Ma cosa è accaduto a Shushi?

Semyion Pegov, celebre freelance russo e blogger (Wargonzo) ha seguito molto da vicino, dalla parte armena, le vicende del conflitto vivendo in prima linea o quasi il tragico andamento dei combattimenti e fornendo al pubblico preziose corrispondenze. È stato uno degli ultimi a lasciare Stepanakert prima della sua evacuazione.

Recentemente ha rilasciato alcune dichiarazioni riguardo alla controversa “conquista” di Shushi da parte azera.

Per Pegov, le dichiarazioni di Baku secondo cui Shushi è stato presa con mezzi militari non sono vere, una cosa del genere non è accaduta.

«Ho le prove che anche al momento della firma dell’accordo alla vigilia della festa nazionale azera del ‘giorno della bandiera’, i soldati dell’Esercito di difesa dell’Artsakh erano ancora a Shushi» ha dichiarato, sostenendo che, secondo i suoi dati, c’erano circa duecento soldati armeni in diverse parti della città che erano pronti ad andare avanti anche la notte del 9 novembre.

Il blogger ha riferito che il 6 novembre, a Shushi si sono svolti combattimenti quando circa venti uomini delle forze speciali azere hanno attaccato la città ma sono state respinti. La mattina del 7 novembre, sei cecchini sono riusciti a penetrare nella città, alcuni dei quali sono stati neutralizzati. Si parla dunque di numeri molto modesti.

Pegov dice che è stato in città fino a tarda notte del 6 novembre e che a Shushi non c’erano azeri e che l’8 novembre le forze azere erano presenti all’ingresso di Shushi dalla direzione di Stepanakert, ma sono state neutralizzate dalle truppe armene aggiungendo che alcuni gruppi di azerbaigiani separati sono riusciti a entrare a Shushi.

Dovrebbero essere quelli che abbiamo individuato come autori del veloce tour di propaganda con la bandiera al seguito e che abbiamo documentato sui nostri social: una veloce incursione nel tratto di strada che dall’ingresso della città passa davanti al palazzo di città, il museo delle Belle arti e arriva alla moschea superiore. Trecento, massimo cinquecento metri, fatti di gran carriera da non più di una decina di soldati che dovevano dare prova documentale dell’annuncio fatto (una trentina di ore prima) dal presidente Aliyev circa la cattura della città.

Intorno alle 5 del mattino del 9 novembre, centinaia di militari armeni si sono preparati ad aiutare coloro che erano a Shushi per ripulire la città dai gruppi azeri infiltrati, ma avrebbero ricevuto un ordine di ritiro per poi apprendere dell’accordo di cessate il fuoco.

Quindi, secondo Pegov, le affermazioni che Shushi sia stata catturata militarmente dagli azeri non corrispondono alla realtà. I soldati dell’Esercito di difesa avrebbero lasciato la città solo con l’arrivo delle forze di pace russe.

Se la ricostruzione del giornalista russo è corretta, dobbiamo ritenere che la cessione di Shushi faccia parte del pacchetto negoziale per fermare la guerra.

Non abbiamo evidentemente elementi per supportare o confutare quanto dichiarato da Pegov. In questa fase post-bellica è molto difficile poter ottenere informazioni certe.

Due domande però sorgono: 1) se il conflitto stava evolvendo per la parte armena in modo così negativo per quale motivo non è stato fermato prima (a condizioni negozialmente più vantaggiose?); 2) se la situazione sul campo era quella descritta da Pegov perché c’è stata la resa?