Una settimana di guerra. Proviamo a fare il punto della situazione e a riflettere sull’andamento del conflitto

Da nove giorni si combatte in Nagorno Karabakh (Artsakh). L’attacco azero del 27 settembre è stato un fulmine abbattutosi con violenza sulla regione sud caucasica e sugli equilibri non solo mediorientali. Cerchiamo di capire cosa è successo in questi primi giorni di guerra. Solo dentro le stanze degli alti comandi militari è nota la situazione. Però qualche idea ce la siamo fatta alla luce di quanto si è scritto, si è detto e si è visto in questi giorni… Per capire le dinamiche di questa guerra è però necessario fare un doppio salto all’indietro nel tempo.

La guerra dei quattro giorni

In primo luogo, ritorniamo indietro alla cosiddetta “guerra dei quattro giorni” del 2016. Allora gli azeri attaccarono cercando di sfondare a nord e a sud dei settori orientali della linea di contatto. Lo scopo era duplice: da un lato cercare di guadagnare terreno, dall’altro provare a spingere la difesa armena verso quei territori così sguarnendo la parte centrale, quella che dà accesso diretto alla piana di Askeran e alla capitale Stepanakert. Gli armeni, in difesa, non caddero nel tranello e a costo di grandi sacrifici umani tennero le posizioni. Alla fine, l’offensiva azera, costata centinaia di morti soprattutto da parte di Baku, determinò la “conquista” di pochi lembi di territorio (da quattro a otto chilometri quadrati). L’attacco terrestre fu in sostanza un fallimento.

Scontri di luglio

Ora, andiamo indietro a un paio di mesi fa quando gli azeri provocarono scontri al confine nord-orientale dell’Armenia nella regione di Tavush. Tre, quattro giorni di schermaglie che alla luce di quanto sta accadendo ora suonano come un tentativo di sviare l’attenzione della difesa armena lontano dalla linea di contatto del Nagorno Karabakh (Artsakh) dove almeno da un paio di anni regna una relativa calma. Quella tensione sul settore armeno-azero fu il pretesto per Baku per organizzare grandi manovre militari congiunte con la Turchia. Oggi possiamo dire con certezza che molti aerei, carri e lancia missili turchi rimasero sul suolo azero al termine delle manovre; pronti a essere impiegati per le future operazioni militari di settembre.

Una settimana di guerra

Dunque, l’Azerbaigian ha attaccato domenica 27 settembre la repubblica del Nagorno Karabakh (Artsakh). Dopo più di una settimana, possiamo delineare un primo sviluppo delle operazioni belliche.

Con un massiccio spiegamento di uomini e mezzi, gli azeri hanno provato a sfondare le linee di difesa armene. L’attacco, questa volta, è stato sviluppato sull’intera linea di contatto, dal passo Omar a nord  fino al fiume Araks al confine con l’Iran. Non più solo un’operazione di terra, ma un assalto coadiuvato da droni (compresi quelli kamikaze, tipo Orbiter 1 di fabbricazione israeliana) e aerei (compresi caccia turchi).

I comunicati dei rispettivi comandi militari non possono ovviamente rendere nota la reale situazione sul campo. Però è possibile farsi un’idea su ciò che viene detto e non detto dalle parti. Soprattutto quella azera, l’attaccante.

Dopo sei giorni di guerra, costati a Baku centinaia di morti, decine di carri armati, veicoli, aerei, elicotteri e droni distrutti, nessun proclama di vittoria arriva dagli alti comandi. L’Azerbaigian è un regime dittatoriale, la libertà di informazione non esiste, da una settimana l’uso di internet e dei social è praticamente nullo.

Ecco che sabato 3 ottobre, il ministero della difesa e il presidente Aliyev annunciano la conquista di alcuni villaggi armeni prossimi alla linea di contatto. Già questa dovrebbe essere una mezza sconfitta: se dopo una settimana di guerra sei riuscito solo a conquistare qualche chilometro quadrato e lo sbandieri come un trionfo, c’è qualcosa che non va.

Aliyev annuncia la liberazione di Mataghis e la notizia viene ripresa da siti indipendenti. Segue video sul campo. Ma il video non arriva e la notizia comincia ad assumere i contorni della bufala. Qualche ora dopo, il ministero della difesa azero pubblica un video che annuncia la cattura di Talish (altro villaggio vicino alla linea di contatto e già colpito nel 2016). Ma il video è palesemente taroccato, anche in maniera grossolana. Compare un cartello stradale con la scritta Talish in azero ma si vede che è fatto con photoshop e diviene immediatamente virale finendo sulla luna e a Berlino.

Contro un muro

Nonostante il dispiegamento di mezzi, l’uso di mercenari, il supporto logistico della Turchia gli azeri non riescono a sfondare.

Se si chiama “Alto Karabakh” ci sarà pure un motivo in fondo. L’esercito di difesa dell’Artsakh sfrutta il posizionamento in altura e – a costo di gravi perdite anche umane – riesce a tener testa al nemico. A nulla valgono le centinaia di razzi sparati contro le postazioni armene; che perdono in effetti parecchi carri e almeno duecento uomini, ma riescono a rintuzzare le ripetute incursioni nemiche che si infrangono contro un muro difensivo invalicabile.

Sicché, Aliyev decide di spaventare la popolazione civile e comincia a bersagliare Stepanakert, Shushi e le altre città. È un tentativo disperato, dietro al quale si nasconde la frustrazione per non aver conseguito a oggi alcun risultato.

Una palese violazione delle convenzioni internazionali, in particolare quella del 2010 che vieta l’uso delle bombe a grappolo. Questo accanimento contro la popolazione civile (che genera inevitabili risposte da arte armena) è sintomatico della crisi che sta vivendo il regime di Baku.

Aliyev promette conquiste, promette di scacciare gli armeni dalla regione, manda migliaia di ragazzi morire in battaglia. Ma, fino a oggi, ottiene poco o nulla. Non sarà qualche chilometro quadrato e neppure qualche piccolo insediamento di frontiera (ammesso e non concesso che sia stato preso…) a consentirgli di cantare vittoria.

Tempi lunghi

Se le parti non concorderanno un cessate il fuoco, se le organizzazioni internazionali (su tutte il Gruppo di Minsk dell’Osce che tuttavia non piace a turchi e azeri), se la Russia non riusciranno a far bloccare le ostilità c’è il rischio che la guerra vada avanti a oltranza.

La settimana appena iniziata è dunque molto importante per capire se il conflitto si sta incanalando verso una guerra di posizionamento o nuove offensive azere (e controffensive armene) smuoveranno lo stato di cose.

Più passa il tempo e più la posizione di Aliyev si fa critica anche perché comincerà ad aumentare il malumore interno; più passa il tempo e più il dittatore azero potrebbe convincersi a aumentare il livello del conflitto attaccando l’Armenia il che comporterebbe però l’intervento russo per il trattato CSTO; opzione azzardata e francamente poco praticabile perché infilerebbe l’Azerbaigian in un vicolo cieco. Oppure Aliyev potrebbe intensificare i bombardamenti sulle città dell’Artsakh costringendo di fatto buona parte della popolazione a scappare. Ma la guerra sarebbe tutt’altro che vinta.

Terzo giorno di guerra 29 settembre

(8,00) AGGIORNAMENTO – Continuano combattimenti con diversa intensità lungo tutta la linea di contatto. L’Azerbaigian sta preparando un nuovo attacco dopo che le forze di difesa armene hanno respinto il nemico e recuperato parte delle posizioni perdute domenica. Gravi perdite inflitte agli azeri. La situazione rimane comunque difficile. L’Esercito di difesa armeno ha perso 89 soldati caduti in due giorni di combattimento

(8,15) VIOLENTA BATTAGLIA NELLA NOTTE – Per tutta la notte si sono svolte feroci battaglie al confine con l’Artsakh (Nagorno-Karabakh). L’avversario – tramite il fuoco pesante di veicoli corazzati, UAV e artiglieria – ha cercato di effettuare attacchi, soprattutto nelle direzioni nord e sud, ma è stato respinto perdendo circa 60 militari e una considerevole quantità di veicoli blindati. Lo ha dichiarato questa mattina Artsrun Hovhannisyan, un rappresentante del Ministero della Difesa dell’Armenia.

(8,30) CONTROFFENSIVA ARMENA – le unità armene hanno respinto gli attacchi delle forze armate azerbaigiane in diverse direzioni della linea di contatto, avviando azioni punitive in alcune aree, provocando perdite significative di manodopera e attrezzature all’avversario. “In particolare, questa mattina presto, un gruppo di veicoli corazzati attaccanti dell’avversario è stato colpito nella direzione meridionale [dell’Artsakh].

(9,00) COLPITO BUS CIVILE IN ARMENIA – Il governo dell’Armenia riferisce che un drone azero ha colpito un bus civile nei pressi della città di Vardenis nella repubblica di Armenia

(10,30) COLPI CONTRO UNITA’ MILITARE A VARDENIS – Droni azeri hanno colpito una postazione militare armena nei pressi di Vardenis, così riferisce la portavoce del ministero della difesa dell’Armenia che ha altresì seccamente smentito accuse azere di colpi verso la città di Dashkesan nel territorio dell’Azerbaigian; queste notizie infondate, secondo il MOD armeno preparano gli attacchi azeri contro l’Armenia

(11,00) FORZE ARMENIA IN ALLERTA – Il ministero della difesa dell’Armenia riferisce che il territorio armeno è stato oggetto di colpi azeri sin dall’inizio dell’offensiva e che tutte le forze di difesa sono pronte al combattimento su ogni direttrice compresa quella del Nakhichevan

(11,00) CIVILI UCCISI A VARDENIS – Si segnalano anche vittime civili a Vardenis (Armenia) per bombardamento azero.

(11,15) INFLITTE NUOVE PERDITE AL NEMICO – Secondo gli ultimi dati gli azeri avrebbero perso altri due elicotteri, 11 droni, 5 carri armati e 4 veicoli da trasporto truppe.

(13,00) CACCIA TURCHI IN AZIONE – A partire da oggi alle 10:30, i caccia F-16 turchi sono stati rilasciati dall’aeroporto Gyanja dell’Azerbaijan e hanno assicurato gli attacchi missilistici in direzione degli insediamenti armeni e delle unità territoriali delle forze armate armene di stanza nei distretti di Vardenis, Gran Masrik e Sotk e nei dintorni della città di Vardenis in Armenia partendo dall’aeroporto di Dalyar in Azerbaijan

(14,00) CIVILI ARMENI MORTI – Sono quattro i civili armeni morti nel corso dei bombardamenti azeri. Victoria Gevorgyan, 9 anni, è la più piccola vittima

(17,00) ABBATTUTO AEREO ARMENO – Un aereo Su-25 dell’aviazione armena è stato abbattuto da un caccia turco F 16, decollato dalla base azera di Ganja, nello spazio aereo armeno.

(17,00) PASHINYAN – “L’Azerbaigian, con l’incoraggiamento attivo, il sostegno politico e militare della Turchia, sta espandendo la geografia delle ostilità al territorio dell’Armenia. L’Armenia e l’Artsakh daranno una risposta politico-militare adeguata ai tentativi dell’Azerbaigian di minare la sicurezza e la pace della regione “.

(18,00) DICHIARAZIONE PASHINYAN – “Una nuova guerra contro l’Armenia e il Nagorno Karabakh da parte dell’Azerbaigian è una guerra contro la democrazia“.

(19,00) PUTIN E PASHINYAN – Il premier armeno e il presidente russo hanno avuto una conversazione telefonica

(20,00) GRAVI PERDITE AZERE – Durante un briefing di oggi, il vice comandante dell’esercito di difesa dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) Artur Sargsyan ha dichiarato che l’Azerbaigian ha subito più di 500 vittime. “L’Azerbaigian ha perso 17 carri armati, 4 veicoli corazzati, 3 veicoli corazzati tecnici pesanti, 13 UAV e quasi 500 membri del personale”, ha detto Sargsyan, aggiungendo che, sfortunatamente, anche la parte armena ha subito vittime durante le battaglie.

(20,00) JOE BIDEN – Il candidato democratico alla presidenza USA ha dichiarato che gli Stati Uniti devono richiedere alla Turchia di stare fuori dal conflitto.

(21,00) EROGAZIONE SERVIZI – I servizi essenziali (gas, luce, acqua) sono perfettamente funzionanti in tutta la repubblica. Solo la connessione internet saltuariamente ha delle cadute.

(21,00) PERDITE AZERE – Alle 22 locali le perdite azere ammonterebbero a 790 caduti nella sola giornata di oggi con 180 morti nella sola zona di Karvachar, 72 droni, 7 elicotteri, 137 carri armati e 1 aereo; 1900 feriti

Il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica dell’Artsakh (Repubblica del Nagorno-Karabakh) ha rilasciato la seguente dichiarazione:

L’attacco armato su vasta scala dell’Azerbaigian contro la Repubblica dell’Artsakh, che continua dal 27 settembre, è accompagnato da gravi violazioni delle leggi e dei costumi applicabili nei conflitti armati.

In particolare, nella loro aggressione contro la Repubblica dell’Artsakh, le forze armate azerbaigiane attaccano intenzionalmente soggetti civili che non sono obiettivi militari, utilizzano metodi e mezzi di guerra proibiti che possono causare lesioni o sofferenze inutili, nonché utilizzano armi indiscriminate. Come risultato delle azioni criminali dell’Azerbaigian, ci sono state vittime tra la popolazione civile dell’Artsakh. Una seria preoccupazione è causata dalle informazioni in arrivo che i mercenari dal Medio Oriente vengono reclutati attraverso la Turchia per partecipare alle ostilità dalla parte dell’Azerbaigian. Tali azioni dell’Azerbaigian costituiscono una grave violazione del diritto internazionale umanitario, in particolare della Convenzione di Ginevra relativa alla protezione delle persone civili in tempo di guerra, e costituiscono crimini di guerra. Va notato che sia la Repubblica dell’Artsakh (dal 26 gennaio 1993) che l’Azerbaigian sono parti di questa Convenzione.

Quest’ultima aggressione dell’Azerbaigian contro la Repubblica dell’Artsakh dovrebbe essere vista nel contesto di attacchi diffusi e sistematici alla popolazione civile armena, intrapresi dalla parte azerbaigiana sia in tempo di guerra che di pace sin dall’inizio del Movimento di liberazione nazionale dell’Artsakh , e fino ad oggi. Atrocità contro la popolazione armena a Sumgait, Baku e in altre città dell’Azerbaigian, deportazione forzata dell’intera popolazione armena dall’Azerbaigian, crimini di guerra commessi dalle forze armate azerbaigiane sia durante la guerra negli anni ’90 che nell’aprile 2016, continue violazioni dei diritti fondamentali dei cittadini della Repubblica dell’Artsakh e impedire loro di esercitare i loro diritti intrinseci manifesta un crimine contro l’umanità.

La parte azera sta ancora una volta cercando di mettersi al di sopra del diritto internazionale. Allo stesso tempo, gli atti illeciti dell’Azerbaigian diventano ogni volta sempre più minacciosi sia per la vita della popolazione civile che per la pace e la sicurezza nella regione nel suo insieme, il che è contrario alla Carta delle Nazioni Unite. Le dichiarazioni di rappresentanti di organizzazioni internazionali sulla necessità di un’urgente cessazione delle ostilità dovrebbero essere viste in questo contesto. Le dichiarazioni di personalità politiche e pubbliche di vari stati sulla necessità di ritenere responsabile l’Azerbaigian meritano un’attenzione particolare. Riteniamo che questo sia il meccanismo più efficace per garantire il rispetto da parte dell’Azerbaigian dei suoi obblighi in quanto membro della comunità internazionale, nonché per prevenire le sue ulteriori intenzioni di commettere atti illeciti a livello internazionale. Il riconoscimento internazionale dell’Artsakh è il più efficiente nel kit di strumenti a disposizione della comunità internazionale per mantenere la pace e la sicurezza nella regione.

Dotare la Repubblica dell’Artsakh di personalità giuridica internazionale aggiungerà ai mezzi militari della Repubblica per garantire la sicurezza anche meccanismi legali per proteggere i diritti fondamentali dei suoi cittadini “.

[traduzione e grassetto redazionale]

In queste ore tutti i media, anche radio televisivi stanno coprendo la notizia dei combattimenti in Nagorno Karabakh (Artsakh). Non sempre l’informazione è corretta, e per etichettare gli armeni della regione vengono usate varie espressioni quali “indipendentisti”, “secessionisti” e “ribelli”.

Possiamo pure convenire eventualmente sul primo termine.

Quanto al secondo invece, l’unica “secessione” fu quella della RSS Azera dall’Unione Sovietica a fine agosto 1991; la oblast autonoma del Nagorno Karabakh (NKAO), in virtù della legislazione sovietica allora esistente (“legge 7 aprile 1990, “Norme per la secessione delle repubbliche dall’Urss”), rimase nell’Unione e – dopo conferma della Corte costituzionale di Mosca (nov. 1991), referendum  ed elezioni politiche (dic. 1991) proclamò il nuovo Stato (6 gen. 1992). Gli armeni dell’Artsakh non sono dunque giuridicamente dei “secessionisti”

Assolutamente fuori luogo il termine “ribelli utilizzato da alcuni media”: ribelli di che cosa?

Da quasi trenta anni la repubblica del Nagorno Karabakh (Artsakh) è uno Stato de facto con proprie istituzioni, regolari elezioni politiche, un livello di democrazia sicuramente più elevato di quello azero.

L’Azerbaigian reclama quel territorio che non ha mai fatto parte ufficialmente della repubblica azera post Urss e alla quale fu donato da Stalin nel 1921.

Ribelle” significa letteralmente “colui che riprende la guerra” ma le vicende del Caucaso meridionale ci dimostrano chiaramente che non sono gli armeni a volere la guerra contro un nemico che oltretutto spende miliardi di petrodollari per acquistare sempre più moderni e micidiali armamenti; e anche “colui che non vuole sottomettersi all’ordine precostituito” che, come abbiamo visto, non è certo quello che vorrebbe imporre Baku che non ha alcun diritto su quel territorio.

E’ necessario che i media facciano bene attenzione nell’uso dei termini perché utilizzare quelli della propaganda azera significa dare manforte al regime di Aliyev.

Lo deve fare, se non altro, per solidarietà di categoria professionale visto che l’Azerbaigian nella classifica Freedom press index figura al 167° posto su 180 nazioni e le carceri di Aliyev sono piene di colleghi giornalisti.

28 settembre 2020

(9,00) CONTINUA L’ATTACCO AZERO – Le forze di difesa armene hanno recuperato la maggior parte delle posizioni che erano state perdute nel corso della prima offensiva azera. Gli aggressori hanno lasciato sul terreno decine di cadaveri. Tuttavia da questa mattina gli azeri hanno lanciato una nuova massiccia offensiva contro tutta la line di difesa dell’Artsakh a conferma della premeditazione dell’attacco. Sempre più provato il coinvolgimento della Turchia nell’operazione militare

(9,15) PASHINYAN: ARMENIA GARANTE DELL’ARTSAKH – Il premier armeno Pashinyan ha dichiarto che “l’Armenia è garante della sicurezza e dell’indipendenza dell’Artsakh. Oggi l’Armenia sta con l’Artsakh con tutto il suo potenziale statale. Faremo ogni possibile sforzo per assicurare la sicurezza dei confini della nostra patria, per proteggere la nostra libertà e la nostra indipendenza”

(9,20) RECUPERATE POSIZIONI NELLA NOTTE – Il Consiglio di sicurezza nazionale conferma che nella notte sono state recuperate posizioni che, per stessa ammissione del presidente della repubblica Harutyunyan, erano state perse nell’area di Talish e nell’estremo bordo meridionale della linea di contatto.

(10,30) 200 FERITI – Secondo ministero difesa sarebbero circa duecento i soldati armeni feriti nei combattimenti. 80 di loro sono stati già trasferiti a Yerevan.

(10,30) MILIZIANI DALLA TURCHIA – Secondo informazioni del governo armeno la Turchia avrebbe trasferito dalla Siria all’Azerbaigian circa 4000 miliziani che starebbero prendendo parte ai combattimenti contro l’Artsakh. Lo riferisce al riguardo Vardan Toghanyan ambasciatore dell’Armenia in Russia.

(11,30) BOMBARDAMENTI SU MARTAKERT Il ministero della difesa comunica che questa mattina le forze armate azere stanno colpendo la città di Martakert (che si trova a pochi chilometri dalla linea di contatto)

(13,00) ARTIGLIERIA – “La intensità di utilizzo dell’artiglieria, la intensità di tiro è senza precedenti; non c’è mai stata una tale densità di riprese in questa regione“. Lo ha scritto sulla sua pagina Facebook Hovhannisyan, rappresentante del ministero della Difesa dell’Armenia.

(13,00) COMUNICATO RETE DIALOGO SOCIETA’ CIVILE ARMENA – Il 27 settembre 2020, il regime dittatoriale dell’Azerbaigian ha lanciato un attacco su larga scala lungo l’intera linea di contatto dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) utilizzando artiglieria pesante, carri armati, aerei e missili. Lo ha sottolineato in una dichiarazione la “Rete di dialogo costruttivo delle organizzazioni della società civile armena”. “Città e villaggi nell’Artsakh vengono bombardati, compresa la capitale Stepanakert, così come il confine con l’Armenia in direzione della città di Vardenis. L’Azerbaigian prende di mira specificamente la popolazione civile in grave violazione del diritto internazionale umanitario e con assoluto disprezzo per la richiesta del Segretario generale delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco a livello mondiale data la pandemia COVID-19. Ci sono già oltre un centinaio di feriti e oltre una dozzina di persone sono state uccise tra la popolazione militare e civile ad Artsakh (Nagorno Karabakh), tra cui almeno un bambino. Questo attacco è senza precedenti per dimensioni e portata dell’arsenale militare impegnato. Ci sono prove evidenti che sia stato preparato in anticipo e con l’apparente sostegno del regime turco. Riteniamo che se la comunità internazionale non reagisce in modo tempestivo e appropriato, le operazioni militari potrebbero espandersi oltre la zona di conflitto, provocando gravi atrocità e una crisi umanitaria nella regione, aggravata dalla situazione legata allo scoppio del coronavirus. Siamo determinati a sostenere tutti gli sforzi per affrontare le sfide ai diritti umani, alla pace e alla sicurezza nella regione. La società civile armena condanna fermamente l’aggressione del regime azero e fa appello alla comunità internazionale, alle organizzazioni internazionali – l’ONU, il Consiglio d’Europa, l’Unione europea, i copresidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE – affinché adottino misure urgenti ed efficaci per porre fine l’aggressione del regime azero e di riprendere i negoziati per la risoluzione pacifica del conflitto ”, si legge anche nel comunicato.

(15,00) SITUAZIONE STEPANAKERT – La situazione a Stepanakert è relativamente tranquilla. Il consigliere presidenziale Ashot Ghoulyan (già presidente dell’Assemblea nazionale) la situazione è sotto controllo. Registrata tratti mancanza di connessione internet

(16,00) BLOCCATO ATTACCO A SUD – La portavoce del ministero della Difesa dell’Armenia comunica via Twitter che un attacco azero su larga scala nel settore meridionale è stato bloccato. Gli azeri avrebbero tentato una penetrazione nella valle dell’Araks a sud ma sarebbero stati respinti lasciando sul campo 370 caduti e 22 carri armati

(16,00) MINISTRO DIFESA ARMENIA – Il ministro della difesa dell’Armenia, Davit Tonoyan, è giunto in Artsakh per riunioni operative con il collega e gli alti comandi dell’Esercito di difesa di Stepanakert.

(19,00) OSTILITA’ CONTINUANO – Le ostilità continuano con intensità variabile lungo l’intera lunghezza del confine tra Artsakh (Nagorno-Karabakh) e Azerbaigian. Lo ha dichiarato Artsrun Hovhannisyan, un rappresentante del Ministero della Difesa dell’Armenia. Secondo le ultime informazioni, la parte armena ha perso un totale di 59 soldati.

(21,00) ABBATTUTO AEREO AZERO? – Voci da verificare riferiscono che l’Esercito di difesa dell’Artsakh avrebbe abbattuto aereo delle forze armate azere. Se confermato, si tratterebbe di un ulteriore aumento del livello di intensità dei combattimenti con il coinvolgimento dell’aviazione.

(21,30) COMUNICAZIONE DEL PRESIDENTE HARUTYUNYAN – Il presidente della repubblica Ariyk Harutyunyan su Twitter ha informato che nel secondo giorno di combattimenti le forze armate azere hanno sferrato attacchi lungo tutta la linea di contatto dal settore nord (passo Omar) fino al fiume Araks a sud. Nel settore nord orientale hanno puntato verso Talish e Mataghis (come nel 2016) mentre a sud hanno attaccato Fizuli e Jibrail. tentato anche un attacco su larga scala in corrispondenza del monte Mrav (nord) ma sono stati respinti. Harutyunyan sottolinea che si tratta evidentemente di un intervento ben pianificato da tempo e con impiego di armi turche e ingaggio di miliziani stranieri. Il presidente ha dichiarato che tatticamente nessuna posizione importante è stata occupata dagli azeri ma èm olto più importante il danno provocato all’armamento tecnico dell’Azerbaigian da parte delle forze di difesa armene.

Una massiccia campagna di disinformazione ha accompagnato l’attacco azero di questa mattina contro la popolazione civile del Nagorno Karabakh-Artsakh.

Oltre alle consuete “bugie” di propaganda bellica (come la conquista di sei villaggi armeni…) gli azeri si sono prodotti nella classica strategia di ribaltare contro l’avversario le accuse a loro rivolte. Ed ecco che, all’improvviso, da aggressori si trasformano in aggrediti e giustificano le loro azioni solo come una risposta all’azione del nemico. La grancassa turca dà loro manforte. Purtroppo, anche alcuni media, poco attenti e conoscitori della materia, riprendono il motivetto che tanto piace a Baku.

Smontiamo questa ennesima fake news di Aliyev:

  1. In primo luogo, evidenziamo che l’attacco è avvenuto di domenica mattina intorno alle 7. Anche lo scorso 12 luglio (giorno nel quale sono iniziati gli scontri sul confine nord-orientale dell’Armenia) era domenica. Un giorno festivo per gli armeni cristiani. Anche se sulla linea di contatto la tensione è sempre massima, molti funzionari amministrativi e ufficiali dell’esercito sono in riposo e trascorrono la giornata con le proprie famiglie. In tutta la settimana, la domenica è insomma il giorno migliore per tentare di cogliere di sorpresa gli armeni
  2. Le prime notizie internazionali da corrispondenti ben informati e conoscitori della situazione sud caucasica hanno parlato questa mattina di bombardamenti azeri lungo la linea di contatto e insediamenti civili. Se gli azeri fossero stati davvero vittime della fantomatica “aggressione armena”, prima ancora della controffensiva ne avrebbero dato immediatamente notizia. “Ehi mondo, siamo stati attaccati dagli armeni cattivi; ecco chi provoca la tensione nella regione!”. E invece sono stati zitti, le notizie sono arrivate solo per i bombardamenti su Stepanakert e gli insediamenti civili armeni. O la comunicazione delle FF.AA. azere è affidata a degli sprovveduti oppure… (buona la seconda)
  3. Il bilancio degli scontri ancora una volta è sfavorevole agli azeri. Solitamente chi attacca subisce il maggior numero di perdite. Se davvero è stata una controffensiva come vogliono farci credere, allora vuol dire che la prontezza all’attacco nemico da parte dei soldatini di Aliyev è davvero scarsa…
  4. La controffensiva sarebbe stata attuata – secondo Baku – per il lancio di alcune granate da parte armena contro il territorio azero; normale attività sulla linea di contatto, dobbiamo purtroppo rilevare, nel corso di trenta anni di guerra; non certo tale da giustificare una offensiva con forze terrestri e aeree.
  5. La premeditazione, visto lo schieramento di mezzi da parte delle forze azere, è fin troppo evidente; aggiungiamo che nei giorni scorsi si sono registrati invii di uomini e mezzi militari dalla Turchia all’Azerbaigian oltre a manovre congiunte provocatoriamente vicine al confine con l’Armenia
  6. Tutta la linea di contatto tra Azerbaigian e Artsakh è stata interessata dai combattimenti: qualcosa di più di una semplice risposta a provocazioni nemiche, ma l’evidenza di un preciso e studiato piano di aggressione
  7. L’Artsakh non ha alcun interesse ad alimentare la tensione lungo la linea di contatto; dispone di meno uomini e mezzi, sa che la difesa del confine ha un caro prezzo. Da mesi si registra una situazione di relativa calma, non ha senso attaccare il nemico al solo scopo di provocarlo.

Da questa mattina è in corso un pesante attacco missilistico azero contro la repubblica del Nagorno Karabakh (Artsakh). Colpiti insediamenti civili compresa la capitale Stepanakert. Molti cittadini stanno trovando riparo nei rifugi. Le forze armate armene hanno abbattuto due elicotteri e tre droni; distrutti anche alcuni carri armati. Tutte le milizie armene sono strenuamente impegnate nella difesa dei confini in questo che risulta essere un attacco ancor più grave di quello del 2016.

(seguono aggiornamenti)

(9,00) HARUTYUNYAN: QUESTA E’ UNA BATTAGLIA PER LA VITA O LA MORTE – “Cari compatrioti, Questa mattina presto, il nemico ha iniziato a bombardare attivamente lungo l’intera lunghezza della linea di contatto e in direzione di diversi insediamenti pacifici. Chiediamo alla popolazione di proteggersi e di mantenere la calma. Poco fa ho conosciuto i nostri primi volontari. Vi assicuro che le nostre forze armate sono forti nelle loro posizioni e la risposta sarà adeguata. La leadership politico-militare dell’Azerbaigian ha la piena responsabilità della situazione e sarà ritenuta responsabile di ogni vittima. Questa è una battaglia per la vita o la morte, e la stiamo accettando come nazione e otterremo la vittoria come nazione. Nessuno dovrebbe disperarsi quando sente parlare di vittime, feriti o feriti. Hanno dichiarato una guerra e una guerra è ciò che otterranno. Dobbiamo onorare la patria e le generazioni “.

(9,30) HARUTYUNYAN: PROCLAMATA LEGGE MARZIALE E MOBILITAZIONE NAZIONALE – “A causa della situazione creata, ho convocato una sessione speciale dell’Assemblea nazionale. Parlando davanti ai deputati, ho dichiarato la legge marziale e una mobilitazione diffusa per i cittadini di età superiore ai 18 anni. Abbiamo dichiarato più volte che non supportiamo la guerra, ma siamo pronti per essa. Non c’è nessuno che ama e sostiene la pace più di noi. Non volevamo la guerra. La guerra ci è stata imposta ed è nostro dovere difendere la nostra patria e le nostre famiglie. La leadership politico-militare dell’Azerbaigian avrà la piena responsabilità dell’escalation della situazione. Il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev sarà personalmente responsabile del disastro umanitario che potrebbe verificarsi nella regione “.

(10,30) PASHINYAN: FIDATEVI SOLO DI FONTI UFFICIALI – “Cari orgogliosi cittadini dell’Armenia, orgogliosi cittadini dell’Artsakh e della Diaspora. L’avversario ha lanciato un’offensiva in direzione dell’Artsakh. L’Esercito di Difesa resiste con successo all’attacco. Le informazioni verranno fornite secondo necessità. Vi esorto a fidarvi solo di fonti ufficiali ”, ha scritto Pashinyan sui social.

ALLE ORE 12 AGGIORNAMENTO STAMPA – Il Segretario del Consiglio di sicurezza nazionale, Samvel Babayan, ha annunciato che alle ore 12 locali (le 14 in Italia) la stampa verrà aggiornata sugli sviluppi della situazione

(11,00) LA TURCHIA APPOGGIA L’AZERBAIGIAN – Fonti governative turche hanno dichiarato pieno sostegno all’Azerbaigian

(11,00) PASHINYAN: AGGRESSIONE PIANIFICATA – Recenti dichiarazioni aggressive della leadership dell’Azerbaigian, esercitazioni militari congiunte su larga scala con la Turchia, così come il rifiuto delle richieste di monitoraggio del Rappresentante del Presidente dell’Osce in carica indicano chiaramente che questa aggressione era pre-pianificata e costituisce una provocazione su larga scala contro la pace e la sicurezza regionali, ha dichiarato il premier armeno.

(11,30) DIECI SOLDATI ARMENI CADUTI – Samvel Babayan, Segretario del Consiglio di sicurezza nazionale, dichiara che al momento sono dieci i soldati armeni caduti nel corso dell’attacco azero

(12,00) LEGGE MARZIALE IN ARMENIA – Il premier Pashinyan ha dichiarato la legge marziale e la mobilitazione nazionale in Armenia

(13,15) ABBATTUTI VEICOLI AZERI – “Armenpress” riporta che l’Esercito di difesa dell’Artsakh ha abbattuto quattro elicotteri azeri, quindici droni da combattimento e distrutto dieci carri armati.

(13,20) COMUNICATO GRUPPO MINSK OSCE – “I copresidenti guardano con preoccupazione alle notizie di azioni militari su vasta scala lungo la linea di contatto nella zona di conflitto del Nagorno Karabakh. Condanniamo fermamente l’uso della forza e ci rammarichiamo per l’insensata perdita di vite umane, compresi i civili. I copresidenti fanno appello alle parti affinché cessino immediatamente le ostilità e riprendano i negoziati per trovare una soluzione sostenibile del conflitto. I copresidenti invitano le parti ad adottare tutte le misure necessarie per stabilizzare la situazione sul terreno e ribadiscono che non vi è alternativa a una soluzione pacifica negoziata del conflitto

(14,00) MOGLIE PASHINYAN A STEPANAKERT – Anna Hakobyan, la consorte del premier armeno Nikol Pashinyan è ora a Stepanakert.

(14,50) INTERRUZIONI FORNITURE – Nell’Artsakh si sono verificate interruzioni della fornitura di energia elettrica e gas a seguito dei bombardamenti azeri. Il viceministro delle infrastrutture economiche e industriali dell’Artsakh Armen Tovmasyan ha detto che le autorità stanno già lavorando per risolvere i problemi. “Le infrastrutture di un certo numero di insediamenti sono state danneggiate a seguito dell’attacco militare azero“, ha detto, aggiungendo che i danni vengono rapidamente ripristinati. “In termini di approvvigionamento idrico, comunicazioni e strade non abbiamo problemi o interruzioni seri in questo momento“.

(15,15) NOTA DELLA FARNESINA – Il ministero degli Affari Esteri italiano, in linea con quanto comunicato dall’Osce, ha diramato la seguente nota: “Esprimiamo preoccupazione per le notizie di gravi scontri lungo la linea di contatto fra le forze armate azere ed armene. L’Italia chiede alle parti l’immediata cessazione delle violenze e l’avvio di ogni sforzo, in particolare sotto gli auspici dell’OSCE,  per prevenire i rischi di ulteriore escalation“.

L’Armenia risponde con fermezza alle dichiarazioni del presidente azero

Anna Naghdalyan, Portavoce del Ministero degli Affari Esteri dell’Armenia, ha rilasciato un commento riguardo alla dichiarazione del Presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev che è stata pronunciata all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

I popoli della regione hanno ereditato un conflitto complesso, la cui risoluzione finale richiede un accordo che sarà accettabile per il popolo dell’Armenia, il popolo dell’Artsakh [(Nagorno Karabakh)] e il popolo dell’Azerbaigian. Solo le autorità che godono del mandato del loro popolo sono in grado di dimostrare la volontà politica di raggiungere un compromesso e stabilire la pace. Entrambe le autorità dell’Armenia e dell’Artsakh hanno ricevuto il mandato dei loro popoli e sono pronte ad avviare un dialogo con le autorità dell’Azerbaigian che godono del mandato pertinente del loro popolo.

Ilham Aliyev, che ha ereditato il potere da suo padre e che lo condivide all’interno di un’unica famiglia, non è un leader del genere. La sua autorità si è sempre basata sulla manipolazione del conflitto, promuovendo l’immagine dell’Armenia e del popolo armeno come un “nemico utile” all’interno della propria società, piuttosto che affrontare i bisogni di quest’ultima.

Sotto il governo di Ilham Aliyev, l’Azerbaigian ha perso l’opportunità storica di utilizzare il “boom petrolifero” per costruire un paese e una società moderni.

Oggi le autorità dell’Azerbaigian sono percepite nel mondo come un regime autoritario e repressivo che sfrutta tutte le opportunità, compresa la pandemia COVID-19, per molestare e mettere a tacere il proprio popolo.

Nella regione, abbiamo a che fare con un tale sistema governativo in cui i valori sono sostituiti da un culto della personalità, della dinastia e della propria ricchezza, mentre gli interessi servono a preservare il potere ereditato a tutti i costi. Purtroppo, “tutti i costi” sono pagati dal popolo dell’Azerbaigian privato della voce e delle libertà “, si legge nel commento del portavoce dell’MFA armeno.

Continuiamo a occuparci delle fake news azere, spesso riprese da poco attenti media anche italiani. Dopo esserci occupati dei cosiddetti “territori occupati”, affrontiamo questa volta il tema delle quattro risoluzioni ONU che secondo la propaganda dell’Azerbaigian sancirebbero il torto della parte armena.

Le citate quattro risoluzioni delle Nazioni Unite (822, 853, 874, 884), invocate dall’Azerbaigian in ogni occasione, furono votate dal Consiglio di sicurezza fra l’aprile e il mese di novembre 1993 in una situazione contingente legata allo sviluppo progressivo della guerra in atto.

Le prime tre chiedono

  • 1) la cessazione delle ostilità;
  • 2) il ritiro delle forze armene dai territori che le forze armate azere in rotta abbandonavano (Kelbajar, Aghdam,  Fizuli e le regioni meridionali al confine con l’Iran);
  • 3) la ripresa dei negoziati;
  • 4) l’attuazione di tutte le misure umanitarie finalizzate ad alleviare le sofferenze delle popolazioni.

La quarta, in aggiunta alle precedenti disposizioni, chiede all’Armenia di “usare la sua influenza nei confronti degli armeni del Nagorno Karabakh per l’applicazione delle precedenti risoluzioni”, di fatto avallando la neonata piccola repubblica di Stepanakert come soggetto sostanzialmente distinto (al punto che i suoi rappresentanti firmarono l’accordo del cessate-il-fuoco nel maggio 1994 con Armenia e Azerbaigian).

È pleonastico sottolineare che nessuna delle parti in causa rispettò le risoluzioni ONU a cominciare dalle forze armate azere che continuarono a combattere (e a perdere terreno a favore dei partigiani armeni) nonostante gli appelli internazionali. Certo sarebbe stato davvero strano se solo la parte armena avesse aderito all’invito del Consiglio di sicurezza lasciando campo libero alla parte azera di combattere… da sola.

Quando dunque Baku invoca le citate pronunce del Consiglio di Sicurezza dovrebbe in primo luogo spiegare perché l’Azerbaigian per primo non rispettò le stesse e in secondo prendere atto che già le Nazioni Unite, sia pure con il linguaggio che si conviene ai diplomatici, consideravano acquisito de facto un embrione di statualità della repubblica del Nagorno Karabakh.

Erano comunque, ripetiamo, risoluzioni legate al contingente sviluppo degli eventi bellici; al pari di quella del Parlamento europeo che nel 1988 (e poi nel 1990) condannava i massacri degli armeni nell’Azerbaigian ed esprimeva il proprio sostegno alla popolazione del Nagorno Karabakh nella sua richiesta di unificazione all’Armenia.

L’invocazione da parte azera di queste quattro risoluzioni è quindi del tutto fuori luogo e non aggiunge alcun che di nuovo al diritto storico, politico e giuridico della repubblica di Artsakh

La propaganda dell’Azerbaigian, in questo supportata anche da qualche sciocco ripetitore nostrano, non perde occasione per sottolineare come il 20% del territorio dell’Azerbaigian sia sotto controllo armeno.

Si tratta dell’ennesima bugia del regime di Aliyev. Vediamo perché.

SUPERFICIE DELL’AZERBAIGIAN: 86.600 km2

SUPERFICIE DELL’ARTSAKH: 11.450 km2(al netto degli otto chilometri persi dalle forze armene nella guerra dei quattro giorni del 2016)

Già questi due numeri parlano chiaro. L’attuale estensione della repubblica di Artsakh (Nagorno Karabakh) corrisponde al 13,22% del territorio di tutto l’Azerbaigian. Altro che 20%…

Come noto, al termine della guerra (1992-1994), scatenata e persa dall’Azerbaigian, le forze armate armene non solo difesero l’indipendenza della neonata repubblica del Nagorno Karabakh (corrispondente grosso modo all’oblast sovietica) ma conquistarono anche alcuni distretti contigui che garantiscono la fondamentale sicurezza dello Stato e la contiguità con l’Armenia.

La superficie della NKAO era di 4.388 km2, i restati territori assommano dunque a 7.062 km2

Dunque, questi territori equivalgono all’8,15% della superficie di tutto l’Azerbaigian.

Vale la pena ricordare che l’oblast autonoma del Nagorno Karabakh (NKAO) non ha mai fatto parte della nuova repubblica di Azerbaigian nata dalle ceneri della Repubblica Socialista Sovietica Azera staccatasi dall’Urss. Quindi nessuna pretesa può essere rivendicata da Baku su questo territorio (leggete i documenti sul nostro sito che illustrano il percorso dell’autodeterminazione del Nagorno Karabakh).

Piuttosto, andrebbe approfondita la circostanza che l’originaria regione di Shahumian, nel nord del Nagorno Karabakh, fu “de-armenizzata” nel 1991 con l’operazione “Anello” e oggi fa parte del distretto azero di Goramboy. Si tratta di altri 5/600 km2 che fanno ulteriormente diminuire le percentuali di cui sopra.

Basta dunque fake news sul 20% di territorio azero occupato dagli armeni!