Pagherà per i suoi peccati?

Dittatore. Arrogante, presuntuoso, despota, affamatore del popolo, guerrafondaio, corruttore, prepotente. Non bastano gli aggettivi per descrivere il presidente azero Aliyev.
Governa con il bastone un Paese che è agli ultimissimi posti al mondo per tutela dei diritti civili e politici e dove la libertà di informazione è pressoché sconosciuta.

Alimenta il suo consenso personale interno facendo leva sui sentimenti ultranazionalisti di una componente della società civile azerbaigiana nutrita per anni a pane e odio contro gli armeni.

La gestione del suo potere è tutta dentro la famiglia: il padre Haydar (ex dirigente comunista di epoca sovietica) è lo spirito guida della patria, Ilham è il figlio presidente, Mehriban è la moglie nonché vicepresidente della repubblica.

Ogni sito istituzionale riporta questa “trimurti” azerbaigiana; aeroporti, musei, teatri, cartellonistica stradale, tutto si riconduce alla sacra famiglia del potere.

Il popolo (o parte di esso, perché c’è anche molto scontento) applaude le conquiste territoriali, inneggia al trionfo in Karabakh e cerca di raccogliere le briciole della ricchezza che gli Aliyev hanno saggiamente depositato all’estero in comodi paradisi fiscali. “Panama papers” non mentono.

Finita la campagna di Artsakh, passata l’euforia per la riconquista di “Kankendi”, lavata col sangue l’onta della sconfitta nella prima guerra degli anni Novanta, ora il dittatore continuerà a rivolgere le proprie attenzioni all’Armenia. Gli serve mantenere viva la tensione ed è per questo che non si arriverà rapidamente a un complessivo accordo di pace perché – una volta chiuso il contenzioso con gli armeni – tutta l’attenzione dell’opinione pubblica si concentrerà inevitabilmente sui problemi interni, sulla povertà che nonostante le ricchezze energetiche ancora colpisce una buona parte della popolazione.

Il crudele Aliyev pagherà prima o poi le colpe dei propri peccati? Le migliaia di armeni e azeri mandati a morire per il suo orgoglio di despota avranno giustizia? Madri, padri, mogli, mariti, figli di una parte e dell’altra potranno un giorno asciugare le loro lacrime con la certezza che l’artefice di tutto questo dolore sta scontando la giusta punizione?

La Storia ci insegna che tanti “dittatori utili” (cit.), una volta completata la loro missione sono finiti in disgrazia. Aliyev non sarà un’eccezione. Finita la guerra in Ucraina, assolto il suo compito di opportuna sponda per i giochi di potere dei grandi player internazionali, il despota del Caspio non sarà più indispensabile, pagherà i troppi sgarbi fatti alle diplomazie di mezzo mondo e verrà buttato giù.

Quel giorno, speriamo il più vicino possibile, brinderemo.