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ll difensore dei diritti umani dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) ha pubblicato martedì 21 marzo un rapporto trilingue ad hoc sulle violazioni dei diritti umani individuali e collettivi a seguito del blocco di 100 giorni dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian.
Il rapporto presenta in modo completo e dettagliato i dati sulle violazioni di 7 diritti individuali, 5 diritti di gruppi vulnerabili e 4 diritti collettivi, che riflettono l’aggravarsi della crisi umanitaria e la politica di genocidio dell’Azerbaigian nei confronti del popolo dell’Artsakh.
Parallelamente al blocco completo, l’Azerbaigian interrompe deliberatamente il normale funzionamento delle infrastrutture vitali dell’Artsakh: le forniture di gas ed elettricità, le comunicazioni mobili e Internet con l’obiettivo di aggravare ulteriormente la già grave crisi umanitaria e causare sofferenze umane alla popolazione dell’Artsakh.
Qui di seguito, il rapporto nella nostra traduzione italiana.

INTRODUZIONE

Dal 12 dicembre 2022, intorno alle 10:30 (GMT+4), un gruppo di azeri in abiti civili, presentandosi come presunti “attivisti ambientalisti”, ha bloccato l’unica strada, Goris – Stepanakert, che attraversa il distretto di Lachin (Berdzor) che collega l’Artsakh (Nagorno Karabakh) con l’Armenia e il mondo esterno. La cosiddetta “eco-protesta” con la partecipazione documentata degli agenti dei servizi speciali sponsorizzati dallo stato azero ha dimostrato di essere completamente orchestrata dal governo azero.

Di conseguenza, il blocco in corso ha fisicamente ostruito l’unica strada della vita dell’Artsakh già da 100 giorni, lasciando l’intera popolazione, 120.000 persone, tra cui 30.000 bambini, in uno stato di totale isolamento, di fronte a massicce violazioni dei diritti umani individuali e collettivi, così come molteplici minacce esistenziali e alla sicurezza.

Insieme al blocco in corso del corridoio di Lachin, l’Azerbaigian ha anche deliberatamente interrotto il funzionamento delle infrastrutture critiche dell’Artsakh (fornitura di gas naturale, fornitura di elettricità, Internet e comunicazioni mobili) con l’obiettivo di aggravare ulteriormente la già grave crisi umanitaria e causare un’eccessiva sofferenze umane al popolo Artsakh.

Inoltre, nel periodo successivo alla Dichiarazione trilaterale sul cessate il fuoco, firmata dai leader di Armenia, Azerbaigian e Federazione Russa il 9 novembre 2020, la parte azera ha ripetutamente gravemente violato le disposizioni della Dichiarazione, ricorrendo a mezzi militari escalation, interrompendo la normale vita e attività della popolazione civile dell’Artsakh, dando inizio ad attacchi fisici e psicologici e violenze contro la popolazione.

Il blocco in corso dell’Artsakh e l’interruzione delle infrastrutture vitali da parte dell’Azerbaigian, così come i regolari e costanti attacchi armati, mirano a sottoporre l’Artsakh alla pulizia etnica attraverso l’intimidazione fisica e psicologica, creando condizioni insopportabili e distruggendo la popolazione armena indigena dell’Artsakh.

Questo rapporto presenta in modo esaustivo le costanti e significative violazioni dei diritti umani individuali e collettivi a seguito del blocco dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian, che sono state registrate durante i 100 giorni del blocco a partire dal 21 marzo 2023. Il rapporto è stato preparato in occasione sulla base delle indagini rivolte agli organi statali dall’ufficio del difensore dei diritti umani (difensore civico) della Repubblica dell’Artsakh, studi condotti e informazioni ricevute da interviste e fonti aperte.

DIRITTI INDIVIDUALI

Di seguito sono presentate le principali conseguenze del blocco di 120.000 persone, l’interruzione di infrastrutture vitali, la violazione dei diritti individuali e le sofferenze dirette delle persone.

1. Il diritto alla libertà di movimento

1 – Le restrizioni al diritto alla libertà di movimento hanno leso quasi tutti i diritti umani.

2 – Prima del blocco, una media di circa 2.450 persone transitavano quotidianamente sulla strada Stepanakert-Goris in entrambe le direzioni, il che significa che in condizioni ordinarie durante 100 giorni ci sarebbero 245.000 entrate e partenze per l’Artsakh. Mentre durante il suddetto periodo di tempo, 1.386 persone (858 membri di famiglie separate, 518 pazienti e accompagnatori) sono state trasferite in entrambe le direzioni con l’aiuto del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) e della missione di pace russa. Ciò significa che durante 90 giorni di blocco, il movimento delle persone è diminuito di 178 volte.

3 – Prima del blocco, una media di circa 920 veicoli transitavano giornalmente sulla strada Stepanakert-Goris in entrambe le direzioni, il che significa che in condizioni normali durante 100 giorni ci sarebbero 92.000 entrate e partenze per Artsakh. Mentre durante il suddetto periodo di tempo, nessun veicolo appartenente a cittadini dell’Artsakh ha attraversato la strada Stepanakert-Goris. Sono passati solo i veicoli del CICR e delle forze di pace russe (in totale 2154 entrate e partenze per Artsakh, compresi i carichi vuoti che hanno lasciato Stepanakert per Goris per consegnare aiuti umanitari). Ciò significa che durante 100 giorni di blocco è stato registrato un movimento di veicoli quasi 43 volte inferiore a quello che avrebbe dovuto essere in assenza di blocco.

4 – Prima del blocco, ogni giorno venivano importate in Artsakh una media di 400 tonnellate di merci varie per soddisfare i bisogni vitali delle persone e sostenere l’economia. Ciò significa che durante 100 giorni di blocco si sarebbero dovute importare 40.000 tonnellate di merci, mentre durante il suddetto periodo di tempo circa 3.3707 tonnellate di merci, per lo più cibo e medicine, sono state importate in Artsakh attraverso il CICR e la missione di mantenimento della pace russa, che è circa 11 volte inferiore rispetto al caso di assenza di blocco.

5 – Prima del blocco, una media di 201 tonnellate di merci e materiali venivano esportate giornalmente dall’Artsakh, mentre durante il blocco le esportazioni sono state completamente sospese, il che significa che durante i 100 giorni del blocco più di 20.000 tonnellate di merci e materiali non sono stati esportati dall’Artsakh.

6 – Il primo giorno del blocco, circa 1.100 persone (di cui circa 270 bambini) sono rimaste bloccate per strada e sono dovute rientrare immediatamente a casa. Un totale di circa 3.900 persone, tra cui 570 bambini, persone che lavorano temporaneamente in Artsakh e in Armenia, studenti dell’Artsakh che studiano in Armenia che avrebbero dovuto visitare le loro famiglie almeno per le vacanze di Capodanno e Natale, non hanno potuto tornare a casa.

7 – Nelle condizioni di grave penuria di carburante, la circolazione interna sia dei mezzi pubblici che dei mezzi privati ne ha risentito in modo significativo. Questo problema è diventato ancora più acuto durante le interruzioni della fornitura di gas poiché più della metà del numero totale di veicoli in Artsakh funziona a gas.

2. Il diritto alla salute fisica e mentale

8 – Ci sono state grandi difficoltà nel trasferire pazienti con gravi e particolari problemi di salute in Armenia, soprattutto nella prima fase del blocco. Il CICR ha potuto effettuare il primo trasferimento solo l’ottavo giorno del blocco.

9 – Come conseguenza diretta del blocco, 1 persona è morta durante 100 giorni di blocco a causa dell’impossibilità del suo tempestivo trasferimento nella Repubblica di Armenia. I problemi causati dal blocco hanno avuto un impatto negativo anche in caso di altri decessi, ma non ne sono stati la causa principale.

10 – Durante i 100 giorni di blocco, 194 pazienti sono stati trasferiti dall’Artsakh all’Armenia, 91 dei quali sono stati curati e dimessi dagli ospedali, mentre 103 continuano il loro trattamento. Inoltre, non è possibile trasferire i pazienti in posizione supina, poiché la parte azera impedisce il movimento delle ambulanze dell’Artsakh. Tuttavia, la Croce Rossa in Artsakh non possiede mezzi adeguatamente equipaggiati, quindi trasporta tutti i pazienti in posizione seduta tramite auto normali.

11 – 900 cittadini sono stati privati dell’opportunità di sottoporsi a interventi chirurgici per risolvere i loro problemi di salute a causa della sospensione delle operazioni previste in tutte le istituzioni mediche dell’Artsakh. Dal 31 gennaio, le operazioni pianificate sono state parzialmente riprese presso il “Centro per la salute materna e infantile” e “Arevik” CJSC. Al momento sono state effettuate 33 operazioni pianificate.

12 – L’assenza o la carenza di medicinali e forniture mediche è regolarmente registrata sia nelle istituzioni mediche, in particolare nelle farmacie, la più acuta delle quali è la mancanza di antibiotici, antipiretici, medicinali per malattie croniche generali e altri tipi di farmaci.

13 – Le persone con malattie croniche (4697 persone con diabete, 8450 con malattie circolatorie) rischiano di esaurire le scorte di farmaci forniti gratuitamente dallo Stato. Inoltre, nelle farmacie mancano i medicinali di cui queste persone hanno bisogno regolarmente o secondo necessità.

14 – C’è stata una mancanza e una grave carenza di latte artificiale durante tutto il blocco che ha portato a gravi problemi nutrizionali per centinaia di neonati. Successivamente, un lotto limitato di latte artificiale è stato importato tramite il CICR e le forze di pace russe, il che ha risolto temporaneamente il problema.

15 – Un certo numero di articoli per l’igiene scarseggia costantemente, come prodotti chimici per la casa, saponi e articoli da toeletta, carta igienica, articoli dentali, pannolini, articoli per l’igiene femminile, che porteranno sempre più a gravi problemi di salute pubblica.

16 – A causa del continuo stress causato dalle minacce poste dalle attività criminali azere e dalla situazione generale di incertezza, i tassi di una serie di malattie e complicanze sono aumentati rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, inclusa la malattia coronarica (58%), paralisi cerebrale (36%), complicanze del parto (11,6%) e una serie di altre malattie.

17 – Si registra un aumento dei problemi neuropsichiatrici tra gli adulti e soprattutto i bambini rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Ciò è dimostrato dall’aumento delle visite di bambini e adulti da neurologi e psicologi del 46% e del 47% di conseguenza.

18 – Ci sono problemi con l’approvvigionamento alimentare dei pazienti, soprattutto a causa dell’assenza o della grave carenza di frutta e verdura che possono portare a carenze di vitamine e micronutrienti.

19 – Il numero di interventi chirurgici per occlusione intestinale è aumentato del 25% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, forse a causa della mancanza di fibre nella dieta delle persone.

20 – A causa della mancanza di medici qualificati e attrezzature mediche in Artsakh, centinaia di persone non hanno potuto visitare l’Armenia o altri paesi per esami e/o interventi ricorrenti o una tantum che hanno portato e/o continuano a peggiorare la salute di queste persone.

21 – Ci sono stati 67 casi di avvelenamento da gas dovuti alla serie di interruzioni complete della fornitura di gas all’Artsakh dall’Armenia e al suo parziale recupero.

22 – A causa dei problemi con il riscaldamento, migliaia di famiglie hanno dovuto passare alle stufe a legna, che incidono negativamente sulla salute delle persone, in quanto l’esposizione al fumo è un fattore scatenante, soprattutto per le persone con malattie croniche respiratorie e cardiovascolari.

23 – Sono sorti seri problemi in relazione alla manutenzione delle apparecchiature mediche, in quanto viene effettuata principalmente da specialisti provenienti dall’Armenia o da paesi stranieri. Ad esempio, la macchina a raggi X per pazienti ricoverati del Republican Medical Center non funziona da molto tempo.

3. Il diritto al cibo

24 – Il blocco ha creato problemi relativi a tutte e quattro le componenti del diritto al cibo come definito dall’ONU: disponibilità, accessibilità, utilizzazione e stabilità.

25 – Dall’inizio del blocco, la gamma di prodotti alimentari si è fortemente ridotta e successivamente è diminuita, in particolare quasi tutti i tipi di frutta e verdura, poiché vengono importati principalmente dall’Armenia, soprattutto nella stagione invernale.

26 – Tenendo conto della carenza di cibo e della necessità di una distribuzione proporzionale delle riserve statali esistenti, dal 20 gennaio 2023 è stato introdotto in Artsakh uno speciale sistema di coupon, nell’ambito del quale vengono venduti 9 tipi di prodotti più venduti in quantità limitata: pasta, grano saraceno, riso, zucchero, olio, frutta, verdura, uova, nonché detersivo per bucato tra i prodotti non alimentari.

27 – Prima del blocco, circa il 90% del cibo venduto in Artsakh veniva importato dall’Armenia e da altri Paesi, quindi il blocco ha influenzato notevolmente la quantità e la varietà delle scorte alimentari. Durante questo periodo, il cibo è stato fornito dalla riserva statale e importato in quantità limitate attraverso il CICR e le forze di pace russe. Il livello di sicurezza alimentare è diminuito drasticamente a seguito della guerra del 2020, poiché le terre agricole più fertili sono state sequestrate dall’Azerbaigian.

28 – Nell’ambito di tale diritto, l’incapacità di soddisfare i bisogni nutrizionali speciali di vari gruppi vulnerabili (bambini, persone con disabilità, donne incinte, persone anziane) con la limitata quantità di cibo disponibile può essere considerata il problema più acuto, date le attuali sfide in materia di diversità alimentare e nutrizione.

4. Il diritto a un adeguato standard di vita

29 – A seguito del blocco e della deliberata interruzione delle infrastrutture vitali, il tenore di vita della popolazione dell’Artsakh è notevolmente peggiorato, oltre a problemi di nutrizione e salute.

30 – L’Azerbaigian ha interrotto completamente o parzialmente la fornitura di gas dall’Armenia all’Artsakh per un totale di 34 giorni (il 13-16 dicembre – completamente, il 17-29 gennaio – completamente e talvolta del 50%-80%, e il 29 gennaio- 6 febbraio – a intermittenza e talvolta del 20%, 8-13 febbraio – completamente, 13-16 febbraio – del 90%, 10-13 marzo – completamente) peggiorando la situazione umanitaria nell’Artsakh e aggravando ulteriormente le violazioni dei diritti umani.

31 – Poiché circa l’80% della popolazione dell’Artsakh (quasi 100.000 persone) è consumatrice di gas, la maggior parte di essa utilizza il gas non solo per scopi domestici, come l’acqua calda e la cucina, ma anche per il riscaldamento, quindi le interruzioni della fornitura di gas hanno portato a un’ulteriore crisi del riscaldamento e del tenore di vita della maggioranza della popolazione.

32 – A causa delle interruzioni della fornitura di gas, gli istituti scolastici riscaldati a gas non hanno funzionato completamente o hanno funzionato parzialmente per circa quattro settimane, portando a una massiccia violazione del diritto all’istruzione dei bambini.

33- Dato che nel marzo 2022, dopo che l’Azerbaigian ha fatto saltare in aria l’unico gasdotto proveniente dall’Armenia verso l’Artsakh, la parte azera ha installato una valvola sul gasdotto ed è ora in grado di interrompere la fornitura di gas in qualsiasi momento, la popolazione dell’Artsakh ora dipende da una fornitura di gas inaffidabile e incerta, sapendo che le interruzioni del gas possono ripetersi in qualsiasi momento e per qualsiasi periodo di tempo.

34 – Dal 9 gennaio 2023, l’unica linea elettrica ad alta tensione tra Armenia e Artsakh che attraversa il territorio controllato dall’Azerbaigian (vicino al villaggio di Aghavno) è stata danneggiata, mentre la parte azera non consente agli specialisti dell’Artsakh di raggiungere il sito per ripristinare l’alimentazione. Dato che il volume della produzione elettrica domestica è notevolmente inferiore al volume dei consumi, così come le risorse idriche del bacino di Sarsang sono in diminuzione, il governo dell’Artsakh ha adottato un sistema di blackout continuativo di 2 ore a partire dal 10 gennaio, poi passato a 4 interruzioni di elettricità di 3 ore dal 17 gennaio e interruzioni di 6 ore dal 21 gennaio.

35 – I blackout regolari e di emergenza comportano privazioni per l’intera popolazione, anche per quanto riguarda il riscaldamento, l’acqua calda, la cucina, la pulizia, le comunicazioni e una serie di altri problemi.

36 – Dato che prima del blocco circa la metà del consumo di elettricità in Artsakh era fornito dalle centrali idroelettriche locali, principalmente dalla grande centrale idroelettrica di Sarsang, le risorse idriche del bacino sono in rapido declino. Pertanto, il governo dell’Artsakh dovrà presto aumentare l’attuale programma di 6 ore di blackout continui, che a sua volta aggraverà ulteriormente le privazioni delle persone.

37 – Tra le infrastrutture vitali attaccate, l’Azerbaigian ha preso di mira anche le telecomunicazioni, le comunicazioni mobili e l’infrastruttura Internet. In particolare, sia prima del blocco (con una certa frequenza) che durante quasi tutto il blocco, la parte azera provoca costantemente interruzioni significative nella connessione mobile dell’Artsakh tramite jammer, il che porta a difficoltà di comunicazione generali. Il 12 gennaio, l’unico cavo in fibra ottica che fornisce servizi Internet è stato danneggiato nell’area di Shushi, esattamente nello stesso punto in cui la strada è attualmente bloccata. Per un giorno intero, la parte azera non ha permesso agli specialisti dell’Artsakh di ripristinarlo.

38 – I diritti e le opportunità delle persone di ricevere informazioni e comunicazioni sono di grande importanza, specialmente durante il blocco. Prendere di mira le infrastrutture di telecomunicazione non solo comporta l’interruzione di una varietà di lavori e servizi, ma aumenta anche l’insicurezza, l’isolamento e la sofferenza mentale delle persone.

39 – Il blocco ha generato anche problemi con l’accesso al prelievo di contante, dato il comportamento delle persone in situazione di crisi, quando si sforzano di mantenere i propri soldi in contanti. Per risolvere questo problema, dall’11 gennaio è stato introdotto un limite di prelievo di contanti fino a 50.000 AMD al giorno [€ 120, NdT].

40 – Sebbene il fabbisogno di abbigliamento tenda ad essere a lungo termine e in lenta crescita, la mancanza di fornitura di abbigliamento dall’Armenia all’Artsakh a causa del blocco ha creato rischi in termini di soddisfazione del fabbisogno di abbigliamento delle persone per un lungo periodo di tempo. Tuttavia, in caso di indumenti usati e cambiati di frequente, la carenza di scorte si fa già sentire (es. biancheria intima femminile e maschile, calze, collant ecc.).

5. I diritti del lavoro

41 – Durante tutto il blocco, 782 imprese, pari al 18,3% del loro numero totale, hanno ufficialmente cessato la loro attività a seguito della quale 1170 dipendenti sono rimasti senza lavoro, mentre 342 imprese, pari all’8% del loro numero totale, che hanno continuato la loro attività, sono stati costretti a tagliare le loro spese, lasciando 1699 dipendenti senza lavoro. Grazie al sostegno statale aggiuntivo, le entità imprenditoriali del 2021 sono riuscite a trattenere 3.817 dipendenti, che sarebbero stati ridotti se non fosse stato per i programmi di aiuti di Stato attuati nel contesto del blocco.

42 – Sebbene la maggior parte delle imprese dei settori manifatturiero, edile, agricolo e commerciale sia del tutto o non sia attualmente in grado di operare in larga misura a causa dell’impossibilità di importare i beni necessari, unita ai problemi di approvvigionamento di elettricità e gas, alcune delle mantengono ancora i loro lavoratori. Tuttavia, con l’aggravarsi della crisi, il numero di aziende che sospendono le proprie attività, così come il numero effettivo di disoccupati, aumenteranno rapidamente.

43 – Dati i casi ufficiali di cassa integrazione, sulla base dell’analisi della riduzione dei lavoratori autonomi e dei lavori sommersi, per blocco e interruzione di infrastrutture vitali, si stima che circa 9.800 persone (compresi i casi di mantenimento del lavoro) abbiano perso il lavoro posti di lavoro e fonti di reddito dal 12 dicembre 2022, rappresentando oltre il 50% dei lavoratori del settore privato.

6. Il diritto alla vita familiare

44 – Più di 3.900 persone sono state separate dalle loro famiglie e bloccate su entrambi i lati della strada a causa del blocco, di cui 1376 sono state riunite con l’assistenza del CICR e delle forze di pace russe.

45 – La sofferenza psichica dei componenti delle famiglie separate è aggravata dal fatto che non hanno trascorso insieme le importanti festività di Capodanno e Natale, compresi lavoratori e studenti rimasti ai due lati della strada.

46 – A causa del blocco, circa 570 bambini sono stati privati dell’opportunità di tornare alle loro famiglie e alle loro case, 83 di loro sono rimasti senza cure parentali, mentre il resto con uno dei genitori. Solo il 39° giorno del blocco, con il sostegno del CICR e delle forze di pace russe, è stato possibile restituire alle famiglie i bambini rimasti senza cure parentali, nonché un gruppo di bambini insieme ai genitori. Molti bambini sono ancora bloccati lontano da casa, nella speranza di tornare insieme ai genitori o con uno di loro.

47 – Ci sono ancora più di 2.100 bambini su entrambi i lati del blocco, il cui genitore è dall’altra parte del blocco e non può tornare a casa.

48 – A seguito del blocco, molte persone non sono state in grado di rendere l’ultimo omaggio ai loro parenti defunti (266 casi simili) perché si trovavano dall’altra parte del blocco. Ciò si riferisce sia alle famiglie separate sia alle cerchie più ampie di parenti.

49 – Durante il blocco, i parenti di oltre 24 persone dell’Artsakh morte al di fuori della Repubblica dell’Artsakh non hanno potuto restituire i resti del defunto all’Artsakh e rendere loro l’estremo omaggio, quindi sono stati costretti a seppellirli nella Repubblica di Armenia in previsione di una successiva riesumazione e sepoltura in Artsakh. Il corpo di una delle persone decedute rimane insepolto e conservato nell’obitorio, in quanto i parenti sono in attesa di un possibile trasferimento in Artsakh.

7. Il diritto all’educazione

50 – A causa delle interruzioni della fornitura di gas, tutte le attività di 118 scuole dell’Artsakh sono state completamente sospese dal 18 al 30 gennaio, privando circa 20.000 bambini del diritto all’istruzione. Dal 7 al 20 febbraio è stato sospeso il processo educativo dei gruppi prescolari, 1-8 classi delle scuole pubbliche riscaldate a gas, istituti extrascolastici, istituti di istruzione professionale primaria e secondaria, privando circa 18.000 bambini del diritto all’istruzione.

51 – A causa della crescente carenza di cibo durante il blocco, tutti i 41 asili e 56 gruppi prescolari sono stati chiusi dal 9 gennaio, mentre 20 istituzioni educative a giornata lunga funzionavano parzialmente. Di conseguenza, 6828 bambini non hanno più potuto frequentare gli istituti scolastici o frequentarli in modalità diurna estesa, perdendo l’opportunità di ricevere cure e alimentazione adeguate. Dal 23 febbraio sono riprese le attività delle citate istituzioni scolastiche a seguito della temporanea risoluzione delle problematiche alimentari e di riscaldamento.

52 – A causa delle incertezze e delle minacce causate dalle attività criminali dell’Azerbaigian, vi è un diffuso declino dell’attenzione e della ricettività nei confronti dell’istruzione tra i bambini che influenzerà negativamente il loro sviluppo a lungo termine.

53 – Difficoltà specifiche sono emerse in relazione all’organizzazione dell’educazione dei bambini con famiglie separate, e specialmente di quelli rimasti senza cure parentali, alcuni dei quali hanno anche a lungo rifiutato di frequentare la scuola pur essendo lontani dalle loro famiglie.

54 – Anche i programmi educativi IT sono stati pesantemente influenzati dalle interruzioni di corrente e di Internet e hanno in gran parte cessato di funzionare.

55 – A causa dei problemi di riscaldamento e fornitura di energia elettrica, ci sono interruzioni regolari e difficoltà nell’organizzazione di varie attività culturali e sportive extrascolastiche che incidono negativamente sullo sviluppo psicofisico di migliaia di bambini.

DIRITTI DEI GRUPPI VULNERABILI

Il blocco di 120.000 persone dell’Artsakh e l’interruzione delle infrastrutture vitali colpiscono in modo più acuto i diritti degli individui di un certo numero di gruppi vulnerabili della società, con implicazioni sia specifiche che generali.

8. Il diritto dei bambini

56 – Diversi diritti di circa 30.000 bambini vengono violati a causa del blocco e delle interruzioni di infrastrutture vitali, data la loro ulteriore vulnerabilità.

57 – I problemi di salute dei bambini fanno parte delle questioni menzionate nella sezione sul diritto alla salute, tra cui la mancanza di medicinali e forniture igieniche, le visite periodiche di pazienti cronici in Armenia e in altri paesi, la sospensione degli interventi chirurgici programmati, ecc.

58 – In diversi momenti, nell’Artsakh si è verificata una carenza o una forte carenza di latte artificiale che ha portato a gravi problemi nutrizionali per centinaia di neonati. Successivamente, attraverso il CICR e le forze di pace russe, è stato importato un lotto limitato di latte artificiale, che ha risolto temporaneamente il problema.

59 – La grave mancanza di vari alimenti ricchi di vitamine mette in pericolo lo stabile sviluppo fisico e mentale dei bambini.

60 – Le incertezze e le minacce derivanti dalle attività criminali della parte azera influiscono notevolmente sulla salute mentale e sul comportamento, come evidenziato dall’aumento del 47% delle visite a neurologi e psicologi infantili, nonché dalle lamentele di genitori e insegnanti sui problemi comportamentali dei bambini.

61 – Circa 570 bambini sono stati privati della possibilità di tornare alle loro famiglie e case a causa del blocco, 83 di loro sono stati lasciati senza cure parentali, mentre il resto – con uno dei genitori. Solo il 39° giorno del blocco, con il sostegno del CICR e delle forze di pace russe, è stato possibile restituire alle famiglie i bambini rimasti senza cure parentali, nonché un gruppo di bambini insieme ai genitori. Molti bambini sono ancora bloccati lontano da casa, nella speranza di tornare insieme ai genitori o con uno di loro.

62 – Più di 2.100 bambini non possono vedere uno (in pochi casi entrambi) dei genitori perché quest’ultimo si trova dall’altra parte del blocco. A seguito dei tentativi di ricongiungimento familiare, una parte dei genitori e dei figli è tornata a casa, ma la maggior parte delle famiglie rimane ancora separata, il che si traduce in una continua sofferenza mentale e psicologica, soprattutto per i bambini.

63 – A causa del blocco, della mancanza di cibo, dell’interruzione delle infrastrutture vitali, delle incertezze e del terrore psicologico, anche l’istruzione dei bambini è fortemente influenzata dall’annullamento delle lezioni e dallo svolgimento delle lezioni in condizioni inadeguate, che porta alla diminuzione del livello generale della ricettività dei bambini.

9. Il diritto delle persone con disabilità

64 – Circa 9.000 persone con disabilità subiscono ulteriori violazioni e limitazioni di una serie di diritti a causa della loro disabilità.

65 – La generale mancanza di medicinali e articoli per l’igiene ha uno specifico impatto negativo sulle persone con disabilità, in quanto nuoce alla loro salute.

66 – La maggior parte delle persone con disabilità ha esigenze nutrizionali particolari che non possono essere adeguatamente soddisfatte a causa dei problemi di approvvigionamento alimentare sotto il blocco, che incidono negativamente anche sulla loro salute.

67 – Per acquistare beni (compresi i prodotti alimentari) disponibili in quantità limitate, le persone con disabilità, così come gli altri cittadini, devono fare lunghe file, il che genera ulteriori problemi di disponibilità e accessibilità.

68 – A causa della carenza di forniture di beni necessari e problemi di riscaldamento, l’unico centro di riabilitazione per persone con disabilità in Artsakh non è stato in grado di fornire i propri servizi a circa 1.100 persone durante il blocco, il che ha portato a un ulteriore deterioramento della loro salute.

69 – Oltre ai disagi già esistenti nella loro vita quotidiana, le incertezze e le minacce derivanti dalle azioni dell’Azerbaigian, l’isolamento e lo stato psicologico della maggior parte delle persone con disabilità sono ulteriormente peggiorate, il che a sua volta porta a nuove violazioni dei i loro diritti.

10. Il diritto delle persone anziane

70 – Circa 20.000 persone anziane dell’Artsakh con vari bisogni e problemi speciali vivono sotto blocco.

71 – La maggior parte delle persone anziane ha malattie croniche e necessita di cure mediche costanti che sono notevolmente ostacolate dalla mancanza di farmaci e dall’impossibilità di accedere a specialisti provenienti dall’Armenia o dall’estero.

72 – A causa dei problemi di salute già esistenti, una parte significativa delle persone anziane ha esigenze nutrizionali particolari che non possono essere adeguatamente soddisfatte a causa dei problemi di approvvigionamento alimentare che si ripercuotono negativamente anche sulla loro salute.

73 – In particolare, bisogni e problemi speciali sono diventati più pronunciati nel caso di 163 persone anziane sole, alle quali viene fornita un’assistenza statale e sociale speciale. Tuttavia, il blocco e l’interruzione delle infrastrutture vitali aggravano le loro privazioni e violano i loro diritti a causa dell’ulteriore pressione creata dal difficile accesso a cibo, medicine, servizi e altri beni necessari.

74 – A causa delle ulteriori privazioni, incertezze e minacce derivanti dalle azioni azere, l’isolamento e i problemi psicologici di una parte delle persone anziane si sono acuiti, il che porta naturalmente a nuove violazioni dei loro diritti.

11. I diritti delle donne

75 – Nell’Artsakh vivono circa 60.000 donne (adulte e ragazze), una parte significativa delle quali ha anche bisogni speciali. I loro diritti sono palesemente violati dal blocco e dall’interruzione delle infrastrutture vitali.

76 – Dati gli stress e le paure causati dal blocco, così come l’ipotermia e la malnutrizione, vi sono notevoli rischi per la salute riproduttiva delle ragazze adolescenti.

77 – Le donne affrontano una grave carenza di articoli per l’igiene e medicinali che porta alla comparsa e/o al peggioramento dei loro problemi di salute.

78 – A causa della diffusione e dell’approfondimento dei problemi sociali e psicologici tra la popolazione, i rischi di casi di violenza domestica sono notevolmente aumentati. Tuttavia, a causa della loro natura in gran parte nascosta, al momento è impossibile fornire numeri precisi.

12. I diritti degli sfollati interni

79 – Il blocco ha violato anche una serie di diritti aggiuntivi di circa 40.000 cittadini sfollati a seguito della guerra del 2020, di cui circa 15.000 vivono attualmente in Artsakh sotto blocco e in condizioni di costante interruzione delle infrastrutture vitali.

80 – Tra i grandi lavori di costruzione realizzati ad Artsakh, è stata anche bloccata la costruzione di circa 3.700 appartamenti previsti per gli sfollati interni, di cui circa 300 sarebbero già stati messi in funzione se non fosse stato per il blocco.

81 – Dati i notevoli problemi che il bilancio statale dell’Artsakh deve affrontare a causa del blocco, più di 29.000 sfollati interni nell’Artsakh e in Armenia bisognosi di un alloggio temporaneo non hanno ricevuto il compenso per l’affitto di tre mesi nell’ambito del programma statale, che ha portato ad un significativo deterioramento della loro situazione sociale e delle condizioni abitative.

82 – A causa delle incertezze e delle minacce derivanti dalle azioni azere, i problemi psicologici degli sfollati interni si sono ulteriormente approfonditi, dati i problemi psicologici già esistenti e le paure derivanti dalla guerra del 2020.

DIRITTI COLLETTIVI

Numerosi diritti collettivi sono stati violati anche a causa del blocco di 120.000 persone dell’Artsakh e dell’interruzione di infrastrutture vitali che, pur avendo un impatto specifico sui diritti di ogni persona, si manifestano e colpiscono collettivamente per la loro stessa natura.

13. Il diritto a un ambiente sano

83 – A causa delle ricorrenti interruzioni della fornitura di gas e delle interruzioni programmate dell’elettricità, la popolazione dell’Artsakh è stata costretta a utilizzare stufe a legna per il riscaldamento, il che ha portato a una deforestazione non pianificata (circa 6.100 alberi) in due mesi, che a sua volta creerà ulteriori problemi a lungo termine in garantire un ambiente sano per la popolazione dell’Artsakh.

84 – A causa dell’interruzione della fornitura di energia elettrica dall’Armenia, l’Artsakh ha iniziato a far funzionare a pieno regime la centrale idroelettrica del bacino di Sarsang per soddisfare il fabbisogno interno. Di conseguenza, le riserve idriche di Sarsang hanno iniziato a diminuire rapidamente (il livello del bacino è già diminuito di circa 20 metri). Di conseguenza, in primavera e in estate, a differenza degli anni precedenti, non sarà possibile utilizzare l’acqua dell’invaso di Sarsang per irrigare circa 96.000 ettari di terre dell’Artsakh e gran parte dell’Azerbaigian. Ciò comporterà gravi conseguenze sociali e ambientali, nonché problemi con la produzione alimentare.

14. Il diritto allo sviluppo

85 -Uno degli obiettivi del blocco è limitare e limitare le opportunità di sviluppo collettivo e individuale del popolo dell’Artsakh, impedendo l’importazione e l’esportazione di merci, il movimento di specialisti e il funzionamento di infrastrutture vitali.

86 – A seguito del blocco sono state colpite negativamente 41 sfere di attività economica, pari al 71% del totale.

87 – Durante il blocco, l’economia del Paese ha subito una perdita diretta di circa 190 milioni di dollari, portando a un calo di circa il 21% del PIL annuo previsto (903 milioni di dollari).

88 – Il 18,3% delle entità aziendali ha ufficialmente cessato di operare. Gli altri o non operano effettivamente o operano riducendo parzialmente il volume della loro attività.

89 – Secondo i dati preliminari, nel gennaio 2023, 1.902,3 milioni di AMD [ca. 4,5 mln di euro, NdT] di entrate fiscali e tasse sono state trasferite al bilancio statale della Repubblica dell’Artsakh, il 32,1% in meno rispetto al numero pianificato di 2.800 milioni di AMD [ca. 6,7 mln di euro, NdT] e il 28,5% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

90 – In assenza o grave carenza di sementi, fertilizzanti, pesticidi, combustibili e altri beni necessari, le attività agricole su larga scala che non vengono svolte incidono negativamente sul livello di sviluppo, occupazione e sicurezza alimentare, soprattutto in considerazione dell’urgente necessità di aumentare e diversificare la produzione locale sotto il blocco.

91 – Fermata la costruzione di 32,6 km di strade, decine di chilometri di acquedotti, impianti di irrigazione per migliaia di ettari di terreno, 3.717 appartamenti, oltre 40 infrastrutture sociali e industriali.

92 – A causa del blocco e delle interruzioni di corrente, oltre l’85% della produzione e il 100% delle esportazioni sono state interrotte.

93 – A causa della presa di mira della miniera di rame e molibdeno Kashen della società mineraria Base Metals – il più grande produttore e contribuente dell’Artsakh, il sito minerario è attualmente chiuso e i suoi quasi 2.000 dipendenti fissi, insieme al personale di servizio della miniera, sono attualmente a rischio di disoccupazione.

15. l diritto alla libertà dalla discriminazione

94 – Il blocco, l’interruzione di infrastrutture vitali e altri reati sono commessi sulla base della logica della politica statale di discriminazione razziale (Armenofobia), finalizzata alla distruzione fisica e/o al rimpatrio degli armeni.

95 – I “manifestanti” che bloccano la strada e i loro sostenitori politico-pubblici usano frequentemente slogan e appelli che manifestano odio armeno e minacce di forza, come, ad esempio, il simbolo dell’organizzazione terroristica turca “Lupi Grigi”, espressioni armenofobe degli autori del genocidio armeno, insulti diretti agli armeni come collettività, ecc.

96 – Anche il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev aderisce apertamente a questa politica. Così, nella sua intervista del 10 gennaio 2023, ha affermato che l’uscita dall’Artsakh era aperta e che tutti potevano andarsene e che nessuno avrebbe interferito. Questo blocco è un’altra prova che l’obiettivo principale dell’Azerbaigian è la pulizia etnica degli armeni dell’Artsakh.

97 – Il 22 febbraio 2023 la Corte internazionale di giustizia (ICJ) delle Nazioni Unite (ONU) ha adottato una decisione per indicare all’Azerbaigian una misura provvisoria sull’immediata revoca del blocco del corridoio di Lachin nell’ambito di “Armenia vs Azerbaigian” e ha quindi riconosciuto il blocco come una manifestazione di discriminazione razziale contro gli armeni. Tuttavia, la parte azera fino ad oggi non adempie alla decisione della magistratura suprema internazionale.

98 – Inoltre, il 5 marzo 2023, la parte azera ha fatto ricorso a un nuovo atto terroristico, in particolare, un gruppo di agguato delle forze armate azere ha attraversato la linea di contatto e ha attaccato l’auto della polizia della Repubblica dell’Artsakh in servizio civile, che procedeva da Stepanakert lungo una strada a circa 1 km dalla linea di contatto. A seguito dell’attacco, tre poliziotti dell’Artsakh sono stati uccisi e un altro è rimasto ferito. Questo attacco e altre violazioni del regime di cessate il fuoco mirano a creare terrore fisico e psicologico contro il popolo dell’Artsakh sotto blocco, che è anche una chiara manifestazione della politica statale azera di discriminazione razziale contro gli armeni.

16. Il diritto all’autodeterminazione

99 – Tutte le violazioni azere contro il popolo dell’Artsakh sono profondamente dirette contro il suo diritto all’autodeterminazione e il fatto della sua realizzazione, al fine di risolvere finalmente il conflitto a proprio vantaggio attraverso la pulizia etnica basata sul9la logica “nessun popolo, nessun diritto”.

100 – La sistematica e coerente politica di odio etnico condotta dall’Azerbaigian, manifestata sia durante l’aggressione militare scatenata contro l’Artsakh nel 2020 sia dopo l’istituzione del cessate il fuoco dalla Dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, dimostra che ipotizzare qualsiasi status dell’Artsakh sotto l’Azerbaigian equivale alla pulizia etnica e al genocidio del popolo Artsakh. Pertanto, nel contesto del conflitto del Nagorno Karabakh, il diritto all’autodeterminazione equivale al diritto del popolo dell’Artsakh a vivere nella propria terra natale.

Il diritto fondamentale all’autodeterminazione del popolo dell’Artsakh e le invasioni e le minacce dell’Azerbaijan contro la sua esistenza fisica sulla base della discriminazione razziale sono motivi più che sufficienti per la protezione del popolo dell’Artsakh da parte della comunità internazionale, così come il riconoscimento internazionale della Repubblica dell’Artsakh basato sul principio del “riconoscimento correttivo”.

[Traduzione non ufficiale]

Fanno finta di protestare per l’ambiente ma in realtà da oltre tre mesi hanno isolato 120.000 armeni del Nagorno Karabakh (Artsakh). Un’azione politica ovviamente, che nulla ha a che fare con la protezione ambientale.
Ma che, ironia della sorte, sta avendo gravi ripercussioni negative proprio su tale tema.

Infatti, il blocco operato dagli azeri della linea ad alta tensione che porta elettricità dall’Armenia all’Artsakh sta costringendo le autorità di Stepanakert ad attingere risorse dal bacino idrico di Sarsang (capacità 600.000 mc) dove opera la maggiore centrale idroelettrica della regione.

Il livello dell’acqua scende al ritmo di 50 cm al giorno anche perché quando il livello dell’acqua è basso, come sta accadendo in questo periodo, è necessario un maggior consumo in conseguenza della diminuita pressione sulle turbine.

Questa significativa e inarrestabile diminuzione del bacino di Sarsang avrà disastrose conseguenze in primavera perché mancherà l’acqua per irrigare i campi. Non solo quelli armeni dell’Artsakh ma anche e soprattutto quelli in Azerbaigian. I 96.000 ettari di terreno agricolo nelle regioni azerbaigiane di Tartar, Aghdam, Bardi, Goranboy, Yevlakh e Akhjabad rischiano fortemente di rimanere a secco.

Con buona pace dei finti “attivisti per l’ambiente” mandati da Aliyev a lasciare senza cibo, medicine, gas e corrente elettrica un intero popolo.

Chissà se il presidente Sergio Mattarella prima di inviare un messaggio di congratulazioni al Nizami Ganjavi International Center per l’apertura del Global Baku forum (“Posso confermare con grande piacere che ogni anno il lavoro svolto dal vostro Centro è volto a promuovere la cooperazione e il dialogo per una reciproca comprensione e la pace”) avrà dato un’occhiata al report 2023, appena uscito, di “Freedom House” che compara le libertà civili e politiche nel mondo.

Lui (e tutti i politici e giornalisti che trattano l’Azerbaigian come un Paese “normale” o un “partner affidabile”, cit. Von der Leyen) si sarebbero accorti della situazione del Paese che l’istituto colloca tra gli ultimi quindici in una classifica di 190 Stati (compresi quelli non riconosciuti): 2 punti 40 in termini di diritti politici, 7 su 60 per quelli civili per un aggregato di soli 9 punti in una scala di valori che va da 0 a 100 dove 100 rappresenta la massima espressione di libertà.

Nello stesso report al Nagorno Karabakh (Artsakh) viene dato un punteggio di 37 che non è poco considerato che parliamo di una entità in stato quasi permanente di conflitto.
Meglio di Turchia (32), Russia (16), Iran (12). L’Armenia registra 54 e la Georgia 58.

Ora, come potrebbe mai essere tollerabile che una popolazione di 120.000 abitanti, oltretutto odiata e combattuta dalla leadership azera, che vive oggi in condizioni di quasi libertà, possa essere costretta a essere suddita in un regime tra i peggiori al mondo?

Cosa ne pensano certi “difensori dei diritti umani” che anche in Italia non disdegnano mai di partecipare a eventi organizzati dall’ambasciata azera in Italia, per nulla scandalizzati di comparire a fianco dei rappresentanti di un regime tra i peggiori al mondo?

Cosa ne pensano quei giornalisti e politici nostrani che vanno parlando di “integrazione”, di “modello Alto Adige”, di “pace e convivenza” ignorando i diritti di un popolo?

Noi italiani da quale parte vogliamo stare? Tra quelli che difendono i diritti e le libertà a prescindere o tra coloro che ritengono che gli affari energetici siano più importanti di ogni valore?

Chiediamo solidarietà!

GLI ARMENI DEL NAGORNO KARABAKH-ARTSAKH HANNO DIRITTO DI VIVERE LIBERI E IN DEMOCRAZIA NELLA LORO PATRIA!

Introduzione

Nel periodo successivo alla Dichiarazione trilaterale sul cessate il fuoco, firmata dai leader di Armenia, Azerbaigian e Federazione Russa il 9 novembre 2020, la parte azera ha ripetutamente gravemente violato le disposizioni della Dichiarazione, ricorrendo all’escalation militare, interrompendo il normale la vita e l’attività della popolazione civile dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), scatenando attacchi fisici e psicologici e violenze contro la popolazione, interrompendo le infrastrutture vitali e i lavori agricoli.

Nel periodo successivo all’istituzione del cessate il fuoco, sono stati registrati più di 150 casi di atti criminali contro il popolo dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) da parte delle forze armate azere, a seguito dei quali sono state uccise 21 persone (6 civili, 15 militari), 166 persone sono state sottoposte a tentato omicidio (79 civili, 87 militari), 71 persone (20 civili) sono rimaste ferite e hanno subito violenze fisiche. Gli azeri hanno rubato veicoli, edifici residenziali sono stati esposti al fuoco diretto di diverse armi da fuoco, attrezzature agricole e veicoli sono stati danneggiati o distrutti, bestiame piccolo e grande è stato rubato alla popolazione civile e giardini sono stati dati alle fiamme.

Inoltre, per sopprimere, psicologicamente e fisicamente intimidire la popolazione dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), dal 12 dicembre 2022, con il falso pretesto di proteggere l’ambiente, gli agenti del governo azero hanno bloccato la strada Goris-Stepanakert – l’unica arteria che collega l’Artsakh verso l’Armenia e il mondo esterno – che passa attraverso il corridoio di Lachin definito dalla Dichiarazione Trilaterale. Il blocco ha portato a gravi violazioni dei diritti umani fondamentali quali uno standard di vita adeguato, libertà di movimento, diritto all’assistenza sanitaria, all’istruzione e molti altri diritti.

Nelle condizioni di un blocco di 86 giorni [al 7 marzo, NdT], la parte azera ha iniziato a ricorrere regolarmente ad attacchi armati dalla fine di febbraio all’inizio di marzo.

Il 28 febbraio 2023, verso le 16:55, da postazioni di combattimento azere sono stati sparati colpi di fucili di vario calibro contro il 53enne A.Avanesyan del villaggio di Myurishen, regione di Martuni, impegnato in lavori agricoli con un trattore Jonder nella zona denominata “Asfalten tak” del distretto amministrativo del villaggio di Berdashen. Di conseguenza, il lavoro agricolo è stato interrotto.

Il 1° marzo 2023, nell’area chiamata “Davala” del villaggio di Berdashen, la parte azera ha aperto il fuoco con armi leggere contro il 59enne S. Vardanyan della comunità di Berdashen che stava svolgendo lavori agricoli su un trattore bielorusso. Il lavoro agricolo è stato costretto a fermarsi.

Il 5 marzo 2023 la parte azera ha fatto ricorso a un nuovo atto terroristico, in particolare un gruppo di agguato delle forze armate azere ha attraversato la linea di contatto definita dalla Dichiarazione trilaterale delle forze armate dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) e dell’Azerbaigian e ha attaccato l’auto della Polizia del Ministero degli Affari Interni della Repubblica dell’Artsakh, che proveniva da Stepanakert lungo una strada a circa 1 km dalla linea di contatto.

Il difensore dei diritti umani della Repubblica dell’Artsakh ha costantemente e coerentemente informato i rappresentanti delle organizzazioni internazionali e della comunità dei diritti umani sui crimini regolarmente commessi dalla parte azera, chiedendo che siano prese le misure necessarie per valutare intenzionalmente la situazione e introdurre meccanismi reali per proteggere la popolazione dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh). Tuttavia, nonostante tutti gli allarmi, la situazione rimane tesa, minacciando la vita, la salute, l’integrità fisica e psicologica e i diritti fondamentali di 120.000 persone dell’Artsakh.

Il blocco in corso dell’Azerbaigian, così come i regolari e costanti attacchi armati, mirano a sottoporre l’Artsakh alla pulizia etnica attraverso l’intimidazione fisica e psicologica, creando condizioni insopportabili e distruggendo la popolazione armena indigena dell’Artsakh.

Questo rapporto presenta i fatti e le informazioni raccolte dal personale del Difensore dei diritti umani della Repubblica dell’Artsakh presso le autorità competenti e fonti aperte in merito alle attività terroristiche svolte dal gruppo di agguato delle forze armate azere il 5 marzo 2023. I dettagli dell’incidente sono stati chiariti attraverso un’intervista all’unico sopravvissuto dell’auto, il ferito Davit Ashot Hovsepyan, nonché attraverso l’analisi dei video disponibili.

Fatti raccolti sull’atto terroristico commesso dal gruppo azerbaigiano di agguato il 5 marzo 2023

Il 5 marzo, intorno alle ore 10:00, nell’area “Khaipalu”  che è situata tra le città di Stepanakert e Shushi, un gruppo di agguato di 12-15 militari delle forze armate dell’Azerbaigian ha attraversato la linea di contatto tra l’Artsakh e l’Azerbaigian ed è entrato nel territorio sotto il controllo della repubblica di Artsakh e la responsabilità delle forze di pace russe, ha attaccato un veicolo “UAZ” che trasportava militari del Dipartimento di Polizia passaporti e visti del ministero dell’Interno della repubblica di Artsakh.

Sull’auto erano presenti quattro uomini: il tenente colonello Armen Maiory Babayan, il maggiore Davit Valery Danielyan, il tenente Ararat Telman Gasparyan e il tenente Davit Ashot Hovsepyan.

Armen Babayan era alla guida del veicolo, Davit Hovsepyan era vicino al conducente, gli altri due nel vano posteriore.

Gli ufficiali di polizia hanno lasciato Stepanakert introno alle 9,30 e si sono mossi al luogo del cambio [cambio turno, NdT] nell’area della comunità di Lisagor della regione di Shushi della repubblica di Artsakh dove è collocato il checkpoint (immagine1).

Il movimento del veicolo della Polizia dall’edificio della Polizia del ministero dell’Interno della repubblica di Artsakh per uscire dall’area amministrativa della città di Stepanakert è stato completamente filmato dagli apparati di video sorveglianza.

I fatti raccolti mostrano chiaramente che il veicolo si stava muovendo da Stepanakert, perciò le dichiarazioni della parte azerbaigiana secondo le quali il mezzo stava trasportando armi dalla repubblica di Armenia alla repubblica di Artsakh sono infondate e false. Nell’auto degli ufficiali di polizia c’erano solo documenti ufficiali e le loro armi di ordinanza (immagini 2 e 3).

Dopo circa 30-40 minuti di guida l’equipaggio dell’auto notò delle pietre allineate sulla strada che ostacolavano il transito. Il veicolo si fermò.

Cinque membri del gruppo d’assalto azerbaigiano, vestiti con abbigliamento militare, indossando maschere, armati di mitragliatori, vennero fuori da dietro i massi e puntarono le canne delle armi verso l’auto.

Il conducente del veicolo cercò di girare indietro il mezzo ma allo stesso tempo i cinque membri del gruppo di assalto azerbaigiano che si trovavano di fronte come pure gli altri membri del gruppo di assalto che stavano in attesa sul lato destro e su quello sinistro della strada cominciarono a sparare all’auto. La sparatoria è continuata per circa dieci minuti.

Una comparazione dei fatti disponibili dimostra che l’auto fu colpita dal gruppo dell’agguato con armi da fuoco. L’esame esterno del veicolo chiaramente attesta che centinaia di pallottole furono sparate sull’auto dal gruppo di sabotaggio azerbaigiano (immagine 4).

Dopo aver cessato il fuoco, tre membri del gruppo azerbaigiano si avvicinarono all’auto, presumibilmente lo ispezionarono, sparano un colpo di sicurezza al conducente e al passeggero che sedeva vicino a lui. Comunque, secondo la testimonianza dell’ufficiale che è sopravvissuto, gli azerbaigiani non aprirono le porte del compartimento posteriore del veicolo, presumibilmente non accorgendosi che c’erano passeggeri seduti nei sedili dietro (immagine 5). [Il comparto posteriore del mezzo è separato da quello anteriore, NdT]

Poi, i membri del gruppo di assalto azerbaigiano cominciarono a lasciare la scena del crimine alla volta delle loro basi situate sulla collina dirimpetto.

Durante la ritirata degli azerbaigiani, in conseguenza del fuoco di risposta dell’Esercito di Difesa dell’Artsakh da una postazione di combattimento vicina alla scena, ci furono morti e feriti fra i componenti del gruppo di assalto azerbaigiano.

Circa 30-40 minuti dopo l’attacco terroristico, rappresentanti delle forze di pace russe arrivarono sul luogo. Dopo il loro intervento il fuoco cessò (immagine 7).

Dopo l’intervento della parte russa, gli azerbaigiani hanno continuato a ritirarsi portando con loro i membri morti e feriti del gruppo di assalto azerbaigiano (immagine 8).

I militari russi della forza di pace hanno verificato che le persone sedute nella parte anteriore dell’auto erano già morte, ma A. Gasparyan e D. Hovsepyan che stavano nei sedili posteriori erano ancora vivi e a loro fu dato primo soccorso e furono portati in ospedale.

Come risultato dell’attacco azerbaigiano, il tenente colonnello Armena Babayan e il maggiore Davit Danielyan morirono sul posto, il tenente Ararat Gasparyan morì durante il trasporto in ospedale. Il tenente Davit Hovsepyan ricevette una ferita d’arma da fuoco al torace ed è ricoverato al Centro medico repubblicano [ospedale principale di Stepanakert, NdT]..

Secondo le informazioni ricevute dal Centro medico repubblicano, il poliziotto ferito Davit Hovsepyan è stato sottoposto a intervento chirurgico ed è in un’unità di terapia intensiva sotto controllo dei medici, la sua vita non è in pericolo (immagine 9).

Immagine 1 – Il veicolo è parcheggiato di fronte all’edificio amministrativo del ministero
dell’Interno della repubblica di Artsakh alle ore 9.
Immagine 2 – Il veicolo della polizia lascia Stepanakert. Il gruppo di assalto azerbaigiano
è penetrato dal lato destro della foto.
Immagine 3 – Le posizioni armate azerbaigiane (segnate in blu),
il luogo dell’atto terroristico (in rosso) e il percorso del veicolo (in giallo)
Immagine 4 – Il veicolo della polizia dell’Artsakh colpito
Immagine 5 – Il veicolo viene avvicinato da un membro del gruppo di assalto azerbaigiano
Immagine 6 – Membri del gruppo azerbaigiano si ritirano dopo l’agguato
Immagine 7 – Giungono le forze di pace russe
Immagine 8 – Membri del gruppo azerbaigiano si ritirano portando con loro morti e feriti
Immagine 9 – Il poliziotto ferito Davit Hovsepyan all’ospedale di Stepanakert

Fatti biografici dei poliziotti deceduti e prime analisi forensi

ARMEN MAIORY BABAYAN
Nato il 7 gennaio 1976 a Stepanakert. Negli anni 1993-1996 ha servito nell’Esercito di difesa dell’Artsakh. Laureato in legge alla università “Mesrop Mashtots” di Stepanakert nel 2007. Nel 1999 si è unito all’unità delle forze speciali del ministero dell’Interno della repubblica del Nagorno Karabakh. Nel 2018 è stato nominato Capo della divisione controllo passaporti e visti. Aveva il grado di tenente colonello. Sposato con due figli.

Risultati dei preliminari esami forensi
Durante gli esami preliminari sul corpo  sono state riscontrate le seguenti lesioni:  multiple ferite da pallottole a testa, collo e torace; estensive lesioni cranio-cerebrali, fratture multiple di sei-sette vertebre cerebrali, lesioni alla spina dorsale, frattura dell’omero sinistro, frattura della caviglia sinistra, (…). Riscontrati 18 fori di proiettile in entrata

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DAVIT VALERY DANIELYAN
Nato il 22 agosto 1980 nel villaggio di Azokh, regione di Hadrut, viveva nella città di Stepanakert. Nel 2002 è entrato nella facoltà di economia teorica dell’università dell’Artsakh, si è laureato in legge nel 2008. Dal 2010 ha servito nell’ufficio passaporti e visti della Polizia di Stato. Dal 2019 è diventato viceresponsabile di tale sezione con il grado di maggiore. Sposato con tre figli

Risultati dei preliminari esami forensi
Durante gli esami preliminari sul corpo sono state riscontrate le seguenti lesioni:  multiple ferite da pallottole a testa, cassa toracica, addome; lesioni agli organi interni. Almeno 28 fori di proiettile riscontrati sul corpo.

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ARARAT TELMANI GASPARYAN
Nel 2019 è entrato nel dipartimento Polizia del distretto di Shushi per poi servire, dopo la guerra del 2020, in quello di Askeran. Nel 2022 si è laureato alla “Università tecnica di Shushi”. Sempre nel 2022 è entrato nella divisione della Polizia stradale. Era sposato con un figlio.

Risultati dei preliminari esami forensi
Durante gli esami preliminari sul corpo sono state riscontrate le seguenti lesioni:  multiple ferite da pallottole a faccia, collo, cassa toracica, addome; lesioni agli organi interni. Almeno 13 fori di proiettile riscontrati sul corpo.

Traduzione italiana non ufficiale del rapporto redatto dall’Ufficio del Difensore dei diritti umani della repubblica di Artsakh (Stepanakert, marzo 2023)

Comunicato del ministero degli Affari esteri della repubblica di Artsakh (Nagorno Karabakh) a seguito dell’attacco azero odierno:

”L’infiltrazione del gruppo di sabotaggio azero nel territorio dell’Artsakh e l’attacco agli agenti di polizia dell’Artsakh è un’altra flagrante violazione della Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, che indica che la parte azera sta cercando di avviare un’escalation della tensione. In precedenza, il 2 e la notte tra il 2 e il 3 marzo, unità delle forze armate azere di stanza nei territori occupati delle regioni Askeran, Martakert e Martuni della Repubblica dell’Artsakh avevano violato anche il cessate il fuoco stabilito dalla Dichiarazione Trilaterale del 9 novembre 2020.

Il 5 marzo, verso le 10:00, un gruppo di sabotaggio delle forze armate azere ha attraversato la linea di contatto e ha attaccato un veicolo del dipartimento passaporti e visti della polizia della Repubblica dell’Artsakh. A seguito di questo attacco, tre agenti di polizia disarmati sono stati uccisi e un altro è rimasto ferito. Un’analisi preliminare delle circostanze dell’uccisione di agenti di polizia consente di considerare le azioni della parte azera come un crimine di guerra.

Va notato che questi attacchi sono stati effettuati immediatamente dopo i colloqui sullo sblocco del corridoio Lachin tenutisi il 1° marzo tra rappresentanti dell’Artsakh e dell’Azerbaigian. Attraverso le sue azioni, Baku dimostra apertamente il suo rifiuto dei negoziati come mezzo per trovare soluzioni a qualsiasi problema.

Sullo sfondo del blocco di oltre 80 giorni dell’Artsakh, volto a creare deliberatamente condizioni di vita insopportabili per la sua popolazione, una grave escalation della situazione, con conseguenti vittime, dimostra ancora una volta i veri obiettivi dell’Azerbaigian e la sua intenzione di completare il pulizia etnica dell’Artsakh. Apparentemente, la mancanza di misure adeguate da parte della comunità internazionale volte a fermare gli atti illeciti a livello internazionale dell’Azerbaigian è stata percepita dalle autorità di questo paese come una carta bianca per commettere nuove atrocità.

Chiediamo ancora una volta alla comunità internazionale nel suo insieme e alle parti coinvolte nella risoluzione del conflitto Azerbaigian-Karabakh in particolare di riconsiderare i loro approcci e adottare misure efficaci ai sensi del diritto internazionale per fermare la politica terroristica e genocida dell’Azerbaigian”

ATTACCO AZERO, TRE POLIZIOTTI ARMENI UCCISI

Gli azeri tornano a uccidere. Lo hanno fatto questa mattina colpendo un pulmino con a bordo quattro agenti della polizia doganale, uccidendone tre e ferendo il quarto.

Il piccolo veicolo percorreva una strada sterrata, in territorio della repubblica di Artsakh, sul fianco opposto della vallata dove corre la strada del corridoio di Lachin che è bloccata dal 12 dicembre scorso dall’Azerbaigian con il conseguente isolamento di 120.000 armeni della regione che non possono entrare o uscire dal Nagorno Karabakh.

Aliyev ha lanciato quindi un chiaro segnale: nessun percorso alternativo, neppure su una stretta strada sterrata di montagna, può essere utilizzato. Alla faccia della propaganda di regime che sostiene che non vi sia alcun blocco nel collegamento.

I soldati hanno invaso il corridoio di Lachin (che teoricamente dovrebbe essere sotto controllo delle sole forze di pace russe), sono entrati in Artsakh e hanno colpito il veicolo che lentamente procedeva verso un posto di controllo di frontiera. Il mezzo è stato crivellato di colpi.

Il ministero della Difesa dell’Azerbaigian si è immediatamente affrettato a spargere fake news sull’accaduto sostenendo che il mezzo trasportava armi e non si è fermato al loro alt. Le foto del piccolo veicolo smentiscono, non ne avevamo dubbi, la versione azera e confermano la tesi dell’agguato. Lo hanno osservato da lontano mentre percorreva lo sterrato, sono scesi rapidamente verso la strada e lo hanno selvaggiamente colpito. Il video, ripreso da telecamere di sorveglianza oppure da altre postazioni di controllo, mostra chiaramente la dinamica di quanto accaduto.

Nelle stesse ore si registrano nuove violazioni azere del cessate il fuoco nella regione di Martuni con una cinquantina di agricoltori armeni che sono stati costretti ad abbandonare il lavoro nei campi perchè presi di mira dal fuoco dei soldati nemici.

Questo “tiro al contadino”, cominciato da qualche giorno, non è casuale: con il blocco della strada (che continua nonostanbte la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia) gli azeri vogliono impedire agli armeni di coltivare nei campi proprio nel periodo post invernale quando ricominciano le attività agricole. Ennesimo segnale che l’Azerbaigian non vuole la pace ma solo la pulizia etnica della regione.

IL COMUNICATO DEL MINISTERO DEGLI ESTERI DELL’ARTSAKH

Armeni e azeri ricordano vittime delle reciproche stragi (Asia news, 1 mar)

Nagorno Karabakh: senza cibo e gas, l’Artsakh dimenticato (Famiglia cristiana, 1 mar)

La risposta del direttore di Famiglia cristiana alla lettera dell’amb. azero (Famiglia cristiana, 1 mar)

Ottantesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Artsakh è terra armena. Un luogo storico, spirituale e culturale armeno di importanza mondiale (Korazym, 1 mar)

#ArtsakhBlockade. #FactChecking. La narrazione azera che l’assedio dell’Arsakh abbia una motivazione ecologica è una TRUFFA (Korazym, 2 mar)

Ottantunesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Un giorno la giustizia prevarrà e arriverà la verità storica, oltre le menzogne azere (Korazym, 2 mar)

Ottantaduesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Gli urli dei nessuno, che costano meno delle pallottole che li ammazza (Korazym, 3 mar)

Ottantatreesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Gli Armeni dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh vogliono vivere nella loro terra ancestrale in modo sicuro, libero e prospero (Korazym, 4 mar)

Artsakh – Intervista all’Ambasciatore in Italia Tsovinar Hambardzumyan (Assadakah, 4 mar)

Ottantaquattresimo giorno del #ArtsakhBlockade. Tre poliziotti dell’Artsakh uccisi in un attacco terroristico azero. Il tempo sta per scadere per salvare l’Artsakh (Korazym, 5 mar)

Ferma condanna per l’uccisione di tre poliziotti armeni (Politicamente corretto, 5 mar)

Ottantacinquesimo giorno del #ArtsakhBlockade. L’Azerbajgian minaccia “passi più duri e più netti”, se l’Artsakh non accetta l’integrazione (Korazym, 6 mar)

Mosca: l’esercito dell’Azerbaigian ha attaccato un’auto delle forze armene del Nagorno Karabakh (Agenzia Nova, 6 mar)

Caucaso. Ancora crisi lungo la linea di confine del Karabakh. (Sardegnagol, 6 mar)

Nagorno-Karabakh: scontri al confine provocano vittime (Osservatore romano, 6 mar, per abbonati)

«L’Azerbaigian prepara un’invasione su larga scala dell’Armenia» (Tempi, 7 mar)

Altri morti nella disputa Azerbaigian-Armenia nel Nagorno Karabakh (Difesa online, 7 mar)

Corte internazionale di Giustizia: Armenia vs Azerbaijan (Osservatorio Balcani Caucaso, 7 mar)

Ottantaseiesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Il mondo è cieco e sordo alla sofferenza dell’Artsakh. Agire adesso per prevenire il secondo genocidio armeno (Korazym, 7 mar)

L’Armenia va difesa proprio come l’Ucraina (Tempi, 8 mar)

Ottantasettesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Nella Giornata Internazionale della Donna il nostro pensiero va alla donne dell’Artsakh, specialmente alle madri e loro bambini (Korazym, 8 mar)

Ottantottesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Urge missione internazionale nel Nagorno-Karabakh per prevenire la pulizia etnica degli Armeni. Riconoscere l’Artsakh! (Korazym, 9 mar)

La soluzione pacifica del conflitto tra Armenia e Azerbajgian necessità il riconoscimento dell’autodeterminazione dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh #StopArtsakhBlockade (Korazym, 10 mar)

Ottantanovesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Risvegliamo la coscienza di fronte alla tragedia annunciata di una nuova pulizia etnica di Armeni (Korazym, 10 mar)

Azerbaijan e armeni del Karabakh, negoziati a rischio (Osservatorio Balcani Caucaso, 10 mar)

Gli Armeni dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh hanno il diritto di vivere liberi e in democrazia nella loro Patria (Korazym, 11 mar)

Novantesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Azerbajgian si prepara alla guerra in Armenia e Artsakh, che vogliono la pace. Il riferimento alla festa di Nowruz (Korazym, 11 mar)

Novantunesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Reporters sans frontières: “Lasciate entrare i giornalisti in Nagorno-Karabakh”. Cresce la tensione tra Iran e Azerbajgian (Korazym, 12 mar)

Novantaduesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Prosegue l’assedio azero degli Armeni in Artsakh mentre a Saatli la polizia azera spara sulla protesta dell’acqua (Korazym, 13 mar)

L’appello dal Nagorno-Karabakh, riaprire il ‘corridoio’ di Lachin (Aci stampa, 14 mar)

Novantatreesimo giorno del #ArtsakhBlockade. C’è un’altissima probabilità di escalation sia lungo il confine dell’Armenia che nel Nagorno-Karabakh (Korazym, 14 mar)

Novantaquattresimo giorno del #ArtsakhBlockade. Quando il cinismo in politica raggiunge il suo apice, diventa omicida. Urge sanzionare Aliyev e riconoscere l’Artsakh (Korazym, 15 mar)

Novantacinquesimo giorno del #ArtsakhBlockade. L’Azerbajgian tenta di creare le condizioni per una pulizia etnica senza ostacoli (Korazym, 16 mar)

Novantaseiesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Mobilitazione militare azera su larga scala intorno all’Artsak. Le vacanze di Nowruz (20-24 marzo) si avvicinano… (Korazym, 17 mar)

L’appello dal Nagorno-Karabakh, riaprire il ‘corridoio’ di Lachin (Korazym, 18 mar)

Novantasettesimo giorno del #ArtsakhBlockade. I campanelli d’allarme suonano forti e chiari. È iniziata la vacanza di Nowruz in Azerbajgian e nei territori occupati dell’Artsakh (Korazym, 18 mar)

Novantottesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Aliyev continua a minacciare l’uso della forza contro l’Artsakh e l’Armenia (Korazym, 19 mar)

“Anche Putin ha abbandonato gli armeni nelle fauci di turchi e azeri” (Il foglio, 20 mar, per abbonati)

Novantanovesimo giorno del #ArtsakhBlockade. La questione prioritaria è la risoluzione della situazione del Corridoio di Lachin e del Nagorno-Karabakh in generale (Korazym, 20 mar)

Centesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Sono stanco a contare i giorni. Un’altra guerra nel Caucaso meridionale non è ciò di cui il mondo ha bisogno adesso (Korazym, 21 mar)

Centunesimo giorno del #ArtsakhBlockade. «Il male non si fermerà, finché non sarà fermato». Riconoscere l’Artsakh (Korazym, 22 mar)

Centoduesimo giorno del #ArtsakhBlockade. L’Azerbajgian sta fuorviando la comunità internazionale con la narrazione dell’integrazione degli Armeni di Artsakh (Korazym, 23 mar)

L’Armenia siamo noi. Europa difendila (Assadakah, 24 mar)

Nel Nagorno-Karabakh assediato dall’Azerbaijan: “Invaderanno l’Armenia e Mosca non si oppone” (Repubblica, 23 mar, per abbonati, anche su cartaceo il 24 mar)

Il presidente dell’Armenia: “Noi vittime collaterali del conflitto in Ucraina. Nel Nagorno-Karabakh l’Azerbaijan vuole la pulizia etnica” (Repubblica, 23 mar, per abbonati, anche su cartaceo il 24 mar)

Da oltre 100 giorni l’Azerbaigian isola gli armeni dell’Artsakh (Tempi, 24 mar, per abbonati)

Centotreesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Riconoscere il diritto all’auto-determinazione e all’indipendenza dell’Artsakh. Sanzionare Aliyev e Azerbajgian (Korazym, 24 mar)

Armenia: “L’Azerbaijan vuole attaccarci”/ “Rischia di diventare una pulizia etnica” (Il sussidiario, 24 mar)

Commemorazione delle vittime dei pogrom di Shushi (23-26 marzo 1920) (Korazym, 25 mar)

Il fronte alle porte di casa: la nuova guerra di Putin (Il giornale, 25 mar)

Nagorno-Karabakh, la Russia accusa l’Azerbaijan di aver violato il cessate il fuoco con l’Armenia (Repubblica, 25 mar, per abbonati)

Centoquattresimo giorno del #ArtsakhBlockade. Ennesima grave violazione dell’Azerbajgian dell’accordo di cessate il fuoco nella Repubblica di Artsakh (Korazym, 25 mar)

Centocinquesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Russia e Azerbajgian in Artsakh, collina dopo collina, strada dopo strada, villaggio dopo villaggio… (Korazym, 26 mar)

Armenia abbandonata da tutti, anche dalla Russia? (Osservatorio repressione, 27 mar)

Centoseiesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Un criminale commette reati finché non viene arrestato e punito (Korazym, 27 mar)

Centosettesimo giorno del #ArtsakhBlockade. La situazione per gli Armeni è sempre più cupa con il rischio fin troppo grande di un’altra guerra e la “soluzione finale” (Korazym, 28 mar)

Mosca minaccia l’Armenia che vuole riconoscere la Corte penale internazionale (Globalist, 28 mar)

L’ambasciata di Armenia presso la Santa Sede replica alle affermazioni dell’inviato dell’Azerbaigian (Faro di Roma, 28 mar)

Centottesimo giorno del #ArtsakhBlockade. «Vostro silenzio (e non azione) ci uccide» (Korazym, 29 mar)

Centottesimo giorno del #ArtsakhBlockade – Continuazione. L’Azerbajgian ha iniziato la schedatura di chi ha osato criticare l’autocrazia genocida azera (Korazym, 29 mar)

Nagorno Karabakh: l’assertività dell’Azerbaijan (Osservatorio Balcani Caucaso, 29 mar)

Centonovesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Una strisciante annessione seguita da una strisciante pulizia etnica. Questo è il piano azero portato avanti più e più volte (Korazym, 30 mar)

Centodecimo giorno del #ArtsakhBlockade. “Integrazione” dell’Artsakh in Azerbajgian = Genocidio. Il mondo deve agire adesso finché non è troppo tardi (Korazym, 31 mar)

Strade alternative e tangenziali nel Corridoio di Lachin. Semplificare un quadro complicato (Korazym, 31 mar)

(31) CONSIGLIO DI SICUREZZA – Oggi si è tenuta una sessione straordinaria allargata del Consiglio di sicurezza, presieduta da Arayik Harutyunyan, il presidente della Repubblica dell’Artsakh. L’incontro si è concentrato su questioni riguardanti la difesa della Repubblica dell’Artsakh, la sicurezza e il benessere della sua popolazione tra l’inasprimento del blocco e le continue provocazioni da parte dell’Azerbaigian. I rapporti sono stati consegnati dal ministro di Stato Gurgen Nersisyan e dal ministro della Difesa Kamo Vardanyan. Durante l’incontro, il presidente Harutyunyan ha sottolineato l’importanza di una cooperazione stretta e coordinata tra le forze dell’ordine, le strutture civili, la pubblica amministrazione e gli organi di autogoverno locale nell’affrontare problemi urgenti e a lungo termine. Il Presidente ha inoltre impartito diverse istruzioni alle autorità competenti in merito agli argomenti trattati.

(31) VIOLAZIONI AZERE – Il Comando delle forze di pace russe ha registrato nella giornata odierna due violazioni nelle regioni di Martuni e Askeran. Secondo quanto riferisce il servizio stampa del Ministero della Difesa dell’Artsakh le forze armate dell’Azerbaigian hanno violato il cessate il fuoco nella direzione orientale e sud-occidentale della linea di contatto utilizzando armi da fuoco e lanciagranate.
Nell’area del villaggio di Nakhichevanik, (Askeran) la parte azera ha aperto il fuoco contro i civili che lavoravano nei campi.
La parte armena non ha perdite. Questa violazione del cessate il fuoco è stata segnalata al comando del contingente di mantenimento della pace russo in Artsakh.

(31) CSTO – Il segretario generale della Collective Security Treaty Organization (CSTO), Imangali Tasmagambetov, ha avvertito di un “rischio di destabilizzazione” derivante dalla situazione di tensione nel Nagorno Karabakh. Intervenendo a una riunione congiunta del segretariato e dello staff congiunto della CSTO, Tasmagambetov ha affermato che la situazione nel Nagorno Karabakh e in Afghanistan rimane tesa e crea “rischio di destabilizzazione” nei paesi della CSTO.
Yury Shuvalov, portavoce del Segretariato della CSTO, ha dichiarato alla stampa che “Per quanto riguarda la regione caucasica della sicurezza collettiva, l’organizzazione è sempre pronta a inviare una missione CSTO al confine armeno-azerbaigiano nell’interesse di garantire la sicurezza dell’Armenia e di fornire altri mezzi di assistenza“.

(30) ALTRI SPARI CONTRO AGRICOLTORE – Le truppe azere di stanza in un avamposto di combattimento adiacente al villaggio di Berdashen hanno aperto il fuoco di armi leggere su un contadino di 29 anni, Hayk Zargaryan, mentre stava svolgendo lavori agricoli sul suo trattore nel villaggio.

(30) AZERI SU VECCHIO TRACCIATO STRADALE – L’esercito azero ha bloccato la strada Goris-Stepanakert tra i villaggi di Aghavno e Tegh, secondo quanto comunica il Ministero degli affari interni dell’Artsakh. Il nuovo tracciato Tegh-Kornidzor (Syunik, Armenia) che aggira la strada chiusa, che si collega alla nuova strada Kornidzor-Hin Shen (corridoio di Lachin ) è pronto per l’uso. I lavori di asfaltatura della strada Tegh-Kornidzor sono in corso da parte dell’Armenia. La strada Tegh-Kornidzor è funzionante e dato il blocco in corso dell’Artsakh può essere utilizzata per i rifornimenti umanitari da parte delle forze di pace russe e del Comitato internazionale della Croce Rossa, hanno aggiunto le autorità. La strada è controllata dalle forze di pace russe vicino al ponte sul fiume Hakari.

(30) SPARI AZERI CONTRO AGRICOLTORI – L’Azerbaigian ha nuovamente violato il cessate il fuoco e gli obiettivi sono di nuovo i civili dell’Artsakh. Intorno alle 8:30 (ora locale), Senorik Alaverdyan e Genadi Sargsyan, residenti nel villaggio di Berdashen nella regione di Martuni dell’Artsakh, sono stati presi di mira dai soldati che prestavano servizio in una vicina postazione dell’Azerbaigian mentre svolgevano lavori agricoli in un vigneto del suddetto villaggio. Questi soldati hanno aperto il fuoco contro questi civili che sono stati costretti a interrompere il lavoro.

(30) GLI AZERI NON SI RITIRANO – Secondo quanto riportano media armeni, gli azeri il 25 marzo sarebbero avanzati per circa un chilometro oltre la linea di contatto occupando una porzione della strada sterrata che veniva utilizzata per scavalcare il blocco del corridoio di Lachin. Il comando della forza di pace russa starebbe cercando di far ritornare gli occupanti alle loro posizioni iniziali ma a quanto pare senza successo. vengono registrate scaramucce a fuoco fra la parte armena e quella azera (l’ultima ieri). Teoricamente vi sarebbero altre strade sterrate di montagna utilizzabili per il medesimo scopo ma sono in condizioni difficili.

(29) PRIGIONIERI DI GUERRA – “Alla fine di febbraio e all’inizio di marzo, il personale del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) ha visitato i prigionieri armeni detenuti in Azerbaigian. I delegati del CICR hanno visitato quei prigionieri ufficialmente riconosciuti dalle autorità azere. Questa volta, come prima, ai detenuti è stata data l’opportunità di comunicare con i loro parenti: passare lettere, parlare al telefono e tramite videochiamate. I rappresentanti del CICR hanno anche valutato le condizioni di salute dei prigionieri e le condizioni della loro detenzione”. Ricordiamo che attualmente in Azerbaigian sono detenuti 33 prigionieri di guerra armeni, che sono stati confermati, identificati e sono al centro dell’attenzione del CICR, ma oltre a loro ci sono 80 casi di prigionia “non confermati” dall’Azerbaigian, ma di fatto provati. In palese violazione dei suoi obblighi ai sensi della Dichiarazione Trilaterale 09/11/20 e delle norme del diritto internazionale umanitario, ignorando le sentenze della CEDU e della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite e i numerosi appelli del mondo civile, l’Azerbaigian continua a tenere in ostaggio gli armeni, cercando di usarli come strumento di pressione sull’Armenia.

(28) TRASFERIMENTO MALATI – Con un convoglio straordinario della Croce Rossa Internazionale, 14 malati sono stati trasferiti dall’Artsakh all’Armenia per cure e interventi chirurgici. Undici invece sono ritornati in patria dopo i trattamenti in Armenia. A oggi, complessivamente sono 229 i pazienti trasferiti superando il blocco di Lachin. Al momento ci sono cinque bambini in terapia intensiva neonatale all’ospedale pediatrico Arevik e altrettanti adulti all’ospedale repubblicano di Stepanakert.

(27) ANCORA SPARI CONTRO I CIVILI – Le forze azere hanno aperto il fuoco sui civili che stavano lavorando in un frutteto di melograni situato nel distretto amministrativo di Martakert, Artsakh, provocando una temporanea interruzione delle attività agricole. Fortunatamente, non sono stati riportati feriti a seguito dell’attacco. La polizia locale ha risposto prontamente all’incidente e, secondo quanto riferito, ha condiviso le informazioni sull’attacco con le forze di pace russe.

(27) PROPOSTE AZERE – “L’amministrazione presidenziale della Repubblica dell’Azerbaigian propone di tenere una riunione a Baku nella prima settimana di aprile per il reinserimento dei rappresentanti della comunità armena del Karabakh, nonché per discutere l’attuazione di progetti infrastrutturali in Karabakh come continuazione del riunione tenutasi a Khojaly il 1° marzo e l’invito presentato il 13 marzo“, si legge sull’agenzia di stampa Apa.

(27) NUOVA AZIONE AZERA – Soldati azeri hanno tentato, intorno alle 9 ora locale, una nuova penetrazione nel territorio dell’Artsakh sotto controllo armeno ma sono stati respinti dalle unità di difesa.

(26) COLPI CONTRO CIVILI – Il Ministero degli affari interni dell’Artsakh ha riferito che oggi, alcuni civili armeni, mentre svolgevano lavori agricoli nei rispettivi villaggi, sono stati oggetto di colpi sparati da postazioni di combattimento azere.Due incidenti distinti sono stati segnalati nei villaggi di Sos e Tagavard, dove i residenti stavano conducendo lavori di potatura, pulizia e agricoltura. Fortunatamente, nessuno è rimasto ferito in nessuno dei due incidenti e il contingente russo di mantenimento della pace è stato immediatamente informato. Tra le 22 di ieri sera e le 2 odierne è stato registrato il volo di un drone azero di sorveglianza sopra il territorio del villaggio di Taghavard.

(25) FORZA DI PACE RUSSA – Dopo l’avanzata posizionale delle forze armate azere su una delle alture adiacenti alla strada Stepanakert-Ghaibalishen-Lisagor, le forze di pace russe si sono posizionate alla stessa altezza e stanno controllando le posizioni azere. Allo stesso tempo, stanno negoziando con la parte azera per garantire il loro ritiro nella posizione di partenza. Parallelamente, le unità dell’Esercito di difesa hanno adottato e stanno adottando misure adeguate per prevenire ulteriori possibili provocazioni da parte dell’Azerbaigian e, se necessario, per garantire l’uso sicuro della strada di montagna . Le autorità dell’Artsakh sono in costante contatto con il personale di comando del contingente di mantenimento della pace della Federazione Russa al fine di adottare tutte le misure possibili per la risoluzione della situazione.

(25) AZERI CONFERMANO AVANZAMENTO – L’esercito azero ha “preso le misure necessarie” per controllare la strada sterrata a nord del corridoio di Lachin, ha dichiarato il ministero della Difesa (Mod) dell’Azerbaigian, senza però specificare quali fossero le misure. In assenza al momento di informazioni più precise si deve ritenere che il nemico abbia occupato territorio armeno per bloccare qualsiasi altro percorso alternativo alla strada di Lachin chiusa dal 12 dicembre.

(25) ATTACCO AZERO – Le forze armate dell’Azerbaigian, violando ancora una volta gli obblighi assunti dalla Dichiarazione Tripartita del 9 novembre 2020, il 25 marzo nel settore Shushi-Lisagor hanno violato la linea di contatto stabilita dallo stesso documento e assicurato un certo avanzamento posizionale sul territorio della Repubblica dell’Artsakh. Le autorità della Repubblica dell’Artsakh hanno immediatamente informato il personale di comando delle forze di pace russe di un’altra grave violazione delle disposizioni della Dichiarazione tripartita, tenendo conto della missione e delle funzioni da esse assunte ai sensi del documento. Le autorità si aspettano che le truppe di mantenimento della pace adottino misure concrete per eliminare le conseguenze di questa violazione e prevenirne di nuove. La falsa affermazione della parte azera sull’uso della strada montuosa Stepanakert-Ghaibalishen-Lisagor per il trasporto di munizioni è solo un pretesto per le loro prossime azioni aggressive e distruttive.

(25) ARRESTATE SPIE – Due cittadini di Stepanakert sono stati arrestati con l’accusa di aver venduto al nemico informazioni riservate.

(24) TRASFERIMENTO MALATI – Con un convoglio straordinario della Croce Rossa Internazionale, 12 malati sono stati trasferiti dall’Artsakh all’Armenia per cure e interventi chirurgici. Otto invece sono ritornati in patria dopo i trattamenti in Armenia. A oggi, complessivamente sono 215 i pazienti trasferiti superando il blocco di Lachin.

(23) CONSEGUENZE ECONOMICHE DEL BLOCCO – In una conferenza il ministro di Stato, Nersisyan, ha sottolineato come il blocco del corridoio di Lachin stia creando conseguenze economiche irreversibili in moti settori della società. “Solo il gettito fiscale locale si è ridotto del 70%, c’è un alto tasso di disoccupazione. Il PIL si è notevolmente ridotto, solo il 20% delle entità economiche che operano in Artsakh ha interrotto le proprie attività e il resto sta in qualche modo cercando di mantenere la propria esistenza con il sostegno statale” ha dichiarato Nersisyan, aggiungendo che con l’aiuto delle truppe russe di mantenimento della pace e della rappresentanza dell’Artsakh del Comitato internazionale della Croce Rossa, durante il periodo di blocco è stato possibile ottenere attraverso di loro una quantità minima di cibo, medicine e generi di prima necessità.

(22) DICHIARAZIONE P.A.C.E. – La commissione per gli Affari legali e i diritti umani dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE) ha espresso grande preoccupazione per la crisi umanitaria in corso a causa del blocco del corridoio di Lachin e ha adottato la seguente dichiarazione: “La Commissione Affari Legali e Diritti Umani dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa è molto preoccupata per la crisi umanitaria in atto a causa dell’ostruzione in corso del Corridoio Lachin. Questo corridoio è l’ancora di salvezza tra coloro che vivono in Nagorno Karabakh e l’Armenia, e il Comitato sostiene pienamente la dichiarazione pubblica rilasciata dai correlatori dell’Assemblea parlamentare per il monitoraggio dell’Armenia il 24 febbraio 2023, chiedendo “un’azione immediata” e “la cessazione immediata dell’ostruzione illegittima e illegale del corridoio Lachin.
Il Comitato invita inoltre le autorità azere ad attuare senza indugio le misure indirizzategli dalla Corte internazionale di giustizia (ICJ) del 22 febbraio 2023 e dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) del 21 dicembre 2022 le cui decisioni hanno preso atto dell’obbligo sull’Azerbaigian ai sensi della Dichiarazione Trilaterale, firmata il 9 novembre 2020, per “garantire la sicurezza di persone, veicoli e merci che si muovono lungo il Corridoio Lachin in entrambe le direzioni” (Articolo 6 della Dichiarazione Trilaterale).
Il Comitato fa inoltre riferimento ad altre dichiarazioni internazionali rivolte alle autorità dell’Azerbaigian sulla stessa questione, tra cui:
– la dichiarazione congiunta dei quattro correlatori dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa per il monitoraggio dell’Azerbaigian e dell’Armenia del 16 dicembre 2022, in cui si afferma che “La libertà e la sicurezza della circolazione delle persone e delle merci devono essere ripristinate con urgenza insieme il corridoio. Chiediamo a tutte le parti della Dichiarazione trilaterale del 9-10 novembre 2020 di adottare immediatamente le misure necessarie”, e
– la risoluzione del Parlamento europeo del 19 gennaio 2023 sulle conseguenze umanitarie del blocco nel Nagorno-Karabakh.”

(22) COLPITO A MORTE SOLDATO ARMENO – In località Yeraskh, al confine tra Armenia e Nakhjivan, il soltato Arshak Sargsyan è stato mortalmente colpito dal fuoco sparato da postazioni azere. Il fatto è avvenuto alle ore 16,20 locali.

(22) SPARI CONTRO AGRICOLTORE – Un cittadino del villaggio di Chartar è stato oggetto di colpi di arma da fuoco sparti dagli azeri mentre era intento a lavoro nei campi.

(22) TAGLIATO GAS – Gli azeri hanno interrotto ancora una volta la fornitura di gas all’Artsakh chiudendo la valvola del gasdotto che dall’Armenia transita nel territorio ora sotto controllo dell’Azerbaigian.

(21) 100 GIORNI DI BLOCCO – In occasione del centesimo giorno di blocco azero dell’Artsakh, l’ombudsman di Stepanakert ha rilasciato un report nel quale evidenzia i cento diritti negati alla popolazione a causa della politica dell’Azerbaigian. Anche il ministero degli Esteri ha rilasciato una nota.

(21) SCOMPARSI – Secondo il Comitato Internazionale della Croce Rossa, 309 persone provenienti dall’Armenia sono ancora considerate disperse a causa dell’escalation del conflitto nel 2020, 2021 e nel settembre 2022.

(21) BLOCCO – Durante i cento giorni del blocco 422 persone si sono potute riunire alle loro famiglie grazie alla mediazione della Croce rossa. Lo comunica il Comitato internazionale dell’ente che informa che più di 200 persone sono state trasferite nella Repubblica di Armenia per continuare le cure nelle strutture mediche locali. Sono stati trasportati medicinali e alimenti per lattanti per il settore sanitario. Da gennaio, il CICR ha distribuito circa 3.500 pacchi alimentari e igienici a centri di riabilitazione, strutture di assistenza per anziani indigenti, convitti per l’infanzia e la protezione, ospedali e donne incinte.

(20) MIRZOYAN A MOSCA – Il ministro degli Esteri dell’Armenia ha avuto un colloquio con il collega Lavrov. Nel corso dell’incontro il ministro armeno ha sottolineato come la eadership militare e politica dell’Azerbaigian stia preparando la pulizia etnica nel Nagorno Karabakh, ha denunciato le violazioni azere degli obblighi internazionali e ribadito, senza ridurre il ruolo della Russia e delle sue forze di pace nello stabilire il cessate il fuoco nel 2020, la questione della necessità di fornire garanzie per il popolo del Nagorno Karabakh e, quindi la necessità di inviare una missione internazionale in Nagorno Karabakh. Nella stessa giornata il premier Pashinyan ha avuto una conversazione telefonica con il Segretario di Stato USA Blinken.

(19) NUOVA VIOLAZIONE AZERA – Colpi di arma da fuoco sono stati sparati dalle postazioni azere verso un agricoltore che stava eseguendo lavori nei campi con un trattore. Il fatto è accaduro nei pressi del villaggio di Taghavard (regione di Martuni).

(17) PARLAMENTO DELLA CATALOGNA – Il Parlamento della Catalogna ha rilasciato una dichiarazione chiedendo all’Azerbaigian di interrompere le sue azioni militari in Nagorno Karabakh (Artsakh) e al confine con l’Armenia, e di tornare allo status quo stabilito dal cessate il fuoco.

(17) CORRIDOIO DI ZANGEZUR – Il primo ministro dell’Azerbaigian Ali Asadov ha rilasciato un’altra dichiarazione provocatoria riguardo al cosiddetto “corridoio Zangezur”. Asadov, presentando il rapporto 2022 sulle attività del governo al parlamento azero, ha annunciato “la grande importanza dell’apertura di corridoi di trasporto-logistica internazionali e regionali, in particolare il corridoio Zangazur [(Zangezur)]”.

(17) TRASFERIMENTO MALATI – Con un convoglio straordinario della Croce Rossa Internazionale, 12 malati sono stati trasferiti dall’Artsakh all’Armenia per cure e interventi chirurgici. Dieci invece sono ritornati in patria dopo i trattamenti in Armenia. A oggi, complessivamente sono 194 i pazienti trasferiti superando il blocco di Lachin.

(16) PASHINYAN SU SFOLLATI ARTSAKH – Nel corso della odierna riunione di Gabinetto, il premier dell’Armenia ha dichiarato che l’Armenia avvierà negoziati con l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati sugli sfollati interni del Nagorno Karabakh in quanto è preoccupata che finora il meccanismo internazionale previsto dalla clausola 7 della dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020 non sia stato avviato. Detta disposizione prevede il ritorno degli sfollati interni e dei rifugiati nel Nagorno Karabakh e nelle regioni adiacenti sotto la supervisione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. “Ciò significa che devono essere avviati meccanismi internazionali per il ritorno nella regione Hadrut del Nagorno Karabakh, nelle regioni Shushi, Martuni e Martakert, nella regione Shahumyan, Getashen, Lachin e in altre regioni adiacenti del Nagorno Karabakh. E ho incaricato il ministero degli Esteri di avviare negoziati ufficiali con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati su questo argomento“, ha affermato il primo ministro.

(16) NUOVO MINISTRO – il Presidente della Repubblica dell’Artsakh Arayik Harutyunyan ha firmato un decreto in base al quale Norayr Mkrtchyan è stato nominato Ministro dell’Istruzione, della Scienza, della Cultura e dello Sport della Repubblica dell’Artsakh.

(15) NUOVA CONDANNA DEL PARLAMENTO EUROPEO – Il Parlamento europeo ha condannato in un nuovo rapporto l’attacco dell’Azerbaigian all’Armenia del 2022, nonché le sue incursioni militari dal maggio 2021 e ha sollecitato il ritorno di tutte le forze alle loro posizioni iniziali. Ha inoltre invitato l’Azerbaigian a garantire libertà e sicurezza di movimento lungo il corridoio di Lachin in Artsakh. Qui il testo della risoluzione

(15) SPARI CONTRO CONTADINI – Intorno alle 11 (ora locale), 3 civili che conducevano lavori agricoli nei vigneti della regione di Martuni sono stati presi di mira dalle forze militari azere. L’attività è stata sospesa.

(14) VIOLAZIONE AZERA – Una violazione del regime di cessate il fuoco è stata registrata nella regione di Martuni della Repubblica dell’Artsakh. Non ci sono vittime.

(14) PERICOLO NUOVO ATTACCO AZERO – Il Primo ministro dell’Armenia, Pashinyan, in una conferenza stampa ha dichiarato “alta probabilità” di un nuovo attacco dell’Azerbaigian. “La mia conclusione viene dalla crescente retorica aggressiva dell’Azerbaijan, e ovviamente abbiamo anche altre informazioni“, ha detto Pashinyan in una conferenza stampa. E ha aggiunto: “Penso che la comunità internazionale debba registrare che in effetti esiste un alto pericolo di una nuova escalation, e credo che a questo proposito, tenendo conto della chiusura del corridoio di Lachin e della crisi umanitaria in corso nel Nagorno Karabakh, nonché degli espliciti preparativi dell’Azerbaigian per pulizia etnica, la nostra posizione rimane che sarebbe molto importante inviare una missione conoscitiva internazionale nel Corridoio di Lachin e nel Nagorno Karabakh“.

(14) PASHINYAN SU TRATTATO DI PACE – In una conferenza stampa il primo ministro armeno ha dichiarato di aver inviato il 14 febbraio (prima del forum a Monaco) una proposta di pace che l’Armenia era pronta a firmare ma nessuna riscontro ha ricevuto dalla controparte azera. Quanto alle preoccupazioni in Armenia e Artsakh circa la firma di documenti con gli azeri, Pashinyan ha sostenuto che, se effettivamente fosse così, questo significherebbe che l’Armenia ha compiuto progressi nei processi negoziali e ha raggiunto un risultato che non è il risultato dei sogni dell’Armenia, ma che è comunque un risultato che dovrebbe garantire pace, stabilità e sviluppo a lungo termine. In merito alla situazione, il premier ha dichiarato che “non daremo all’Azerbaigian un mandato per eseguire la pulizia etnica [armena] o il genocidio nel Nagorno-Karabakh“.

(14) TRASFERIMENTO MALATI – Con un convoglio straordinario della Croce Rossa Internazionale, 13 malati sono stati trasferiti dall’Artsakh all’Armenia per cure e interventi chirurgici. Dieci invece sono ritornati in patria dopo i trattamenti in Armenia. A oggi, complessivamente sono 182 i pazienti trasferiti superando il blocco di Lachin. Al momento ci sono sei bambini in terapia intensiva nell’ospedale pediatrico e sette adulti nell’ospedale repubblicano di Stepanakert.

(13) APPELLO SU LACHIN – L’Alleanza evangelica mondiale e il Consiglio ecumenico delle chiese hanno rilasciato una dichiarazione congiunta durante il dibattito generale della 52a sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, chiedendo all’Azerbaigian di revocare immediatamente il blocco del corridoio di Lachin.

(13) MINISTRO DELLA SALUTE – Samvel Avetisyan, Ministro della Sanità della Repubblica dell’Artsakh, ha presentato domanda di dimissioni. Nel suo messaggio, Samvel Avetisyan ha informato che l’unica e immediata ragione delle sue dimissioni è che a qualcun altro è stato offerto di assumere la carica di capo del sistema sanitario.

(12) SICUREZZA NAZIONALE – Gurgen Nersisyan, ministro di Stato della Repubblica dell’Artsakh, capo della Protezione civile, ha convocato una riunione con la partecipazione dei capi di tutti i servizi della protezione civile e delle amministrazioni regionali. Il Ministro di Stato ha osservato che è necessario chiarire le azioni a breve ea lungo termine previste dal piano di protezione civile al fine di garantire adeguatamente la sicurezza della popolazione in tutte le situazioni. Durante l’incontro è stato riferito sullo stato dei rifugi, nonché sulle misure previste dal piano di protezione civile.

(12) CONSIGLIO SICUREZZA STRAORDINARIO – Il presidente della Repubblica dell’Artsakh Arayik Harutyunyan ha presieduto una sessione straordinaria estesa del Consiglio di sicur ezza con all’ordine del giorno della discussione la situazione di crisi sviluppatasi nella Repubblica. Il Capo dello Stato ha osservato che le sfide causate dal blocco continuano a esistere e il blocco del gasdotto fornito dall’Armenia il 10 marzo è un altro passo verso l’aggravarsi della crisi umanitaria nell’Artsakh. Il presidente Harutyunyan ha richiamato ancora una volta l’attenzione della comunità internazionale sul blocco di 91 giorni del popolo dell’Artsakh. Ha sottolineato che la Repubblica dell’Artsakh stava cercando di eliminare le terribili conseguenze della guerra del 2020, ma ora deve affrontare nuove gravi sfide poste dal blocco e dalla minaccia di
forza. Il Presidente della Repubblica ha impartito una serie di istruzioni agli organi competenti affinché assumano urgenti e importanti provvedimenti condizionati dalla situazione.

(11) TENSIONE IRAN-AZERBAIGIAN – “L’11 marzo 2023, un aereo militare appartenente alla Repubblica islamica dell’Iran, dalle 09:44 alle 10:26, ha volato ininterrottamente lungo il confine di stato azero-iraniano in direzione della regione di Zangilan in direzione della regione di Bilasuvar e ritorno.” Lo afferma in una dichiarazione congiunta del Ministero della Difesa e del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica dell’Azerbaigian. Il sorvolo è avvenuto in prossimità dei territori dell’Artsakh meridionale ora occupati dagli azeri, tra Varanda (Qaradagli) e Kovsakan (Zangilan).

(11) FAKE AZERE SULLE ARMI – La dichiarazione diffusa dal Ministero della Difesa dell’Azerbaigian secondo cui i sistemi di videosorveglianza azeri hanno registrato la processione di un convoglio di equipaggiamento militare delle forze armate armene lungo la strada Stepanakert-Ghaybalishen-Lisagor, e scortato dalle forze di pace russe, non non corrisponde alla realtà, ha osservato il Ministero della Difesa dell’Armenia in un comunicato. Il MOD dell’Armenia ha aggiunto che ancora una volta informa che le suddette informazioni sono false e non ci sono unità delle forze armate armene e attrezzature militari nel territorio del Nagorno Karabakh.

(11) SMENTITA INFILTRAZIONE AZERA – Suren Sarumyan, portavoce del Ministero della Difesa dell’Artsakh ha informato che le notizie in corso di diffusione su alcuni canali Telegram secondo cui la parte azera avrebbe effettuato un tentativo di infiltrazione di sabotaggio in direzione di Martuni durante la notte, non corrispondono alla realtà. “La situazione operativa rimane invariata e relativamente stabile”, ha aggiunto in particolare Sarumyan.

(10) VIOLAZIONI AZERE – Dalle 19:10 alle 19:40, le unità delle forze armate azere hanno violato il regime di cessate il fuoco verso la direzione settentrionale della linea di contatto utilizzando armi da fuoco secondo quanto riferisce il servizio stampa del Ministero della Difesa della Repubblica dell’Artsakh.

(10) INCOTRO HARUTYUNYAN-PASHINYAN – Il presidente della repubblica ha parlato con il premier armeno che ha ribadito la posizione dell’Azerbaigian ovvero l’integrazione dell’Artsakh nello Stato azero. Secondo Pashinyan, almeno a quanto riferiscono alcuni media, l’alternativa sarebbe la pulizia etnica della regione.

(10) TRASFERIMENTO MALATI – 16 pazienti del Republican Medical Center della Repubblica dell’Artsakh con gravi malattie oncologiche, cardiovascolari e patologie che richiedono interventi chirurgici di emergenza sono stati trasportati oggi in istituti medici specializzati della Repubblica di Armenia con la mediazione e la scorta del Comitato internazionale della Croce Rossa. Tredici pazienti, precedentemente portati in Armenia, sono ritornati in Artsakh con i loro accompagnatori.

(10) AMBASCIATORE USA – Il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti in Armenia, Kristina Kvien, si è recato all’ingresso del corridoio Lachin, che è stato chiuso al traffico normale per quasi tre mesi così come ha informato l’ambasciata degli Stati Uniti a Yerevan. “Il governatore di Syunik [provincia] Robert Ghukasyan ha informato l’ambasciatore sugli effetti dell’attuale blocco del corridoio di Lachin, compreso l’impatto su centinaia di famiglie separate. Ha sottolineato il sostegno che il governo ha fornito alle persone colpite dal blocco. L’Ambasciatore ha ribadito l’appello del Segretario di Stato [Stati Uniti] Antony Blinken a riaprire immediatamente il corridoio Lachin“, ha aggiunto l’ambasciata.

(7) TRASFERIMENTO MALATI – 9 pazienti del Republican Medical Center della Repubblica dell’Artsakh con gravi malattie dell’oncologia e patologie che richiedono interventi chirurgici di emergenza sono stati trasportati oggi in istituti medici specializzati della Repubblica di Armenia con la mediazione e la scorta del Comitato internazionale della Croce Rossa.

(7) VIOLAZIONI AZERE – Le forze azere hanno aperto il fuoco ieri sera contro le postazioni armene situate in direzione del villaggio di Sotk, nella provincia armena di Gegharkunik (Armenia). Gli spari sono durati alcuni minuti.

(6) COLPI AZERRI VERSO ARMENIA – Le forze azere hanno aperto il fuoco la scorsa notte contro le postazioni armene situate in direzione del villaggio di Sotk, nella provincia armena di Gegharkunik come ha riferito un residente di Sotk precisando che la sparatoria è durata diversi minuti.

(6) RIUNIONE CONSIGLIO DI SICREZZA – Il presidente della Repubblica dell’Artsakh Arayik Harutyunyan ha convocato una riunione allargata del Consiglio di sicurezza con la partecipazione delle forze politiche dell’Assemblea nazionale e dei capi delle amministrazioni regionali. Dopo aver osservato un minuto di raccoglimento in memoria delle vittime del giorno precedente, Harutyunyan ha illustrato la situazione dopo i due incontri che ci sono stati con autorità azere il 24 febbraio e il 1° marzo. In questo secondo appuntamento quattro erano i temi all’ordine del giorno degli incontri: lo sblocco del Corridoio Lachin, il ripristino della fornitura di elettricità dalla Repubblica di Armenia all’Artsakh, la fornitura ininterrotta di gas naturale e il riutilizzo della miniera di Kashen. “Durante il secondo incontro, il rappresentante dell’Azerbaigian ha tentato di discutere di argomenti politici usando la parola “integrazione”, ma il signor Shahramanyan lo ha impedito, dicendo che se dovessero discutere di questioni politiche, dovrebbe essere l’argomento del riconoscimento dell’indipendenza dell’Artsakh dall’Azerbaigian. Ha aggiunto che non sono autorizzati a discutere di questioni politiche e non possono discutere di tali questioni in questo incontro“, ha osservato A. Harutyunyan. Secondo il Capo dello Stato, in seguito, la parte azera ha comunicato attraverso i suoi canali che o accettiamo l’integrazione politica o non ci sarà soluzione ai problemi esistenti, anzi, ci saranno passi più duri e decisi. “Non abbiamo accettato, non accettiamo e oggi voglio ribadire che non è solo una decisione di il Consiglio di sicurezza, ma la stragrande maggioranza del nostro popolo accetta che non devieremo dal nostro diritto all’indipendenza e allautodeterminazione. E questo significa che nel prossimo futuro avremo vari sviluppi, situazioni che dovremo affrontare. Scegliamo di continuare la lotta che abbiamo intrapreso, o se ci sono tali stati d’animo nel pubblico che dovremmo accettare la proposta presentata dall’Azerbaigian, allora hanno l’opportunità di parlare nell’ambito dei loro diritti civili e dire che la strada che abbiamo scelto è sbagliata, prova a modellare quegli umori e forma un nuovo governo nel paese. Ma dal momento che abbiamo scelto la via della lotta, vi preghiamo prima di tutto di rispettare la nostra decisione e di non reagire a tali fenomeni e di non attribuire alcuna implicazione politica interna“, ha affermato il Presidente.

(6) TOIVO KLAAR A BAKU, POLEMICHE – Toivo Klaar, rappresentante speciale dell’Unione europea per il Caucaso meridionale e la crisi in Georgia ha informato ieri di essere tornato nella capitale dell’Azerbaigian. Polemiche per il suo twitt nel quale descrive l’agguato come “incidente mortale”. Il consigliere del presidente dell’Artsakh, Beglaryan, ha postato un commento al vetriolo defininendo Klaar “un funzionario corrotto o una persona alla quale gli azeri hanno fatto il lavaggio del cervello”.

(5) AGGUATO AZERO, UCCI TRE AGENTI ARMENI – Tre ufficiali della Polizia di frontiera della repubblica di Artsakh sono stati ucci nel corso di un attacco azero, un quyarto è rimasto gravemente ferito. L’agguato si è verificato intorno alle dieci ora locale lungo una strada sterrata in territorio armeno non lontano da dove è in atto il blocco del corridoio di Lachin. Un gruippo di soldati azeri ha lasciato le proprie posizioni, ha attraversato il corridoio di Lachin e ha assalito il pulmino sul quale si trovavano i quattro agenti che stavano recandosi a una postazione di osservazione per cambio turno. Terminato il raid, gli azeri hanno cercato di ritornare alle loro posizioni ma sono stati intercettati da soldati armeni. Due incursori azeri sono rimasti mortalmente colpiti.

(4) NESSUN RISULTATO DA INCONTRO CON GLI AZERI – Riguardo al primo incontro Stepanakert-Baku che ha avuto luogo il 1 marzo. non emergono segnali positivi. Gli azeri infatti hanno cercato di condurre la conversazione nella direzione delle “questioni del reinserimento della popolazione armena della regione del Karabakh in Azerbaigian”, in seguito hanno pubblicizzato tali informazioni. Ma in realtà la parte armena ha rifiutato di discutere “questioni politiche”, osservando che esistono formati speciali per discutere di questi problemi, uno dei quali è il gruppo di Minsk, l’altro – il formato delle riunioni tripartite, mentre sono autorizzati solo per discutere le questioni della [ri]apertura del corridoio di Lachin, del ripristino della fornitura di gas ed elettricità e, al massimo, dell’organizzazione di un tour azero una tantum alle miniere di Kashen e Drombon. In sostanza, l’incontro si è concluso con un risultato zero e non è stato raggiunto alcun accordo sui futuri incontri.

(3) SITUAZIONE SANITARIA – Nove malati di cancro che necessitavano di interventi chirurgici urgenti sono stati trasferiti dal Nagorno Karabakh all’Armenia il 3 marzo attraverso la mediazione del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR). Questo porta il numero di pazienti trasferiti dal CICR a 144 dall’inizio del blocco da parte dell’Azerbaigian, il 12 dicembre 2022. I pazienti sono stati portati in ospedali specializzati in Armenia per essere curati, ha dichiarato in una nota il ministero della Sanità del Nagorno Karabakh.
Nel frattempo, sette pazienti che erano stati trasferiti in Armenia sono tornati a casa insieme ai loro assistenti.
Il Ministero della Sanità del Nagorno Karabakh ha aggiunto che gli interventi chirurgici programmati sono ancora sospesi a causa del blocco. Un bambino è nell’unità di terapia intensiva e neonatale della clinica Arevik. Otto pazienti sono in terapia intensiva presso il Republican Medical Center. Due di loro sono in condizioni critiche.

(3) ANCORA VIOLAZIONI – Ancora violazioni azere, Praticamente quotidiane dal 28 febbraio, registrate nelle province di Askeran, Martakert e Martuni con colpi sparati con armi di piccolo calibro.

(1) SPARI CONTRO TRATTORE – Intorno alle 14 (ora locale), l’Azerbaigian ha aperto il fuoco dalle proprie postazioni militari in direzione del 59enne S. Vardanyan della comunità di Berdashen che stava eseguendo lavori agricoli, di conseguenza interrotti, a bordo di un trattore. Il giorno precedente, intorno alle 16:55, i militari azeri hanno sparato dalle loro posizioni di combattimento con armi da fuoco di diverso calibro in direzione del 53enne A. Avanesyan del villaggio di Murishen, regione di Martuni, mentre svolgeva lavori agricoli con un trattore.

(1) SHUSHI – Media azeri informano che è intenzione dell’Azerbaigian costruire un bacino idrico da duemila metri cubi di acqua ad uso della città di Shushi.

(1) NUOVO MINISTRO DI STATO – Il presidente dell’Artsakh Arayik Harutyunyan ha presieduto una riunione del gabinetto dei ministri nel corso della quale ha presentato ai partecipanti all’incontro Gurgen Nersisyan, neo-nominato Ministro di Stato dell’Artsakh. Nel suo discorso, il presidente Harutyunyan ha osservato che il ministro di Stato avrà ampi poteri, tutti i ministeri opereranno sotto il suo coordinamento, ad eccezione del ministero degli Affari esteri, del ministero della Difesa e del ministero dell’Interno, e avrà la libertà di sviluppare e condurre la politica del personale nell’ambito della sua giurisdizione. Anche la presidenza dei consigli di amministrazione dell’Artsakh Investment Fund e del Village and Agriculture Support Fund sarà trasferita a Gurgen Nersisyan.

(1) INCONTRO ARMENO-AZERO – Con la mediazione e la partecipazione del comando del contingente russo di mantenimento della pace di stanza ad Artsakh, si è tenuto oggi presso la sede del Comando russo un altro incontro dei rappresentanti ufficiali di Artsakh e Azerbaigian. Rileva che sono state discusse questioni umanitarie e infrastrutturali; in particolare, la ripresa del movimento ininterrotto di persone, veicoli e merci attraverso il corridoio Lachin, il ripristino della fornitura di energia elettrica dall’Armenia all’Artsakh, la fornitura ininterrotta di gas naturale, nonché le attività della miniera di Kashen. Per la parte armena era presente il Segretario del Consiglio di sicurezza dell’Artsakh, Samvel Shahramanyan. L’incontro è stato definito “costruttivo” dalla portavoce del presidente dell’Artsakh, Lusine Avanesyan. Secondo la stampa azera potrebbero esserci altri incontri in futuro e vengono indicate come sedi le città di Baku, Ganja o Aghdam.- Tale circostanza è stata smentita dalle autorità dell’Artsakh.

Da alcuni anni la diplomazia azera è particolarmente attiva nella sua propanda su Khojaly. Come abbiamo già evidenziato (LEGGI QUI) la grancassa mediatica (alla quale si prestano anche italici servi sciocchi o marchettari di basso lignaggio…) è servita e serve solo a coprire l’orrore del pogrom anti armeno di Sumgait.

I pogrom di armeni a Sumgait nel febbraio del 1988 hanno il dubbio onore di essere stati la prima pulizia etnica attuata in quello che era ancora spazio sovietico.

A una serie di dimostrazioni pacifiche di armeni che desideravano decidere le loro proprie vite, il proprio futuro, non nell’ambito della giurisdizione dell’Azerbaigian, il governo azero rispose con la violenza e la repressione

L’esempio più violento e più manifestatamente politico di questa risposta sono proprio i massacri che ebbero luogo per tre giorni nel febbraio del 1988 nella città di Sumgait, a molti chilometri di distanza dal territorio del Nagorno Karabakh.
La violenza contro gli armeni a Sumgait ha invero cambiato la natura del conflitto del Karabakh militarizzandolo.

Non c’era alcun rifugiato ed alcuna questione territoriale quando il popolo del Nagorno Karabakh intraprese tutte le necessarie azioni legali al fine di optare per l’auto-determinazione in conformità con la legislazione del tempo. La risposta fu un’aggressione militare. E’ molto significativo che un governo sovrano abbia risposto ad azioni democratiche dei propri cittadini con l’uso delle armi. Inoltre, la violenta risposta militare non fu nemmeno diretta contro la popolazione del Nagorno Karabakh, (almeno in un primo momento), ma contro gli armeni di Baku e Sumgait, chilometri lontano dal territorio e dalla popolazione del Nagorno Karabakh.

I massacri di armeni a Sumgait (una città situata a mezz’ora di auto dalla capitale dell’Azerbaigian, Baku) si svolsero in pieno giorno, testimoniati da numerosi attoniti passanti. Il picco delle atrocità commesse da azeri fu raggiunto il 27-29 febbraio 1988. Gli eventi furono preceduti da una ondata di dichiarazioni anti-armene e manifestazioni che attraversarono l’intero’Azerbaigian nel febbraio del 1988.

Il quotidiano “Izvestia Daily” (20 agosto 1988) cita il vice procuratore sovietico Katusev che ha detto che quasi tutta l’area di Sumgait, una città con popolazione di 250.000 abitanti, era diventato un luogo di libero pogrom di massa. Gli autori materiali che fecero irruzione nelle case degli armeni erano stati aiutati da liste preparate con i nomi dei residenti. Erano armati con sbarre di ferro, pietre, asce, coltelli, bottiglie e taniche piene di benzina. Secondo testimoni, alcuni appartamenti sono stati perquisiti da gruppi da 50 a 80 persone. Simili folle (fino a 100 persone) hanno preso d’assalto le strade.

Ci furono dozzine di incidenti e 53 assassinati – la maggior parte di quelli bruciati vivi dopo essere stato aggrediti e torturati. Centinaia di persone innocenti furono ferite e rese invalide. Molte donne, tra le ragazze adolescenti, furono violentate. Più di duecento appartamenti furono perquisiti, decine di auto bruciate, numerosi negozi e botteghe saccheggiate. I manifestanti scagliarono mobili, frigoriferi, televisori, letti dai balconi e poi li bruciarono. Il risultato diretto e indiretto di questi orrori furono decine di migliaia di profughi.

Queste furono le perdite umane. Politicamente, è stato più orribile e significativo che né la polizia né gli addetti alla pubblica emergenza interferirono. Il testimone S. Guliev descrisse gli eventi: “La polizia ha lasciato la città in balia della folla. Non era in nessun posto. Non ho visto alcun poliziotto in giro...” 
In tribunale, il testimone Arsen Arakelian raccontò la malizia dei medici dell’ambulanza che non vennero per aiutare la madre sofferente di una commozione cerebrale, con le ossa rotte, emorragie e bruciature, né lasciarono che venisse portata in ospedale.

L’esercito arrivò a Sumgait il 29 febbraio. Tuttavia, si è limitò a fare scudo contro i manifestanti che devastavano e lanciavano pietre contro i soldati e fece poco per proteggere gli Armeni.”Noi non abbiamo istruzioni per andare dentro”, fu ‘risposta dei soldati alle richieste di aiuto delle vittime, secondo la testimonianza di S. Guliev.

Quanto accaduto a Sumgait (e poi a Baku e Kirovabad) fa parte della storia e non può essere negato. Il regime azero cerca però di nascondere questo crimine e, negli anni, ma in particolare negli ultimi, ha montato controstorie che, grazie a generose prebende, riescono ad avere anche una qualche risonanza mediatica.

Ma l’orrore del febbraio 1988 non potrà certamente essere dimenticato!

PER SAPERNE DI PIU’:

S. Shahmuradian, “La tragedia di Sumgait” (Guerini e associti)

Sito in lingua italiana sul massacro di Sumgait

Ruben Vardanyan, che è stato dismesso oggi dalla carica di ministro di Stato dell’Artsakh, ha rilasciato una lunga lettera aperta nella quale parla, appassionatamente, dei 112 giorni del suo mandato. Con riconoscenza per l’incarico ricevuto quattro mesi fa, con grande amore per la patria ma anche con qualche stilettata per comportamenti che non giudica consoni alle circostanze in cui versa l’Artsakh a causa del blocco azero. Ecco il testo del suo intervento:

“Lavorerò qui, starò al tuo fianco. Grazie, signor Presidente, per tutto. Anche se abbiamo delle contraddizioni nei diversi approcci, l’idea generale è che abbiamo “linee rosse” che nessuno dovrebbe oltrepassare. Queste linee rosse sono molto importanti per la nostra dignità, al fine di mantenere Artsakh armeno, indipendente e dignitoso. Sono fiducioso che insieme supereremo questa strada”, ha detto.

Prima di tutto, vi ringrazio per il modo in cui siamo passati insieme e per la fiducia che il signor Presidente ha riposto in me. È stata una grande esperienza per me.

Sai che vengo in Artsakh da decenni, avevo ottimi contatti, ma all’inizio di settembre ho dichiarato di essere venuto perché sentivo che ci trovavamo sull’orlo di un precipizio, non pienamente consapevoli della situazione.

Per me era Sardarapat [battaglia fondamentale per la stessa esistenza del popolo armeno dopo il genocidio, NdR]

Quando dico Sardarapat, capisco la crisi, un’agenda diversa, e mi percepisco come un soldato che fa tutto il necessario per salvare la nostra patria. Quindi, quando ho ricevuto questo invito, è stato inaspettato per me, perché mi ero dato la mia parola che non sarei entrato nel governo, ma ho capito che se sono un uomo di parola, andando a difendere la mia patria, non posso non essere “voglio, non voglio, posso, non posso”. Se deve essere fatto, allora deve essere fatto.

È stata, ovviamente, una decisione difficile per me.

D’altra parte è stato facile, perché ho deciso da solo che ero qui, sarei rimasto, non sarei andato da nessuna parte, e se fossi stato necessario in questa direzione, allora avrei lavorato in questa direzione, se potessi essere utile in patria in un’altra direzione, lavorerei in un’altra direzione.

Da questo punto di vista, potrebbe essere più facile per me sia accettare la posizione sia rinunciarvi. Siamo in guerra e abbiamo dovuto lottare in quella direzione, spero che la mia lotta ci abbia in qualche modo aiutato a superare insieme queste difficoltà.

Devo rispondere ad alcuni punti di discussione.

Primo, perché non mi sono dimesso. Voglio essere chiaro: pensavo di essere un soldato, non posso dimettermi. Se necessario, il Comandante in Capo Supremo dovrebbe sollevarmi dal mio incarico.

In secondo luogo, sono sicuro che abbiamo svolto un lavoro molto importante in un periodo molto difficile, e voglio ringraziare tutte le persone che hanno lavorato in questa difficile crisi, dalle 7 del mattino alle 2 di notte, senza luce e gas, dimostrando che, come squadra, sono pronti a tutto. È stata un’esperienza molto importante per me, per la quale sono molto grato.

Terzo, c’era davvero molta pressione dall’esterno. Il signor Presidente ha più informazioni e comprende la situazione. Ma abbiamo un mondo esterno e un mondo interno. Mi è sembrato che la pressione dall’esterno non ci aiuti internamente ad avere una situazione tale da farci sentire in grado di combattere più duramente quella pressione. Ho presentato al signor Presidente il lavoro del Governo in 110 giorni, e sono pronto a presentarlo al pubblico in modo più dettagliato.

Per fare il lavoro, devi prima redigere un piano, avere uno schizzo, gettare le fondamenta, costruire i muri interni. Abbiamo compiuto passi in varie direzioni, che, ovviamente, in condizioni di crisi erano difficili, ma siamo felici di trasmettere i risultati del lavoro svolto al signor Nersisyan e speriamo che continui a lavorare su queste direzioni.

So che c’è una certa pressione su di me per rimanere in Artsakh, ma vorrei sottolineare che non solo non me ne andrò, ma non riesco a immaginarmi fuori dall’Artsakh. Sono felice di continuare il lavoro che ho fatto prima. La nostra fondazione, l’agenzia “We Are Our Mountains” ha già realizzato molti progetti. Vorrei dire che è stato un esempio molto importante di cooperazione tra Stato e settore privato, Armenia, Diaspora e ONG armene e non armene. Penso che sia molto importante perché se parliamo di futuro, è molto importante che questa cooperazione continui.

Continueremo i nostri sforzi e faremo un ottimo lavoro affinché quanti più armeni possibile vengano in Artsakh, in modo che non solo gli armeni in Artsakh non si sentano soli, ma anche coloro che hanno lasciato l’Artsakh in tempi diversi, durante questa crisi, tornino e rafforzare ancora di più la nostra Patria.

Come ho già accennato, abbiamo problemi finanziari e gestionali, oltre al problema della preparazione al prossimo inverno. Durante questo periodo abbiamo acquisito molta esperienza, abbiamo compreso le nostre carenze e abbiamo registrato le carenze in quali aree di lavoro sono state svolte. È molto importante trarre insegnamenti da tutto ciò e fare di tutto affinché queste carenze non si ripetano né in termini di cibo, né di carburante, né in termini di altri problemi. Abbiamo un’idea molto migliore della situazione ora rispetto a prima del blocco.

Più importante delle questioni finanziarie, gestionali e di altro tipo era il fatto che l’Azerbaigian, che sperava di metterci in ginocchio, di spezzarci, si sbagliava crudelmente. L’Azerbaigian ha visto che siamo diventati più uniti

E anche l’indifferenza è scomparsa. In effetti, è stato molto incoraggiante sentire persone in diverse comunità dire: siamo pronti a resistere senza gas e luce, solo non tradirci e continuiamo a combattere.

In effetti, la tua responsabilità di presidente, che è stato eletto quattro mesi prima della guerra, è molto pesante, ti trovi in una posizione molto difficile, avendo portato questo fardello per così tanto tempo.

Dico con sicurezza che per avere successo, l’approccio deve essere sistemico. Se non costruiamo un sistema, se non mettiamo in atto meccanismi trasparenti e coerenti, è molto difficile raggiungere il successo.

L’argomento della discussione è anche che nessun individuo è più importante della nostra patria.

Anche la fiducia è molto importante; Spero che la nostra parola, infatti, non abbia perso il suo valore. Ho rivisto i suoi discorsi prima della guerra: erano discorsi molto brillanti, profondi, signor Presidente. Sono sicuro che ti rifarai alle tue parole anche adesso. Vorrei solo che trasformassi le tue parole in fatti. È molto importante che le persone non perdano la fiducia in queste parole.

Mi dispiace, ma a volte non possiamo davvero dire quello che vogliamo dire, o dobbiamo ricorrere alle allegorie. Tuttavia, le persone devono credere alle nostre parole e alle nostre azioni.

Come qualcuno che non ha lavorato nel sistema governativo fino a questi 112 giorni, mi sono reso conto che la maggioranza in Artsakh sono dipendenti pubblici dedicati. In ogni caso, le sfide esistenti non possono essere superate solo dagli sforzi del governo.

I problemi che abbiamo nelle sfere finanziaria, della sicurezza e dell’identità richiedono una cooperazione molto seria; quindi, spero che ne capiremo l’importanza quando cercheremo di utilizzare il potenziale della diaspora.

Il campo politico ha le sue leggi ed è possibile che se non fossimo in un blocco, guarderemmo tutto questo in modo diverso.

La cosa più difficile per me è che non sono riuscito a dimostrare e spiegare due cose: che questa non è una situazione normale e che la crisi ha le sue leggi. Questa è stata probabilmente una delle mie più grandi omissioni.

L’altra difficoltà è stata che non sono riuscito a spiegare che la lotta significa che dobbiamo capire ogni giorno quali sono i nostri punti deboli e i nostri punti di forza, come dobbiamo rafforzare la nostra posizione, come dobbiamo essere in grado di utilizzare le nostre risorse limitate.

La nostra lotta è sia nell’economia che nel campo dell’informazione. Questi 112 giorni hanno portato cambiamenti, che inevitabilmente hanno mostrato una nuova situazione, un nuovo Artsakh.

Da una parte eravamo tutti sulla stessa barca, e quella barca ci univa tutti. Ma d’altra parte, abbiamo visto gli esempi inaccettabili di cui parlavo, che alcune persone non hanno questa comprensione dell’inaccettabile, quando, per esempio, in una situazione di crisi mandi frutta e verdura a funzionari di alto rango, essendo un tu stesso funzionario di alto rango… La questione non è che sia un male. Il problema è che di quelle poche decine di persone, solo poche persone lo hanno rispedito indietro, trovando il fenomeno in sé inaccettabile. Mi dispiace che portare ananas o rose durante un blocco sia considerato normale, ma ovviamente so che il numero di queste persone è piccolo. Non è quello che hanno fatto che mi preoccupa molto di più, è quello che pensiamo sia normale. In secondo luogo, non esisteva alcun meccanismo per punire. Il signor Nersisian e io abbiamo discusso ampiamente di questo problema: cosa dovrebbe essere punito in questa situazione e cosa no.

Il mio approccio può essere stato molto duro, ma non me ne pento. Di recente ho letto il libro di Nzhdeh: è stato interessante vedere che 100 anni fa Nzhdeh scriveva della stessa cosa. Vorrei leggere un piccolo estratto dalle sue memorie: “Il destino degli armeni sarebbe stato diverso se i loro capi, invece di divorarsi a vicenda, avessero dichiarato guerra alle loro mancanze”. Io stesso so che non ero un leader perfetto, ho commesso degli errori, ma ero sincero, ero un patriota, pretendevo di più da me stesso che dagli altri.

Signor Presidente, voglio dire che siamo felici qui perché abbiamo una nazione fantastica. Questa nazione ha dimostrato di poter sopportare qualsiasi cosa, è pronta a combattere, pronta a seguirci ed è davvero un grande onore che io abbia avuto l’opportunità e comunicando con queste persone ho capito quanto sono forti gli Artsakhi, ho capito la differenza tra gli artsakiani e gli armeni che vivono in altri luoghi. Questo è molto stimolante.

Sono fiducioso che possiamo superare la strategia del “salame” applicata dall’Azerbaigian, che è molto pericolosa. Sono sicuro che non solo una persona, o il Consiglio di sicurezza, o poche centinaia di persone dovrebbero avere il diritto di scegliere la strada, ma l’intero popolo dovrebbe prendere una decisione molto dura e responsabile, di cui abbiamo parlato prima del blocco, durante il blocco e durante la manifestazione.

Siamo tutti esseri umani che hanno i nostri difetti. Spero che se avrò offeso qualcuno senza rendermene conto sarò perdonato, se non ho fatto qualcosa o fatto qualcosa sono pronto ad ascoltare sia le critiche che i consigli, perché ho sempre imparato dagli altri”.

[Traduzione e grassetto redazionali]