Tag Archivio per: Nagorno Karabakh

Da ottobre 2024 cambia il Notiziario Artsakh: non sarà più su base mensile e conterrà (a differenza di quanto accaduto nell’ultimo anno dopo l’occupazione azera) solo notizie strettamente legate all’Artsakh (Nagorno Karabakh) così come accadeva prima del settembre 2023.
Salvo casi particolari non riporteremo più informazioni sui rapporti tra Armenia e Azerbaigian ma ci soffermeremo solo sulla situazione nella regione armena occupata.
Ricordiamo che è possibile consultare il nostro database notizie a partire dal settembre 2015. E’ sufficiente digitare nella casella “ricerca” (lente), nella barra sulla homepage, il nome del mese seguito dall’anno (ad esempio: “Gennaio 2020”).

(3 set 25) VIA LA CROCE ROSSA DALL’AZERBAIGIAN – La delegazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) chiuderà il suo ufficio a Baku il 3 settembre su richiesta delle autorità azere. Parenti e legali dei prigionieri armeni illegalmente detenuti e processati in Azerbaigian esprimono preoccupazione per il fatto che cesserà qualsiasi contatto con loro.

(2 set 25) ANNIVERSARIO INDIPENDENZA – Al pantheon di Yerablur, a Yerevan (Armenia) si è tenuta una cerimonia per inauguare, nel 34° anniversario dell’indipendenza dell’Artsakh, il complesso commemorativo denominato “Il richiamo dell’Artsakh”. All’evento erano presenti il presidente della repubblica Shahamanyan, autorità religiose e civili. Il monumento, dedicato alla memoria eterna degli eroi caduti nelle guerre dell’Artsakh, agli armeni sepolti in Artsakh nonché alle vittime della tragica esplosione nel deposito di carburante di Stepanakert, è stato benedetto dal capodella diocesi dell’Artsakh Abrahamyan e dall’ex rettore del complesso monastico di Dadivank.

(1 set 25) ALTRO MONUMENTO DISTRUTTO DAGLI AZERI – “Oggi, nel Giorno della Conoscenza e dell’Istruzione, con rammarico segnaliamo che il regime di occupazione azero ha distrutto un monumento all’alfabeto armeno, eretto nel cortile della scuola n. 1 di Stepanakert”. Lo riferisce l’Agenzia per il turismo e lo sviluppo culturale dell’#Artsakh.

(1 set 25) GRUPPO DI MINSK – L’OSCE ha ufficialmente chiuso il Gruppo di Minsk per la risoluzione del conflitto del Karabakh. La chiusura era stata recentemente concordata dalla parte armena su richiesta di quella azera. Anche se non più operante da tempo (anche per via del conflitto in Ucraina) l’esistenza del Gruppo di Minsk rappresentava l’esistenza di un tema ossia la questione del Nagorno Karabakh. Con la sua cessazione, cessa anche la discussione sul Nagorno Karabakh.

(26 ago 25) L’ARTSAKH CONTINUA A BRUCIARE – Secondo quanto riportato dai media azeri, gli incendi continuano a divampare nell’Artsakh occupato. Affermano che il Ministero delle situazioni di emergenza dell’Azerbaigian sta adottando “misure necessarie e urgenti per spegnere gli incendi”.

(25 ago 25) CONTINUANO I VANDALISMI AZERI – Gli azeri hanno distrutto il monumento all’eroe dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) Bekor Ashot nel centro di Stepanakert, la capitale dell’Artsakh occupato dagli azeri secondo quanto riferisce l’Agenzia per lo sviluppo del turismo e della cultura dell’Artsakh. “Il 24 agosto, giorno della commemorazione dell’eroe dell’Artsakh Ashot Gulyan (Bekor), siamo costretti a registrare un altro crimine culturale: la distruzione del suo monumento nel centro di Stepanakert. Il monumento ad Ashot Gulyan, creato dal celebre scultore armeno Yuri Samvelyan, fu eretto nel 1996 nel luogo della sua sepoltura, nel parco che porta il suo nome. In precedenza, le spoglie dell’eroe erano state riseppellite nel suo villaggio natale di Khndzristan, ma oggi le condizioni della sua tomba rimangono sconosciute.

(22 ago 25) DOMANDE PER CITTADINANZA ARMENA – Le domande per ottenere la cittadinanza armena da parte di persone sfollate con la forza dal Nagorno Karabakh vengono accettate presso più di 40 indirizzi del Servizio per la migrazione e la cittadinanza del Ministero degli affari interni dell’Armenia, riferisce il servizio. Tali domande vengono accettate anche presso gli uffici di servizio del Ministero degli Interni in formato mobile. A seguito delle modifiche alla legge sulle tasse statali, dal 1° settembre le persone sfollate con la forza dal Nagorno-Karabakh e a cui è stata concessa protezione temporanea in Armenia saranno esentate dal pagamento delle tasse statali per il riconoscimento della cittadinanza armena.

(9 ago 25) QUESTIONE PRIGIONIERI ARMENI – Durante l’incontro alla Casa Bianca, i leader di Armenia e Azerbaigian hanno lasciato senza risposta la domanda di un giornalista sul ritorno della popolazione armena in Artsakh (Nagorno Karabakh). Il giornalista ha chiesto a entrambi i leader se agli armeni residenti in Artsakh sarebbe stato permesso di tornare. La seconda parte della domanda riguardava la possibilità di candidare Donald Trump al Premio Nobel per la Pace. Sia Pashinyan che Aliyev hanno evitato di rispondere alla prima domanda, limitandosi a quella sul Premio Nobel. L’atmosfera si è fatta tesa e Pashinyan ha ceduto la parola con tono allegro ad Aliyev, che non ha nemmeno affrontato il tema della sorte del popolo dell’Artsakh. Vale la pena notare che i documenti firmati non fanno alcun riferimento all’Artsakh. In seguito è emerso un video che mostra il presidente Trump parlare con Pashinyan della sorte dei prigionieri armeni illegalmente detenuti in Azerbaigian. Trump chiede al suo interlocutore se la questione è importante e pare di capire che il presidente americano si rivolgerà ad Aliyev al riguardo.

(8 ago 25) ANCORA INCENDI IN ARTSAKH – Secondo fonti ufficiali azere, gli incendi scoppiati il mese scorso nel Nagorno Karabakh occupato dall’Azerbaigian non sono ancora stati domati. Gli elicotteri continuano a localizzare l’incendio. Le cause degli incendi di vasta portata scoppiati tre settimane fa non sono state ancora rese note. Anche un’area a Stepanakert è stata colpita dalle fiamme.

(1 ago 25) LAVROV SU GRUPPO MINSK – Il Gruppo di Minsk [dell’OSCE] non è mai riuscito a creare le condizioni per il dialogo tra le parti in conflitto. Anche l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) ha fallito nel Nagorno-Karabakh, secondo il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. “Il Gruppo di Minsk [dell’OSCE] non è mai stato in grado di creare le condizioni per il dialogo tra le parti in conflitto. E dopo che i suoi partecipanti occidentali si sono ritirati dalla cooperazione con la Russia, ha perso completamente il suo significato”, ha osservato il Ministro degli Esteri russo in un articolo pubblicato sulla Rossiyskaya Gazeta. Russia, Stati Uniti e Francia sono i paesi copresidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE, che ha il mandato di risolvere il conflitto del Nagorno-Karabakh. Ma quando è iniziata l'”Operazione militare speciale” russa in Ucraina, Parigi e Washington hanno smesso di collaborare con Mosca all’interno del Gruppo di Minsk.

(31 lug 25) CONSOLATO TURCO IN ARTSAKH – La Turchia è pronta ad aprire un consolato a Shushi o in qualsiasi altra città del Karabakh su decisione dell’Azerbaigian, ha dichiarato l’ambasciatore turco in Azerbaigian Birol Akgun in un’intervista all’agenzia di stampa azera APA.

(30 lug 25) CROCE ROSSA E OSTAGGI ARMENI – I parenti degli armeni detenuti nelle prigioni della capitale azera Baku sono stati informati dal Comitato internazionale della Croce Rossa che non faranno più visita a questi prigionieri. Questa notizia ha causato seria preoccupazione tra i parenti dei suddetti prigionieri armeni, poiché la Croce Rossa è stata l’unica organizzazione in grado di visitare questi armeni detenuti nelle prigioni di Baku, scoprire le loro reali condizioni, occuparsi di risolvere i loro problemi di salute, fornire loro vestiti e articoli per l’igiene necessari, nonché fornire un contatto video con i loro parenti. Come ha raccontato ad Azatutyun un parente di uno di questi prigionieri, anche la loro ultima speranza, come quella di questi prigionieri, è svanita. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha dovuto lasciare l’Azerbaigian su ordine delle autorità di Baku.

(28 lug 25) INCENDI IN ARTSAKH – La scorsa settimana, circa 100 monumenti storici e culturali armeni sono stati messi a rischio dagli incendi scoppiati nella zona di confine orientale dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) occupata dall’Azerbaigian, ha avvertito il Ministero della Cultura dell’Artsakh. Nella zona interessata dall’incendio sono finiti la riserva storica e culturale di Tigranakert, il monastero di Amaras e importanti monumenti situati nelle vicinanze del villaggio di Talish e di numerosi altri insediamenti. Secondo le informazioni che circolano sui social media, l’incendio avrebbe già danneggiato gli storici frutteti di gelsi del villaggio di Nor Shen. L’incendio ha raggiunto anche i villaggi di Nakhichevan e Seydishen, dove le chiese armene e altre strutture armene di valore culturale sono in pericolo immediato. In conformità con il diritto internazionale e le convenzioni sulla protezione del patrimonio culturale, l’Azerbaigian, avendo di fatto il controllo sull’Artsakh che ha occupato, è tenuto a garantire la conservazione del patrimonio culturale e naturale armeno nei territori sotto il suo controllo e ad adottare misure urgenti per spegnere gli incendi e riparare i danni causati. Inoltre, le strutture internazionali e le organizzazioni specializzate, nell’ambito del loro mandato, dovrebbero valutare adeguatamente la situazione attuale e adottare misure efficaci per preservare il patrimonio culturale armeno dell’Artsakh.

(24 lug 25) ATTIVITA’ MINERARIA INGLESE – La società mineraria britannica Anglo Asian Mining ha avviato le attività di estrazione nella miniera di rame e molibdeno di Kashen, nell’Artsakh occupatO dall’Azerbaigian. “Nel dicembre 2022, quando gli pseudo-eco-attivisti azeri, controllati dal regime di Aliyev, avevano bloccato la strada Goris-Stepanakert nella sezione del villaggio di Karin Tak e chiesto il monitoraggio della miniera di Kashen per presunti scopi ambientali.

(23 lug 25) RESPINTE ISTANZE DI VARDANYAN – La farsa giudiziaria contro l’ex ministro di Stato dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), il filantropo armeno russo Ruben Vardanyan, è continuata Baku, capitale dell’Azerbaigian. Secondo i media azeri, il “tribunale” ha respinto un reclamo e una petizione di Vardanyan. Il reclamo riguardava la mancanza di professionalità dei traduttori dall’azero al russo. Inoltre, Ruben Vardanyan ha contestato il “collegio giudiziario”, che il “tribunale” ha nuovamente ignorato.

(23 lug 25) CONGRESSO USA – Il Comitato nazionale armeno d’America (ANCA) ha accolto con favore l’introduzione di risoluzioni parallele del Senato e della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti che condannano la persecuzione dei cristiani, tra cui la pulizia etnica degli armeni dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) da parte dell’Azerbaigian. Il senatore Josh Hawley (R-MO) ha presentato al Senato la S.Res.327, mentre il rappresentante Riley Moore (R-WV) ha presentato una risoluzione parallela alla Camera, la H.Res.594.

(15 lug 25) PROCESSO A VARDANYAN – La 26a sessione della farsa giudiziaria contro Ruben Vardanyan è proseguita oggi presso il Tribunale Militare di Baku. La scorsa settimana, Siranush Sahakyan, avvocato e rappresentante degli interessi dei prigionieri di guerra armeni presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ha pubblicato un documento dettagliato che descrive tutte le violazioni legali commesse contro Ruben Vardanyan durante le indagini preliminari e il processo.

(14 lug 25) PROTESTA SFOLLATI ARTSAKH – Il Consiglio per la protezione dei diritti dei residenti dell’Artsakh ha organizzato una protesta di fronte al palazzo del governo armeno. Dopo la manifestazione in Piazza della Libertà a Yerevan del 12 luglio, è stato annunciato uno sciopero con sit-in e ieri a mezzanotte gli abitanti dell’Artsakh hanno deciso di radunarsi davanti al palazzo del governo, affermando che le loro richieste erano rivolte al governo armeno.

(4 lug 25) FLORUM NELL’ARTSAKH OCCUPATO – La 17ma sessione dell’Organizzazione per la cooperazione economica (ECO) si è tenuta a Stepanakert, capitale dell’Artsakh occupato. Oltre al presidente azero hanno partecipato all’evento anche i presidenti di Turchi, Iran e Pakistan.

(19 giu 25) PRIGIONIERI DI GUERRA – “I rappresentanti del Comitato Internazionale della Croce Rossa hanno visitato nuovamente gli armeni a Baku a giugno, i cui nomi sono stati confermati alla nostra organizzazione dalle autorità azere“. Lo ha riferito alla stampa Zara Amatuni, responsabile della comunicazione e della prevenzione del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) in Armenia. “Hanno ricevuto pacchi dai loro parenti, il personale del Comitato Internazionale della Croce Rossa ha avuto conversazioni private con loro e ha dato loro la possibilità di contattare le loro famiglie”, ha aggiunto Amatuni.

(11 giu 25) NUOVO MINISTRO DI STATO – Nzhdeh Iskandaryan, membro del consiglio per la tutela dei diritti dei cittadini dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh), è stato nominato Ministro di Stato dell’Artsakh. Lo ha annunciato lo stesso Iskandaryan mercoledì durante una conferenza stampa tenutasi nella capitale armena Yerevan. Iskandaryan ha aggiunto che sono stati creati gruppi di lavoro e che negli ultimi mesi sono stati registrati risultati positivi.

(10 giu 25) POSIZIONE RUSSA SU KARABAKH – Sebbene il consigliere presidenziale russo Vladimir Medinsky abbia fatto riferimento alle dimensioni storiche, sociali e culturali della situazione in Karabakh nel suo intervento, la Russia riconosce la regione come territorio azero. Lo ha dichiarato Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Affari Esteri russo. Medinsky “ha commentato esclusivamente la tragedia legata al conflitto armato”, ha sottolineato Zakharova, mettendo in guardia dal “riprendere messaggi inesistenti o ricombinare parole”. In precedenza, il Ministero degli Esteri azero aveva criticato Medinsky, il principale negoziatore della Russia nei due recenti round di colloqui con l’Ucraina, per aver distorto la verità storica sul Nagorno-Karabakh, definendo la regione “una terra contesa tra Armenia e Azerbaigian”.

(4 giu 25) ELEZIONI PRESIDENZIALI – “Secondo le mie informazioni, il parlamento dell’Artsakh eleggerà presto un nuovo presidente“. Lo ha detto ai giornalisti a Yerevan l’avvocato Roman Yeritsyan. Ha fatto notare che le informazioni in merito saranno rese pubbliche a breve. Secondo Yeritsyan, l’Artsakh (Nagorno Karabakh) dovrebbe avere una rappresentanza. “È possibile che tra uno, due, cinque o dieci anni la Repubblica dell’Artsakh continuerà a esistere anche in termini territoriali“, ha aggiunto l’avvocato.

(28 mag 25) ALTRO AEROPORTO AZERO IN ARTSAKH – L’aereo del presidente turco Recep Tayyip Erdogan è atterrato all’aeroporto internazionale di Lachin, inaugurato ufficialmente oggi alla presenza di Erdogan e del presidente azero Ilham Aliyev. Si tratta dell’ennesimo scalo aeroportuale costruito dagli azeri nella regione occupata dell’Artsakh.

(27 mag 25) CONFERENZA IN SVIZZERA – Un importante evento culturale e umanitario internazionale, la conferenza sul patrimonio armeno, si sta svolgendo nella capitale svizzera, Berna. È stata organizzata su iniziativa del Consiglio Ecumenico delle Chiese, in collaborazione con la Chiesa protestante in Svizzera e con il sostegno della Chiesa Apostolica Armena, come comunicato all’ufficio stampa degli organizzatori dell’evento. Il centro congressi Kursaal Bern sarà la sede principale della conferenza sul tema “Libertà di religione | Preservazione del patrimonio religioso, culturale e storico armeno in Artsakh/Nagorno-Karabakh”, che durerrà tre giorni.

(26 mag 25) PRIGIONIERI DI GUERRA – Parlando dei prigionieri di guerra armeni detenuti nella capitale azera di Baku, il vice Ministro degli Esteri armeno, Vahan Kostanyan, ha dichiarato: “Abbiamo ripetutamente sottolineato che la questione del rilascio dei prigionieri di guerra e dei detenuti civili della nostra nazione armena è sempre al centro della nostra agenda e trova sempre spazio in tutti i nostri incontri. Naturalmente, al nostro evento sono presenti anche numerosi partner noti nel campo dei diritti umani, giunti a Yerevan, e certamente, parlando di diritti umani, non possiamo e non vogliamo non affrontare questo tema. Al contrario, è tra le nostre priorità“.

(23 mag 25) AZERI CONTRO ONG E ISTITUZIONI INTERNAZIONALI – L’Azerbaigian ha presentato un reclamo infondato al Comitato delle Nazioni Unite sulle organizzazioni non governative (ONG) contro “Christian Solidarity International” (CSI), un’organizzazione per i diritti umani e la libertà religiosa rispettata a livello mondiale con status consultivo presso le Nazioni Unite, per la sua difesa di principio a favore degli armeni sfollati dell’Artsakh (Nagorno Karabakh). Parallelamente il regime di Aliyev sta facendo chiudere tutte le sedi delle organizzazioni internazionali (Unicef, Unesco…) isolandosi ancora di più.

(23 mag 25) CITTADINANZA ARMENA – Sempre più ex residenti dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) hanno iniziato a presentare domanda per ottenere la cittadinanza armena. Lo ha affermato venerdì il viceministro degli Affari Interni dell’Armenia, Armen Ghazaryan, in una conferenza stampa. Secondo i dati del Ministero degli Affari Interni dell’Armenia, martedì 9.451 persone avevano presentato domanda di cittadinanza armena e 8.315 l’avevano ottenuta. Si tratta però di adulti, poiché ai minori viene concessa automaticamente la cittadinanza armena se almeno uno dei genitori ha già ottenuto la cittadinanza armena. Pertanto, oltre 2.000 minori hanno ottenuto la cittadinanza armena. Il Vice Ministro degli Interni dell’Armenia ha osservato che il numero di richiedenti la cittadinanza armena è in aumento. Se all’inizio dell’anno circa 20 persone presentavano domanda al giorno, ora ce ne sono più di 40. Il Ministero degli Interni dell’Armenia spiega questo dato con il fatto che le persone hanno iniziato a comprendere meglio la necessità di ottenere la cittadinanza armena.

(22 mag 25) PRIGIONIERO ARMENO IN OSPEDALE – Vicken Euljekjian, l’armeno libanese in sciopero della fame in un carcere della capitale azera di Baku dove illegalmente è stato processato ed è detenuto, è stato portato in ospedale e si trova in reparto.  Mane Tandilyan, co-fondatore del partito armeno “Paese della Vita”, ne ha parlato su Facebook. Euljekjian è in sciopero della fame dalla fine di aprile. Euljekjian, che dal Libano si era trasferito a Shushi in Artsakh, era stato catturato dagli azeri il 10 novembre 2020, dopo che era già operativo l’accordo di cessate-il-fuoco, mentre tentava di raggiungere l’Armenia. Il regime azero lo ha processato condannandolo a venti anni di reclusione sulla base di accuse ridicole.

(21 mag 25) LAVROV SU STATUS KARABAKH – In una conferenza stampa tenutasi nella capitale armena Yerevan, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha rivelato alcuni dettagli poco noti del dimenticato processo negoziale sul Nagorno-Karabakh. Rispondendo a una domanda di un giornalista armeno, il ministro russo ha sottolineato che nessuno può rimproverare la Russia perché almeno negli ultimi venti anni sia il presidente Vladimir Putin che il presidente Dmitry Medvedev hanno insistito per trovare soluzioni che garantissero un approccio equo attraverso colloqui di pace. Secondo Lavrov, era stato proposto di “cedere cinque delle sette regioni azere come primo passo e mantenere le regioni di Kelbajar e Lachin come fase intermedia, rimandando la risoluzione della questione dello status finale del Nagorno Karabakh per molti anni e, di fatto, alle generazioni future”. Il ministro degli Esteri russo ha osservato che quanto accaduto – cioè la completa occupazione del Nagorno Karabakh da parte dell’Azerbaigian – è stata una conseguenza del fatto che “le proposte di compromesso sono state respinte”.

(20 mag 25) COMITATO SVIZZERO PER I PRIGIONIERI ARMENI – Il 26 maggio a Berna verrà inaugurata una commissione interpartitica composta da 19 deputati che sostiene l’«Iniziativa di pace svizzera per il Nagorno Karabakh». Questa commissione sosterrà la decisione della camera alta del Parlamento svizzero del 18 marzo di attuare i meccanismi internazionali necessari per la realizzazione del diritto al ritorno degli armeni dell’Artsakh (Nagorno Karabakh). Tale decisione ha un significato giuridicamente vincolante per l’esecutivo svizzero.

(17 mag 25) DEMOLITO ALTRO MONUMENTO A STEPANAKERT – Mentre le truppe azere sfilavano in parata sulla Piazza Rossa a Mosca, e il Primo Ministro armeno e il Presidente russo assistevano alla parata dal podio, un monumento al Maresciallo Baghramyan è stato abbattuto a Stepanakert. Raso al suolo, senza lasciare traccia. Prima di allora, avevano profanato il monumento rompendogli il naso e distruggendo le iscrizioni in armeno. Sergei Shahverdyan, presidente dell’ONG “Agenzia per lo Sviluppo della Cultura e del Turismo dell’Artsakh”, ne ha parlato sulla sua pagina Facebook.  “Questo era l’ultimo monumento scultoreo rimasto a Stepanakert fino al 9 maggio 2025, 80° anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale. Mentre l’ambasciatore russo in Armenia è furioso e indignato, menzionando il nome di Bagramjan in un impeto di giusta rabbia, e Maria Zakharova cerca di giustificare l’assenza di Aliyev dalla Parata della Vittoria, l’amministrazione di occupazione azera sta demolendo un monumento a una delle figure militari di spicco dell’era sovietica. Attendiamo una lettera aperta e furibonda dall’ambasciatore russo in Azerbaigian“, si legge nel suo post.

(15 mag 25) INVALIDO IL DECRETO DI SCIOGLIMENTO DELL’ARTSAKH – Ieri è stato reso pubblico il decreto del presidente dell’Artsakh [(Nagorno Karabakh)] Samvel Shahramanyan, con il quale ha riconosciuto come invalido il decreto del 26 settembre 2023 sullo scioglimento dell’Artsakh. Il contro decreto fu firmato il 29 ottobre. Secondo quanto emerge, la notizia di questo nuovo atto è originata dalla necessità ditutelare i capi delle comunità dell’Artsakh. Infatti, il decreto sarebbe stato reso pubblico perché le forze dell’ordine armene, basandosi sul fatto della perdita dell’Artsakh e del documento di scioglimento, hanno avviato procedimenti penali contro numerosi capi di comunità [dell’Artsakh], ritenendo che se l’Artsakh fosse sciolto e ci fosse un decreto, allora il sindaco di Stepanakert [capoluogo dell’Artsakh] non avrebbe potuto fornire referenze ai residenti della sua città nell’ottobre-dicembre 2023, e i capi di comunità hanno fornito decine di tali referenze, ad esempio per la reimmatricolazione delle auto e per altri scopi, confermando la circostanza che il residente dell’Artsakh in questione fosse un residente di Stepanakert.

(13 mag 25) DISTRUZIONE PATRIMONIO ARMENO – La Commissione statunitense sulla libertà religiosa internazionale (USCIRF) terrà un’udienza virtuale il 5 giugno sulla situazione in Azerbaigian e discuterà anche della distruzione del patrimonio culturale armeno. “I siti religiosi del Nagorno-Karabakh restano minacciati poiché le autorità azere stanno sviluppando la regione ed eliminando il patrimonio culturale armeno”, si legge nella dichiarazione.

(9 mag 25) FESTA DELLA TRIPLA VITTORIA – Il presidente dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) Samvel Shahramanyan ha visitato il Pantheon militare di Yerablur a Yerevan, la capitale dell’Armenia. Era accompagnato da membri del governo dell’Artsakh, deputati dell’Assemblea nazionale e dal clero. Il 9 maggio è da anni una tripla festa per gli armeni: il giorno della vittoria del popolo sovietico nella Seconda Guerra Mondiale, della creazione dell’Esercito di Difesa dell’Artsakh e della liberazione della città di Shushi, in Artsakh, nel 1992. Tuttavia, gli armeni hanno perso Shushi a causa della dolorosa sconfitta subita nella guerra dell’Artsakh, durata 44 giorni, nell’autunno del 2020.

(25 apr 25) GRUPPO DI MINSK – Il presidente azero Ilham Aliyev ha nuovamente chiesto lo scioglimento del Gruppo di Minsk dell’OSCE. Aliyev ha dichiarato, ricevendo il Segretario generale dell’OSCE Feridun Sinirlioglu, che “è giunto il momento di abolire il Gruppo di Minsk dell’OSCE, che ha fallito completamente nel risolvere l’ex conflitto tra Armenia e Azerbaigian, e tutte le istituzioni a esso collegate, e ha ribadito che anche l’Armenia dovrebbe adottare misure in tal senso

(24 apr 25) GENOCIDIO ARMENO – L’Assemblea nazionale dell’Artsakh ha rilasciato una dichiarazione in occasione del 110° anniversario del genocidio armeno. “Il genocidio armeno commesso dalla Turchia ottomana nel 1915 è uno dei crimini più barbari nella storia dell’umanità, il cui obiettivo era lo sterminio completo del popolo armeno. Purtroppo questo crimine è rimasto impunito fino a oggi, diventando così un precedente per nuovi atti genocidi. I crimini di guerra, l’estenuante blocco, gli sfollamenti forzati e le atrocità commesse in Artsakh nel periodo 2020-2023 sono la continuazione degli stessi piani genocidi perpetrati dalle autorità azere nel XXI secolo. Tutte le azioni intraprese dall’Azerbaigian – la de-armenizzazione dell’Artsakh, la pulizia etnica e l’eliminazione della presenza storica del popolo armeno [in Artsakh] – corrispondono alla definizione giuridica internazionale di genocidio. La comunità internazionale è tenuta a fornire un’adeguata valutazione giuridica e politica di queste azioni, verificandone la conformità alla definizione esaustiva di genocidio. L’accettazione silenziosa del genocidio è indifferenza criminale, genocidio impunito: un invito a un nuovo genocidio. Purtroppo, in questa realtà, anche la posizione delle autorità armene è incomprensibile e inspiegabile. Condannare il genocidio e chiamare i responsabili a risponderne sono tra le garanzie per prevenire ulteriori genocidi, che, ovviamente, non sostituiscono l’obbligo di un solido sistema di sicurezza e una lungimirante politica interna ed estera dello Stato. Il 110° anniversario del genocidio armeno è anche un’opportunità per esprimere la volontà collettiva degli armeni in tutto il mondo per un futuro sicuro e protetto, in memoria dei nostri antenati martirizzati. Ricordiamo, rispettiamo e non dobbiamo mai dimenticare i nostri compatrioti che sono diventati vittime del genocidio attraverso la violenza, il dolore e una sofferenza indicibile. Vivono nella nostra memoria e ci danno la forza di lottare per la verità, la giustizia e la dignità umana. Gloria eterna e omaggio a tutti i martiri per la fede e la patria“, si legge nella dichiarazione dell’Assemblea Nazionale dell’Artsakh.

(22 apr 25) MANDATO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA – Il mandato del presidente dell’Artsakh, Samvel Shahramanyan, termina il 21 maggio, dopodiché il parlamento della repubblica, con il recente emendamento costituzionale, potrà eleggere un nuovo presidente, poiché è impossibile indire elezioni per ragioni oggettive. La domanda principale è chi si candiderà alla presidenza. Chi è vicino a Samvel Shahramanyan ha l’impressione che non abbia alcun desiderio di candidarsi, ma per l’attuale parlamento è l’unico candidato accettabile per il quale la maggioranza dei parlamentari [dell’Artsakh] è pronta a votare. Ricordiamo che al primo turno delle elezioni presidenziali in Artsakh servono 22 voti, mentre al secondo turno ne servono 17. Le consultazioni con il pubblico e gli ambienti politici potrebbero iniziare a breve presso la rappresentanza dell’Artsakh in Armenia. Se non si trova un candidato accettabile per tutti, bisogna convincere Shahramanyan a continuare un nuovo mandato affinché l’istituto non si sciolga.

(18 apr 25) GRUPPO DI MINSK – “Le autorità dell’Artsakh sono contrarie allo scioglimento del Gruppo di Minsk dell’OSCE”. Il presidente dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) Samvel Shahramanyan lo ha dichiarato venerdì durante un briefing con i giornalisti a Yerevan, capitale dell’Armenia. “[Il Gruppo di Minsk dell’OSCE] è l’unica piattaforma internazionale creata appositamente per risolvere il conflitto [del Karabakh]. Queste decisioni di chiudere la ‘pagina Artsakh’ e di chiudere il Gruppo di Minsk sono state annunciate dalle autorità armene. E mi aspetto anche la reazione dei cittadini armeni”, ha aggiunto Shahramanyan.

(14 apr 25) PROTESTA SFOLLATI ARTSAKH – “Siamo usciti allo scoperto per dichiarare la nostra contrarietà alle posizioni espresse da Ararat Mirzoyan e dal governo“. Lo ha dichiarato Anastas Israyelyan, coordinatore del movimento “Reviving Artsakh” e membro del Consiglio per la protezione dei diritti dei residenti dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), parlando con i giornalisti lunedì durante una protesta davanti al Ministero degli Affari Esteri dell’Armenia. “Il Ministero degli Esteri [dell’Armenia] dichiara che la questione dell’Artsakh è chiusa, che non se ne parla più né sulle piattaforme pubbliche né su quelle internazionali. Nessuno ha il diritto di prendere decisioni simili in merito alla questione dell’Artsakh. La posizione delle autorità armene è chiara, ma noi, come società, dobbiamo esigere il rispetto dei diritti legati all’essere armeni e al vivere come armeni. Il concetto di “autorità” è temporaneo, siamo noi che viviamo qui. La gente è contraria alle decisioni che non sono a favore degli armeni. Ararat Mirzoyan o le autorità [armene] prendono decisioni unilaterali, e noi veniamo a dire che siamo contrari. Se non avete la risposta a questa domanda, non significa che la domanda non abbia risposta. Siete voi, come leader, che non potete formulare la risposta a questa domanda. Se ci si trova in questa situazione, non c’è bisogno di prendere decisioni oggi, o in base a questa o quella situazione. Verranno i tempi, arriveranno i leader che prenderanno altre decisioni. Abbiamo tutti gli elementi documentali per sollevare la questione, o almeno per non chiuderla“, ha affermato Israyelyan.

(11 apr 25) MOZIONE PARLAMENTO URUGUAY – Nel corso della sessione della Camera dei rappresentanti dell’Uruguay, i parlamentari hanno parlato – su iniziativa del parlamentare armeno uruguaiano José Luis Satdjian – del 110° anniversario del genocidio armeno. I parlamentari Jose Luis Satdjian, Ana Olivera e Pedro Jisdonian hanno affrontato la questione della pulizia etnica del popolo armeno del Nagorno-Karabakh e la questione dei prigionieri armeni illegalmente detenuti in Azerbaigian, ricordando che il parlamento uruguaiano ha adottato all’unanimità una dichiarazione che invita l’Azerbaigian a rilasciare immediatamente tutti i prigionieri armeni.

(8 apr 25) ANCORA IN ARTSAKH IL CORPO DI VERA – Se l’Armenia non ritirerà il corpo di Vera Aghasyan, il suo destino sarà deciso dalle autorità statali competenti dell’Azerbaigian. Adalat Hasanov, Direttore Generale dell’Unità di Perizia Medico-Forense e Anatomia Patologica del Ministero della Salute dell’Azerbaigian, lo ha dichiarato in un’intervista all’APA, riportata da quest’ultima. “Il corpo della donna armena deceduta a Khankendi [nome azero di Stepanakert, capitale del Nagorno Karabakh] è custodito in un luogo sicuro, con tutte le condizioni necessarie a tale scopo. Se l’Armenia non accoglie il corpo, il suo destino sarà determinato dalle autorità statali competenti.

(7 apr 25) MANIFESTAZIONE SFOLLATI ARTSAKH – Il consiglio per la tutela dei diritti dei residenti dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) ha convocato un’altra discussione in Piazza della Libertà, nel centro di Yerevan, la capitale dell’Armenia. Questi residenti dell’Artsakh chiedono di rivedere la decisione del governo armeno e di continuare a fornire loro l’assistenza di 40+10 mila dram al mese. Tuttavia, il vice primo ministro Tigran Khachatryan ha annunciato durante l’incontro che la decisione di porre fine a questi aiuti non verrà annullata. Gli abitanti dell’Artsakh, sfollati con la forza in Armenia dall’Azerbaijan, hanno annunciato che stanno pianificando una grande manifestazione nel prossimo futuro.

(3 apr 25) MOZIONE PARLAMENTO EUROPEO – Il Parlamento europeo ha tenuto una sessione plenaria per commemorare il 110° anniversario del genocidio armeno; numerosi membri del Parlamento europeo hanno tracciato forti parallelismi tra la tragedia storica e il recente sfollamento forzato degli armeni etnici dal Nagorno Karabakh. Gli eurodeputati hanno chiesto con passione il riconoscimento da parte della Turchia e dell’Azerbaigian come passo cruciale verso la riconciliazione e hanno criticato duramente il continuo impegno dell’Unione europea nei confronti dell’Azerbaigian, nonostante le sue azioni.

(2 apr 25) ANNIVERSARIO GUERRA 2016 – In occasione del nonon anniversario della “guerra dei quattro giorni”, il presidente dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), Samvel Shahramanyan, accompagnato da numerosi parlamentari dell’Artsakh, ha visitato mercoledì il Pantheon militare di Yerablur a Yerevan e ha deposto fiori sulle tombe dei soldati caduti.

(21 mar 25) DISTRUTTI CIMITERI ARMENI – I cimiteri armeni nei villaggi di Avetaranots, Jraghatsner, Zardanashen, Madatashen e Sargsashen, nel Nagorno-Karabakh occupato dall’Azerbaigian e sottoposti a pulizia etnica da parte delle autorità azere, sono stati distrutti secondo quanto riferisce la Fondazione per lo studio dell’architettura armena. Le immagini satellitari pubblicate all’inizio di marzo mostrano che la maggior parte delle lapidi nei cimiteri sopra menzionati sono scomparse nel corso del 2024.

(21 mar 25) CONSIGLIO MONDIALE DELLE CHIESE – Il Consiglio ecumenico delle Chiese (CMC) ha rilasciato una dichiarazione sulla situazione dei diritti umani degli ostaggi armeni in Azerbaigian durante la 58a sessione ordinaria del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

(19 MAR 25) UE SU PRIGIONIERI ARMENI – ‘UE prende molto sul serio le preoccupazioni relative ai maltrattamenti dei prigionieri armeni in Azerbaigian e ne segue attentamente gli sviluppi. La portavoce principale dell’UE per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, Anitta Hipper, ne ha parlato ad Armenpress e, quando le è stato chiesto di commentare i processi farsa in corso e le segnalazioni di maltrattamenti ai danni di prigionieri di guerra armeni e altri detenuti, Armenpress riferisce. Il portavoce dell’UE ha sottolineato che l’Azerbaigian dovrebbe garantire il diritto a un giusto processo e a condizioni di detenzione adeguate per i prigionieri di guerra e i detenuti armeni.

(18 mar 25) MOZIONE IN SVIZZERA SU NK – Il Consiglio degli Stati, la camera alta dell’Assemblea federale svizzera (parlamento), ha adottato martedì la mozione n. 24.4259, intitolata “Forum di pace per il Nagorno-Karabakh: consentire il ritorno degli armeni”. Con 29 dei suoi 46 membri che hanno votato a favore, il Consiglio ha approvato l’iniziativa che esorta le autorità svizzere a istituire un forum dedicato al dialogo tra i rappresentanti del Nagorno Karabakh e dell’Azerbaigian. L’obiettivo di questo sforzo guidato dalla Svizzera è facilitare il ritorno sicuro, collettivo e dignitoso della popolazione armena sfollata nella sua patria ancestrale.

(14 mar 25) RITORNO SFOLLATI – “Voglio dire molto direttamente che al momento non vedo le condizioni per il ritorno degli armeni del Nagorno-Karabakh nella loro patria, nelle loro case e per vivere in sicurezza. E, francamente, non vedo alcuno sforzo da parte dell’Azerbaijan per garantire queste condizioni“. Lo ha affermato il ministro degli esteri Ararat Mirzoyan all’Assemblea nazionale dell’Armenia venerdì, durante i dibattiti sull’attuazione del programma 2024 del governo.

(14 MAR 25) PROTESTE PER I PRIGIONIERI – Diverse persone hanno manifestato davanti all’ufficio delle Nazioni Unite in Armenia chiedendo che vengano prese misure per la liberazione degli armeni tenuti illegalmente prigionieri nelle prigioni di Baku, la capitale dell’Azerbaigian.

(13 mar 25) RUBEN VARDANYAN – Ruben Vardanyan, ex ministro di Stato dell’Artsakh, illegalmente detenuto e processato in Azerbaigian insieme ad altri armeni, ha annunciato la sospensione dello sciopero della fame. Durante una telefonata trasmessa tramite la sua famiglia, Ruben Vardanyan ha inviato due messaggi audio da una prigione di Baku. Ha inoltre affermato che la sua prossima dichiarazione verrà rilasciata solo durante l’ultima udienza del tribunale e solo se saranno presenti rappresentanti della comunità internazionale.

(13 mar 25) RISOLUZIONE PARLAMENTO EUROPEO – Le autorità azere devono rilasciare immediatamente i cittadini armeni. Lo afferma una risoluzione del Parlamento europeo approvata oggi, con 523 voti a favore, 3 contrari e 84 astensioni. Il documento afferma che 23 ostaggi armeni (la definizione è tratta dal testo originale) sono detenuti in Azerbaigian, tra cui ex funzionari de facto del Nagorno Karabakh e prigionieri di guerra della guerra del 2020 e della successiva pulizia etnica.

(12 mar 25) DEMOLITO PALAZZO DEL GOVERNO A STEPANAKERT – Gli azeri hanno demolito l’edificio governativo dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) occupato dagli azeri. Qualche mese fa, gli azeri stavano rimuovendo lo stemma dell’Artsakh dall’edificio governativo dell’Artsakh.

(12 mar 25) CONSIGLIO SPIRITUALE ARMENO – Il Consiglio spirituale supremo armeno, riunitosi presso la sede madre di Santa Etchmiadzin sotto la presidenza del Catholicos di tutti gli armeni Karekin II, e, dopo aver riflettuto sui processi inventati condotti in Azerbaigian contro la leadership politica, il personale militare e i civili dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), ha rilasciato una dichiarazione. Essa recita quanto segue: “Il Consiglio Spirituale Supremo dichiara che gli atti perpetrati contro i prigionieri armeni e gli ostaggi detenuti illegalmente in Azerbaigian sono un’ulteriore manifestazione dell’attuale inimicizia e aggressione delle autorità azere contro il popolo armeno e la Repubblica di Armenia. È evidente che i processi, condotti in palese violazione dei principi fondamentali del diritto internazionale, sono accompagnati dalla tortura e dal trattamento disumano dei prigionieri. L’obiettivo palese di questo processo è distorcere la storia della realizzazione del diritto all’autodeterminazione del popolo dell’Artsakh, con l’intento nascosto di degradare la nostra nazione e lo stato armeno. Ignorando gli appelli e le richieste della comunità internazionale, le autorità azere cercano non solo di nascondere ma anche di giustificare i fatti innegabili del genocidio e dei crimini di guerra che hanno scatenato, tentando allo stesso tempo di dipingere le vittime come criminali. Attraverso questi processi farsa e le false testimonianze ottenute sotto tortura dai prigionieri armeni, le autorità azere si sforzano di ottenere verdetti che servano ai loro obiettivi insidiosi e di vasta portata, gettando le basi per ulteriore coercizione e aggressione contro la Repubblica di Armenia e il popolo armeno. Allo stesso tempo, si sta facendo ogni sforzo per ostacolare le visite dei rappresentanti legali e delle organizzazioni internazionali ai prigionieri armeni. Vengono inoltre privati ​​anche delle più elementari opportunità di assistenza spirituale.In queste circostanze, sottolineiamo la massima importanza di unire gli sforzi delle istituzioni statali dell’Armenia e delle organizzazioni pan-armene per porre fine alle azioni illegali, accompagnate dalla violenza contro i prigionieri e gli ostaggi armeni, e per garantire il loro immediato rilascio. Esortiamo le autorità dell’Armenia ad adottare misure efficaci e altamente visibili, utilizzando tutte le risorse disponibili e il pieno potenziale delle istituzioni armene e internazionali per raggiungere questo obiettivo. Invitiamo inoltre i leader dei paesi co-presidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE, nonché le organizzazioni internazionali incaricate della protezione dei diritti umani e i rispettivi responsabili, ad attuare misure più decisive nei confronti dell’Azerbaigian per garantire l’immediato rimpatrio dei prigionieri armeni.
Una pace stabile e duratura nella regione, nonché le condizioni per una dignitosa coesistenza delle generazioni future, possono essere raggiunte solo attraverso la giusta risoluzione dei problemi esistenti e la realizzazione dei diritti degli armeni dell’Artsakh.
Offriamo le nostre preghiere ed esprimiamo il nostro sostegno ai nostri amati figli in cattività, esortandoli ad astenersi da azioni di protesta che potrebbero rappresentare una minaccia immediata per le loro vite e il loro benessere. Esortiamo il nostro amato Ruben Vardanyan a porre fine al suo sciopero della fame e a continuare la lotta per il diritto a una vita libera e dignitosa con fede incrollabile.
Innalziamo le nostre suppliche a Dio Onnipotente a nome di tutti i prigionieri, degli afflitti e delle loro famiglie, implorando le benedizioni e l’aiuto del Signore su tutti loro”.

(11 mar 25) “PROCESSO” VARDANYAN – Oggi nuova udienza del processo farsa a carico di Ruben Vardanyan che è in sciopero della fame dal 18 febbraio (22 giorni) per protestare contro questo processo simulato. Nelle foto pubblicate la scorsa settimana, sembrava molto affaticato.

(10 mar 25) CORPO DECEDUTA ANCORA IN ARTSAKH – La delegazione armena non ha rilasciato dichiarazioni in merito alla consegna del corpo della donna armena Vera Aghasyan secondo quanto ha affermato il vice capo del Servizio di sicurezza dello Stato dell’Azerbaigian, Sharafat Hasanov. Ha ricordato che la parte armena e i figli di Vera Aghasyan, nata nel 1954 e morta nella capitale del NagornoKarabakh, Stepanakert, il 20 ottobre dell’anno scorso, sono stati informati della sua morte tramite il Comitato internazionale della Croce Rossa.

(5 mar 25) PASHINYAN SU PROCESSI FARSA IN AZERBAIGIAN – “Nel contesto del “processo” di Baku, abbiamo chiaramente affermato che ci sono informazioni secondo cui vengono utilizzati mezzi proibiti, viene usata la tortura“. Il primo ministro Nikol Pashinyan lo ha affermato durante la sessione di domande e risposte del parlamento armeno con il governo mercoledì, e in merito al “processo” degli armeni tenuti prigionieri in Azerbaigian. “Il Ministero degli Affari Esteri dell’Armenia ha fornito una valutazione chiara e continueremo i nostri sforzi per risolvere questo problema. La nostra diplomazia sta facendo tutto il possibile, guidata prima di tutto dal principio di ‘non nuocere’. La nostra valutazione è molto chiara: pressione fisica e psicologica, altri mezzi proibiti vengono utilizzati [contro i prigionieri armeni in Azerbaigian]. Questo è inaccettabile per noi“, ha osservato Pashinyan.

(4 mar 25) APPELLO ALLA SVIZZERA – Lettere-appello sono state consegnate al Ministero degli Affari Esteri dell’Armenia e all’ambasciata svizzera in Armenia. La lettera indirizzata al Ministro degli Affari Esteri dell’Armenia, Ararat Mirzoyan, lo esorta a invocare la Convenzione di Vienna sulle Relazioni Consolari per stabilire un meccanismo per garantire l’accesso consolare ai prigionieri armeni detenuti a Baku [la capitale dell’Azerbaigian], facilitato tramite Paesi terzi. Nello specifico, chiede che l’Armenia cerchi l’assistenza di una terza parte neutrale, in particolare la Confederazione svizzera, per consentire l’accesso consolare a tutti i prigionieri armeni e fornire assistenza medica di emergenza all’ex ministro di stato dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) Ruben Vardanyan.
E la lettera indirizzata alla Presidente della Confederazione svizzera, Karin Keller-Sutter, sottolinea l’impegno di lunga data della Svizzera nei confronti del diritto internazionale umanitario e il suo ruolo di mediatore neutrale. Chiede che la Svizzera assuma nuovamente questa responsabilità e intervenga per garantire ai prigionieri armeni l’accesso ai servizi consolari. Queste lettere, firmate da circa 40 ONG armene, sono state consegnate dai rappresentanti delle ONG.

(27 feb 25) POGROM DI SUMGAIT – Il Ministero degli Affari Esteri dell’Armenia ha rilasciato una dichiarazione in occasione del 37° anniversario dei massacri armeni a Sumgait, in Azerbaigian. La dichiarazione recita quanto segue: “In quei giorni del 1988, dal 27 al 29 febbraio, nella città azera di Sumgait si verificarono una serie di atrocità, che segnarono l’inizio di massacri su larga scala contro gli armeni in quel paese, apertamente orchestrati e sponsorizzati dallo Stato, trasformando decenni di pressioni e persecuzioni in violenza aperta e diffusa.
Gli omicidi di massa e le torture di cittadini di origine armena a Sumgait sono continuati con gli stessi schemi e con la stessa orribile brutalità a Baku, Kirovabad e Maragha. Come risultato di questi eventi, centinaia di armeni sono stati uccisi e circa mezzo milione sono stati sfollati con la forza. I cicli di violenza sono continuati fino a settembre 2023, quando la popolazione armena del Nagorno-Karabakh è stata completamente sottoposta a pulizia etnica.
Mentre ricordiamo questi eventi, rendiamo omaggio ogni anno alla memoria delle vittime innocenti. Allo stesso tempo, crediamo che queste non siano semplicemente date di commemorazione, ma momenti per riaffermare la necessità di superare l’inimicizia per impedire il ripetersi di tali tragedie in futuro
“.

(26 feb 25) CROCE ROSSA – Si apprende che a febbraio, lo staff del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) ha visitato gli armeni detenuti illegalmente a Baku in Azerbaigian. Lo ha confermato Zara Amatuni, responsabile delle comunicazioni e della prevenzione dell’ICRC Armenia, che ha precisato che ai prigionieri è stata data la possibilità di contattare le loro famiglie. Nel frattempo il regime di Aliyev ha deciso di espellere la Corce Rossa dal Paese.

(25 feb 25) PROCESSO VARDANYAN – Il “processo” nel caso dell’ex ministro di Stato dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) Ruben Vardanyan è ripreso oggi presso il tribunale militare di Baku, nella capitale dell’Azerbaigian. Vardanyan è in sciopero della fame dal 18 febbraio, in segno di protesta contro questo processo farsa. Nel corso dell’udienza l’imputato ha nuovamente respinto ogni accusa a lui rivolta dal regime di Aliyev.

(24 feb 25) MIRZOYAN ALL’ONU – “Un anno fa, nella mia dichiarazione ho fatto ampi riferimenti alle sfide che l’Armenia stava affrontando. Sfortunatamente, la maggior parte di queste sfide rimangono ancora irrisolte nonostante gli enormi sforzi del mio Paese“. Lo ha sottolineato il ministro degli esteri armeno Ararat Mirzoyan nella sua dichiarazione al segmento di alto livello della 58a sessione del Consiglio per i diritti umani a Ginevra, in Svizzera. Mirzoyan ha aggiunto quanto segue, in particolare: “Le dichiarazioni provenienti dal nostro vicino orientale continuano a mettere in discussione l’integrità territoriale dell’Armenia, nonostante il riconoscimento reciproco dell’integrità territoriale basato sulla Dichiarazione di Alma-Ata del 1991 che, tra le altre cose, aveva riconfermato che i confini amministrativi della RSS armena e della RSS azera erano diventati confini internazionali delle repubbliche indipendenti. Inoltre, mentre parliamo, i processi simulati contro 23 individui armeni, che sono detenuti arbitrariamente, si stanno svolgendo in Azerbaigian senza riguardo per gli standard dei diritti umani per il giusto processo“.

(20 feb 25) ANNIVERSARIO MOVIMENTO KARABAKH – Oggi l’élite politica dell’Artsakh (NagornoK arabakh) ha visitato il Pantheon militare di Yerablur a Yerevan, la capitale dell’Armenia, nel 37° anniversario del lancio del movimento Artsakh. Erano presenti anche i deputati delle fazioni di opposizione dell’Assemblea nazionale armena. Il 20 febbraio 1988, il Consiglio nazionale (parlamento) dell’Oblast’ autonoma del Nagorno-Karabakh prese una decisione che prevedeva la riunificazione del Nagorno-Karabakh con l’Armenia. E questo segnò l’inizio del movimento Artsakh.

(14 feb 25) VANDALISMI AZERI – L’Azerbaigian ha sistematicamente distrutto monumenti culturali, chiese e monumenti armeni nei territori sotto la sua giurisdizione. E dopo la guerra di 44 giorni del 2020, questa pratica criminale è diventata più massiccia. Secondo quanto riportato da Armenpress, negli ultimi tempi anche diversi pezzi del patrimonio storico e culturale armeno in Artsakh (Nagorno-Karabakh) sono stati distrutti da vandali azeri. Ci sono chiese e monumenti armeni distrutti e profanati in tutti i territori. Tra questi ci sono la chiesa di San Ghazanchetsots e la chiesa verde nella città di Shushi, la chiesa di San Sargis, che è stata completamente distrutta, nel villaggio di Mokhrenis nella regione di Hadrut, mentre la chiesa di San Harutyun nella città di Berdzor è stata trasformata in una moschea. Queste atrocità degli azeri sono condizionate dal fatto che c’è una chiara istruzione da parte della leadership azera di distruggere, polverizzare tutto ciò che è armeno. E se non è possibile distruggere i monumenti armeni più importanti in pieno giorno, davanti agli occhi del mondo intero, li presentano come non armeni. In realtà, questa è la continuazione della stessa politica degli azeri, il cui obiettivo è quello di cancellare le tracce armene nei territori sotto il loro controllo, proprio come fecero un tempo nel Nakhichevan, dove oggi non è rimasta una sola chiesa armena, un solo monumento storico e culturale o un’iscrizione armena. Uno dei casi più eclatanti di vandalismo azero è quello della chiesa di Vankasar nella regione di Martakert, che si trova sulla strada che collega Stepanakert, la capitale del Nagorno-Karabakh, a Martakert. L’account Experience Azerbaijan ha pubblicato un video su X, che mostra come la croce sulla cupola viene rimossa da questa chiesa.

(13 feb 25) CADUTI IN GUERRA – Ci sono alcuni casi di corpi non sepolti dopo la guerra di 44 giorni del 2020 che sono stati recentemente seppelliti. Lo ha affermato il ministro della salute Anahit Avanesyan durante la conferenza stampa dopo la riunione del gabinetto del governo armeno giovedì, aggiungendo che queste sepolture sono state eseguite solo con il consenso dei parenti di queste vittime. Secondo Avanesyan, ci sono anche casi in cui i resti sono stati identificati, ma i parenti non accettano i risultati e il lavoro in questo senso è in corso. “Inoltre, stiamo lavorando nell’ambito del gruppo di commissioni interdipartimentali in modo che alla fine potremo seppellire tutti i resti”, ha aggiunto Avanesyan, senza specificare quanti siano questi casi. Il ministro della Salute ha osservato che in tutti questi casi i risultati degli esami condotti in Armenia e all’estero coincidono.

(13 feb 25) PROCESSO FARSA – Oggi, presso il tribunale militare di Baku, nella capitale azera, continua la pubblicazione dell'”atto d’accusa” contro l’ex ministro di Stato dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) Ruben Vardanyan. L’esame dei casi inventati contro Vardanyan e gli altri ex leader militari e politici dell’Artsakh tenuti prigionieri in Azerbaigian è “affidato” allo stesso giudice, Zeynal Aghayev.

(7 feb 25) VANDALISMO IN ARTSAKH – Il regime dell’Azerbaigian continua a distruggere monumenti storici e architettonici armeni di importanza pancristiana, interi insediamenti e quartieri residenziali nell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) temporaneamente occupato come osserva il Difensore civico della cultura degli altopiani armeni. Il villaggio di Mariamadzor nella regione di Hadrut in Artsakh è diventato il prossimo obiettivo di questa politica. Ciò è stato reso noto da una foto pubblicata da un canale Telegram martedì. Tutti questi fatti testimoniano ancora una volta che l’intero patrimonio di valore universale dell’Artsakh è minacciato di completa distruzione e appropriazione da parte dell’Azerbaigian, e questa è anche una manifestazione di genocidio, ha aggiunto il Difensore civico della cultura degli altopiani armeni.

(6 feb 25) PROCESSO FARSA – Questa mattina è ripreso presso il tribunale militare di Baku, nella capitale dell’Azerbaigian, il processo simulato a Ruben Vardanyan, ex ministro di Stato dell’Artsakh (Nagorno Karabakh).Questo caso è distinto dal caso degli ex presidenti dell’Artsakh e di altri, anch’esso in programma per oggi, nello stesso tribunale e davanti allo stesso giudice.

(4 feb 25) PRIGIONIERI ARMENI E CROCE ROSSA – “Ci aspettiamo che il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) continui ad adottare tutte le misure necessarie in conformità con le norme del diritto umanitario internazionale per proteggere i prigionieri e le altre persone detenute“. Il vicepresidente del Comitato permanente per la protezione dei diritti umani e degli affari pubblici dell’Assemblea nazionale dell’Armenia, Rustam Bakoyan, lo ha dichiarato durante l’incontro con il capo della delegazione del CICR in Armenia, Daphnee Maret. È stato osservato che i dipendenti del CICR visitano regolarmente gli armeni detenuti a Baku, la capitale dell’Azerbaigian.

(1 feb 25) SOSTEGNO DAL BELGIO – Il nuovo governo federale belga chiede all’Azerbaigian di garantire il ritorno sicuro della popolazione armena del Nagorno-Karabakh. Ciò è stabilito nel programma governativo. A Bruxelles, dopo 236 giorni di trattative, è stato raggiunto un accordo sulla formazione di un nuovo governo federale guidato dal futuro Primo Ministro Bart de Wever. Il programma del nuovo governo di destra del Belgio è un documento di 200 pagine che copre tutte le sfere federali e tocca anche il Caucaso meridionale.  Secondo il nuovo governo, il Caucaso meridionale merita maggiore attenzione da parte dell’Europa. “Non solo abbiamo profondi legami culturali con questa regione strategicamente importante, ma svolge anche un ruolo cruciale nelle nostre future forniture energetiche e come corridoio di trasporto verso l’Asia. Le relazioni tese e i conflitti in corso, in particolare tra Armenia e Azerbaigian, richiedono un approccio mirato da parte dell’Europa e del Belgio. Chiediamo inequivocabilmente il rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale delle parti e invitiamo l’Azerbaigian a garantire il ritorno sicuro della popolazione armena del Nagorno-Karabakh. Continuando la cooperazione economica, politica e umanitaria, contribuiamo alla stabilità della regione“, afferma il programma politico del nuovo governo belga.

(29 gen 25) ASSEMBLEA PARLAMENTARE DEL CONSIGLIO D’EUROPA – In occasione della sessione invernale del 2025 dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE), si è tenuto a Strasburgo, in Francia, un dibattito sulla situazione nel 2024 negli Stati membri dell’APCE. Di conseguenza è stata adottata la risoluzione n. 2580, in cui si afferma che l’APCE apprezza profondamente il lavoro del Comitato di monitoraggio, che monitora la situazione in 14 paesi. Nel documento si esprime preoccupazione per l’arretramento democratico e le violazioni dei diritti umani in numerosi paesi, tra cui l’Azerbaigian. Inoltre, l’APCE ha condannato fermamente il rifiuto delle autorità azere di collaborare con il Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa. Nella suddetta risoluzione si aggiunge che l’APCE continua a monitorare la situazione con la leadership del Nagorno Karabakh e gli altri prigionieri di guerra e invita l’Azerbaigian a liberare queste persone.

(28 gen 25) PRESIDENTE VISITA YERABLUR – Il presidente dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) Samvel Shahramanyan ha visitato martedì il Pantheon militare di Yerablur a Yerevan in occasione della Giornata dell’esercito. Shahramanyan era accompagnato dal presidente facente funzioni dell’Assemblea nazionale dell’Artsakh, Gagik Baghunts, dal ministro degli Affari interni Karen Sargsyan, dai legislatori dell’Assemblea e dal primate della diocesi di Artsakh della Chiesa apostolica armena, il vescovo Vrtanes Abrahamyan.

(27 gen 25) PROCESSO AI PRIGIONIERI ARMENI– I media azeri riportano poche notizie sul processo farsa ai prigionieri di guerra armeni. Nella odierna udienza davanti al tribunale militare è stata respinta come prevedibile la richiesta di arresti domiciliari. Le accuse sono portate avanti da ben sei procuratori. All’ex ministro di Stato dell’Artsakh, Ruben Vardanyan, è stato concesso un ulteriore breve periodo di tempo (dieci giorni) per prendere in esame le migliaia di documenti scritti in azero a suo carico; la difesa aveva richiesto un termine minimo di almeno un mese.

(21 gen 25) PROCESSO FARSA, SECONDA UDIENZA – Oggi si è tenuta presso il tirbunale militare di Baku la seconda udienza del processo farsa a carico di 15 prigionieri di guerra armeni. Il caso Vardanyan è stato stralciato e sarà trattato il 27 gennaio. Le accuse sono presentate da sei procuratori e le “vittime” sono rappresentate dal capo dello staff del governo azero, Rufat Mammadov. Il numero totale di “vittime” sarebbe addirittura di 531 mila, secondo quanto riportato dai media azeri. Il 27 dovrebbe anche essere presa una decisione se commutare lo stato di detenzione degli armeni in arresti domiciliari. “È triste ciò che sta accadendo. Speriamo che dopo la fine del processo, si possa in qualche modo trovare l’opportunità di riportare quelle persone [in Armenia], di discutere del loro rilascio o di risolvere in qualche modo la questione”, ha dichiarato Alex Simonyan, presidente dell’Assemblea nazionale armena.

(17 gen 25) APPELLO ALLE NAZIONI UNITE – È stata adottata una petizione a nome dei partecipanti alla manifestazione di protesta organizzata dal movimento “Miasin (Insieme)” di fronte al palazzo del governo armeno, dove chiedono alle organizzazioni delle Nazioni Unite e agli Stati membri di esercitare la massima pressione sull’Azerbaigian affinché rilasci immediatamente tutti gli ostaggi armeni che vengono torturati e umiliati nelle prigioni di questo Paese. QUI IL TESTO DELL’APPELLO

(17 gen 25) INIZIA IL PROCESSO FARSA A BAKU – È iniziato a Baku, la capitale dell’Azerbaigian, il “processo” farsa agli ex leader del Nagorno Karabakh (Artsakh) e ad altri armeni tenuti prigionieri. Formalmente, tutti i prigionieri sono accusati di “crimini di guerra”, ma in sostanza sotto accusa è solo il desiderio del popolo armeno del Nagorno Karabakh di essere libero, indipendente e di decidere autonomamente del proprio destino, il che corrisponde a tutte le norme dei paesi democratici. Ci sono 15 accusati, tra cui gli ex presidenti del Nagorno Karabakh Arkadi Ghukasyan, Bako Sahakyan e Arayik Harutyunyan, l’ex ministro di stato Ruben Vardanyan, l’ex ministro degli Esteri David Babayan, l’ex presidente del parlamento Davit Ishkhanyan, l’ex ministro della difesa Levon Mnatsakanyan e l’ex viceministro della difesa Davit Manukyan, così come Garik Martirosyan, Melikset Pashayan, Davit Allahverdyan, Gurgen Stepanyan, Levon Balayan, Madat Babayan, Vasili Beglaryan e Erik Ghazaryan.
Violati tutti i diritti della difesa, si prevedono condanne pesantissime a carico di tutti gli imputati che sono apparsi visibilmente provati fisicamente.

(16 gen 25) APPELLI INTERNAZIONALI – Si moltiplicano, anche in Italia, gli appelli affinchè sia concesso a osservatori internazionali e imparziali di assistere al processo farsa che da domani vedrà alla sbarra a Baku i prigionieri armeni.

(15 gen 25) PRIGIONIERI DI GUERRA – A gennaio, i rappresentanti del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) hanno visitato gli armeni detenuti nella capitale azera Baku, le cui informazioni sono state confermate dalla parte azera. Tra gli armeni tenuti prigionieri in Azerbaigian ci sono anche gli ex presidenti del Nagorno Karabakh Arkadi Ghukasyan, Bako Sahakyan e Arayik Harutyunyan, l’ex ministro di Stato Ruben Vardanyan, l’ex ministro degli Esteri David Babayan, l’ex presidente del parlamento Davit Ishkhanyan, l’ex ministro della Difesa Levon Mnatsakanyan e l’ex viceministro della Difesa Davit Manukyan.

(8 gen 25) SFOLLATI ARTSAKH – Nel corso della tradizionale conferenza stampa di inizio anno, il ministro degli Esteri dell’Armenia, Ararat Mirzoyan, ha anche affrontato temi legati all’Artsakh. Per quanto riguarda gli sfollati ha dichiarato che “A Yerevan si sta parlando del ritorno degli armeni del Nagorno Karabakh in patria ma non posso dire niente di buono al riguardo. Il nostro governo, secondo la nostra valutazione, dopo la guerra del 2020 ha compiuto tutti gli sforzi realistici possibili affinché gli armeni del Nagorno-Karabakh potessero continuare a vivere in NKR“. Mirzoyan ha osservato che i loro sforzi non sono stati adeguatamente apprezzati dalle attuali, e forse anche dalle precedenti, autorità dell’NKR. “La questione del ritorno degli armeni del Karabakh in patria si è trasformata in una sorta di scioglilingua. Mi state chiedendo della residenza degli armeni nel Nagorno Karabakh. Ne abbiamo parlato quando vivevano lì gli armeni. Ora quali sono i termini di restituzione? Nelle condizioni di una sorta di autonomia? O semplicemente come cittadini dell’Azerbaigian, ma avendo la possibilità di studiare la lingua armena nelle scuole? C’era questa opportunità”, ha detto il ministro. Ora, dopo tutto quello che è successo, è inutile parlare di ritorno in Artsakh, ha detto Mirzoyan.

(7 gen 25) PRIGIONIERI DI GUERRA – Aliyev ha minacciato direttamente il figlio di Ruben Vardanyan, Naira Zohrabyan. “La famiglia di Ruben Vardanyan sta combattendo e non ha paura del ricatto azero. Recentemente in Azerbaigian sono apparse dichiarazioni e pubblicazioni che minacciavano direttamente il figlio di Ruben Vardanyan, il quale non parla solo di suo padre, ma anche di tutti i prigionieri armeni. Mi rivolgo anche ai parenti dell’élite politica dell’Artsakh – alle loro mogli, ai figli: il vostro silenzio, la vostra inazione, il vostro non fare nulla mi è incomprensibile. E se pensi che rimarrai in silenzio affinché non vengano uccisi lì, allora i tuoi parenti vengono uccisi lì ogni giorno. Uccidono lentamente. Perché quando io stesso sollevo la questione dei prigionieri di guerra davanti alle stesse strutture europee, davanti allo stesso Parlamento europeo, mi rispondono: “Perché? Ok, comprendiamo le vostre autorità: non vogliono il ritorno dell’élite politica dell’Artsakh. Perché i parenti tacciono?” E qui, lo dirò sinceramente, non ho una risposta”, ha detto Naira Zohrabyan su ‘Hayeli’.

(7 gen 25) SFOLLATI – Le famiglie sfollate con la forza dal Nagorno Karabakh (Artsakh) che hanno figli nati tra il 19 settembre 2023 e il 31 dicembre 2024, possono presentare nuovamente domanda di partecipazione al “Programma di sostegno statale per la fornitura di alloggi alle famiglie di sfollati interni del Nagorno-Karabakh”. Sono state attuate riforme relative all’identificazione dei bambini nati nella Repubblica di Armenia. Lo riferisce il Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali della Repubblica d’Armenia che invita a registrarsi su apposito link del sito web.

(27 dic 24) RESTITUZIONE CORPO DONNA ARMENA – L’Azerbaigian ha concesso all’Armenia il tempo di prendere in consegna il corpo di Vera Aghasyan, l’anziana donna armena morta qualche mese fa a Stepanakert, la capitale dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) occupato dall’Azerbaigian. In particolare, secondo i media azerbaigiani, la Commissione statale azera per i prigionieri di guerra, gli ostaggi e le persone scomparse ha informato che se l’Armenia non prenderà il corpo di Aghasyan (nata nel 1954), rimasta a Stepanakert dopo la de-armenizzazione forzata dell’Artsakh e morta qualche mese fa, entro la fine di gennaio 2025, la seppellirà nel territorio dell’Azerbaigian. In un’intervista con Pastinfo, la delegazione del CICR in Armenia si è astenuta dal confermare o negare questa informazione e ha osservato che non può dire nulla a nome delle autorità. Inoltre, ha sottolineato che, come aveva detto in precedenza, è pronta ad assistere se questa questione verrà risolta. La morte di Vera Aghasyan, 70 anni, è stata resa nota il 23 ottobre. I media azeri hanno riferito che, secondo i dati preliminari, la morte è avvenuta a causa di un’insufficienza cardiovascolare acuta e di una trombosi dell’arteria polmonare. Secondo i media azeri, l’anziana donna è morta il 20 ottobre.

(23 dic 24) PASHINYAN SU NEGOZIATI ARTSAKH – “Dal 1994, cioè dopo il cessate il fuoco, fin dall’inizio, il processo di negoziazione riguardava la restituzione del Nagorno Karabakh all’Azerbaijan. Il processo di negoziazione non aveva altri contenuti“, ha scritto su Facebook il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan. “I discorsi su altri contenuti sono stati introdotti nella Repubblica di Armenia esclusivamente per risolvere problemi politici interni. In questo contesto, ho commesso un grosso errore; familiarizzando con il contenuto dei negoziati nel 2018, non ho ammesso quanto sopra menzionato a me stesso (il mio patriottismo del modello che conosci non mi ha permesso di farlo), e quindi non ho spiegato tutto ciò alla gente“, ha aggiunto il premier armeno. La affermazione ha suscitato la replica sdegnata degli ex presidenti che hanno partecipato ai negoziati (Ter-Petrosyan, Kocharyan e Sargsyan) che hanno respinto quanto sostenuto dal premier in carica. Questi ha proposto un pubblico dibattito sul tema rifiutato però dai tre.

(19 dic 24) VOTAZIONE PARLAMENTO EUROPEO – Nella sua sessione plenaria odierna, il Parlamento europeo (PE) ha adottato la risoluzione su “La continua repressione della società civile e dei media indipendenti in Azerbaigian e i casi del dott. Gubad Ibadoghlu, Anar Mammadli, Kamran Mammadli, Rufat Safarov e Meydan TV” con 434 voti a favore, 30 contrari e 89 astensioni. Questo voto è stato preceduto da un dibattito parlamentare sull’argomento. Nella risoluzione viene fatto anche riferimento ai 23 prigionieri di guerra armeni ancora illegalmente detenuti a Baku.
I membri del Parlamento europeo condannano fermamente la repressione della libertà di stampa e la repressione del dissenso da parte del regime di Aliyev e invitano l’esecutivo dell’UE a emanare sanzioni mirate contro i funzionari azeri che violano i diritti umani e a sospendere il Memorandum d’intesa del 2022 su un partenariato strategico nel campo dell’energia, insistendo inoltre sul fatto che l’Azerbaigian deve “rilasciare incondizionatamente e ritirare tutte le accuse contro i difensori dei diritti umani, i giornalisti, gli attivisti politici e di altro tipo perseguiti con accuse inventate e motivate politicamente“. Il Parlamento europeo ha condannato fermamente la repressione in corso della società civile, dei media indipendenti e dell’opposizione politica in Azerbaigian. La risoluzione evidenzia la crescente repressione dal 2023, particolarmente intensificatasi intorno al vertice COP29, e chiede il rilascio immediato di tutti i prigionieri politici. La risoluzione evidenzia inoltre la violazione di routine dei diritti umani dei prigionieri, tra cui condizioni di detenzione disumane, torture e molestie mirate nei confronti delle prigioniere politiche.

(19 dic 24) DIOCESI ARTSAKH – l primate della diocesi di Artsakh della Chiesa apostolica armena, il vescovo Vrtanes Abrahamyan, ha ricevuto l’avvocato argentino, dottore in giurisprudenza, primo procuratore della Corte penale internazionale, Luis Moreno Ocampo. Il vescovo Abrahamyan ha espresso la sua gratitudine a Ocampo per aver sostenuto gli armeni dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) e per aver non solo assunto una posizione obiettiva e imparziale nei confronti della questione dell’Artsakh, ma anche per aver presentato la questione su possibili piattaforme, informa la diocesi di Artsakh.

(18 dic 24) RUBEN VARDANYAN – Il Genesis Armenia Think Tank/Foundation ha lanciato un appello alla comunità internazionale. L’appello recita quanto segue: “Sostegno affinché l’Azerbaijan non condanni all’ergastolo Ruben Vardanyan, personaggio pubblico e statale nonché sostenitore dei diritti umani da sempre. Il Genesis Armenia Think Tank/Foundation condanna fermamente l’azione penale e il potenziale tentativo di ergastolo contro Ruben Vardanyan da parte delle autorità di Baku. Ruben Vardanyan è un sostenitore globale del diritto umanitario internazionale. Ha investito risorse significative per dare vita al forum internazionale Aurora, rivolgendosi a persone dedicate che svolgono attività umanitarie in zone di conflitto globali e assistono le persone in difficoltà. Il suo impegno per i valori umanitari è noto in tutto il mondo.” (,,,)

(18 dic 24) CONGRESSO USA – I senatori Gary Peters (D-MI) e Bill Cassidy (R-LA) hanno presentato un’ampia risoluzione bipartisan del Senato degli Stati Uniti che condanna la pulizia etnica dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) da parte dell’Azerbaigian, chiede sanzioni mirate contro il regime genocida del presidente Aliyev, esige l’immediato rilascio dei prigionieri armeni detenuti illegalmente, chiede di vietare gli aiuti militari statunitensi all’Azerbaigian e afferma il diritto al ritorno della popolazione dell’Artsakh con forti protezioni di sicurezza.

(17 dic 24) PRIGIONIERI A PROCESSO – Le autorità azere hanno trasferito in tribunale il “caso penale” contro i leader armeni del Nagorno Karabakh. La notizia è stata diffusa dall’ufficio stampa della Procura generale dell’Azerbaigian. I leader armeni del Nagorno Karabakh sono accusati di “atti di aggressione, occupazione, genocidio, altri crimini contro la pace e l’umanità, crimini di guerra, terrorismo, finanziamento del terrorismo e numerosi altri reati penali commessi contro la Repubblica dell’Azerbaigian e il suo popolo”, tra molti altri crimini. Quindici persone sono accusate in questo “procedimento penale” in relazione a 2.548 episodi. “Allo stesso tempo, il procedimento penale riguardante altri individui accusati di aver commesso numerosi reati è stato suddiviso in un procedimento distinto e le indagini preliminari sono in corso. “L’ufficio del Procuratore generale della Repubblica dell’Azerbaigian, sulla base di fondati motivi secondo cui molti individui sospettati o identificati come testimoni di questi episodi si trovano nel territorio della Repubblica di Armenia, invita le autorità competenti della Repubblica di Armenia a collaborare.

(12 dic 24) MONASTERO AMARAS – Gli azeri considerano il complesso monastico armeno di Amaras in Artsakh (Nagorno-Karabakh) come albanese-caucasico, afferma la Fondazione scientifica analitica “Geghard”. “È inconcepibile come Amaras, uno dei centri spirituali e culturali degli armeni di Artsakh e Utik, possa essere considerato un monumento culturale ‘albanese’, soprattutto quando si trovava fuori dal territorio dell’Albania (Aghwank) propriamente detta” si legge tra l’altro nell’approfondimento.

(9 dic 24) AIUTI EUROPEI PER GLI SFOLLATI – Nell’ambito del programma di sostegno al bilancio “Contratto di rafforzamento dello Stato e della resilienza per la Repubblica di Armenia”, questa settimana l’Unione Europea (UE) ha versato una sovvenzione di 1,5 milioni di euro al governo armeno, oltre ai 13,5 milioni di euro erogati a settembre. Questo programma di sostegno al bilancio ha lo scopo di aiutare il governo armeno a soddisfare le esigenze a breve e medio termine degli armeni del Karabakh, nonché di consentire la loro integrazione socioeconomica a lungo termine, garantendo l’inclusione nei sistemi educativi, di protezione sociale e sanitari armeni e l’integrazione nel mercato del lavoro.

(6 dic 24) PRIGIONIERI VISITATI DA CRI – I rappresentanti del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) hanno fatto visita agli ex leader armeni del Nagorno Karabakh, tenuti prigionieri a Baku, capitale dell’Azerbaigian. “A dicembre, i rappresentanti del CICR hanno visitato nuovamente tutti i detenuti armeni segnalati dalle autorità azere”, ha detto all’APA Ilaha Huseynova, responsabile del Dipartimento delle relazioni pubbliche dell’ufficio del CICR a Baku. I detenuti sono stati accolti in privato e hanno avuto la possibilità di scambiarsi notizie sulla loro famiglia.

(4 dic 24) TRATTATIVE SU PRIGIONIERI – C’è stata una pausa momentanea a causa della COP29, lo ha annunciato anche la parte azera, ma siamo dalla parte positiva, siamo nella logica proposta-discussione, e c’è una dinamica. Il presidente dell’Assemblea nazionale dell’Armenia, Alen Simonyan, ha detto questo durante un briefing con i giornalisti parlando del processo di pace con l’Azerbaigian. E alla domanda se ci sia una dinamica in termini di ritorno dei prigionieri armeni in Azerbaigian, Simonyan ha risposto: “Durante tutte le conversazioni, si lavora sempre sui prigionieri. È escluso che ci possa essere un incontro in cui non si parli dei prigionieri. Semplicemente non penso che sia giusto parlarne. Questo lavoro ama il silenzio, non c’è motivo di vantarsi. Avevamo oltre 100 prigionieri [armeni] [in Azerbaigian] dopo la guerra [nel 2020], ora ci sono 23 prigionieri confermati [lì], e sappiamo che è uno dei punti di discussione importanti nella nostra agenda“.

(21 nov 24) APPELLO DAL BELGIO PER I PRIGIONIERI – Sullo sfondo della conferenza sul clima COP29 attualmente in corso a Baku, capitale dell’Azerbaigian, 20 membri del Parlamento federale belga, del Parlamento fiammingo, del Parlamento vallone e del Parlamento della regione di Bruxelles-Capitale si rivolgono al governo azero e alla delegazione del governo belga alla COP29, con tre richieste principali: la liberazione dei prigionieri di guerra armeni in Azerbaigian; la protezione del patrimonio culturale armeno nel Nagorno Karabakh/Artsakh; il ritiro delle forze azere dal territorio sovrano occupato dell’Armenia, nonché la limitazione di qualsiasi tipo di aggressione azera contro l’Armenia.

(29 nov 24) CITTADINANZA AGLI SFOLLATI – Al 28 novembre 2024, quasi 4.400 ex residenti del Nagorno-Karabakh hanno ricevuto la cittadinanza armena. Il vice ministro degli Interni dell’Armenia, Armen Ghazaryan, lo ha annunciato durante i dibattiti parlamentari di venerdì sull’acquisizione della cittadinanza armena da parte di quegli armeni che sono stati sfollati con la forza dal Nagorno Karabakh. Inoltre, secondo i dati del periodo sopra indicato, il Ministero degli Affari Interni dell’Armenia ha ricevuto 6.338 domande di cittadinanza armena. “4.394 persone costrette a spostarsi dal Nagorno-Karabakh hanno già ricevuto la cittadinanza [armena]”, ha affermato Ghazaryan.

(26 nov 24) MONASTERO DI DADIVANK – Il monastero armeno medievale di Dadivank, situato nella regione di Karvachar, nell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) occupato dall’Azerbaigian, è stato consegnato all’amministrazione della comunità Udi, secondo quanto riferisce ‘Monument Watch’. Per i media azeri, “Durante il periodo di occupazione dal 1993 al 2020, gli armeni hanno tentato di falsificare la storia del tempio, tentando di presentarlo come loro. Ma dopo la liberazione, è stato restituito ai proprietari originali”. Secondo Monument Watch, dopo la fine della guerra nel 2020, la campagna azera, insieme alla propaganda dell’appropriazione del patrimonio culturale armeno, ha iniziato a coinvolgere attivamente i cristiani Udi che vivono in Azerbaigian, i seguaci della Chiesa gregoriana armena. Il motivo principale era che gli Udi sono gli unici cristiani tra i popoli dell’Albania caucasica.

(19 nov) CONSIGLIO D’EUROPA – Le restrizioni alle libertà di espressione, di riunione e di associazione limitano le possibilità delle persone appartenenti a minoranze nazionali di godere effettivamente dei propri diritti. È necessario adottare misure immediate per affrontare la situazione successiva al conflitto del Karabakh. Queste sono alcune delle conclusioni chiave del nuovo parere del Comitato consultivo sulla Convenzione quadro del Consiglio d’Europa (CoE) per la protezione delle minoranze nazionali. “Come raccomandazione per un’azione immediata, il Comitato consultivo esorta le autorità a creare le condizioni politiche, legali e pratiche necessarie per un ritorno sicuro, senza ostacoli e sostenibile degli armeni sfollati dal Karabakh e a istituire un meccanismo dedicato per gestire le questioni relative alla proprietà. Le autorità sono inoltre esortate a inventariare, proteggere e preservare tutti i siti e i manufatti religiosi e culturali armeni e a indagare su tutte le accuse di vandalismo, distruzione e alterazione di monumenti storici e culturali e cimiteri utilizzati dagli armeni etnici nella regione“.

(15 nov 24) ANCORA IN ARTSAKH IL CORPO DELLA DONNA DECEDUTA – Non si registrano ancora progressi nel processo di restituzione del corpo della donna armena Vera Aghasyan, 70 anni, morta a Stepanakert, capitale dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) occupato dall’Azerbaigian, il 20 ottobre. Zara Amatuni, responsabile del programma di comunicazione e prevenzione dell’ufficio armeno del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR), ha confermato questa informazione in un’intervista ad Armenian News-NEWS.am. “Al momento, non ci sono ancora progressi in questa questione. Noi [cioè il CICR] abbiamo espresso la nostra disponibilità a contribuire all’implementazione di ulteriori misure [in questo senso] previo accordo di entrambe le parti. Al momento, la decisione è nelle mani delle parti. Ma posso dire che la questione rimane al centro della nostra attenzione“, ha affermato Amatuni. Da notare che i parenti di Vera Aghasyan, morta il 20 ottobre a Stepanakert, capitale dell’Artsakh occupata dall’Azerbaigian, avevano presentato una petizione al CICR chiedendo che il suo corpo fosse seppellito in Armenia.

(14 nov 24) ARMENI RIMASTI IN ARTSAKH – Nel caso in cui 150 mila armeni vivevano in Artsakh prima della guerra del 2020, ora ne rimangono solo 13. Il difensore civico dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) Gegham Stepanyan lo ha dichiarato alla conferenza sull’aggressione dell’Azerbaijan contro i diritti umani e la protezione ambientale. “Questo è ciò che bisogna sapere sull’Azerbaijan e sull’agenda dei diritti umani. Tutti i principi dei diritti umani restano sulla carta e non vengono presi in considerazione quando si prende questa o quella decisione politica”, ha aggiunto Stepanyan. Ha sottolineato che la mancanza di sanzioni internazionali contro l’Azerbaigian e il disprezzo per i suoi crimini hanno portato alla pulizia etnica degli armeni dell’Artsakh.

(5 nov 24) ANNUNCIATA PREGHIERA PER GLI OSTAGGI – Su iniziativa del Catholicos di tutti gli armeni Karekin II, il 10 novembre si terrà nelle chiese armene di tutto il mondo una preghiera ecumenica (globale) per la pace e la giustizia in Armenia e per la liberazione degli ostaggi detenuti illegalmente a Baku, la capitale dell’Azerbaijan. Le preghiere si svolgeranno in tutte le diocesi della Chiesa apostolica armena nel mondo. Anche il Catholicos della Grande Casa di Cilicia Aram I e il Consiglio ecumenico delle Chiese hanno aderito all’iniziativa.

(5 nov 24) THUMBERG, NO A COP 29 – La nota attivista ambientale Greta Thunberg si è rifiutata di partecipare alla conferenza sul clima COP29 a Baku, capitale dell’Azerbaigian, a causa della pulizia etnica armena in Artsakh (Nagorno Karabakh). È un’estrema ipocrisia consentire a uno stato petrolifero autoritario di ospitare la COP, ha detto Thunberg ai giornalisti in Georgia.

(5 nov 24) PARLAMENTO EUROPEO – Cinquantadue membri del Parlamento europeo hanno firmato una dichiarazione in cui si chiede all’Azerbaigian di liberare immediatamente i prigionieri di guerra armeni, di garantire la protezione del patrimonio culturale armeno dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) e di ritirare l’esercito azero dai territori occupati dall’Armenia.

(4 nov 24) PRIGIONIERI ARMENI – I rappresentanti del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) hanno visitato i detenuti armeni nella capitale azera Baku in ottobre. Durante le conversazioni con questi detenuti, questi ultimi sono riusciti a contattare i loro parenti. La leadership militare e politica dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) è detenuta illegalmente nelle prigioni di Baku da un anno ormai. L’Azerbaijan conferma ufficialmente la cattura di 23 armeni, 17 dei quali sono finiti lì dopo l’aggressione militare dell’Azerbaijan contro l’Artsakh nel settembre 2023.

(30 ott 24) UNESCO – Il Nagorno Karabakh è al centro dell’attenzione dell’UNESCO da molti anni e l’organizzazione è preoccupata per le segnalazioni di presunte distruzioni di vari tipi di patrimonio culturale, ha affermato Krista Pikkat, direttrice dell’Ente Cultura ed Emergenze dell’UNESCO e segretaria della Convenzione dell’Aja del 1954 e dei suoi due protocolli (1954 e 1999).

(25 ott 24) DECEDUTA ARMENA A STEPANAKERT –  i parenti della donna armena Vera Aghasyan, 70 anni, morta il 20 ottobre a Stepanakert, la capitale dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) occupato dall’Azerbaigian, presenteranno una petizione al Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) affinché venga sepolta in Armenia. Vera Aghasyan, una donna con problemi di salute mentale, era rimasta a Stepanakert dopo l’occupazione azera del Nagorno Karabakh e aveva rifiutato di spostarsi in Armenia nonostante le sollecitazioni della figlia e l’intervento della Croce Rossa. La causa della morte di questa donna di 70 anni è stata annunciata come insufficienza cardiopolmonare acuta, sviluppatasi a seguito di trombosi dell’arteria polmonare. In tutto l’Artsakh occupato dovrebbero dunque essere rimasti tredici armeni, tutti anziani e con problemi di salute.

(24 ott 24) DURA CONDANNA DEL PARLAMENTO EUROPEO ALL’AZERBAIGIAN –  Il parlamento europeo ha votato una risoluzione sulla situazione in Azerbaigian, la violazione dei diritti umani e del diritto internazionale e le relazioni con l’Armenia. Il testo è passato a larghissima maggioranza con 453 voti a favore, 31 contrari e 89 astenuti.
Nel documento alcuni passaggi riguardano strettamente l’Artsakh (Nagorno Karabakh) e ne diamo conto qui

(20 ott 24) COMITATO DIRITTI POPOLO ARTSAKH – Dal 18 al 20 ottobre, il Comitato per la difesa dei diritti fondamentali del popolo dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) si è riunito plenariamente a Yerevan. Il Comitato ha tenuto incontri con Samvel Shahramanyan, Presidente del Nagorno Karabakh, i membri dell’Assemblea nazionale del Nagorno Karabakh, il capo della Diocesi di Artsakh e Sua Santità Karekin II, Catholicos di tutti gli armeni, durante i quali sono stati condivisi aggiornamenti sugli sforzi in corso e sui piani futuri. Durante la sessione di tre giorni, il Comitato ha sottolineato l’importanza del suo lavoro fino ad oggi e ha espresso soddisfazione per il fatto che la questione del ritorno sicuro, dignitoso e collettivo della popolazione del Nagorno Karabakh sia stata sollevata, discussa e affermata nei circoli internazionali. Ciò include dichiarazioni di vari Paesi, organizzazioni internazionali e risoluzioni di istituzioni europee. Questi sviluppi gettano le basi per la fase successiva del lavoro del Comitato, concentrandosi sul consolidamento dei progressi e impegnandosi a stabilire un formato di negoziazione internazionale per affrontare il diritto al ritorno.

 (16 ott 24) RISOLUZIONE PARLAMENTO SVIZZERO SU ARTSAKH – Il Parlamento svizzero discute l’iniziativa per una conferenza di pace sul ritorno degli armeni del Nagorno Karabakh. Una risoluzione corrispondente è stata adottata dalla Commissione per le relazioni internazionali dell’Assemblea federale svizzera (la Camera bassa del Parlamento). Dopo l’approvazione del Consiglio federale, la risoluzione verrà discussa anche nella Camera alta del Parlamento. Con questa risoluzione l’Assemblea federale invita le autorità svizzere a organizzare la conferenza di pace. Lo scopo della conferenza è “promuovere un dialogo aperto tra i rappresentanti dell’Azerbaigian e degli armeni del Nagorno Karabakh sul ritorno sicuro e collettivo della storica popolazione armena sotto la supervisione o la presenza di attori internazionali”.

(11 ott 24) PROROGATA ILLEGITTIMA DETENZIONE AUTORITA’ ARTSAKH – Le ex autorità dell’Artsakh rimangono illegittimamente detenute nelle prigioni dell’Azerbaigian. Secondo media azeri, la loro detenzione preventiva (da inizio ottobre 2023) è stata ulteriormente allungata. Si tratta dell’ex ministro di Stato Ruben Vardanyan, degli ex presidenti Arkadi Ghukasyan, Bako Sahakyan e Arayik Harutyunyan nonché del presidente dell’Assemblea nazionale Davit Ishkhanyan, dell’ex ministro Esteri Davit Babayan, dell’ex ministro Difesa Levon Mnatsakanyan e dell’ex cvice comandante delle Ff.AA dell’Artsakh Davit Manukyan.
Nei giorni scorsi, davanti alla sedde delle Nazioni unite a Yerevan (Armenia) si è svolta una manifestazione di protesta chiedendo l’intervento ONU per il rilascio di tutti i detenuti armeni in Azerbaigian, compresi i prigionieri di guerra e i civili.

(10 ott 24) RICHIESTE AZERE ALL’AJA – L’Azerbaigian ha presentato due richieste di arbitrato interstatale contro l’Armenia alla Corte permanente di arbitrato dell’Aia. Entrambi i casi sono attualmente in corso e, secondo il calendario approvato, saranno completati entro l’inizio del 2027. L’Armenia non ha rilasciato dichiarazioni pubbliche in merito. Nel frattempo, l’Azerbaigian ha già rilasciato diverse dichiarazioni ufficiali in varie occasioni, affermando che intende ritenere l’Armenia responsabile della distruzione dell’ambiente e della biodiversità nel Nagorno Karabakh. L’iniziativa azera, con accuse peraltro assolutamente infondate, punta a “compensare” le azioni armene presso la Corte relative al mancato rispetto dei diritti umani in Azerbaigian e al trattamento riservato da Baku agli armeni della regione costretti a dieci mesi di blocco forzato.

(4 ott 24) DEMOLITO A SHUSHI MONUMENTO ARMENO – A Shushi, nell’Artsakh occupato, gli azeri hanno demolito un monumento dedicato al genocidio armeno e al suo posto hanno dato via al progetto (inaugurato ufficialmente dal dittatore Aliyev quest’anno) per una nuova piazza denominata “della bandiera”. Li sorgeranno un museo e una moschea.

(2 ott 24) INIZIATIVA LEGALE DI VARDANYAN – Ruben Vardanyan, un prigioniero politico detenuto in Azerbaigian da oltre un anno, ex ministro di Stato della repubblica di Artsakh, ha intentato quattro azioni legali attraverso il suo team legale, denunciando molteplici violazioni dei diritti umani. Le cause legali, che arrivano poco prima del vertice COP29 delle Nazioni Unite a Baku, includono accuse di diffamazione da parte del quotidiano statale azero Baku Worker, tortura durante uno sciopero della fame e violazioni del suo diritto a un processo rapido. La causa per diffamazione accusa il giornale di aver pubblicato false dichiarazioni che danneggiano la reputazione di Vardanyan. Un altro caso evidenzia il trattamento degradante che Vardanyan ha subito durante il suo sciopero della fame nell’aprile 2024, dove sarebbe stato messo in una cella di punizione, gli sono stati negati i beni di prima necessità e sottoposto a privazione del sonno. Una terza azione descrive in dettaglio la violazione del suo diritto a un processo rapido, poiché è stato trattenuto in custodia cautelare per oltre un anno senza che fosse fissata una data in tribunale. La quarta causa accusa le autorità azere di aver impedito a Vardanyan di presentare una denuncia per diffamazione civile trattenendo la necessaria documentazione legale. Queste azioni legali si aggiungono alle crescenti preoccupazioni sulla situazione dei diritti umani in Azerbaigian, in particolare mentre il paese si prepara a ospitare il vertice COP29. Le organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno lanciato allarme sul trattamento dei prigionieri politici da parte dell’Azerbaigian e sulla sua continua repressione nei confronti della società civile. L’ex ministro di Stato dell’Artsakh Ruben Vardanyan è stato arrestato nel settembre 2023 insieme ad altri leader armeni in seguito alle azioni militari dell’Azerbaijan nell’Artsakh, con gruppi per i diritti umani che hanno etichettato queste azioni come pulizia etnica.

Il 25 settembre è l’anniversario dell’esplosione alla stazione di servizio Aykazov sulla strada Stepanakert-Askeran avvenuta nel 2023.

A seguito dell’esplosione, 219 persone sono state uccise, più di 300 sono rimaste ferite e 22 sono disperse.

Nei giorni concitati di un anno fa dopo l’attacco azero e la fuga della popolazione dall’Artsakh verso l’Armenia, centinaia di persone si accalcarono nei pressi del deposito per recuperare del carburante per rifornire il proprio veicolo e guadaganare così la via di fuga verso la salvezza. Una scintilla e fu catastrofe.

Non è stato possibile identificare tre corpi mediante il DNA, il che fa supporre che si tratti dei corpi degli azeri che sono penetrati nella zona e hanno organizzato l’esplosione. Lo sospetta la moglie di uno dei dispersi in seguito all’esplosione a Stepanakert in una conversazione con i giornalisti durante una protesta che si è tenuta a Yerevan nel primo anniversario dell’evento.

Ha lamentato l’inattività delle autorità armene e delle organizzazioni internazionali per fare piena luce sulle cause. La donna è sicura che suo marito non sia stato ucciso perché il ragazzo che gli stava accanto è vivo.

“Inoltre, nel 2023 il 7 ottobre, una delle persone scomparse ha chiamato da Shushi e ha informato che c’erano altre quattro persone con lui. Inoltre, nessuno vuole cercare queste informazioni e scoprire cosa sta succedendo”, ha detto.

Insomma, su quella tragedia – che si aggiunse al dolore di un popolo cacciato dalla propria terra – si addensano anche ombre di sospetti sul ruolo attivo degli azeri. Voci di tal genere erano circolate immediatamente: si parlava anche di possibili colpi di cecchino verso le cisterne di carburante ma furono dimenticate nella concitazione dell’esodo forzato degli armeni.

Ora, a distanza di un anno ritornano e aumentano il mistero su cosa abbia innescato la strage.

Oggi nell’Artsakh rimangono 14 armeni.

Lo ha detto Gegham Stepanyan, ombudsman dell’Artsakh, durante una tavola rotonda tenutasi oggi.
Anche le persone che una volta speravano di poter restare e vivere in Azerbaigian, alla fine si sono convinte che ciò è impossibile e si sono rivolte alla Croce Rossa per trasferirle nella Repubblica di Armenia. Questo è un altro indicatore e dovrebbe anche dimostrare che è impossibile vivere lì“, ha detto.

Stepanyan ha osservato che si parla di un processo molto pericoloso, che le cause legali vengono ritirate dai tribunali internazionali.
Molte organizzazioni per i diritti umani hanno affermato che ciò non potrà mai accadere, poiché ciò mina la procedura giusta e corretta di risoluzione dei conflitti. Ma almeno in questo momento vediamo che la posizione del governo dell’Armenia rimane la stessa. È stata adottata una posizione secondo cui se si raggiunge un accordo di pace ad ogni costo, la questione sarà chiusa. Ciò significa semplicemente tradire i diritti di 150.000 persone e non avere un volto per presentarci ovunque come un popolo, una nazione, che anche quando c’è stata l’opportunità di proteggerla, non l’abbiamo fatto, abbiamo semplicemente creduto nella pace“, ha affermato.

Armenia: il dilemma del nucleare (Osservatorio Balcani Caucaso, 2 set)

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AZERBAIJAN. Elezioni anticipate vinte da Alijev. l’OSCE scettica (AGC, 3 set)

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L’ultima pulizia etnica: il Nagorno Karabakh (Difesa online, 10 set)

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Il genocidio armeno tra storia e relazioni internazionali (Il caffè geopolitico, 11 set)

Il rapporto speciale tra Azerbaigian e Italia profuma di gas (Lifegate, 11 set)

Il gioco delle tre carte (Korazym, 12 set)

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L’Armenia offre un accordo di pace all’Azerbaigian (Renovatio21, 14 set)

Nagorno-Karabakh, la guerra dimenticata (Gli stati generali, 16 set)

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Primo anniversario dell’attacco militare dell’Azerbajgian che ha provocato lo sfollamento forzato dell’intera popolazione dell’Artsakh (Korazym, 19 set)

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ARMENIA, UN ANNO DALL’OCCUPAZIONE DEL NAGORNO-KARABAKH (Opinione delle libertà, 26 set)

Russia e Azerbaigian prendono di mira la missione dell’UE in Armenia (Color news, 26 set)

L’Armenia valuta l’uscita definitiva dal CSTO (Osservatorio Balcani Caucaso, 26 set)

Clima, l’Azerbaijan non ha le carte in regola per Cop29 (Manifesto, 26 set)

Con l’avvicinarsi della COP29, le autorità azere prendono di mira gli attivisti per la pace e le voci indipendenti (Color news, 27 set)

La presidenza dell’Azerbaigian: “Se l’Armenia vuole la pace, rinunci al Karabakh, cambi la Costituzione e smilitarizzi” (La Repubblica, 27 set, per abb.)

Russia e Azerbaigian prendono di mira la missione dell’UE in Armenia (Color news, 27 set)

Passi avanti su trattato di pace Armenia-Azerbaigian (Ansa, 27 set)

L’ Armenia continua a dipendere fortemente dalla Russia  (IARI, 28 set)

Nagorno-Karabakh: A un anno dalla pulizia etnica, l’Azerbaijan lavora per cancellare ogni traccia di cristiani e armeni (Entrevue, 28 set)

Ricordiamo che è possibile consultare il nostro database notizie a partire dal settembre 2015. E’ sufficiente digitare nella casella “ricerca” (lente), nella barra sulla homepage, il nome del mese seguito dall’anno (ad esempio: “gennaio 2020”).

(1) ELEZIONI FARSA – In Azerbaigian si sono svolte oggi elezioni parlamentari anticipate. Su 125 seggi disponibili, 124 sono andati al partito di Aliyev oa formazioni a lui vicine e non ostili. Duro giudizio della comunità internazionale che ha sottolineato la mancanza di trasparenza e di competizione politica.

(2) ANNIVERSARIO INDIPENDENZA – Oggi ricorre il 33° anniversario della dichiarazione di indipendenza dell’Artsakh, ora occupato dagli azeri. A Yerevan, il presidente incarica Sharamanyan si è recato al pantheon di Yerablur per deporre una corona di fiori al monumento dedicato ai caduti della lotta di liberazione. Presente anche il vescovo della diocesi dell’Artsakh, Abrahamyan.

(7) ULTIMI ARMENI RIMASTI – Oggi nell’Artsakh rimangono 14 armeni. Lo ha detto Gegham Stepanyan, ombudsman dell’Artsakh, durante una tavola rotonda tenutasi oggi. “Anche le persone che una volta speravano di poter restare e vivere in Azerbaigian, alla fine si sono convinte che ciò è impossibile e si sono rivolte alla Croce Rossa per trasferirle nella Repubblica di Armenia. Questo è un altro indicatore e dovrebbe anche dimostrare che è impossibile vivere lì“, ha detto. Stepanyan ha osservato che si parla di un processo molto pericoloso, che le cause legali vengono ritirate dai tribunali internazionali.
Molte organizzazioni per i diritti umani hanno affermato che ciò non potrà mai accadere, poiché ciò mina la procedura giusta e corretta di risoluzione dei conflitti. Ma almeno in questo momento vediamo che la posizione del governo dell’Armenia rimane la stessa. È stata adottata una posizione secondo cui se si raggiunge un accordo di pace ad ogni costo, la questione sarà chiusa. Ciò significa semplicemente tradire i diritti di 150.000 persone e non avere un volto per presentarci ovunque come un popolo, una nazione, che anche quando c’è stata l’opportunità di proteggerla, non l’abbiamo fatto, abbiamo semplicemente creduto nella pace“, ha affermato.

(9) ULTIME ELEZIONI IN ARTSAKH – Un anno fa, il 9 settembre 2023, in Artsakh si sono svolte le ultime elezioni libere e democratiche. Il parlamento, dopo le dimissioni del presidente Harutyunyan (oggi incarcerato in Azerbaigian) votò il successore nella persone di Samvel Shahramanyan. Dieci giorni più tardi gli azeri attaccarono nuovamente il territorio armeno.

(9) ISLAMIZZAZIONE VIRTUALE DELL’ARTSAKH – L’osservazione delle mappe satellitari ci permette di dire che la parte azera ha iniziato ad aumentare artificialmente il numero delle moschee nell’Artsakh. Lo scrive il sito monumentowatch.org, che monitora il patrimonio culturale dell’Artsakh. Su Google maps compaiono numerose moschee “virtuali” posizionate in numerosi villaggi della regione. I segnali delle moschee sono posizionati artificialmente su siti web accessibili al pubblico che mostrano immagini satellitari. È interessante notare che come obiettivo è stata scelta la regione di Hadrut, la maggior parte dei cui villaggi erano armeni, avevano una popolazione armena e non vi erano mai case di preghiera islamiche. I villaggi sopra menzionati non hanno più abitanti dopo l’occupazione del 2020, lì non sono in corso lavori di costruzione, per non parlare di lavori di costruzione di moschee.

(10) NEGOZIATI DI PACE – “Questo è un momento davvero importante per la nostra regione per prendere ciò che è già stato concordato“. Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan lo ha affermato nel suo discorso al forum internazionale Yerevan Dialogue 2024 martedì, e riferendosi alla bozza del trattato di pace con l’Azerbaigian. Pashinyan ha sottolineato che l’Armenia e l’Azerbaigian hanno già più di un pacchetto di controllo per il trattato di pace. “Proponiamo di mettere sul tavolo le clausole 13+3 dell’accordo, firmarlo ora come “trattato di pace” e procedere alla discussione di ulteriori questioni. Spero che questo illustre pubblico concordi sul fatto che non c’è mai stato alcun trattato da nessuna parte che affronti e risolva tutte le questioni; non esiste alcun trattato del genere. Anche se esaminiamo con 20,50 articoli, ci saranno comunque articoli che rimarranno irrisolti nel trattato dato. Non ci sono paesi le cui relazioni sono normalizzate da un singolo trattato“, ha osservato il Primo Ministro armeno. Pashinyan ha sottolineato che è molto importante gettare le basi, o non respingere, quelle già gettate in seguito a diversi anni di negoziati. “Spero che nel prossimo futuro avremo l’opportunità di firmare la parte già concordata del trattato di pace e di procedere con i restanti negoziati per risolvere ulteriori questioni“, ha aggiunto il premier armeno.

(11) DISINFORMAZIONE AZERA – La dichiarazione diffusa dal Ministero della Difesa dell’Azerbaigian, secondo cui mercoledì intorno alle 10:50 unità delle Forze Armate armene hanno aperto il fuoco contro le postazioni di combattimento azere situate nella parte occidentale del confine (Nakhijevan), non corrisponde alla realtà secondo quanto riferisce il ministero della Difesa dell’Armenia.

(19) 19 SETTEMBRE 2023 – 19 SETTEMBRE 2024 – L’aggressione azera alla repubblica di Artsakh (Nagorno Karabakh) ha provocato l’esodo forzato di tutta la popolazione armena. Oltre 101.000 persone, già provate da dieci mesi di blocco criminale operato dal regime di Aliyev, si affollano lungo la strada che porta in Armenia. Oltre 40 ore di auto per percorrere gli ottanta chilometri che separano Stepanakert al confine. I terroristi azeri rimuovono il blocco per far uscire la popolazione salvo arrestare tutte le autorità della repubblica (in carica ed ex). La Russia che avrebbe dovuto proteggere gli armeni non muove un dito. L’Unione europea e gli Stati Uniti lasciano che il dittatore completi la pulizia etnica.
NOI NON DIMENTICHIAMO, NON DIMENTICHEREMO MAI

(19) 19 SETTEMBRE 2023 – 19 SETTEMBRE 2024 – L’occupazione, un anno fa, della Repubblica dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian ha provocato gravissime perdite materiali, colpendo sia il patrimonio culturale che le infrastrutture essenziali. I danni registrati comprendono: 12 città – 241 villaggi – 13.550 case (30% con più di 100 anni) – 11.450 appartamenti – 60 fabbriche – 15 impianti di produzione – 200 centri culturali – 9 poli culturali – 25 musei – 232 scuole – 7 college – 4 università – 11 scuole d’arte – 400 cimiteri medievali – 385 chiese – 60 complessi monastici – 2.385 khachkar (croci di pietra) – 4 bacini idrici – 5 canali – 37 centrali idroelettriche – 48 siti minerari – 11 ospedali e presidi sanitari – 230 centri medici. Questi ingenti danni riflettono non solo una perdita di proprietà, ma un attacco all’identità culturale armena e al retaggio storico della regione.

(19) DICHIARAZIONE MINISTERO ESTERI ARMENIA – Il Ministero degli Affari Esteri dell’Armenia nel primo anniversario dello spostamento forzato del Nagorno Karabakh ha rilasciato la seguente dichiarazione:
Un anno fa, il 19 settembre, a seguito dell’attacco militare dell’Azerbaigian, l’intera popolazione indigena del Nagorno Karabakh, più di 115.000 armeni, ha dovuto abbandonare le proprie case nel giro di pochi giorni. Questo spostamento, che è stato l’ultima fase della politica di pulizia etnica, ha avuto luogo durante la sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, quando l’intera comunità internazionale si era nuovamente riunita per discutere l’imperativo della risoluzione pacifica dei conflitti, dell’istituzione della stabilità e dello sviluppo, condannando l’uso della forza, la violazione delle norme internazionali e dei diritti umani in diverse parti del mondo. Nel corso dell’anno trascorso, il governo armeno ha adottato le misure necessarie, anche con l’aiuto di partner internazionali, per rispondere alle esigenze primarie e a medio termine degli armeni sfollati del Nagorno-Karabakh, nonché per sviluppare i programmi necessari a lungo termine. La prossima settimana riprenderanno a New York i dibattiti ad alto livello dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite: gli eventi dell’anno appena trascorso dimostrano l’importanza di sforzi urgenti per garantire la stabilità internazionale e la realizzazione di idee e misure che consentano di stabilire la pace. La posizione della Repubblica di Armenia nel garantire la stabilità nel Caucaso meridionale è chiara: immediata instaurazione della pace e delle relazioni basate sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale, sulla visione di garantire uno sviluppo sostenibile, un’efficace interconnettività e prosperità nella regione. Per realizzare tutto ciò, per non perdere l’opportunità disponibile in questo momento e per creare un ambiente favorevole a una vita più stabile e dignitosa per generazioni, ci aspettiamo una chiara dimostrazione di volontà politica e impegno per l’agenda di pace da parte di altri attori interessati allo stesso obiettivo.”

(19) PROPOSTA LEGGE USA – Introdotto dal deputato statunitense Adam Schiff, un disegno di legge bipartisan che prevede di:▪️Richiedere a tutte le istituzioni finanziarie statunitensi che possiedono beni sovrani azeri di segnalare tali beni all’Ufficio di controllo dei beni esteri del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti. Entro 60 giorni dalla data di adozione della legge, il Presidente deve bloccare le transazioni relative a questi beni ed entro 90 giorni dalla data del blocco, confiscarli. ▪️Creare un Fondo per il ripristino delle entrate dell’Artsakh che riceverà beni azeri confiscati e quindi utilizzerà questi fondi per risarcire gli armeni aventi diritto sfollati dall’Artsakh per la perdita di reddito derivante dalle loro proprietà, attività commerciali e occupazione a seguito dell’attacco militare dell’Azerbaigian. ▪️ Sequestrare beni personali negli Stati Uniti e imporre restrizioni sui visti agli alti funzionari azeri e ai loro parenti stretti che hanno partecipato o sostenuto l’offensiva militare sull’Artsakh. ▪️Creare una procedura semplificata per richiedere un risarcimento al Fondo per gli armeni sfollati aventi diritto.

(19) ANNIVERSARIO ATTACCO AZERO, DELEGAZIONE ARTSAKH IN VISITA A YERABLUR – Le autorità dell’Artsakh, guidate dal presidente Samvel Shahramanyan, hanno visitato ieri il Pantheon militare Yerablur a Yerevan nel primo anniversario dell’occupazione dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian e della deportazione forzata della sua popolazione armena. La delegazione ha deposto fiori e ha reso omaggio agli armeni martirizzati difendendo l’Artsakh. Shahramanyan ha evidenziato i ricordi dolorosi dei dieci mesi di blocco e di quattro mesi di assedio che hanno portato all’aggressione militare dell’Azerbaigian. Gli eventi del settembre 2023, comprese le operazioni militari e l’esplosione del deposito di carburante, hanno provocato numerose vittime e feriti, costringendo migliaia di armeni a lasciare la propria patria. Shahramanyan ha promesso di onorare la memoria di coloro che hanno sacrificato la propria vita, consentendo a oltre 100.000 persone di sfuggire al blocco ed evitare ulteriori tragedie. Ha anche espresso rammarico per le dichiarazioni dei funzionari armeni che vedono l’Artsakh come parte dell’Azerbaigian, chiedendosi se ciò rifletta le convinzioni del popolo armeno o solo del governo. In risposta alle domande sul suo ruolo dopo lo scioglimento dell’Artsakh, Shahramanyan ha dichiarato che coloro che vogliono riconoscere l’Artsakh continueranno a farlo, respingendo i fondamenti giuridici della questione.

(19) AZIONE PENALE VERSO GLI AGGRESSORI AZERI – “Oggi, nel primo anniversario dell’aggressione genocida e disgustosa dell’Azerbaigian contro il popolo dell’Artsakh e della nostra deportazione, Gegham Stepanyan e io abbiamo intentato una causa presso la CPI (Corte Penale Internazionale) per i crimini dell’Azerbaigian contro l’umanità. I colpevoli devono essere puniti!”. Lo ha dichiarato l’ex ministro di Stato ArtakBeglaryan.

(20) LA FUGA DALL’ARTSAKH – Durante un’audizione al Congresso degli Stati Uniti sul tema Artsakh, il direttore esecutivo dell’organizzazione non governativa “Crude Accountability”, Sharmakh Mardi, ha dichiarato: “I social network azerbaigiani hanno pubblicato apertamente minacce di violenza contro la popolazione civile dell’Artsakh, dagli annunci di bambini scomparsi alla diffusione di immagini e resoconti di massacri di residenti che si sono rifiutati di evacuare dalle loro case; di conseguenza, i civili hanno tentato disperatamente di fuggire prima dell’arrivo dell’esercito azerbaigiano”.

(21) PARLA VARDANYAN – In una dichiarazione rilasciata dalla prigione di Baku, Ruben Vardanyan ha affrontato le domande sollevate durante la recente conferenza stampa di Nikol Pashinyan. “Innanzitutto, ogni persona giudica le azioni degli altri in base alle proprie esperienze di vita e ai propri principi” ed ha continuato affermando che se Pashinyan avesse avuto delle domande per lui, avrebbe avuto ampia opportunità di sollevarle durante il loro ultimo incontro nel novembre 2022, quando Vardanyan era ancora Ministro di Stato in Artsakh. “In ogni caso, sono pronto anche ora, nello stato delle mie attuali capacità, a rispondere a qualsiasi domanda possa avere”, ha osservato Vardanyan. Riflettendo su un incontro tenutosi nel 2018, Vardanyan ha ricordato a Pashinyan i tre punti chiave che aveva condiviso all’epoca: 1. Né lui né i suoi partner hanno cercato di interferire nella politica armena. 2. Il loro lavoro di beneficenza sarebbe continuato, indipendentemente dalla posizione del governo armeno, poiché era destinato al popolo. 3. La sua unica preoccupazione che avrebbe potuto modificare il suo approccio era il destino dell’Artsakh. Ha sottolineato che la guerra del 2020 e le continue minacce all’Artsakh hanno rappresentato un punto di svolta nella sua vita, plasmando le sue azioni da allora. “Tutte le mie azioni sono state dettate dalla preoccupazione per il destino dell’Artsakh e del suo popolo“, ha ribadito Vardanyan. In chiusura, Vardanyan ha riconosciuto i tempi difficili che l’Armenia sta affrontando, affermando: “Ora, la nostra nazione sta vivendo uno dei periodi più crudeli e difficili della sua storia. Continuo a credere che, nonostante le difficoltà e i disaccordi, saremo in grado di superare questa fase e costruire un futuro pacifico e luminoso“. La dichiarazione è stata rilasciata dall’ufficio di Ruben Vardanyan, attualmente detenuto a Baku.

(22) DICHIARAZIONE CANADA – Melanie Joly, ministro degli Affari esteri del Canada, ha rilasciato domenica una dichiarazione in occasione del primo anniversario della de-armenizzazione dell’Artsakh (Nagorno Karabakh).

(25) ANNIVERSARIO ESPLOSIONE STEPANAKERT – È trascorso esattamente un anno dall’esplosione nel deposito di benzina vicino all’autostrada Stepanakert-Askeran in Artsakh (Nagorno Karabakh) costato la vita a 238 residenti mentre la sorte di 22 persone è ancora sconosciuta.

(27) DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE SHAHRAMANYAN – Quattro anni fa, in questo giorno, l’Azerbaijan, con il supporto di Turchia, Israele e altri paesi, ha lanciato un attacco su larga scala all’Artsakh e anche all’Armenia. Il presidente dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) Samvel Shahramanyan lo ha dichiarato in un’intervista con i giornalisti al Yerablur Military Pantheon di Yerevan. Shahramanyan ha sottolineato che le forze armate armene hanno accettato l’attacco e hanno reagito, e oggi si trova a Yerablur per rendere omaggio ai martiri.
Grazie a loro, è stato possibile prevenire le conseguenze più disastrose della guerra. Ritengo che con i risultati della guerra di 44 giorni, sia stato stabilito l’inizio della predeterminazione del destino dell’Artsakh. Ritengo che ciò che è accaduto nel 2023 sia una conseguenza di ciò“, ha affermato Shahramanyan.
Per quanto riguarda la domanda sui colpevoli della sconfitta in guerra, il presidente dell’Artsakh ha detto: “Sono stati avviati molti casi penali in Armenia, è stato operativo un comitato competente nell’Assemblea nazionale, che probabilmente pubblicherà le conclusioni nel prossimo futuro, e noi ne trarremo le conclusioni appropriate. E la conclusione del comitato sarà una base per noi. E non solo, abbiamo le nostre opinioni, ma se ne può parlare dopo aver appreso i risultati dei casi penali pertinenti“. Il presidente dell’Artsakh ha aggiunto tuttavia che non può commentare i casi penali.
“Come siete riusciti a raggiungere l’Armenia in elicottero dall’Artsakh, mentre il resto della leadership politico-militare dell’Artsakh non ci è riuscito?” I giornalisti hanno posto questa domanda al presidente dell’Artsakh. In risposta, Shahramanyan ha detto: “Non posso commentare le decisioni che sono state prese in Azerbaigian. Le decisioni di arrestare e prendere prigionieri quelle persone sono state prese dagli Azerbaigian. Non so perché non sia stata presa una decisione del genere nei miei confronti. Avremo la risposta a tempo debito”.
Alla domanda se fosse possibile non andare alle trattative con gli azeri e non firmare il decreto sullo scioglimento dell’Artsakh, e cosa sarebbe successo in quel caso, Shahramanyan ha risposto: “Nessuno avrebbe potuto prevedere quale sarebbe stato l’esito. Fino all’ultimo secondo, la gente dell’Artsakh non voleva lasciare le proprie case. Stavamo negoziando con la parte azera per mantenere stabile la situazione e avviare trattative sul futuro destino dell’Artsakh e del popolo [armeno] dell’Artsakh. Ma non abbiamo ricevuto garanzie corrispondenti dall’Azerbaigian che il popolo [armeno] [dell’Artsakh] possa continuare a vivere lì in sicurezza”. E parlando delle accuse secondo cui la leadership dell’Artsakh aveva rifiutato i negoziati con l’Azerbaijan nella capitale bulgara Sofia e invece era andata a negoziare a Yevlakh, in Azerbaijan, il presidente dell’Artsakh ha detto: “Arayik Harutyunyan era il presidente [dell’Artsakh] a quel tempo. E per quanto ne so, il partito dell’Artsakh non ha mai rifiutato i negoziati, da nessuna parte, in nessuna circostanza“.
Il presidente ha inoltre aggiunto: “Ho affermato più volte di aver assunto questo dovere e questa responsabilità [come presidente dell’Artsakh] in un momento in cui praticamente tutti avevano rinunciato all’Artsakh. Abbiamo preso decisioni basate sulla situazione creata“. E riferendosi ai resoconti secondo cui nel 2021 e in seguito, l’allora presidente dell’Artsakh Arayik Harutyunyan voleva dimettersi, ma non glielo hanno permesso, ed è stato in quel momento che si è discusso della candidatura di Shahramanyan come candidato alla presidenza dell’Artsakh, Shahramanyan ha detto: “La mia candidatura è stata discussa negli ultimi giorni, durante i giorni in cui Arayik Harutyunyan ha presentato le sue dimissioni. Ho assunto quella responsabilità, comprendendo la complessità della situazione e non evitando quella responsabilità. Ero molto consapevole di cosa significasse assumere quella posizione“.

(27) PRIGIONIERI ARMENI – Oggi ricorre il primo anniversario dell’arresto arbitrario da parte delle autorità azere di otto leader armeni, a partire dall’arresto dell’imprenditore sociale e filantropo Ruben Vardanyan. Gli otto leader armeni sono stati arrestati illegalmente nel settembre e nell’ottobre 2023 dopo che l’Azerbaigian ha lanciato un’offensiva militare nella regione del Nagorno-Karabakh, costringendo la popolazione di 120.000 armeni di etnia armena del Nagorno-Karabakh a trasformarsi in rifugiati e ad abbandonare le proprie case. “La detenzione arbitraria di mio padre senza alcuna prova o giusto processo è una chiara violazione di tutte le norme e leggi internazionali“, afferma David Vardanyan, figlio di Ruben Vardanyan. “Chiediamo alla comunità internazionale di intensificare gli sforzi per garantire il suo rilascio immediato e incondizionato insieme agli altri leader politici detenuti illegalmente in Azerbaigian“.

(28) L’AZERBAIGIAN REITERA LE SUE RICHIESTE ALL’ARMENIA – Il ministro degli Esteri azero Ceyhun Bayramov ha incontrato il ministro degli Esteri tedesco Annalena Berbock nell’ambito della 79a sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Durante l’incontro sono state discusse le relazioni bilaterali tra Azerbaigian e Germania e l’attuale situazione nella regione nel periodo post-conflitto. Bayramov ha parlato dell’attuale situazione nella regione nel periodo post-conflitto, dei lavori di “recupero e ricostruzione” nell’Artsakh occupato e distrutto dalle forze azere, del processo di normalizzazione delle relazioni tra Azerbaigian e Armenia, osservando che “le continue rivendicazioni territoriali sul nostro paese contenute nella Costituzione e negli atti legislativi dell’Armenia, nonché il rapido armamento di questo paese creano una minaccia all’agenda di pace“.

Il sito “Monumentalwatch” che monitora il patrimonio culturale dell’Artsakh, scrive:

<<Qualche giorno fa, il sito web azerbaigiano Cultura dell’Azerbaigian ha pubblicato una dichiarazione sul famoso monumento dell’Artsakh “Noi siamo le nostre montagne” (Nonno e Nonna), affermando che è stato costruito nella città di Khankendi in Azerbaigian nel 1967 e che è ” Il monumento multiculturale e nazional-religioso dell’Azerbaigian è uno dei tanti esempi di tolleranza.

È noto che il monumento è uno dei simboli moderni dell’Artsakh armeno e che è stato creato come segno e simbolo dell’identità armena della regione.
La vecchia coppia sposata con un atteggiamento e un aspetto tradizionali era la prova del passato storico e delle speranze future degli armeni dell’Artsakh. Speranze che oggi sono state deluse a causa della politica di sterminio degli armeni adottata dall’Azerbaigian.

Lo scultore del monumento in tufo rosso portato appositamente dall’Armenia è Sargis Baghdasaryan, e l’architetto è Yuri Hakobyan. Lo scultore descrisse il suo lavoro come segue: “Il monumento rappresenta gli anziani coniugi Artsakh in costume tradizionale, spalla a spalla, con un atteggiamento fiero e inflessibile e uno sguardo serio. Il monumento non ha un piedistallo, ma sembra che la collina della montagna sia stata spaccata, e loro si sono alzati da quella spaccatura e sono rimasti con i piedi saldamente piantati nel terreno degli armeni. Aggiungiamo che la coppia di anziani, nata ad Artsakh, è stata scolpita nelle figure dei nonni dello scultore. Loro sono le persone, sono la terra, sono noi, le nostre montagne. Queste persone sono nate qui, le loro radici millenarie sono qui, sono loro i veri proprietari di questa terra e di questa natura“, ha scritto lo scultore (“Il popolo del Karabakh” di Sargis Baghdasaryan).

Dopo la completa occupazione dell’Artsakh, la parte ufficiale azera ha toccato a malapena questo monumento per molto tempo. Il monumento, che era il simbolo più luminoso e famoso degli armeni dell’Artsakh, non è stato oggetto di visite e “non notato” dai giornalisti azeri e dai media in visita a Stepanakert occupata. Solo alcuni organi di stampa hanno espresso l’opinione che dovrebbe essere demolito. Nel 2023 sono apparse recenti pubblicazioni in cui si menzionava che il monumento era stato “armenizzato” dagli armeni. la parte azera ha cercato di diffondere la tesi secondo cui non sono contrari al monumento, ma alla sua “interpretazione ideologica nazionalista”. Dalle pubblicazioni azerbaigiane si può concludere che durante gli anni sovietici qualsiasi manifestazione diretta alla storia, alla cultura e alle radici degli armeni nel Nagorno-Karabakh era considerata “nazionalista”.

Recentemente, Kyamran Razmovar, coprendo la Stepanakert occupata, si è riferito specificamente a questo monumento, la cui enfasi principale era che il monumento fu eretto durante gli anni sovietici, quando il Nagorno Karabakh faceva parte dell’Azerbaigian, il che, secondo lui, significa che il monumento era eretto con i soldi stanziati dal bilancio dell’Azerbaigian sovietico, il che significa che è azerbaigiano. Queste sottolineature sono importanti perché la parte azera, attraverso i suoi propagandisti filo-establishment, ha avviato il processo di appropriazione del monumento, dove si possono vedere le tesi sul monumento: è stato costruito con i soldi di Baku, è azerbaigiano e mostra la tolleranza delle autorità azere nei confronti degli armeni durante gli anni sovietici.

Riteniamo doveroso ricordare che l’idea del monumento prese vita in quegli anni con la partecipazione diretta del presidente del Comitato Esecutivo del Consiglio Regionale del Nagorno Karabakh, Mushegh Ohanjanyan.
La leadership dell’Azerbaigian sovietico era contraria alla costruzione del monumento e alla sua installazione. Inoltre è fu sollevata una denuncia chiedendone lo smantellamento. Una commissione speciale del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Azerbaigian arrivò a Stepanakert per scoprire di quale “noi” e di quali “montagne” stiamo parlando nel monumento “Noi siamo le nostre montagne”. Grazie agli sforzi della parte armena, è stato possibile salvare il monumento dallo smantellamento. Diverse persone che ricoprirono incarichi nel Nagorno Karabakh in quegli anni, stretti e parenti di Sargis Baghdasaryan, che era imparentato con l’installazione della statua e autore della statua (“Karabakhtsi” di Sargis Baghdasaryan), indicano questa circostanza nei loro ricordi.>>

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La politica dell’Azerbaigian nei confronti del monumento è un tentativo di usurpare il patrimonio, quando non solo si separa dall’affiliazione armena, ma crea anche l’immagine di un paese multiculturale e tollerante per l’Azerbaigian. Con una tale politica, l’Azerbaigian viola la Convenzione ONU del 2005. Adottata a Parigi la Convenzione “Sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali“.
La Convenzione sottolinea la diversità culturale come forza trainante per lo sviluppo sostenibile delle società, dei popoli e delle nazioni. Ma, secondo la convenzione, per “diversità culturale” si intende la varietà dei modi in cui trovano espressione le culture dei gruppi e delle società.
Secondo l’articolo 2 della Convenzione delle Nazioni Unite, la protezione della diversità culturale è possibile solo quando sono garantiti i diritti umani e le libertà fondamentali. Dal contesto fattuale si può concludere che la tutela della diversità delle forme di autoespressione culturale implica il rispetto di tutte le culture, comprese quelle delle minoranze e delle popolazioni indigene. Secondo la Convenzione, inoltre, la cultura è uno dei principali motori dello sviluppo. È particolarmente degno di nota che, secondo la convenzione, “protezione” significa adottare misure volte a preservare, proteggere ed espandere la diversità delle forme di autoespressione culturale.

Il coordinatore della commissione internazionale sulla questione Artsakh, Vardan Oskanyan, costituita nel gennaio di quest’anno, e i membri della commissione hanno completato il secondo ciclo di riunioni della commissione e, secondo i rapporti, sono in Armenia per diversi giorni.

I politici dell’Artsakh attendono l’incontro con Oskanyan, che questa volta ha avuto incontri importanti soprattutto in Svizzera. L’ultima volta, mesi fa, Oskanyan era anche all’estero e ha avuto decine di incontri con diverse personalità politiche armene ed europee, rappresentanti di strutture internazionali, tra cui Toivo Klaar, all’epoca rappresentante speciale dell’UE per la crisi nel Caucaso meridionale e in Georgia.

Ricordiamo che la commissione è stata creata dal parlamento dell’Artsakh ed è chiamata ad occuparsi delle questioni relative al rimpatrio collettivo della popolazione dell’Artsakh e alla tutela di altri diritti. Questo tour darà certezza se ci sono possibilità di tornare in Artsakh o se gli sforzi vengono fatti invano.

Per garantire la continuità delle istituzioni dell’Artsakh, i politici dell’Artsakh stanno discutendo la questione della formazione di un gruppo professionale di avvocati, che proporrà soluzioni in questo senso, in modo che se non sarà possibile formare un nuovo parlamento con elezioni nazionali del prossimo anno, allora la possibilità di estendere i poteri del parlamento sarà fornita dalla decisione dei legislatori.

Il ministro degli Esteri russo, Lavrov, ha rilasciato una controversa dichiarazione a margine della visita del presidente Putin in Azerbaigian.

In parole povere, Lavrov ha accusato l’Armenia di non rispettare l’accordo del 9 novembre 2020 riguardo alle comunicazioni regionali tra Armenia e Azerbaigian.

A meno che non abbia pronunciato tali parole solo per compiacere il padrone azero di casa, sorprende l’uscita del pur navigato ed esperto ministro.

Innanzitutto, solo poco tempo fa, la parte armena e quella azera hanno concordato di lasciare da parte al tavolo negoziale ogni discussione sulla materia (il cosiddetto “Corridoio di Zangezur”). E già questo dovrebbe essere sufficiente.

Ma, poi, cosa è rimasto di quell’accordo tripartito firmato per fermare la guerra di conquista azera dell’Artsakh?

L’Azerbaigian ha sferrato ulteriori attacchi e ha occupato tutto il Nagorno Karabakh, la popolazione è fuggita; per tre anni la forza di pace russa ha assistito quasi senza battere ciglio alle scorribande degli orchi azeri, al blocco di energia elettrica e gas, all’assedio per fame della popolazione con i “checkpoint” azeri innalzati davanti ai soldati russi.

Ancora oggi decine di armeni sono prigionieri di guerra e ostaggio nelle mani di Aliyev.
E sarebbe l’Armenia a non rispettare gli accordi?

La Russia vorrebbe avere un controllo sui transiti tra Nakhjivan e Azerbaigian ma l’operazione non è possibile.

Sorprendono allora le parole del ministro che è esperto e non può ignorare lo stato delle cose. O forse voleva solo far bella figura davanti a Bayramov e Aliyev. Ma questo sarebbe un segno di debolezza…

Come noto, l’Azerbaigian (che a novembre ospiterà COP29) sta cercando di attuare una politica di “greenwashing” ossia da Paese produttore di fossili vuol far vedere che è invece attento allo sviluppo di energie eco-sostenibili e alla protezione dell’ambiente.

Questa operazione si articola in tre mosse:

1) forum e convegni internazionali per mostrare il volto “verde” del regime di Aliyev

2) un (annunciato) programma di sviluppo di energia alternativa nei territori conquistati e occupati del Nagorno Karabakh (Artsakh) con l’invito anche alle aziende internazionali a partecipare alle commesse

3) accuse all’Armenia di inquinare i fiumi che poi si riversano in Azerbaigian

Proprio pochi giorni fa si è tenuto l’ennesima tavola rotonda animata da giovani attivisti ambientalisti azeri. Gli stessi che per dieci mesi avevano bloccato la strada di Lachin e isolato l’Artsakh con accuse farlocche agli armeni di Stepanakert che a loro dire inquinavano il territorio. Salvo poi sparire dalla circolazione non appena i soldati del dittatore Aliyev avevano effettivamente bloccato il collegamento tra l’Armenia e il Nagorno Karabakh (Artsakh). Quel blocco fece da apripista alla successiva pulizia etnica della regione dieci mesi dopo.

Anche in quest’ultimo evento si sono rinnovate le accuse ai cattivi armeni che con le loro attività minerarie lungo il confine danneggerebbero l’ambiente dell’Azerbaigian.

Ironia della sorte, proprio nello stesso periodo c’erano altri azeri che protestavano: erano gli abitanti del villaggio di Soyudlu, nel distretto di Gadabay, nell’Azerbaigian occidentale, che manifestavano contro la ripresa delle attività di una miniera d’oro altamente inquinante.

In questo caso, come ogni qual volta qualcuno osi protestare nel regime di Aliyev, le forze di sicurezza sono intervenute massicciamente e hanno effettuato anche arresti.

La miniera è di proprietà della “Anglo Asian mining ltd” (si dice che sia in parte di proprietà della figlia di Aliyev) che è la stessa società che vantava le pretese di sfruttamento sulle due miniere che sono presenti in Artsakh e che gli ambientalisti farlocchi accusavano di inquinamento. Conquistata la regione, mandati via gli armeni, il problema “ambientale” è stato evidentemente risolto perchè magicamente non se ne parla più.

Gli eco-attivisti azeri dovevano essere evidentemente distratti mentre la polizia manganellava gli abitanti del villaggio di Soyudlu. Così come non non si accorgono del disastroso stato di inquinamento dei fiumi pieni di plastica e delle aree costiere (as esempio la famigerata Sumgayit) vicino agli impianti petroliferi ridotte ormai in condizioni drammatiche.

Ma tanto fra tre mesi c’ è COP29: una bella spolverata di verde e il regime di Aliyev va avanti…

Ricordiamo che è possibile consultare il nostro database notizie a partire dal settembre 2015. E’ sufficiente digitare nella casella “ricerca” (lente), nella barra sulla homepage, il nome del mese seguito dall’anno (ad esempio: “gennaio 2020”).

(31) ACCORDO DI PACE – Il primo ministro Nikol Pashinyan ha annunciato nella sua conferenza stampa che Yerevan ha offerto a Baku di firmare gli articoli concordati del trattato di pace. Lui ha notato che l’offerta è stata inviata alla parte azera il 30 agosto e forse lì non l’hanno ancora conosciuta. Ha aggiunto che 13 dei 17 articoli, nonché il preambolo, sono stati pienamente concordati. “Altri 3 articoli sono costituiti da più di una frase e il vocabolario della maggior parte di questi articoli è concordato. Abbiamo proposto di prendere tutti gli articoli e i testi concordati e firmarli come Trattato di pace, perché è il Trattato di pace“, ha detto il Primo Ministro. Lui ha aggiunto che la parte armena lo considera possibile, perché lì sono registrati “tutti i principi fondamentali della pace” tra Armenia e Azerbaigian.

(30) DELIMITAZIONE FRONTIERE – Le commissioni di delimitazione dei confini di Armenia e Azerbaigian hanno firmato il regolamento sulle attività congiunte: così informa il Ministero degli Affari Esteri dell’Armenia. Il regolamento firmato sull’attività congiunta delle commissioni di delimitazione dei confini dovrà passare la Corte costituzionale e poi essere discusso in parlamento per la ratifica secondo quanto ha affermato l’ufficio del Primo Ministro armeno. Il regolamento è stato firmato mediante lo scambio dei documenti originali attraverso i canali diplomatici e sarà reso pubblico secondo le procedure definite lunedì come parte dell’implementazione delle procedure di finalizzazione nazionale. Come richiesto dalla legislazione armena, il regolamento sarà sottoposto al Consiglio dei ministri per la discussione, seguito dal processo di ratifica nell’Assemblea nazionale e per questo motivo il documento sarà prima di tutto inviato alla Corte costituzionale per determinarne la conformità alla costituzione armena.

(30) GIORNATA DEGLI SCOMPARSI – Oggi è stata inaugurata a Vanadzor, in Armenia, una mostra fotografica dedicata alla Giornata internazionale degli scomparsi, che si celebra il 30 agosto. La mostra, organizzata dal Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), presenta 14 foto, ciascuna delle quali racconta la tragedia della scomparsa del figlio, del padre e del marito a seguito dell’aggressione militare dell’Azerbaigian nel 2020-2023. Queste foto sono accompagnate da una breve descrizione. Madri, mogli, figli e nipoti di questi armeni scomparsi descrivono i loro sentimenti e le loro aspettative. E per molti di loro, la perdita di una persona cara è collegata anche alla perdita della loro casa nel Nagorno Karabakh. Il capo della Divisione per le questioni umanitarie del Ministero degli Affari Esteri dell’Armenia, Hayk Sargsyan, all’inaugurazione della mostra ha dichiarato che le autorità dell’Azerbaigian mostrano inerzia nel determinare il destino dei soldati armeni scomparsi.

(30) RAPPRESENTANZA ARTSAKH – In occasione della festa della repubblica, Le porte della rappresentanza permanente dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) nella Repubblica d’Armenia saranno aperte il 2 settembre, dalle 12 alle 18 secondo quanto riporta l’Artsakh Information Center. “Tenendo conto dell’iniziativa di un gruppo di personaggi pubblici e politici, ovvero di visitare la rappresentanza permanente dell’Artsakh nella RA il 2 settembre, informiamo che le porte della rappresentanza saranno aperte dalle 12:00 alle 18:00 del 2 settembre. I rappresentanti dei mass media possono lavorare nel cortile dell’edificio della rappresentanza“, si legge nella dichiarazione.

(28) RESPINTE ACCUSE AZERE – La dichiarazione diffusa dal Ministero della Difesa dell’Azerbaigian secondo cui mercoledì intorno alle 6:45 unità delle Forze Armate armene hanno aperto il fuoco sulle posizioni di combattimento azere situate nella parte sud-occidentale del confine non corrisponde alla realtà. Lo riferisce il ministero della Difesa dell’Armenia.

(28) DICHIARAZIONI AZERE – Gli azeri ritengono che vi sia una possibilità storica di garantire una pace duratura nella regione secondo quanto ha affermato il ministro degli Esteri azero Jeyhun Bayramov in una conferenza stampa congiunta con il suo omologo turco, Hakan Fidan, ad Ankara. Bayramov ha sottolineato che questo è il motivo per cui la parte azera ha presentato all’Armenia una bozza di accordo di pace, basata su cinque principi fondamentali. “Sebbene si osservino dinamiche positive nel processo di negoziazione e una parte considerevole della bozza di accordo sia stata concordata, le ambizioni territoriali [dell’Armenia] nei confronti dell’Azerbaigian sono mantenute come prima nella costituzione dell’Armenia e in una serie di altri atti normativi-legali. Allo stesso tempo, non è un segreto che l’Armenia abbia ambizioni territoriali anche nei confronti della Repubblica di Turchia. Attualmente, il principale ostacolo alla conclusione dell’accordo di pace sono le ambizioni territoriali [dell’Armenia] presentate ai nostri Paesi, che sono stabilite nella costituzione dell’Armenia“, ha affermato il ministro degli Esteri azero.

(26) DETENUTI ARMENI IN AZERBAIGIAN – I rappresentanti del Comitato Internazionale della Croce Rossa hanno visitato ancora una volta gli armeni detenuti illegalmente nella prigione di Baku in agosto. Oggi Zara Amatuni, responsabile dei programmi di comunicazione dell’ufficio della Croce Rossa armena, ne ha dato notizia alla stampa precisando che i prigionieri “Hanno avuto l’opportunità di contattare i membri della famiglia”.

(25) APPELLO AGLI USA PER I PRIGIONIERI – Il presidente dell’Unione armena generale benevola (AGBU), Perch Sedrakyan, ha rivolto un appello al segretario di Stato americano Anthony Blinken chiedendogli di ottenere il rilascio dei prigionieri armeni detenuti illegalmente in Azerbaigian e, in particolare, dell’ex dirigente della Repubblica dell’Artsakh. Nella sua lettera pubblicata sul sito web dell’AGBU, il capo dell’organizzazione ha ricordato ad Anthony Blinken il suo appello al presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev affinché mantenga i suoi obblighi internazionali e in materia di diritti umani e rilasci tutte le persone ingiustamente detenute il prima possibile prima della conferenza sul clima COP29 a Baku. 

(25) BLACH LIST IN AZERBAIGIAN – Le persone che hanno votato contro la delegazione azera alla PACE (Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa) sono state incluse nella lista “persona non grata”. Fino al ripristino del mandato della delegazione azera presso la PACE, a queste persone non è consentito l’ingresso nel territorio dell’Azerbaigian. Lo ha dichiarato il capo del servizio stampa del ministero degli Esteri azerbaigiano, Aykhan Hajizade

(24) REPRESSIONE IN AZERBAIGIAN – L’UE ha invitato l’Azerbaigian a rispettare i diritti di un eminente scienziato incarcerato dopo aver criticato pubblicamente il governo, nel mezzo di un’ondata di arresti che hanno messo dietro le sbarre giornalisti e accademici. In una conversazione con “Politico”, il portavoce della politica estera e di sicurezza dell’UE, Peter Stano, ha osservato che Bruxelles è preoccupata per il caso di Bahruz Samedov, un giovane accademico che difende la pace nel Caucaso meridionale. Samedov è comparso in tribunale a Baku con l’accusa di “tradimento”. Potrebbe affrontare l’ergastolo. Ha annunciato che intende iniziare uno sciopero della fame dopo essere stato condannato a quattro mesi di detenzione preventiva. La famiglia di Samedov ha detto che è stato arrestato quando le forze di sicurezza hanno fatto irruzione nella loro casa mercoledì. Il 28enne ha criticato le autorità autoritarie dell’Azerbaigian e ha cercato di stabilire rapporti con gli attivisti della vicina Armenia. Freedom House ha avvertito che l’Azerbaigian non ha un sistema giudiziario indipendente. Decine di esponenti della società civile hanno dovuto affrontare accuse contrastanti negli ultimi mesi.

(23) DIOCESI DELL’ARTSAKH – “L’indipendenza è difficile da ottenere, ma è tre volte più difficile da mantenere“. Lo ha annunciato su iniziativa della presidenza del club parlamentare “Consiglio Supremo”, il leader della diocesi dell’Artsakh della Chiesa apostolica armena, mons. Vrtanes Abrahamyan. “L’indipendenza e il raggiungimento dell’indipendenza sono una lotta unica. È una lotta onorevole. È l’immortalità. Ottenere l’indipendenza è una strada difficile, ma è tre volte più difficile mantenerla. A questo proposito, è un onore per tutti coloro che, nel cammino verso l’indipendenza, non solo sono riusciti ad attuare brillantemente tutti i programmi volti a raggiungere l’indipendenza, ma sono anche morti per quell’indipendenza. Perché per un armeno tutto e soprattutto è vivere in modo indipendente. Ecco perché è un onore nascere armeno.

(19) PUTIN A BAKU – Il sito web del Cremlino ha pubblicato la dichiarazione congiunta dei presidenti di Russia e Azerbaigian, Vladimir Putin e Ilham Aliyev, basata sui risultati della visita di Stato del presidente russo in Azerbaigian. In particolare, come riportato in questa dichiarazione, i capi di Stato hanno sottolineato la loro proficua cooperazione nel quadro della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) e hanno chiesto di sviluppare il potenziale della piattaforma consultiva regionale 3+3 nel Caucaso meridionale come meccanismo per un’interazione efficace. Inoltre, le parti hanno sottolineato l’importanza della dichiarazione tripartita del 9/10 novembre 2020, nonché di ulteriori accordi raggiunti al massimo livello, per garantire la sicurezza e lo sviluppo sostenibile nel Caucaso meridionale. E la Russia ha confermato la sua disponibilità a continuare a contribuire alla normalizzazione delle relazioni tra Azerbaigian e Armenia.

(19) DICHIARAZIONE DI BAYRAMOV – L’Azerbaigian ha annunciato di essere disponibile al processo di negoziazione con l’Armenia e che la Russia è sempre stata una piattaforma accettabile per tali negoziati. In un’intervista con Izvestia, il ministro degli Esteri azero Jeyhun Bayramov ha dichiarato che Baku è aperta al “processo di negoziazione”. “A tal fine, utilizziamo un formato bilaterale diretto tra Azerbaigian e Armenia. Inoltre, noi [cioè Azerbaigian] non abbiamo mai rinunciato a varie piattaforme [per i negoziati]. La piattaforma della Federazione Russa è sempre stata accettabile per noi“, ha affermato Bayramov. Ma il ministro degli Esteri azero ha avanzato ulteriori richieste nei confronti di Yerevan. “La posizione della parte azera è che puntiamo alla normalizzazione delle relazioni con la Repubblica di Armenia. Ma siamo pienamente impegnati nella linea secondo cui tutte quelle richieste irragionevoli, tutte quelle posizioni irragionevoli che la Repubblica di Armenia ha dichiarato per decenni, dovrebbero essere completamente eliminate. E questo non dovrebbe accadere a livello di dichiarazioni e dichiarazioni, ma dovrebbe essere riflesso in un modo legalmente giustificato“, ha detto Bayramov. “Il trattato di pace che sarà firmato tra Armenia e Azerbaigian dovrebbe eliminare tutti i possibili rischi di un ritorno alla questione territoriale tra i [due] Paesi in futuro“, ha aggiunto il ministro degli Esteri azero.

(19) CONSOLATO RUSSO A STEPANAKERT? – In un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa russa TASS, l’ambasciatore dell’Azerbaigian in Russia, Polad Bulbuloglu, ha dichiarato che la Russia ha espresso il desiderio di aprire un consolato generale nel Nagorno Karabakh. “Il capo del Comitato per gli Affari Esteri del Consiglio della Federazione [Russa], Grigory Karasin, aveva detto in precedenza che i preparativi per l’apertura del consolato generale russo a [capitale del Nagorno-Karabakh] Khankendi [vale a dire Stepanakert] inizieranno presto. C’è una decisione su quando verrà aperto il consolato generale russo in Karabakh?” aveva chiesto la TASS a Bulbuloglu.
La Federazione Russa ha espresso il suo desiderio di aprire un consolato [in Nagorno-Karabakh] perché noi [cioè l’Azerbaijan] abbiamo due consolati in Russia: a Ekaterinburg e a San Pietroburgo. Considerando le dimensioni della Russia e il numero di azeri nel vostro paese, è naturale. Ma in Azerbaijan, il campo di lavoro dei consolati è più limitato. Ma anche così, il lavoro sta andando in quella direzione, vengono offerte delle opzioni. Questa questione è in discussione“, aveva risposto Bulbuloglu. In seguito, tuttavia, l’ambasciatore azero in Russia ha dichiarato in un’intervista all’agenzia di stampa azera Haqqin.az che la TASS aveva “distorto” le sue parole nel contesto dell’apertura di un consolato generale russo in Azerbaigian. “Non ho detto che un consolato generale russo potrebbe apparire in Karabakh. Ho detto che questa questione è in discussione”, ha detto Bulbuloglu. Ma la differenza tra le parole “può apparire” e “è in discussione” rimane un segreto assoluto…

(19) PROTESTA ALL’ONU – I familiari delle persone armene scomparse e detenute in Azerbaigian hanno inscenato una manifestazione di protesta di fronte all’ufficio delle Nazioni Unite a Yerevan in Armenia. Chiedono la restituzione dei loro parenti, affermando di non credere ai risultati del test del DNA.

(18) ANCORA ACCUSE AZERE – Il Ministero della Difesa dell’Armenia ha respinto la dichiarazione del Ministero della Difesa dell’Azerbaigian secondo cui, intorno alle 19:30 di domenica, unità delle Forze armate armene avrebbero aperto il fuoco in direzione delle posizioni azere situate nella parte sud-occidentale della zona di confine, non corrisponde alla realtà, riferisce il Ministero della Difesa dell’Armenia. Da notare che l’ufficio del Primo Ministro armeno ha proposto di istituire un meccanismo congiunto Armenia-Azerbaigian per indagare sugli episodi di violazione del cessate il fuoco e/o sulle informazioni a riguardo. In seguito, l’Azerbaigian ha denunciato un’altra presunta violazione armena intorno alle 23:30 sempre lungo il confine con il Nakhjivan.

(17) NEGOZIATI DI PACE – Premesso che che l’Azerbaijan ha annunciato ufficialmente di aver posto due precondizioni per la firma del suddetto trattato di pace ossia lo scioglimento della co-presidenza dell’OSCE [Gruppo di Minsk] e la modifica della Costituzione della Repubblica d’Armenia, il ministero degli Esteri di yerevan è stato interpellato dalla stampa al riguardo. Il Ministero degli Esteri ha risposto alle domande del quotidiano Zhoghovurd: “Annunciamo che la parte armena può prendere in considerazione la questione della continuazione del processo di Minsk nel contesto della normalizzazione globale delle relazioni [con l’Azerbaigian] e, prima di tutto, della conclusione di un trattato di pace“. E alla domanda riguardante la modifica della Costituzione [della RA], hanno risposto che il processo di modifica della Costituzione è una questione interna della Repubblica d’Armenia.

(16) ACCUSE AZERE DI VIOLAZIONI – Per il secondo giorno consecutivo l’Azerbaigian ha accusato i soldati dell’Armenia di aver indirizzato colpi di arma da fuoco alle postazioni azere lungo il confine con il Nakhjivan. Il ministero della Difesa di Yereva ha smentito e ha ricordato alla controparte azera la proposta armena di istituire un meccanismo congiunto di vigilanza e indagine.

(14) DOCUMENTATE NUOVE DISTRUZIONI AZERE – Gegham Stepanyan, difensore civico per i diritti umani dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh), ha pubblicato diverse foto satellitari su X. Queste foto mostrano che la maggior parte delle case, la scuola, l’asilo e alcuni altri edifici nel villaggio di Mokhrenes, nella regione di Hadrut, nell’Artsakh, sono stati distrutti dall’Azerbaigian. La chiesa di San Sargis di Mokhrenes è stata completamente distrutta nell’ottobre 2022. “Il genocidio culturale in Artsakh da parte dell’Azerbaigian continua con la silenziosa complicità della comunità internazionale“, ha aggiunto il difensore civico dell’Artsakh.

(13) COSTITUZIONE ARMENA – In un’intervista, Elchin Amirbekov, inviato presidenziale azero per incarichi speciali, ha ribadito la dichiarazione del suo leader secondo cui non verrà firmato un trattato di pace con l’Armenia se quest’ultima non modificherà la propria costituzione. Inoltre, Amirbekov aveva detto che il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan aveva discusso la questione dell’emendamento della costituzione armena con i rappresentanti del governo azero. Secondo lui, Pashinyan aveva chiesto tempo per poter adottare la nuova costituzione. Il ministero degli Esteri dell’Armenia ha dichiarato che il processo di emendamenti costituzionali è “una questione interna dell’Armenia“. L’Azerbaijan ritiene “problematico” il riferimento della costituzione armena alla Dichiarazione di indipendenza dell’Armenia, che si basa sulla decisione “sulla riunificazione dell’Armenia sovietica e del Nagorno-Karabakh” adottata nel 1989; Baku vede qui “rivendicazioni territoriali”. A maggio, il primo ministro Pashinyan ha dato incarico di elaborare una nuova bozza della costituzione armena e di approvarla entro il 30 dicembre 2026.

(10) ANCORA FALSIFICAZIONI AZERE – L’Azerbaijan continua a promuovere il falso concetto di “Azerbaijan occidentale” attraverso i canali statali. Lo scorso 6 agosto, nell’ambito del “Quinto campo estivo per i giovani della diaspora” a Berdzor, che ha riunito circa 115 giovani azeri provenienti da 60 paesi, si è tenuto un incontro tra la dirigenza dell’organizzazione “Comunità dell’Azerbaijan occidentale” e i partecipanti al campo. Nel corso dell’evento, è stato presentato un documentario ‘A Close Look at Western Azerbaijan’ e una serie di fotografie in cui monumenti storici e architettonici e paesaggi naturali della Repubblica di Armenia sono stati falsamente presentati come ‘antichi azerbaigiani’. Tra gli altri monumenti, anche la riserva storico-culturale “Insediamento di Zorats Karer”, situata nella regione di Sisian, viene falsamente presentata come un “monumento situato nel territorio dell’antico Azerbaigian.

(9) IRAN E AZERBAIGIAN – Sercondo quanto riferisce il britannico “Telegraph”, il nuovo presidente dell’Iran, Masoud Pezeshkian, propone di attaccare le basi segrete israeliane situate nei paesi vicini all’Iran. Il nuovo presidente iraniano sta combattendo la linea dura del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) nel tentativo di prevenire una guerra su vasta scala con Israele. Le autorità iraniane sono divise su come rispondere all’assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran. La responsabilità ultima di decidere la risposta dell’Iran spetta al leader supremo del paese, l’Ayatollah Ali Khamenei. “Pezeshkian teme che qualsiasi attacco diretto contro Israele avrà gravi conseguenze“, ha detto una fonte vicina al presidente iraniano. “Ha suggerito di prendere di mira qualcosa legato a Israele in Azerbaigian o nel Kurdistan [iracheno], poi dirlo a quei paesi e porre fine a tutto questo dramma“, ha detto al Telegraph un altro aiutante di Pezeshkian. Da parte azera si minimizza e si sostiene che si tratti di voci infondate. “Alcuni ambienti hanno iniziato a preoccuparsi della regolamentazione delle relazioni tra Iran e Azerbaigian e vogliono interrompere questo processo. Dato che il nuovo presidente dell’Iran è un azerbaigiano e tratta l’Azerbaigian con affetto, ciò potrebbe essere il risultato del fatto che ci sono forze all’interno e all’esterno dell’Iran che vogliono interrompere queste relazioni. Sarebbe positivo se la parte iraniana rispondesse a queste assicurazioni, le negasse e mettesse fine ai dubbi”, ha scritto l’agenzia APA citando fonti degli organi governativi dell’Azerbaigian.

(6) ANCORA RICHIESTE AZERE – Baku continua a sostenere che un trattato di pace con Yerevan non verrà firmato senza modificare la costituzione dell’Armenia, o meglio, senza rimuovere dalla costituzione il riferimento alla Dichiarazione di indipendenza. Questo documento contiene rivendicazioni territoriali contro l’Azerbaigian, ha dichiarato a RFE/RL Elchin Amirbekov, inviato presidenziale azero per incarichi speciali. Inoltre, l’alto funzionario azero ha affermato che questo è al momento l’unico ostacolo al processo di pace con l’Armenia. L’Azerbaigian vuole essere sicuro che il trattato di pace con l’Armenia renderà impossibile qualsiasi ritorno al revanscismo o qualsiasi rivendicazione territoriale contro l’Azerbaigian in futuro, ha affermato Amirbekov. Per l’Azerbaigian è inaccettabile che l’Armenia consideri i negoziati di pace e la firma definitiva del trattato come una tattica per guadagnare tempo, rafforzare il proprio potenziale militare e ricominciare questa storia da capo, ha aggiunto.

(5) PRIGIONIERI DI GUERRA – Il Ministero degli Esteri azero ha definito inaccettabile che l’ex Rappresentante speciale dell’Unione Europea per il Caucaso meridionale, Ambasciatore dell’Unione Europea in Uzbekistan Toivo Klaar, consideri come un caso speciale la questione del ritorno degli armeni che sono stati sfollati forzatamente dal Nagorno-Karabakh. Il Ministero degli Esteri, cogliendo l’occasione, ha avanzato un’altra richiesta, affermando che l’Armenia è “obbligata a creare condizioni appropriate” per l’insediamento degli azeri in Armenia. Per qualche ragione, il Ministero degli Esteri azero è sicuro che gli armeni non abbiano alcuna intenzione di tornare nel Nagorno-Karabakh. “Il fatto che Klaar faccia dichiarazioni così parziali, che non appartengono alla sua autorità, alla vigilia delle sue dimissioni dal suo incarico, è un altro colpo alla reputazione dell’organizzazione, che un funzionario dell’UE rappresenta principalmente“, ha affermato Baku.

(5) DICHIARAZIONE DI KLAAR – Spero che la pagina dell’ostilità e della violenza venga finalmente voltata una volta per tutte, a beneficio di tutti i segmenti della popolazione della regione, compresi gli armeni del Karabakh. L’UE è stata molto chiara su questo tema: la questione del ritorno degli armeni del Karabakh farà parte del processo di normalizzazione. Mi aspetto trattative dirette tra Baku e loro (armeni del Karabakh, ndr) sul loro ritorno sicuro e dignitoso nella loro regione natia. Lo ha affermato in un’intervista il rappresentante speciale dell’UE per il Caucaso meridionale, Toivo Klaar, che presto lascerà il suo incarico. 
L’Azerbaigian ha degli obblighi in questo senso, che credo non neghi. I parametri e le condizioni per un tale futuro devono essere trovati e concordati attraverso un dialogo inclusivo e reciprocamente rispettoso. Per me, normalizzazione significa nessuna ferita aperta, e quindi questa questione dovrebbe essere parte di un più ampio processo di pace. A volte vengono sollevate altre questioni in questo contesto, come la questione del cosiddetto “Azerbaijan occidentale”. Per me, queste sono questioni completamente diverse che non dovrebbero essere mescolate. Il primo è la promozione del ritorno degli armeni del Karabakh alle loro case ancestrali, che è un obbligo dell’Azerbaijan. Il secondo è la questione degli armeni che vivevano in altre parti dell’Azerbaijan, tra cui Baku, o degli azeri che vivevano in Armenia. Naturalmente, dovrebbero anche poter visitare i luoghi in cui hanno vissuto o addirittura tornarci, e anche questa dovrebbe essere una conseguenza della normalizzazione. 
Tuttavia, si tratta di una questione completamente diversa da quella specifica degli armeni del Karabakh. Credo fermamente che il rilascio di tutti i prigionieri, la buona ed efficace cooperazione di tutte le parti nel destino delle persone scomparse e negli sforzi di sminamento siano elementi cruciali per una pace duratura e per voltare finalmente pagina sull’ostilità e la violenza.E sono triste che non siamo ancora stati in grado di andare avanti su queste questioni. Sono certo che questa rimarrà una questione chiave per il mio successore.
Prima della guerra del 2020, l’UE aveva un ruolo molto meno importante. Il nostro compito era principalmente quello di supportare gli sforzi del principale formato internazionale, il Gruppo di Minsk, e dei suoi copresidenti. Dopo la guerra del 2020, l’UE, in gran parte su richiesta delle parti stesse, ha iniziato a svolgere un ruolo più importante, culminato in una serie di incontri trilaterali ad alto livello tra il presidente Michel, il presidente Aliyev dell’Azerbaigian e il primo ministro Pashinyan dell’Armenia.

Credo che questi incontri, oltre agli sforzi intrapresi da altri attori internazionali, abbiano fornito ai due leader lo spazio necessario per raggiungere un’intesa comune sulle questioni fondamentali: un trattato di pace, la delimitazione e la demarcazione dei confini, la ripresa dei legami economici e di trasporto regionali e le questioni umanitarie. Negli ultimi mesi, il percorso bilaterale tra Armenia e Azerbaigian è riuscito a produrre risultati positivi concreti. L’UE è pronta a mediare di nuovo, se le parti lo richiederanno. Un accordo di pace sarebbe solo un punto di partenza sulla strada verso la normalizzazione delle relazioni tra Yerevan e Baku. Gli sforzi di costruzione della pace dovrebbero includere la creazione di fiducia e la riconciliazione tra le persone. L’UE ha sostenuto tali attività per molti anni per aiutare a creare un ambiente favorevole alla vera pace. La comunità internazionale dovrà continuare a impegnarsi, sia politicamente che finanziariamente, anche dopo la firma di un accordo di pace. Ma l’onere, così com’è ora, rimarrà sulla leadership di Yerevan e Baku di non fermarsi a metà strada, ma di proseguire fino in fondo verso la piena normalizzazione delle relazioni non solo tra governi, ma anche tra popoli“, ha osservato Toivo Klaar.

(5) CSTO – Le esercitazioni militari Cobalt 2024 dell’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva (CSTO) si terranno dal 14 al 16 agosto a Novosibirsk, in Russia, sotto la guida della Guardia nazionale russa. Ne dà notizia l’agenzia di stampa TASS aggiungendo che l’Armenia non parteciperà a queste esercitazioni.

(2) ACCUSE AZERE –  I media azeri, riferendosi alle informazioni congiunte della Procura generale, del Servizio statale di frontiera e dell’Agenzia per le azioni contro le mine dell’Azerbaigian (ANAMA), riferiscono dell’esplosione di una mina in uno dei territori recentemente trasferiti dall’Armenia. A seguito dell’esplosione, un dipendente del Servizio statale della guardia di frontiera e dell’agenzia di sminamento è rimasto ferito alle gambe e altri due dipendenti dell’agenzia sono rimasti feriti da schegge. Le vittime sono state portate in ospedale, dove hanno ricevuto i primi soccorsi. Le loro vite non sono in pericolo. Ricordiamo che stiamo parlando della vecchia parte del confine, dove venivano usate mine su entrambi i lati. Adesso l’Azerbaigian lo presenta come “mine piantate dall’Armenia” quasi nel villaggio e usa l’incidente per provocazioni e accuse false.

(2) ARMENIA E SANTA SEDE – Presso la Santa Sede, l’ambasciatore dell’Armenia, Boris Sahakyan, ha avuto un incontro con Andrea Monda, direttore e caporedattore dei media vaticani “L’Osservatore Romano”. L’Ambasciata armena presso la Santa Sede informa che durante l’incontro è stata rafforzata la cooperazione nella direzione di pubblicizzare il ricco patrimonio storico e culturale armeno cristiano, che fa parte del comune patrimonio cristiano, e di sensibilizzare sulle minacce ad esso è stato discusso. “A questo proposito, è stato sottolineato quanto sia importante non distorcere mai l’identità del patrimonio culturale e dei luoghi di culto, nonché i fatti storici, che sono innegabili e riconosciuti dalla comunità internazionale, compresa quella scientifica“. Lo scorso 24 luglio, il quotidiano ufficiale “Osservatore Romano” del Vaticano aveva pubblicato un articolo dal titolo “A Khudavang, Ganjasar e Khatiravang Monasteri tra le nuvole”, in cui vengono riportati i monumenti più importanti del patrimonio armeno, Dadivank, Gandzasar e Fraud sono presentati come un’eredità. L’autrice dell’articolo è Rossella Fabiani, che nell’articolo parla delle sue visite in Azerbaigian e nota di aver visitato “Garabagh” (enfasi dell’articolo) e di aver conosciuto i famosi monasteri del patrimonio Aghvani.

(2) PRIGIONIERI DI GUERRA – Nel contesto della situazione più ampia nel Caucaso meridionale, il Segretario di Stato americano e il Dipartimento di Stato continuano ad occuparsi attivamente della questione dei prigionieri di guerra armeni detenuti in Azerbaigian. Lo ha annunciato in un briefing Vedant Patel, vice segretario stampa del Dipartimento di Stato americano. Durante il briefing, il giornalista ha sottolineato che i prigionieri di guerra armeni sono detenuti nelle carceri dell’Azerbaigian da quattro anni, mentre i politici armeni del Nagorno-Karabakh sono nelle carceri di Baku da quasi un anno dopo un altro attacco non provocato da parte dell’Azerbaigian. Ha fatto riferimento anche a Freedom House, sottolineando che, dopo il controllo dell’Azerbaigian, il territorio del Karabakh è il più non libero del mondo, superando anche la Corea del Nord, il Venezuela, la Siria e l’Afghanistan, e si è chiesto se Washington stia seguendo la sentenza del Nagorno. “Non ho notizie per voi riguardo a questo processo. Per quanto riguarda i detenuti, siamo stati chiari e coerenti sul fatto che qualsiasi Paese deve trattare tutti i detenuti umanamente e in conformità con il diritto internazionale e rispettare i diritti umani dei detenuti, e questo continua ad essere vero anche qui”, ha affermato Patel. Ufficialmente l’Azerbaigian conferma la detenzione di soli 33 prigionieri di guerra armeni e civili, ma gli attivisti armeni per i diritti umani rivendicano altri 80 prigionieri armeni.