che durante quasi tutto il blocco, la parte azera provoca costantemente interruzioni significative nella connessione mobile dell’Artsakh tramite jammer, il che porta a difficoltà di comunicazione generali. Il 12 gennaio, l’unico cavo in fibra ottica che fornisce servizi Internet è stato danneggiato nell’area di Shushi, esattamente nello stesso punto in cui la strada è attualmente bloccata. Per un giorno intero, la parte azera non ha permesso agli specialisti dell’Artsakh di ripristinarlo.

38 – I diritti e le opportunità delle persone di ricevere informazioni e comunicazioni sono di grande importanza, specialmente durante il blocco. Prendere di mira le infrastrutture di telecomunicazione non solo comporta l’interruzione di una varietà di lavori e servizi, ma aumenta anche l’insicurezza, l’isolamento e la sofferenza mentale delle persone.

39 – Il blocco ha generato anche problemi con l’accesso al prelievo di contante, dato il comportamento delle persone in situazione di crisi, quando si sforzano di mantenere i propri soldi in contanti. Per risolvere questo problema, dall’11 gennaio è stato introdotto un limite di prelievo di contanti fino a 50.000 AMD al giorno [€ 120, NdT].

40 – Sebbene il fabbisogno di abbigliamento tenda ad essere a lungo termine e in lenta crescita, la mancanza di fornitura di abbigliamento dall’Armenia all’Artsakh a causa del blocco ha creato rischi in termini di soddisfazione del fabbisogno di abbigliamento delle persone per un lungo periodo di tempo. Tuttavia, in caso di indumenti usati e cambiati di frequente, la carenza di scorte si fa già sentire (es. biancheria intima femminile e maschile, calze, collant ecc.).

5. I diritti del lavoro

41 – Durante tutto il blocco, 782 imprese, pari al 18,3% del loro numero totale, hanno ufficialmente cessato la loro attività a seguito della quale 1170 dipendenti sono rimasti senza lavoro, mentre 342 imprese, pari all’8% del loro numero totale, che hanno continuato la loro attività, sono stati costretti a tagliare le loro spese, lasciando 1699 dipendenti senza lavoro. Grazie al sostegno statale aggiuntivo, le entità imprenditoriali del 2021 sono riuscite a trattenere 3.817 dipendenti, che sarebbero stati ridotti se non fosse stato per i programmi di aiuti di Stato attuati nel contesto del blocco.

42 – Sebbene la maggior parte delle imprese dei settori manifatturiero, edile, agricolo e commerciale sia del tutto o non sia attualmente in grado di operare in larga misura a causa dell’impossibilità di importare i beni necessari, unita ai problemi di approvvigionamento di elettricità e gas, alcune delle mantengono ancora i loro lavoratori. Tuttavia, con l’aggravarsi della crisi, il numero di aziende che sospendono le proprie attività, così come il numero effettivo di disoccupati, aumenteranno rapidamente.

43 – Dati i casi ufficiali di cassa integrazione, sulla base dell’analisi della riduzione dei lavoratori autonomi e dei lavori sommersi, per blocco e interruzione di infrastrutture vitali, si stima che circa 9.800 persone (compresi i casi di mantenimento del lavoro) abbiano perso il lavoro posti di lavoro e fonti di reddito dal 12 dicembre 2022, rappresentando oltre il 50% dei lavoratori del settore privato.

6. Il diritto alla vita familiare

44 – Più di 3.900 persone sono state separate dalle loro famiglie e bloccate su entrambi i lati della strada a causa del blocco, di cui 1376 sono state riunite con l’assistenza del CICR e delle forze di pace russe.

45 – La sofferenza psichica dei componenti delle famiglie separate è aggravata dal fatto che non hanno trascorso insieme le importanti festività di Capodanno e Natale, compresi lavoratori e studenti rimasti ai due lati della strada.

46 – A causa del blocco, circa 570 bambini sono stati privati dell’opportunità di tornare alle loro famiglie e alle loro case, 83 di loro sono rimasti senza cure parentali, mentre il resto con uno dei genitori. Solo il 39° giorno del blocco, con il sostegno del CICR e delle forze di pace russe, è stato possibile restituire alle famiglie i bambini rimasti senza cure parentali, nonché un gruppo di bambini insieme ai genitori. Molti bambini sono ancora bloccati lontano da casa, nella speranza di tornare insieme ai genitori o con uno di loro.

47 – Ci sono ancora più di 2.100 bambini su entrambi i lati del blocco, il cui genitore è dall’altra parte del blocco e non può tornare a casa.

48 – A seguito del blocco, molte persone non sono state in grado di rendere l’ultimo omaggio ai loro parenti defunti (266 casi simili) perché si trovavano dall’altra parte del blocco. Ciò si riferisce sia alle famiglie separate sia alle cerchie più ampie di parenti.

49 – Durante il blocco, i parenti di oltre 24 persone dell’Artsakh morte al di fuori della Repubblica dell’Artsakh non hanno potuto restituire i resti del defunto all’Artsakh e rendere loro l’estremo omaggio, quindi sono stati costretti a seppellirli nella Repubblica di Armenia in previsione di una successiva riesumazione e sepoltura in Artsakh. Il corpo di una delle persone decedute rimane insepolto e conservato nell’obitorio, in quanto i parenti sono in attesa di un possibile trasferimento in Artsakh.

7. Il diritto all’educazione

50 – A causa delle interruzioni della fornitura di gas, tutte le attività di 118 scuole dell’Artsakh sono state completamente sospese dal 18 al 30 gennaio, privando circa 20.000 bambini del diritto all’istruzione. Dal 7 al 20 febbraio è stato sospeso il processo educativo dei gruppi prescolari, 1-8 classi delle scuole pubbliche riscaldate a gas, istituti extrascolastici, istituti di istruzione professionale primaria e secondaria, privando circa 18.000 bambini del diritto all’istruzione.

51 – A causa della crescente carenza di cibo durante il blocco, tutti i 41 asili e 56 gruppi prescolari sono stati chiusi dal 9 gennaio, mentre 20 istituzioni educative a giornata lunga funzionavano parzialmente. Di conseguenza, 6828 bambini non hanno più potuto frequentare gli istituti scolastici o frequentarli in modalità diurna estesa, perdendo l’opportunità di ricevere cure e alimentazione adeguate. Dal 23 febbraio sono riprese le attività delle citate istituzioni scolastiche a seguito della temporanea risoluzione delle problematiche alimentari e di riscaldamento.

52 – A causa delle incertezze e delle minacce causate dalle attività criminali dell’Azerbaigian, vi è un diffuso declino dell’attenzione e della ricettività nei confronti dell’istruzione tra i bambini che influenzerà negativamente il loro sviluppo a lungo termine.

53 – Difficoltà specifiche sono emerse in relazione all’organizzazione dell’educazione dei bambini con famiglie separate, e specialmente di quelli rimasti senza cure parentali, alcuni dei quali hanno anche a lungo rifiutato di frequentare la scuola pur essendo lontani dalle loro famiglie.

54 – Anche i programmi educativi IT sono stati pesantemente influenzati dalle interruzioni di corrente e di Internet e hanno in gran parte cessato di funzionare.

55 – A causa dei problemi di riscaldamento e fornitura di energia elettrica, ci sono interruzioni regolari e difficoltà nell’organizzazione di varie attività culturali e sportive extrascolastiche che incidono negativamente sullo sviluppo psicofisico di migliaia di bambini.

DIRITTI DEI GRUPPI VULNERABILI

Il blocco di 120.000 persone dell’Artsakh e l’interruzione delle infrastrutture vitali colpiscono in modo più acuto i diritti degli individui di un certo numero di gruppi vulnerabili della società, con implicazioni sia specifiche che generali.

8. Il diritto dei bambini

56 – Diversi diritti di circa 30.000 bambini vengono violati a causa del blocco e delle interruzioni di infrastrutture vitali, data la loro ulteriore vulnerabilità.

57 – I problemi di salute dei bambini fanno parte delle questioni menzionate nella sezione sul diritto alla salute, tra cui la mancanza di medicinali e forniture igieniche, le visite periodiche di pazienti cronici in Armenia e in altri paesi, la sospensione degli interventi chirurgici programmati, ecc.

58 – In diversi momenti, nell’Artsakh si è verificata una carenza o una forte carenza di latte artificiale che ha portato a gravi problemi nutrizionali per centinaia di neonati. Successivamente, attraverso il CICR e le forze di pace russe, è stato importato un lotto limitato di latte artificiale, che ha risolto temporaneamente il problema.

59 – La grave mancanza di vari alimenti ricchi di vitamine mette in pericolo lo stabile sviluppo fisico e mentale dei bambini.

60 – Le incertezze e le minacce derivanti dalle attività criminali della parte azera influiscono notevolmente sulla salute mentale e sul comportamento, come evidenziato dall’aumento del 47% delle visite a neurologi e psicologi infantili, nonché dalle lamentele di genitori e insegnanti sui problemi comportamentali dei bambini.

61 – Circa 570 bambini sono stati privati della possibilità di tornare alle loro famiglie e case a causa del blocco, 83 di loro sono stati lasciati senza cure parentali, mentre il resto – con uno dei genitori. Solo il 39° giorno del blocco, con il sostegno del CICR e delle forze di pace russe, è stato possibile restituire alle famiglie i bambini rimasti senza cure parentali, nonché un gruppo di bambini insieme ai genitori. Molti bambini sono ancora bloccati lontano da casa, nella speranza di tornare insieme ai genitori o con uno di loro.

62 – Più di 2.100 bambini non possono vedere uno (in pochi casi entrambi) dei genitori perché quest’ultimo si trova dall’altra parte del blocco. A seguito dei tentativi di ricongiungimento familiare, una parte dei genitori e dei figli è tornata a casa, ma la maggior parte delle famiglie rimane ancora separata, il che si traduce in una continua sofferenza mentale e psicologica, soprattutto per i bambini.

63 – A causa del blocco, della mancanza di cibo, dell’interruzione delle infrastrutture vitali, delle incertezze e del terrore psicologico, anche l’istruzione dei bambini è fortemente influenzata dall’annullamento delle lezioni e dallo svolgimento delle lezioni in condizioni inadeguate, che porta alla diminuzione del livello generale della ricettività dei bambini.

9. Il diritto delle persone con disabilità

64 – Circa 9.000 persone con disabilità subiscono ulteriori violazioni e limitazioni di una serie di diritti a causa della loro disabilità.

65 – La generale mancanza di medicinali e articoli per l’igiene ha uno specifico impatto negativo sulle persone con disabilità, in quanto nuoce alla loro salute.

66 – La maggior parte delle persone con disabilità ha esigenze nutrizionali particolari che non possono essere adeguatamente soddisfatte a causa dei problemi di approvvigionamento alimentare sotto il blocco, che incidono negativamente anche sulla loro salute.

67 – Per acquistare beni (compresi i prodotti alimentari) disponibili in quantità limitate, le persone con disabilità, così come gli altri cittadini, devono fare lunghe file, il che genera ulteriori problemi di disponibilità e accessibilità.

68 – A causa della carenza di forniture di beni necessari e problemi di riscaldamento, l’unico centro di riabilitazione per persone con disabilità in Artsakh non è stato in grado di fornire i propri servizi a circa 1.100 persone durante il blocco, il che ha portato a un ulteriore deterioramento della loro salute.

69 – Oltre ai disagi già esistenti nella loro vita quotidiana, le incertezze e le minacce derivanti dalle azioni dell’Azerbaigian, l’isolamento e lo stato psicologico della maggior parte delle persone con disabilità sono ulteriormente peggiorate, il che a sua volta porta a nuove violazioni dei i loro diritti.

10. Il diritto delle persone anziane

70 – Circa 20.000 persone anziane dell’Artsakh con vari bisogni e problemi speciali vivono sotto blocco.

71 – La maggior parte delle persone anziane ha malattie croniche e necessita di cure mediche costanti che sono notevolmente ostacolate dalla mancanza di farmaci e dall’impossibilità di accedere a specialisti provenienti dall’Armenia o dall’estero.

72 – A causa dei problemi di salute già esistenti, una parte significativa delle persone anziane ha esigenze nutrizionali particolari che non possono essere adeguatamente soddisfatte a causa dei problemi di approvvigionamento alimentare che si ripercuotono negativamente anche sulla loro salute.

73 – In particolare, bisogni e problemi speciali sono diventati più pronunciati nel caso di 163 persone anziane sole, alle quali viene fornita un’assistenza statale e sociale speciale. Tuttavia, il blocco e l’interruzione delle infrastrutture vitali aggravano le loro privazioni e violano i loro diritti a causa dell’ulteriore pressione creata dal difficile accesso a cibo, medicine, servizi e altri beni necessari.

74 – A causa delle ulteriori privazioni, incertezze e minacce derivanti dalle azioni azere, l’isolamento e i problemi psicologici di una parte delle persone anziane si sono acuiti, il che porta naturalmente a nuove violazioni dei loro diritti.

11. I diritti delle donne

75 – Nell’Artsakh vivono circa 60.000 donne (adulte e ragazze), una parte significativa delle quali ha anche bisogni speciali. I loro diritti sono palesemente violati dal blocco e dall’interruzione delle infrastrutture vitali.

76 – Dati gli stress e le paure causati dal blocco, così come l’ipotermia e la malnutrizione, vi sono notevoli rischi per la salute riproduttiva delle ragazze adolescenti.

77 – Le donne affrontano una grave carenza di articoli per l’igiene e medicinali che porta alla comparsa e/o al peggioramento dei loro problemi di salute.

78 – A causa della diffusione e dell’approfondimento dei problemi sociali e psicologici tra la popolazione, i rischi di casi di violenza domestica sono notevolmente aumentati. Tuttavia, a causa della loro natura in gran parte nascosta, al momento è impossibile fornire numeri precisi.

12. I diritti degli sfollati interni

79 – Il blocco ha violato anche una serie di diritti aggiuntivi di circa 40.000 cittadini sfollati a seguito della guerra del 2020, di cui circa 15.000 vivono attualmente in Artsakh sotto blocco e in condizioni di costante interruzione delle infrastrutture vitali.

80 – Tra i grandi lavori di costruzione realizzati ad Artsakh, è stata anche bloccata la costruzione di circa 3.700 appartamenti previsti per gli sfollati interni, di cui circa 300 sarebbero già stati messi in funzione se non fosse stato per il blocco.

81 – Dati i notevoli problemi che il bilancio statale dell’Artsakh deve affrontare a causa del blocco, più di 29.000 sfollati interni nell’Artsakh e in Armenia bisognosi di un alloggio temporaneo non hanno ricevuto il compenso per l’affitto di tre mesi nell’ambito del programma statale, che ha portato ad un significativo deterioramento della loro situazione sociale e delle condizioni abitative.

82 – A causa delle incertezze e delle minacce derivanti dalle azioni azere, i problemi psicologici degli sfollati interni si sono ulteriormente approfonditi, dati i problemi psicologici già esistenti e le paure derivanti dalla guerra del 2020.

DIRITTI COLLETTIVI

Numerosi diritti collettivi sono stati violati anche a causa del blocco di 120.000 persone dell’Artsakh e dell’interruzione di infrastrutture vitali che, pur avendo un impatto specifico sui diritti di ogni persona, si manifestano e colpiscono collettivamente per la loro stessa natura.

13. Il diritto a un ambiente sano

83 – A causa delle ricorrenti interruzioni della fornitura di gas e delle interruzioni programmate dell’elettricità, la popolazione dell’Artsakh è stata costretta a utilizzare stufe a legna per il riscaldamento, il che ha portato a una deforestazione non pianificata (circa 6.100 alberi) in due mesi, che a sua volta creerà ulteriori problemi a lungo termine in garantire un ambiente sano per la popolazione dell’Artsakh.

84 – A causa dell’interruzione della fornitura di energia elettrica dall’Armenia, l’Artsakh ha iniziato a far funzionare a pieno regime la centrale idroelettrica del bacino di Sarsang per soddisfare il fabbisogno interno. Di conseguenza, le riserve idriche di Sarsang hanno iniziato a diminuire rapidamente (il livello del bacino è già diminuito di circa 20 metri). Di conseguenza, in primavera e in estate, a differenza degli anni precedenti, non sarà possibile utilizzare l’acqua dell’invaso di Sarsang per irrigare circa 96.000 ettari di terre dell’Artsakh e gran parte dell’Azerbaigian. Ciò comporterà gravi conseguenze sociali e ambientali, nonché problemi con la produzione alimentare.

14. Il diritto allo sviluppo

85 -Uno degli obiettivi del blocco è limitare e limitare le opportunità di sviluppo collettivo e individuale del popolo dell’Artsakh, impedendo l’importazione e l’esportazione di merci, il movimento di specialisti e il funzionamento di infrastrutture vitali.

86 – A seguito del blocco sono state colpite negativamente 41 sfere di attività economica, pari al 71% del totale.

87 – Durante il blocco, l’economia del Paese ha subito una perdita diretta di circa 190 milioni di dollari, portando a un calo di circa il 21% del PIL annuo previsto (903 milioni di dollari).

88 – Il 18,3% delle entità aziendali ha ufficialmente cessato di operare. Gli altri o non operano effettivamente o operano riducendo parzialmente il volume della loro attività.

89 – Secondo i dati preliminari, nel gennaio 2023, 1.902,3 milioni di AMD [ca. 4,5 mln di euro, NdT] di entrate fiscali e tasse sono state trasferite al bilancio statale della Repubblica dell’Artsakh, il 32,1% in meno rispetto al numero pianificato di 2.800 milioni di AMD [ca. 6,7 mln di euro, NdT] e il 28,5% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

90 – In assenza o grave carenza di sementi, fertilizzanti, pesticidi, combustibili e altri beni necessari, le attività agricole su larga scala che non vengono svolte incidono negativamente sul livello di sviluppo, occupazione e sicurezza alimentare, soprattutto in considerazione dell’urgente necessità di aumentare e diversificare la produzione locale sotto il blocco.

91 – Fermata la costruzione di 32,6 km di strade, decine di chilometri di acquedotti, impianti di irrigazione per migliaia di ettari di terreno, 3.717 appartamenti, oltre 40 infrastrutture sociali e industriali.

92 – A causa del blocco e delle interruzioni di corrente, oltre l’85% della produzione e il 100% delle esportazioni sono state interrotte.

93 – A causa della presa di mira della miniera di rame e molibdeno Kashen della società mineraria Base Metals – il più grande produttore e contribuente dell’Artsakh, il sito minerario è attualmente chiuso e i suoi quasi 2.000 dipendenti fissi, insieme al personale di servizio della miniera, sono attualmente a rischio di disoccupazione.

15. l diritto alla libertà dalla discriminazione

94 – Il blocco, l’interruzione di infrastrutture vitali e altri reati sono commessi sulla base della logica della politica statale di discriminazione razziale (Armenofobia), finalizzata alla distruzione fisica e/o al rimpatrio degli armeni.

95 – I “manifestanti” che bloccano la strada e i loro sostenitori politico-pubblici usano frequentemente slogan e appelli che manifestano odio armeno e minacce di forza, come, ad esempio, il simbolo dell’organizzazione terroristica turca “Lupi Grigi”, espressioni armenofobe degli autori del genocidio armeno, insulti diretti agli armeni come collettività, ecc.

96 – Anche il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev aderisce apertamente a questa politica. Così, nella sua intervista del 10 gennaio 2023, ha affermato che l’uscita dall’Artsakh era aperta e che tutti potevano andarsene e che nessuno avrebbe interferito. Questo blocco è un’altra prova che l’obiettivo principale dell’Azerbaigian è la pulizia etnica degli armeni dell’Artsakh.

97 – Il 22 febbraio 2023 la Corte internazionale di giustizia (ICJ) delle Nazioni Unite (ONU) ha adottato una decisione per indicare all’Azerbaigian una misura provvisoria sull’immediata revoca del blocco del corridoio di Lachin nell’ambito di “Armenia vs Azerbaigian” e ha quindi riconosciuto il blocco come una manifestazione di discriminazione razziale contro gli armeni. Tuttavia, la parte azera fino ad oggi non adempie alla decisione della magistratura suprema internazionale.

98 – Inoltre, il 5 marzo 2023, la parte azera ha fatto ricorso a un nuovo atto terroristico, in particolare, un gruppo di agguato delle forze armate azere ha attraversato la linea di contatto e ha attaccato l’auto della polizia della Repubblica dell’Artsakh in servizio civile, che procedeva da Stepanakert lungo una strada a circa 1 km dalla linea di contatto. A seguito dell’attacco, tre poliziotti dell’Artsakh sono stati uccisi e un altro è rimasto ferito. Questo attacco e altre violazioni del regime di cessate il fuoco mirano a creare terrore fisico e psicologico contro il popolo dell’Artsakh sotto blocco, che è anche una chiara manifestazione della politica statale azera di discriminazione razziale contro gli armeni.

16. Il diritto all’autodeterminazione

99 – Tutte le violazioni azere contro il popolo dell’Artsakh sono profondamente dirette contro il suo diritto all’autodeterminazione e il fatto della sua realizzazione, al fine di risolvere finalmente il conflitto a proprio vantaggio attraverso la pulizia etnica basata sul9la logica “nessun popolo, nessun diritto”.

100 – La sistematica e coerente politica di odio etnico condotta dall’Azerbaigian, manifestata sia durante l’aggressione militare scatenata contro l’Artsakh nel 2020 sia dopo l’istituzione del cessate il fuoco dalla Dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, dimostra che ipotizzare qualsiasi status dell’Artsakh sotto l’Azerbaigian equivale alla pulizia etnica e al genocidio del popolo Artsakh. Pertanto, nel contesto del conflitto del Nagorno Karabakh, il diritto all’autodeterminazione equivale al diritto del popolo dell’Artsakh a vivere nella propria terra natale.

Il diritto fondamentale all’autodeterminazione del popolo dell’Artsakh e le invasioni e le minacce dell’Azerbaijan contro la sua esistenza fisica sulla base della discriminazione razziale sono motivi più che sufficienti per la protezione del popolo dell’Artsakh da parte della comunità internazionale, così come il riconoscimento internazionale della Repubblica dell’Artsakh basato sul principio del “riconoscimento correttivo”.

[Traduzione non ufficiale]