Notiziario Artsakh

Da ottobre 2024 cambia il Notiziario Artsakh: non sarà più su base mensile e conterrà (a differenza di quanto accaduto nell’ultimo anno dopo l’occupazione azera) solo notizie strettamente legate all’Artsakh (Nagorno Karabakh) così come accadeva prima del settembre 2023.
Salvo casi particolari non riporteremo più informazioni sui rapporti tra Armenia e Azerbaigian ma ci soffermeremo solo sulla situazione nella regione armena occupata.
Ricordiamo che è possibile consultare il nostro database notizie a partire dal settembre 2015. E’ sufficiente digitare nella casella “ricerca” (lente), nella barra sulla homepage, il nome del mese seguito dall’anno (ad esempio: “Gennaio 2020”).

(11 giu 25) NUOVO MINISTRO DI STATO – Nzhdeh Iskandaryan, membro del consiglio per la tutela dei diritti dei cittadini dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh), è stato nominato Ministro di Stato dell’Artsakh. Lo ha annunciato lo stesso Iskandaryan mercoledì durante una conferenza stampa tenutasi nella capitale armena Yerevan. Iskandaryan ha aggiunto che sono stati creati gruppi di lavoro e che negli ultimi mesi sono stati registrati risultati positivi.

(10 giu 25) POSIZIONE RUSSA SU KARABAKH – Sebbene il consigliere presidenziale russo Vladimir Medinsky abbia fatto riferimento alle dimensioni storiche, sociali e culturali della situazione in Karabakh nel suo intervento, la Russia riconosce la regione come territorio azero. Lo ha dichiarato Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Affari Esteri russo. Medinsky “ha commentato esclusivamente la tragedia legata al conflitto armato”, ha sottolineato Zakharova, mettendo in guardia dal “riprendere messaggi inesistenti o ricombinare parole”. In precedenza, il Ministero degli Esteri azero aveva criticato Medinsky, il principale negoziatore della Russia nei due recenti round di colloqui con l’Ucraina, per aver distorto la verità storica sul Nagorno-Karabakh, definendo la regione “una terra contesa tra Armenia e Azerbaigian”.

(4 giu 25) ELEZIONI PRESIDENZIALI – “Secondo le mie informazioni, il parlamento dell’Artsakh eleggerà presto un nuovo presidente“. Lo ha detto ai giornalisti a Yerevan l’avvocato Roman Yeritsyan. Ha fatto notare che le informazioni in merito saranno rese pubbliche a breve. Secondo Yeritsyan, l’Artsakh (Nagorno Karabakh) dovrebbe avere una rappresentanza. “È possibile che tra uno, due, cinque o dieci anni la Repubblica dell’Artsakh continuerà a esistere anche in termini territoriali“, ha aggiunto l’avvocato.

(28 mag 25) ALTRO AEROPORTO AZERO IN ARTSAKH – L’aereo del presidente turco Recep Tayyip Erdogan è atterrato all’aeroporto internazionale di Lachin, inaugurato ufficialmente oggi alla presenza di Erdogan e del presidente azero Ilham Aliyev. Si tratta dell’ennesimo scalo aeroportuale costruito dagli azeri nella regione occupata dell’Artsakh.

(27 mag 25) CONFERENZA IN SVIZZERA – Un importante evento culturale e umanitario internazionale, la conferenza sul patrimonio armeno, si sta svolgendo nella capitale svizzera, Berna. È stata organizzata su iniziativa del Consiglio Ecumenico delle Chiese, in collaborazione con la Chiesa protestante in Svizzera e con il sostegno della Chiesa Apostolica Armena, come comunicato all’ufficio stampa degli organizzatori dell’evento. Il centro congressi Kursaal Bern sarà la sede principale della conferenza sul tema “Libertà di religione | Preservazione del patrimonio religioso, culturale e storico armeno in Artsakh/Nagorno-Karabakh”, che durerrà tre giorni.

(26 mag 25) PRIGIONIERI DI GUERRA – Parlando dei prigionieri di guerra armeni detenuti nella capitale azera di Baku, il vice Ministro degli Esteri armeno, Vahan Kostanyan, ha dichiarato: “Abbiamo ripetutamente sottolineato che la questione del rilascio dei prigionieri di guerra e dei detenuti civili della nostra nazione armena è sempre al centro della nostra agenda e trova sempre spazio in tutti i nostri incontri. Naturalmente, al nostro evento sono presenti anche numerosi partner noti nel campo dei diritti umani, giunti a Yerevan, e certamente, parlando di diritti umani, non possiamo e non vogliamo non affrontare questo tema. Al contrario, è tra le nostre priorità“.

(23 mag 25) AZERI CONTRO ONG E ISTITUZIONI INTERNAZIONALI – L’Azerbaigian ha presentato un reclamo infondato al Comitato delle Nazioni Unite sulle organizzazioni non governative (ONG) contro “Christian Solidarity International” (CSI), un’organizzazione per i diritti umani e la libertà religiosa rispettata a livello mondiale con status consultivo presso le Nazioni Unite, per la sua difesa di principio a favore degli armeni sfollati dell’Artsakh (Nagorno Karabakh). Parallelamente il regime di Aliyev sta facendo chiudere tutte le sedi delle organizzazioni internazionali (Unicef, Unesco…) isolandosi ancora di più.

(23 mag 25) CITTADINANZA ARMENA – Sempre più ex residenti dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) hanno iniziato a presentare domanda per ottenere la cittadinanza armena. Lo ha affermato venerdì il viceministro degli Affari Interni dell’Armenia, Armen Ghazaryan, in una conferenza stampa. Secondo i dati del Ministero degli Affari Interni dell’Armenia, martedì 9.451 persone avevano presentato domanda di cittadinanza armena e 8.315 l’avevano ottenuta. Si tratta però di adulti, poiché ai minori viene concessa automaticamente la cittadinanza armena se almeno uno dei genitori ha già ottenuto la cittadinanza armena. Pertanto, oltre 2.000 minori hanno ottenuto la cittadinanza armena. Il Vice Ministro degli Interni dell’Armenia ha osservato che il numero di richiedenti la cittadinanza armena è in aumento. Se all’inizio dell’anno circa 20 persone presentavano domanda al giorno, ora ce ne sono più di 40. Il Ministero degli Interni dell’Armenia spiega questo dato con il fatto che le persone hanno iniziato a comprendere meglio la necessità di ottenere la cittadinanza armena.

(22 mag 25) PRIGIONIERO ARMENO IN OSPEDALE – Vicken Euljekjian, l’armeno libanese in sciopero della fame in un carcere della capitale azera di Baku dove illegalmente è stato processato ed è detenuto, è stato portato in ospedale e si trova in reparto.  Mane Tandilyan, co-fondatore del partito armeno “Paese della Vita”, ne ha parlato su Facebook. Euljekjian è in sciopero della fame dalla fine di aprile. Euljekjian, che dal Libano si era trasferito a Shushi in Artsakh, era stato catturato dagli azeri il 10 novembre 2020, dopo che era già operativo l’accordo di cessate-il-fuoco, mentre tentava di raggiungere l’Armenia. Il regime azero lo ha processato condannandolo a venti anni di reclusione sulla base di accuse ridicole.

(21 mag 25) LAVROV SU STATUS KARABAKH – In una conferenza stampa tenutasi nella capitale armena Yerevan, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha rivelato alcuni dettagli poco noti del dimenticato processo negoziale sul Nagorno-Karabakh. Rispondendo a una domanda di un giornalista armeno, il ministro russo ha sottolineato che nessuno può rimproverare la Russia perché almeno negli ultimi venti anni sia il presidente Vladimir Putin che il presidente Dmitry Medvedev hanno insistito per trovare soluzioni che garantissero un approccio equo attraverso colloqui di pace. Secondo Lavrov, era stato proposto di “cedere cinque delle sette regioni azere come primo passo e mantenere le regioni di Kelbajar e Lachin come fase intermedia, rimandando la risoluzione della questione dello status finale del Nagorno Karabakh per molti anni e, di fatto, alle generazioni future”. Il ministro degli Esteri russo ha osservato che quanto accaduto – cioè la completa occupazione del Nagorno Karabakh da parte dell’Azerbaigian – è stata una conseguenza del fatto che “le proposte di compromesso sono state respinte”.

(20 mag 25) COMITATO SVIZZERO PER I PRIGIONIERI ARMENI – Il 26 maggio a Berna verrà inaugurata una commissione interpartitica composta da 19 deputati che sostiene l’«Iniziativa di pace svizzera per il Nagorno Karabakh». Questa commissione sosterrà la decisione della camera alta del Parlamento svizzero del 18 marzo di attuare i meccanismi internazionali necessari per la realizzazione del diritto al ritorno degli armeni dell’Artsakh (Nagorno Karabakh). Tale decisione ha un significato giuridicamente vincolante per l’esecutivo svizzero.

(17 mag 25) DEMOLITO ALTRO MONUMENTO A STEPANAKERT – Mentre le truppe azere sfilavano in parata sulla Piazza Rossa a Mosca, e il Primo Ministro armeno e il Presidente russo assistevano alla parata dal podio, un monumento al Maresciallo Baghramyan è stato abbattuto a Stepanakert. Raso al suolo, senza lasciare traccia. Prima di allora, avevano profanato il monumento rompendogli il naso e distruggendo le iscrizioni in armeno. Sergei Shahverdyan, presidente dell’ONG “Agenzia per lo Sviluppo della Cultura e del Turismo dell’Artsakh”, ne ha parlato sulla sua pagina Facebook.  “Questo era l’ultimo monumento scultoreo rimasto a Stepanakert fino al 9 maggio 2025, 80° anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale. Mentre l’ambasciatore russo in Armenia è furioso e indignato, menzionando il nome di Bagramjan in un impeto di giusta rabbia, e Maria Zakharova cerca di giustificare l’assenza di Aliyev dalla Parata della Vittoria, l’amministrazione di occupazione azera sta demolendo un monumento a una delle figure militari di spicco dell’era sovietica. Attendiamo una lettera aperta e furibonda dall’ambasciatore russo in Azerbaigian“, si legge nel suo post.

(15 mag 25) INVALIDO IL DECRETO DI SCIOGLIMENTO DELL’ARTSAKH – Ieri è stato reso pubblico il decreto del presidente dell’Artsakh [(Nagorno Karabakh)] Samvel Shahramanyan, con il quale ha riconosciuto come invalido il decreto del 26 settembre 2023 sullo scioglimento dell’Artsakh. Il contro decreto fu firmato il 29 ottobre. Secondo quanto emerge, la notizia di questo nuovo atto è originata dalla necessità ditutelare i capi delle comunità dell’Artsakh. Infatti, il decreto sarebbe stato reso pubblico perché le forze dell’ordine armene, basandosi sul fatto della perdita dell’Artsakh e del documento di scioglimento, hanno avviato procedimenti penali contro numerosi capi di comunità [dell’Artsakh], ritenendo che se l’Artsakh fosse sciolto e ci fosse un decreto, allora il sindaco di Stepanakert [capoluogo dell’Artsakh] non avrebbe potuto fornire referenze ai residenti della sua città nell’ottobre-dicembre 2023, e i capi di comunità hanno fornito decine di tali referenze, ad esempio per la reimmatricolazione delle auto e per altri scopi, confermando la circostanza che il residente dell’Artsakh in questione fosse un residente di Stepanakert.

(13 mag 25) DISTRUZIONE PATRIMONIO ARMENO – La Commissione statunitense sulla libertà religiosa internazionale (USCIRF) terrà un’udienza virtuale il 5 giugno sulla situazione in Azerbaigian e discuterà anche della distruzione del patrimonio culturale armeno. “I siti religiosi del Nagorno-Karabakh restano minacciati poiché le autorità azere stanno sviluppando la regione ed eliminando il patrimonio culturale armeno”, si legge nella dichiarazione.

(9 mag 25) FESTA DELLA TRIPLA VITTORIA – Il presidente dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) Samvel Shahramanyan ha visitato il Pantheon militare di Yerablur a Yerevan, la capitale dell’Armenia. Era accompagnato da membri del governo dell’Artsakh, deputati dell’Assemblea nazionale e dal clero. Il 9 maggio è da anni una tripla festa per gli armeni: il giorno della vittoria del popolo sovietico nella Seconda Guerra Mondiale, della creazione dell’Esercito di Difesa dell’Artsakh e della liberazione della città di Shushi, in Artsakh, nel 1992. Tuttavia, gli armeni hanno perso Shushi a causa della dolorosa sconfitta subita nella guerra dell’Artsakh, durata 44 giorni, nell’autunno del 2020.

(25 apr 25) GRUPPO DI MINSK – Il presidente azero Ilham Aliyev ha nuovamente chiesto lo scioglimento del Gruppo di Minsk dell’OSCE. Aliyev ha dichiarato, ricevendo il Segretario generale dell’OSCE Feridun Sinirlioglu, che “è giunto il momento di abolire il Gruppo di Minsk dell’OSCE, che ha fallito completamente nel risolvere l’ex conflitto tra Armenia e Azerbaigian, e tutte le istituzioni a esso collegate, e ha ribadito che anche l’Armenia dovrebbe adottare misure in tal senso

(24 apr 25) GENOCIDIO ARMENO – L’Assemblea nazionale dell’Artsakh ha rilasciato una dichiarazione in occasione del 110° anniversario del genocidio armeno. “Il genocidio armeno commesso dalla Turchia ottomana nel 1915 è uno dei crimini più barbari nella storia dell’umanità, il cui obiettivo era lo sterminio completo del popolo armeno. Purtroppo questo crimine è rimasto impunito fino a oggi, diventando così un precedente per nuovi atti genocidi. I crimini di guerra, l’estenuante blocco, gli sfollamenti forzati e le atrocità commesse in Artsakh nel periodo 2020-2023 sono la continuazione degli stessi piani genocidi perpetrati dalle autorità azere nel XXI secolo. Tutte le azioni intraprese dall’Azerbaigian – la de-armenizzazione dell’Artsakh, la pulizia etnica e l’eliminazione della presenza storica del popolo armeno [in Artsakh] – corrispondono alla definizione giuridica internazionale di genocidio. La comunità internazionale è tenuta a fornire un’adeguata valutazione giuridica e politica di queste azioni, verificandone la conformità alla definizione esaustiva di genocidio. L’accettazione silenziosa del genocidio è indifferenza criminale, genocidio impunito: un invito a un nuovo genocidio. Purtroppo, in questa realtà, anche la posizione delle autorità armene è incomprensibile e inspiegabile. Condannare il genocidio e chiamare i responsabili a risponderne sono tra le garanzie per prevenire ulteriori genocidi, che, ovviamente, non sostituiscono l’obbligo di un solido sistema di sicurezza e una lungimirante politica interna ed estera dello Stato. Il 110° anniversario del genocidio armeno è anche un’opportunità per esprimere la volontà collettiva degli armeni in tutto il mondo per un futuro sicuro e protetto, in memoria dei nostri antenati martirizzati. Ricordiamo, rispettiamo e non dobbiamo mai dimenticare i nostri compatrioti che sono diventati vittime del genocidio attraverso la violenza, il dolore e una sofferenza indicibile. Vivono nella nostra memoria e ci danno la forza di lottare per la verità, la giustizia e la dignità umana. Gloria eterna e omaggio a tutti i martiri per la fede e la patria“, si legge nella dichiarazione dell’Assemblea Nazionale dell’Artsakh.

(22 apr 25) MANDATO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA – Il mandato del presidente dell’Artsakh, Samvel Shahramanyan, termina il 21 maggio, dopodiché il parlamento della repubblica, con il recente emendamento costituzionale, potrà eleggere un nuovo presidente, poiché è impossibile indire elezioni per ragioni oggettive. La domanda principale è chi si candiderà alla presidenza. Chi è vicino a Samvel Shahramanyan ha l’impressione che non abbia alcun desiderio di candidarsi, ma per l’attuale parlamento è l’unico candidato accettabile per il quale la maggioranza dei parlamentari [dell’Artsakh] è pronta a votare. Ricordiamo che al primo turno delle elezioni presidenziali in Artsakh servono 22 voti, mentre al secondo turno ne servono 17. Le consultazioni con il pubblico e gli ambienti politici potrebbero iniziare a breve presso la rappresentanza dell’Artsakh in Armenia. Se non si trova un candidato accettabile per tutti, bisogna convincere Shahramanyan a continuare un nuovo mandato affinché l’istituto non si sciolga.

(18 apr 25) GRUPPO DI MINSK – “Le autorità dell’Artsakh sono contrarie allo scioglimento del Gruppo di Minsk dell’OSCE”. Il presidente dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) Samvel Shahramanyan lo ha dichiarato venerdì durante un briefing con i giornalisti a Yerevan, capitale dell’Armenia. “[Il Gruppo di Minsk dell’OSCE] è l’unica piattaforma internazionale creata appositamente per risolvere il conflitto [del Karabakh]. Queste decisioni di chiudere la ‘pagina Artsakh’ e di chiudere il Gruppo di Minsk sono state annunciate dalle autorità armene. E mi aspetto anche la reazione dei cittadini armeni”, ha aggiunto Shahramanyan.

(14 apr 25) PROTESTA SFOLLATI ARTSAKH – “Siamo usciti allo scoperto per dichiarare la nostra contrarietà alle posizioni espresse da Ararat Mirzoyan e dal governo“. Lo ha dichiarato Anastas Israyelyan, coordinatore del movimento “Reviving Artsakh” e membro del Consiglio per la protezione dei diritti dei residenti dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), parlando con i giornalisti lunedì durante una protesta davanti al Ministero degli Affari Esteri dell’Armenia. “Il Ministero degli Esteri [dell’Armenia] dichiara che la questione dell’Artsakh è chiusa, che non se ne parla più né sulle piattaforme pubbliche né su quelle internazionali. Nessuno ha il diritto di prendere decisioni simili in merito alla questione dell’Artsakh. La posizione delle autorità armene è chiara, ma noi, come società, dobbiamo esigere il rispetto dei diritti legati all’essere armeni e al vivere come armeni. Il concetto di “autorità” è temporaneo, siamo noi che viviamo qui. La gente è contraria alle decisioni che non sono a favore degli armeni. Ararat Mirzoyan o le autorità [armene] prendono decisioni unilaterali, e noi veniamo a dire che siamo contrari. Se non avete la risposta a questa domanda, non significa che la domanda non abbia risposta. Siete voi, come leader, che non potete formulare la risposta a questa domanda. Se ci si trova in questa situazione, non c’è bisogno di prendere decisioni oggi, o in base a questa o quella situazione. Verranno i tempi, arriveranno i leader che prenderanno altre decisioni. Abbiamo tutti gli elementi documentali per sollevare la questione, o almeno per non chiuderla“, ha affermato Israyelyan.

(11 apr 25) MOZIONE PARLAMENTO URUGUAY – Nel corso della sessione della Camera dei rappresentanti dell’Uruguay, i parlamentari hanno parlato – su iniziativa del parlamentare armeno uruguaiano José Luis Satdjian – del 110° anniversario del genocidio armeno. I parlamentari Jose Luis Satdjian, Ana Olivera e Pedro Jisdonian hanno affrontato la questione della pulizia etnica del popolo armeno del Nagorno-Karabakh e la questione dei prigionieri armeni illegalmente detenuti in Azerbaigian, ricordando che il parlamento uruguaiano ha adottato all’unanimità una dichiarazione che invita l’Azerbaigian a rilasciare immediatamente tutti i prigionieri armeni.

(8 apr 25) ANCORA IN ARTSAKH IL CORPO DI VERA – Se l’Armenia non ritirerà il corpo di Vera Aghasyan, il suo destino sarà deciso dalle autorità statali competenti dell’Azerbaigian. Adalat Hasanov, Direttore Generale dell’Unità di Perizia Medico-Forense e Anatomia Patologica del Ministero della Salute dell’Azerbaigian, lo ha dichiarato in un’intervista all’APA, riportata da quest’ultima. “Il corpo della donna armena deceduta a Khankendi [nome azero di Stepanakert, capitale del Nagorno Karabakh] è custodito in un luogo sicuro, con tutte le condizioni necessarie a tale scopo. Se l’Armenia non accoglie il corpo, il suo destino sarà determinato dalle autorità statali competenti.

(7 apr 25) MANIFESTAZIONE SFOLLATI ARTSAKH – Il consiglio per la tutela dei diritti dei residenti dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) ha convocato un’altra discussione in Piazza della Libertà, nel centro di Yerevan, la capitale dell’Armenia. Questi residenti dell’Artsakh chiedono di rivedere la decisione del governo armeno e di continuare a fornire loro l’assistenza di 40+10 mila dram al mese. Tuttavia, il vice primo ministro Tigran Khachatryan ha annunciato durante l’incontro che la decisione di porre fine a questi aiuti non verrà annullata. Gli abitanti dell’Artsakh, sfollati con la forza in Armenia dall’Azerbaijan, hanno annunciato che stanno pianificando una grande manifestazione nel prossimo futuro.

(3 apr 25) MOZIONE PARLAMENTO EUROPEO – Il Parlamento europeo ha tenuto una sessione plenaria per commemorare il 110° anniversario del genocidio armeno; numerosi membri del Parlamento europeo hanno tracciato forti parallelismi tra la tragedia storica e il recente sfollamento forzato degli armeni etnici dal Nagorno Karabakh. Gli eurodeputati hanno chiesto con passione il riconoscimento da parte della Turchia e dell’Azerbaigian come passo cruciale verso la riconciliazione e hanno criticato duramente il continuo impegno dell’Unione europea nei confronti dell’Azerbaigian, nonostante le sue azioni.

(2 apr 25) ANNIVERSARIO GUERRA 2016 – In occasione del nonon anniversario della “guerra dei quattro giorni”, il presidente dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), Samvel Shahramanyan, accompagnato da numerosi parlamentari dell’Artsakh, ha visitato mercoledì il Pantheon militare di Yerablur a Yerevan e ha deposto fiori sulle tombe dei soldati caduti.

(21 mar 25) DISTRUTTI CIMITERI ARMENI – I cimiteri armeni nei villaggi di Avetaranots, Jraghatsner, Zardanashen, Madatashen e Sargsashen, nel Nagorno-Karabakh occupato dall’Azerbaigian e sottoposti a pulizia etnica da parte delle autorità azere, sono stati distrutti secondo quanto riferisce la Fondazione per lo studio dell’architettura armena. Le immagini satellitari pubblicate all’inizio di marzo mostrano che la maggior parte delle lapidi nei cimiteri sopra menzionati sono scomparse nel corso del 2024.

(21 mar 25) CONSIGLIO MONDIALE DELLE CHIESE – Il Consiglio ecumenico delle Chiese (CMC) ha rilasciato una dichiarazione sulla situazione dei diritti umani degli ostaggi armeni in Azerbaigian durante la 58a sessione ordinaria del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

(19 MAR 25) UE SU PRIGIONIERI ARMENI – ‘UE prende molto sul serio le preoccupazioni relative ai maltrattamenti dei prigionieri armeni in Azerbaigian e ne segue attentamente gli sviluppi. La portavoce principale dell’UE per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, Anitta Hipper, ne ha parlato ad Armenpress e, quando le è stato chiesto di commentare i processi farsa in corso e le segnalazioni di maltrattamenti ai danni di prigionieri di guerra armeni e altri detenuti, Armenpress riferisce. Il portavoce dell’UE ha sottolineato che l’Azerbaigian dovrebbe garantire il diritto a un giusto processo e a condizioni di detenzione adeguate per i prigionieri di guerra e i detenuti armeni.

(18 mar 25) MOZIONE IN SVIZZERA SU NK – Il Consiglio degli Stati, la camera alta dell’Assemblea federale svizzera (parlamento), ha adottato martedì la mozione n. 24.4259, intitolata “Forum di pace per il Nagorno-Karabakh: consentire il ritorno degli armeni”. Con 29 dei suoi 46 membri che hanno votato a favore, il Consiglio ha approvato l’iniziativa che esorta le autorità svizzere a istituire un forum dedicato al dialogo tra i rappresentanti del Nagorno Karabakh e dell’Azerbaigian. L’obiettivo di questo sforzo guidato dalla Svizzera è facilitare il ritorno sicuro, collettivo e dignitoso della popolazione armena sfollata nella sua patria ancestrale.

(14 mar 25) RITORNO SFOLLATI – “Voglio dire molto direttamente che al momento non vedo le condizioni per il ritorno degli armeni del Nagorno-Karabakh nella loro patria, nelle loro case e per vivere in sicurezza. E, francamente, non vedo alcuno sforzo da parte dell’Azerbaijan per garantire queste condizioni“. Lo ha affermato il ministro degli esteri Ararat Mirzoyan all’Assemblea nazionale dell’Armenia venerdì, durante i dibattiti sull’attuazione del programma 2024 del governo.

(14 MAR 25) PROTESTE PER I PRIGIONIERI – Diverse persone hanno manifestato davanti all’ufficio delle Nazioni Unite in Armenia chiedendo che vengano prese misure per la liberazione degli armeni tenuti illegalmente prigionieri nelle prigioni di Baku, la capitale dell’Azerbaigian.

(13 mar 25) RUBEN VARDANYAN – Ruben Vardanyan, ex ministro di Stato dell’Artsakh, illegalmente detenuto e processato in Azerbaigian insieme ad altri armeni, ha annunciato la sospensione dello sciopero della fame. Durante una telefonata trasmessa tramite la sua famiglia, Ruben Vardanyan ha inviato due messaggi audio da una prigione di Baku. Ha inoltre affermato che la sua prossima dichiarazione verrà rilasciata solo durante l’ultima udienza del tribunale e solo se saranno presenti rappresentanti della comunità internazionale.

(13 mar 25) RISOLUZIONE PARLAMENTO EUROPEO – Le autorità azere devono rilasciare immediatamente i cittadini armeni. Lo afferma una risoluzione del Parlamento europeo approvata oggi, con 523 voti a favore, 3 contrari e 84 astensioni. Il documento afferma che 23 ostaggi armeni (la definizione è tratta dal testo originale) sono detenuti in Azerbaigian, tra cui ex funzionari de facto del Nagorno Karabakh e prigionieri di guerra della guerra del 2020 e della successiva pulizia etnica.

(12 mar 25) DEMOLITO PALAZZO DEL GOVERNO A STEPANAKERT – Gli azeri hanno demolito l’edificio governativo dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) occupato dagli azeri. Qualche mese fa, gli azeri stavano rimuovendo lo stemma dell’Artsakh dall’edificio governativo dell’Artsakh.

(12 mar 25) CONSIGLIO SPIRITUALE ARMENO – Il Consiglio spirituale supremo armeno, riunitosi presso la sede madre di Santa Etchmiadzin sotto la presidenza del Catholicos di tutti gli armeni Karekin II, e, dopo aver riflettuto sui processi inventati condotti in Azerbaigian contro la leadership politica, il personale militare e i civili dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), ha rilasciato una dichiarazione. Essa recita quanto segue: “Il Consiglio Spirituale Supremo dichiara che gli atti perpetrati contro i prigionieri armeni e gli ostaggi detenuti illegalmente in Azerbaigian sono un’ulteriore manifestazione dell’attuale inimicizia e aggressione delle autorità azere contro il popolo armeno e la Repubblica di Armenia. È evidente che i processi, condotti in palese violazione dei principi fondamentali del diritto internazionale, sono accompagnati dalla tortura e dal trattamento disumano dei prigionieri. L’obiettivo palese di questo processo è distorcere la storia della realizzazione del diritto all’autodeterminazione del popolo dell’Artsakh, con l’intento nascosto di degradare la nostra nazione e lo stato armeno. Ignorando gli appelli e le richieste della comunità internazionale, le autorità azere cercano non solo di nascondere ma anche di giustificare i fatti innegabili del genocidio e dei crimini di guerra che hanno scatenato, tentando allo stesso tempo di dipingere le vittime come criminali. Attraverso questi processi farsa e le false testimonianze ottenute sotto tortura dai prigionieri armeni, le autorità azere si sforzano di ottenere verdetti che servano ai loro obiettivi insidiosi e di vasta portata, gettando le basi per ulteriore coercizione e aggressione contro la Repubblica di Armenia e il popolo armeno. Allo stesso tempo, si sta facendo ogni sforzo per ostacolare le visite dei rappresentanti legali e delle organizzazioni internazionali ai prigionieri armeni. Vengono inoltre privati ​​anche delle più elementari opportunità di assistenza spirituale.In queste circostanze, sottolineiamo la massima importanza di unire gli sforzi delle istituzioni statali dell’Armenia e delle organizzazioni pan-armene per porre fine alle azioni illegali, accompagnate dalla violenza contro i prigionieri e gli ostaggi armeni, e per garantire il loro immediato rilascio. Esortiamo le autorità dell’Armenia ad adottare misure efficaci e altamente visibili, utilizzando tutte le risorse disponibili e il pieno potenziale delle istituzioni armene e internazionali per raggiungere questo obiettivo. Invitiamo inoltre i leader dei paesi co-presidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE, nonché le organizzazioni internazionali incaricate della protezione dei diritti umani e i rispettivi responsabili, ad attuare misure più decisive nei confronti dell’Azerbaigian per garantire l’immediato rimpatrio dei prigionieri armeni.
Una pace stabile e duratura nella regione, nonché le condizioni per una dignitosa coesistenza delle generazioni future, possono essere raggiunte solo attraverso la giusta risoluzione dei problemi esistenti e la realizzazione dei diritti degli armeni dell’Artsakh.
Offriamo le nostre preghiere ed esprimiamo il nostro sostegno ai nostri amati figli in cattività, esortandoli ad astenersi da azioni di protesta che potrebbero rappresentare una minaccia immediata per le loro vite e il loro benessere. Esortiamo il nostro amato Ruben Vardanyan a porre fine al suo sciopero della fame e a continuare la lotta per il diritto a una vita libera e dignitosa con fede incrollabile.
Innalziamo le nostre suppliche a Dio Onnipotente a nome di tutti i prigionieri, degli afflitti e delle loro famiglie, implorando le benedizioni e l’aiuto del Signore su tutti loro”.

(11 mar 25) “PROCESSO” VARDANYAN – Oggi nuova udienza del processo farsa a carico di Ruben Vardanyan che è in sciopero della fame dal 18 febbraio (22 giorni) per protestare contro questo processo simulato. Nelle foto pubblicate la scorsa settimana, sembrava molto affaticato.

(10 mar 25) CORPO DECEDUTA ANCORA IN ARTSAKH – La delegazione armena non ha rilasciato dichiarazioni in merito alla consegna del corpo della donna armena Vera Aghasyan secondo quanto ha affermato il vice capo del Servizio di sicurezza dello Stato dell’Azerbaigian, Sharafat Hasanov. Ha ricordato che la parte armena e i figli di Vera Aghasyan, nata nel 1954 e morta nella capitale del NagornoKarabakh, Stepanakert, il 20 ottobre dell’anno scorso, sono stati informati della sua morte tramite il Comitato internazionale della Croce Rossa.

(5 mar 25) PASHINYAN SU PROCESSI FARSA IN AZERBAIGIAN – “Nel contesto del “processo” di Baku, abbiamo chiaramente affermato che ci sono informazioni secondo cui vengono utilizzati mezzi proibiti, viene usata la tortura“. Il primo ministro Nikol Pashinyan lo ha affermato durante la sessione di domande e risposte del parlamento armeno con il governo mercoledì, e in merito al “processo” degli armeni tenuti prigionieri in Azerbaigian. “Il Ministero degli Affari Esteri dell’Armenia ha fornito una valutazione chiara e continueremo i nostri sforzi per risolvere questo problema. La nostra diplomazia sta facendo tutto il possibile, guidata prima di tutto dal principio di ‘non nuocere’. La nostra valutazione è molto chiara: pressione fisica e psicologica, altri mezzi proibiti vengono utilizzati [contro i prigionieri armeni in Azerbaigian]. Questo è inaccettabile per noi“, ha osservato Pashinyan.

(4 mar 25) APPELLO ALLA SVIZZERA – Lettere-appello sono state consegnate al Ministero degli Affari Esteri dell’Armenia e all’ambasciata svizzera in Armenia. La lettera indirizzata al Ministro degli Affari Esteri dell’Armenia, Ararat Mirzoyan, lo esorta a invocare la Convenzione di Vienna sulle Relazioni Consolari per stabilire un meccanismo per garantire l’accesso consolare ai prigionieri armeni detenuti a Baku [la capitale dell’Azerbaigian], facilitato tramite Paesi terzi. Nello specifico, chiede che l’Armenia cerchi l’assistenza di una terza parte neutrale, in particolare la Confederazione svizzera, per consentire l’accesso consolare a tutti i prigionieri armeni e fornire assistenza medica di emergenza all’ex ministro di stato dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) Ruben Vardanyan.
E la lettera indirizzata alla Presidente della Confederazione svizzera, Karin Keller-Sutter, sottolinea l’impegno di lunga data della Svizzera nei confronti del diritto internazionale umanitario e il suo ruolo di mediatore neutrale. Chiede che la Svizzera assuma nuovamente questa responsabilità e intervenga per garantire ai prigionieri armeni l’accesso ai servizi consolari. Queste lettere, firmate da circa 40 ONG armene, sono state consegnate dai rappresentanti delle ONG.

(27 feb 25) POGROM DI SUMGAIT – Il Ministero degli Affari Esteri dell’Armenia ha rilasciato una dichiarazione in occasione del 37° anniversario dei massacri armeni a Sumgait, in Azerbaigian. La dichiarazione recita quanto segue: “In quei giorni del 1988, dal 27 al 29 febbraio, nella città azera di Sumgait si verificarono una serie di atrocità, che segnarono l’inizio di massacri su larga scala contro gli armeni in quel paese, apertamente orchestrati e sponsorizzati dallo Stato, trasformando decenni di pressioni e persecuzioni in violenza aperta e diffusa.
Gli omicidi di massa e le torture di cittadini di origine armena a Sumgait sono continuati con gli stessi schemi e con la stessa orribile brutalità a Baku, Kirovabad e Maragha. Come risultato di questi eventi, centinaia di armeni sono stati uccisi e circa mezzo milione sono stati sfollati con la forza. I cicli di violenza sono continuati fino a settembre 2023, quando la popolazione armena del Nagorno-Karabakh è stata completamente sottoposta a pulizia etnica.
Mentre ricordiamo questi eventi, rendiamo omaggio ogni anno alla memoria delle vittime innocenti. Allo stesso tempo, crediamo che queste non siano semplicemente date di commemorazione, ma momenti per riaffermare la necessità di superare l’inimicizia per impedire il ripetersi di tali tragedie in futuro
“.

(26 feb 25) CROCE ROSSA – Si apprende che a febbraio, lo staff del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) ha visitato gli armeni detenuti illegalmente a Baku in Azerbaigian. Lo ha confermato Zara Amatuni, responsabile delle comunicazioni e della prevenzione dell’ICRC Armenia, che ha precisato che ai prigionieri è stata data la possibilità di contattare le loro famiglie. Nel frattempo il regime di Aliyev ha deciso di espellere la Corce Rossa dal Paese.

(25 feb 25) PROCESSO VARDANYAN – Il “processo” nel caso dell’ex ministro di Stato dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) Ruben Vardanyan è ripreso oggi presso il tribunale militare di Baku, nella capitale dell’Azerbaigian. Vardanyan è in sciopero della fame dal 18 febbraio, in segno di protesta contro questo processo farsa. Nel corso dell’udienza l’imputato ha nuovamente respinto ogni accusa a lui rivolta dal regime di Aliyev.

(24 feb 25) MIRZOYAN ALL’ONU – “Un anno fa, nella mia dichiarazione ho fatto ampi riferimenti alle sfide che l’Armenia stava affrontando. Sfortunatamente, la maggior parte di queste sfide rimangono ancora irrisolte nonostante gli enormi sforzi del mio Paese“. Lo ha sottolineato il ministro degli esteri armeno Ararat Mirzoyan nella sua dichiarazione al segmento di alto livello della 58a sessione del Consiglio per i diritti umani a Ginevra, in Svizzera. Mirzoyan ha aggiunto quanto segue, in particolare: “Le dichiarazioni provenienti dal nostro vicino orientale continuano a mettere in discussione l’integrità territoriale dell’Armenia, nonostante il riconoscimento reciproco dell’integrità territoriale basato sulla Dichiarazione di Alma-Ata del 1991 che, tra le altre cose, aveva riconfermato che i confini amministrativi della RSS armena e della RSS azera erano diventati confini internazionali delle repubbliche indipendenti. Inoltre, mentre parliamo, i processi simulati contro 23 individui armeni, che sono detenuti arbitrariamente, si stanno svolgendo in Azerbaigian senza riguardo per gli standard dei diritti umani per il giusto processo“.

(20 feb 25) ANNIVERSARIO MOVIMENTO KARABAKH – Oggi l’élite politica dell’Artsakh (NagornoK arabakh) ha visitato il Pantheon militare di Yerablur a Yerevan, la capitale dell’Armenia, nel 37° anniversario del lancio del movimento Artsakh. Erano presenti anche i deputati delle fazioni di opposizione dell’Assemblea nazionale armena. Il 20 febbraio 1988, il Consiglio nazionale (parlamento) dell’Oblast’ autonoma del Nagorno-Karabakh prese una decisione che prevedeva la riunificazione del Nagorno-Karabakh con l’Armenia. E questo segnò l’inizio del movimento Artsakh.

(14 feb 25) VANDALISMI AZERI – L’Azerbaigian ha sistematicamente distrutto monumenti culturali, chiese e monumenti armeni nei territori sotto la sua giurisdizione. E dopo la guerra di 44 giorni del 2020, questa pratica criminale è diventata più massiccia. Secondo quanto riportato da Armenpress, negli ultimi tempi anche diversi pezzi del patrimonio storico e culturale armeno in Artsakh (Nagorno-Karabakh) sono stati distrutti da vandali azeri. Ci sono chiese e monumenti armeni distrutti e profanati in tutti i territori. Tra questi ci sono la chiesa di San Ghazanchetsots e la chiesa verde nella città di Shushi, la chiesa di San Sargis, che è stata completamente distrutta, nel villaggio di Mokhrenis nella regione di Hadrut, mentre la chiesa di San Harutyun nella città di Berdzor è stata trasformata in una moschea. Queste atrocità degli azeri sono condizionate dal fatto che c’è una chiara istruzione da parte della leadership azera di distruggere, polverizzare tutto ciò che è armeno. E se non è possibile distruggere i monumenti armeni più importanti in pieno giorno, davanti agli occhi del mondo intero, li presentano come non armeni. In realtà, questa è la continuazione della stessa politica degli azeri, il cui obiettivo è quello di cancellare le tracce armene nei territori sotto il loro controllo, proprio come fecero un tempo nel Nakhichevan, dove oggi non è rimasta una sola chiesa armena, un solo monumento storico e culturale o un’iscrizione armena. Uno dei casi più eclatanti di vandalismo azero è quello della chiesa di Vankasar nella regione di Martakert, che si trova sulla strada che collega Stepanakert, la capitale del Nagorno-Karabakh, a Martakert. L’account Experience Azerbaijan ha pubblicato un video su X, che mostra come la croce sulla cupola viene rimossa da questa chiesa.

(13 feb 25) CADUTI IN GUERRA – Ci sono alcuni casi di corpi non sepolti dopo la guerra di 44 giorni del 2020 che sono stati recentemente seppelliti. Lo ha affermato il ministro della salute Anahit Avanesyan durante la conferenza stampa dopo la riunione del gabinetto del governo armeno giovedì, aggiungendo che queste sepolture sono state eseguite solo con il consenso dei parenti di queste vittime. Secondo Avanesyan, ci sono anche casi in cui i resti sono stati identificati, ma i parenti non accettano i risultati e il lavoro in questo senso è in corso. “Inoltre, stiamo lavorando nell’ambito del gruppo di commissioni interdipartimentali in modo che alla fine potremo seppellire tutti i resti”, ha aggiunto Avanesyan, senza specificare quanti siano questi casi. Il ministro della Salute ha osservato che in tutti questi casi i risultati degli esami condotti in Armenia e all’estero coincidono.

(13 feb 25) PROCESSO FARSA – Oggi, presso il tribunale militare di Baku, nella capitale azera, continua la pubblicazione dell'”atto d’accusa” contro l’ex ministro di Stato dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) Ruben Vardanyan. L’esame dei casi inventati contro Vardanyan e gli altri ex leader militari e politici dell’Artsakh tenuti prigionieri in Azerbaigian è “affidato” allo stesso giudice, Zeynal Aghayev.

(7 feb 25) VANDALISMO IN ARTSAKH – Il regime dell’Azerbaigian continua a distruggere monumenti storici e architettonici armeni di importanza pancristiana, interi insediamenti e quartieri residenziali nell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) temporaneamente occupato come osserva il Difensore civico della cultura degli altopiani armeni. Il villaggio di Mariamadzor nella regione di Hadrut in Artsakh è diventato il prossimo obiettivo di questa politica. Ciò è stato reso noto da una foto pubblicata da un canale Telegram martedì. Tutti questi fatti testimoniano ancora una volta che l’intero patrimonio di valore universale dell’Artsakh è minacciato di completa distruzione e appropriazione da parte dell’Azerbaigian, e questa è anche una manifestazione di genocidio, ha aggiunto il Difensore civico della cultura degli altopiani armeni.

(6 feb 25) PROCESSO FARSA – Questa mattina è ripreso presso il tribunale militare di Baku, nella capitale dell’Azerbaigian, il processo simulato a Ruben Vardanyan, ex ministro di Stato dell’Artsakh (Nagorno Karabakh).Questo caso è distinto dal caso degli ex presidenti dell’Artsakh e di altri, anch’esso in programma per oggi, nello stesso tribunale e davanti allo stesso giudice.

(4 feb 25) PRIGIONIERI ARMENI E CROCE ROSSA – “Ci aspettiamo che il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) continui ad adottare tutte le misure necessarie in conformità con le norme del diritto umanitario internazionale per proteggere i prigionieri e le altre persone detenute“. Il vicepresidente del Comitato permanente per la protezione dei diritti umani e degli affari pubblici dell’Assemblea nazionale dell’Armenia, Rustam Bakoyan, lo ha dichiarato durante l’incontro con il capo della delegazione del CICR in Armenia, Daphnee Maret. È stato osservato che i dipendenti del CICR visitano regolarmente gli armeni detenuti a Baku, la capitale dell’Azerbaigian.

(1 feb 25) SOSTEGNO DAL BELGIO – Il nuovo governo federale belga chiede all’Azerbaigian di garantire il ritorno sicuro della popolazione armena del Nagorno-Karabakh. Ciò è stabilito nel programma governativo. A Bruxelles, dopo 236 giorni di trattative, è stato raggiunto un accordo sulla formazione di un nuovo governo federale guidato dal futuro Primo Ministro Bart de Wever. Il programma del nuovo governo di destra del Belgio è un documento di 200 pagine che copre tutte le sfere federali e tocca anche il Caucaso meridionale.  Secondo il nuovo governo, il Caucaso meridionale merita maggiore attenzione da parte dell’Europa. “Non solo abbiamo profondi legami culturali con questa regione strategicamente importante, ma svolge anche un ruolo cruciale nelle nostre future forniture energetiche e come corridoio di trasporto verso l’Asia. Le relazioni tese e i conflitti in corso, in particolare tra Armenia e Azerbaigian, richiedono un approccio mirato da parte dell’Europa e del Belgio. Chiediamo inequivocabilmente il rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale delle parti e invitiamo l’Azerbaigian a garantire il ritorno sicuro della popolazione armena del Nagorno-Karabakh. Continuando la cooperazione economica, politica e umanitaria, contribuiamo alla stabilità della regione“, afferma il programma politico del nuovo governo belga.

(29 gen 25) ASSEMBLEA PARLAMENTARE DEL CONSIGLIO D’EUROPA – In occasione della sessione invernale del 2025 dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE), si è tenuto a Strasburgo, in Francia, un dibattito sulla situazione nel 2024 negli Stati membri dell’APCE. Di conseguenza è stata adottata la risoluzione n. 2580, in cui si afferma che l’APCE apprezza profondamente il lavoro del Comitato di monitoraggio, che monitora la situazione in 14 paesi. Nel documento si esprime preoccupazione per l’arretramento democratico e le violazioni dei diritti umani in numerosi paesi, tra cui l’Azerbaigian. Inoltre, l’APCE ha condannato fermamente il rifiuto delle autorità azere di collaborare con il Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa. Nella suddetta risoluzione si aggiunge che l’APCE continua a monitorare la situazione con la leadership del Nagorno Karabakh e gli altri prigionieri di guerra e invita l’Azerbaigian a liberare queste persone.

(28 gen 25) PRESIDENTE VISITA YERABLUR – Il presidente dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) Samvel Shahramanyan ha visitato martedì il Pantheon militare di Yerablur a Yerevan in occasione della Giornata dell’esercito. Shahramanyan era accompagnato dal presidente facente funzioni dell’Assemblea nazionale dell’Artsakh, Gagik Baghunts, dal ministro degli Affari interni Karen Sargsyan, dai legislatori dell’Assemblea e dal primate della diocesi di Artsakh della Chiesa apostolica armena, il vescovo Vrtanes Abrahamyan.

(27 gen 25) PROCESSO AI PRIGIONIERI ARMENI– I media azeri riportano poche notizie sul processo farsa ai prigionieri di guerra armeni. Nella odierna udienza davanti al tribunale militare è stata respinta come prevedibile la richiesta di arresti domiciliari. Le accuse sono portate avanti da ben sei procuratori. All’ex ministro di Stato dell’Artsakh, Ruben Vardanyan, è stato concesso un ulteriore breve periodo di tempo (dieci giorni) per prendere in esame le migliaia di documenti scritti in azero a suo carico; la difesa aveva richiesto un termine minimo di almeno un mese.

(21 gen 25) PROCESSO FARSA, SECONDA UDIENZA – Oggi si è tenuta presso il tirbunale militare di Baku la seconda udienza del processo farsa a carico di 15 prigionieri di guerra armeni. Il caso Vardanyan è stato stralciato e sarà trattato il 27 gennaio. Le accuse sono presentate da sei procuratori e le “vittime” sono rappresentate dal capo dello staff del governo azero, Rufat Mammadov. Il numero totale di “vittime” sarebbe addirittura di 531 mila, secondo quanto riportato dai media azeri. Il 27 dovrebbe anche essere presa una decisione se commutare lo stato di detenzione degli armeni in arresti domiciliari. “È triste ciò che sta accadendo. Speriamo che dopo la fine del processo, si possa in qualche modo trovare l’opportunità di riportare quelle persone [in Armenia], di discutere del loro rilascio o di risolvere in qualche modo la questione”, ha dichiarato Alex Simonyan, presidente dell’Assemblea nazionale armena.

(17 gen 25) APPELLO ALLE NAZIONI UNITE – È stata adottata una petizione a nome dei partecipanti alla manifestazione di protesta organizzata dal movimento “Miasin (Insieme)” di fronte al palazzo del governo armeno, dove chiedono alle organizzazioni delle Nazioni Unite e agli Stati membri di esercitare la massima pressione sull’Azerbaigian affinché rilasci immediatamente tutti gli ostaggi armeni che vengono torturati e umiliati nelle prigioni di questo Paese. QUI IL TESTO DELL’APPELLO

(17 gen 25) INIZIA IL PROCESSO FARSA A BAKU – È iniziato a Baku, la capitale dell’Azerbaigian, il “processo” farsa agli ex leader del Nagorno Karabakh (Artsakh) e ad altri armeni tenuti prigionieri. Formalmente, tutti i prigionieri sono accusati di “crimini di guerra”, ma in sostanza sotto accusa è solo il desiderio del popolo armeno del Nagorno Karabakh di essere libero, indipendente e di decidere autonomamente del proprio destino, il che corrisponde a tutte le norme dei paesi democratici. Ci sono 15 accusati, tra cui gli ex presidenti del Nagorno Karabakh Arkadi Ghukasyan, Bako Sahakyan e Arayik Harutyunyan, l’ex ministro di stato Ruben Vardanyan, l’ex ministro degli Esteri David Babayan, l’ex presidente del parlamento Davit Ishkhanyan, l’ex ministro della difesa Levon Mnatsakanyan e l’ex viceministro della difesa Davit Manukyan, così come Garik Martirosyan, Melikset Pashayan, Davit Allahverdyan, Gurgen Stepanyan, Levon Balayan, Madat Babayan, Vasili Beglaryan e Erik Ghazaryan.
Violati tutti i diritti della difesa, si prevedono condanne pesantissime a carico di tutti gli imputati che sono apparsi visibilmente provati fisicamente.

(16 gen 25) APPELLI INTERNAZIONALI – Si moltiplicano, anche in Italia, gli appelli affinchè sia concesso a osservatori internazionali e imparziali di assistere al processo farsa che da domani vedrà alla sbarra a Baku i prigionieri armeni.

(15 gen 25) PRIGIONIERI DI GUERRA – A gennaio, i rappresentanti del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) hanno visitato gli armeni detenuti nella capitale azera Baku, le cui informazioni sono state confermate dalla parte azera. Tra gli armeni tenuti prigionieri in Azerbaigian ci sono anche gli ex presidenti del Nagorno Karabakh Arkadi Ghukasyan, Bako Sahakyan e Arayik Harutyunyan, l’ex ministro di Stato Ruben Vardanyan, l’ex ministro degli Esteri David Babayan, l’ex presidente del parlamento Davit Ishkhanyan, l’ex ministro della Difesa Levon Mnatsakanyan e l’ex viceministro della Difesa Davit Manukyan.

(8 gen 25) SFOLLATI ARTSAKH – Nel corso della tradizionale conferenza stampa di inizio anno, il ministro degli Esteri dell’Armenia, Ararat Mirzoyan, ha anche affrontato temi legati all’Artsakh. Per quanto riguarda gli sfollati ha dichiarato che “A Yerevan si sta parlando del ritorno degli armeni del Nagorno Karabakh in patria ma non posso dire niente di buono al riguardo. Il nostro governo, secondo la nostra valutazione, dopo la guerra del 2020 ha compiuto tutti gli sforzi realistici possibili affinché gli armeni del Nagorno-Karabakh potessero continuare a vivere in NKR“. Mirzoyan ha osservato che i loro sforzi non sono stati adeguatamente apprezzati dalle attuali, e forse anche dalle precedenti, autorità dell’NKR. “La questione del ritorno degli armeni del Karabakh in patria si è trasformata in una sorta di scioglilingua. Mi state chiedendo della residenza degli armeni nel Nagorno Karabakh. Ne abbiamo parlato quando vivevano lì gli armeni. Ora quali sono i termini di restituzione? Nelle condizioni di una sorta di autonomia? O semplicemente come cittadini dell’Azerbaigian, ma avendo la possibilità di studiare la lingua armena nelle scuole? C’era questa opportunità”, ha detto il ministro. Ora, dopo tutto quello che è successo, è inutile parlare di ritorno in Artsakh, ha detto Mirzoyan.

(7 gen 25) PRIGIONIERI DI GUERRA – Aliyev ha minacciato direttamente il figlio di Ruben Vardanyan, Naira Zohrabyan. “La famiglia di Ruben Vardanyan sta combattendo e non ha paura del ricatto azero. Recentemente in Azerbaigian sono apparse dichiarazioni e pubblicazioni che minacciavano direttamente il figlio di Ruben Vardanyan, il quale non parla solo di suo padre, ma anche di tutti i prigionieri armeni. Mi rivolgo anche ai parenti dell’élite politica dell’Artsakh – alle loro mogli, ai figli: il vostro silenzio, la vostra inazione, il vostro non fare nulla mi è incomprensibile. E se pensi che rimarrai in silenzio affinché non vengano uccisi lì, allora i tuoi parenti vengono uccisi lì ogni giorno. Uccidono lentamente. Perché quando io stesso sollevo la questione dei prigionieri di guerra davanti alle stesse strutture europee, davanti allo stesso Parlamento europeo, mi rispondono: “Perché? Ok, comprendiamo le vostre autorità: non vogliono il ritorno dell’élite politica dell’Artsakh. Perché i parenti tacciono?” E qui, lo dirò sinceramente, non ho una risposta”, ha detto Naira Zohrabyan su ‘Hayeli’.

(7 gen 25) SFOLLATI – Le famiglie sfollate con la forza dal Nagorno Karabakh (Artsakh) che hanno figli nati tra il 19 settembre 2023 e il 31 dicembre 2024, possono presentare nuovamente domanda di partecipazione al “Programma di sostegno statale per la fornitura di alloggi alle famiglie di sfollati interni del Nagorno-Karabakh”. Sono state attuate riforme relative all’identificazione dei bambini nati nella Repubblica di Armenia. Lo riferisce il Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali della Repubblica d’Armenia che invita a registrarsi su apposito link del sito web.

(27 dic 24) RESTITUZIONE CORPO DONNA ARMENA – L’Azerbaigian ha concesso all’Armenia il tempo di prendere in consegna il corpo di Vera Aghasyan, l’anziana donna armena morta qualche mese fa a Stepanakert, la capitale dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) occupato dall’Azerbaigian. In particolare, secondo i media azerbaigiani, la Commissione statale azera per i prigionieri di guerra, gli ostaggi e le persone scomparse ha informato che se l’Armenia non prenderà il corpo di Aghasyan (nata nel 1954), rimasta a Stepanakert dopo la de-armenizzazione forzata dell’Artsakh e morta qualche mese fa, entro la fine di gennaio 2025, la seppellirà nel territorio dell’Azerbaigian. In un’intervista con Pastinfo, la delegazione del CICR in Armenia si è astenuta dal confermare o negare questa informazione e ha osservato che non può dire nulla a nome delle autorità. Inoltre, ha sottolineato che, come aveva detto in precedenza, è pronta ad assistere se questa questione verrà risolta. La morte di Vera Aghasyan, 70 anni, è stata resa nota il 23 ottobre. I media azeri hanno riferito che, secondo i dati preliminari, la morte è avvenuta a causa di un’insufficienza cardiovascolare acuta e di una trombosi dell’arteria polmonare. Secondo i media azeri, l’anziana donna è morta il 20 ottobre.

(23 dic 24) PASHINYAN SU NEGOZIATI ARTSAKH – “Dal 1994, cioè dopo il cessate il fuoco, fin dall’inizio, il processo di negoziazione riguardava la restituzione del Nagorno Karabakh all’Azerbaijan. Il processo di negoziazione non aveva altri contenuti“, ha scritto su Facebook il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan. “I discorsi su altri contenuti sono stati introdotti nella Repubblica di Armenia esclusivamente per risolvere problemi politici interni. In questo contesto, ho commesso un grosso errore; familiarizzando con il contenuto dei negoziati nel 2018, non ho ammesso quanto sopra menzionato a me stesso (il mio patriottismo del modello che conosci non mi ha permesso di farlo), e quindi non ho spiegato tutto ciò alla gente“, ha aggiunto il premier armeno. La affermazione ha suscitato la replica sdegnata degli ex presidenti che hanno partecipato ai negoziati (Ter-Petrosyan, Kocharyan e Sargsyan) che hanno respinto quanto sostenuto dal premier in carica. Questi ha proposto un pubblico dibattito sul tema rifiutato però dai tre.

(19 dic 24) VOTAZIONE PARLAMENTO EUROPEO – Nella sua sessione plenaria odierna, il Parlamento europeo (PE) ha adottato la risoluzione su “La continua repressione della società civile e dei media indipendenti in Azerbaigian e i casi del dott. Gubad Ibadoghlu, Anar Mammadli, Kamran Mammadli, Rufat Safarov e Meydan TV” con 434 voti a favore, 30 contrari e 89 astensioni. Questo voto è stato preceduto da un dibattito parlamentare sull’argomento. Nella risoluzione viene fatto anche riferimento ai 23 prigionieri di guerra armeni ancora illegalmente detenuti a Baku.
I membri del Parlamento europeo condannano fermamente la repressione della libertà di stampa e la repressione del dissenso da parte del regime di Aliyev e invitano l’esecutivo dell’UE a emanare sanzioni mirate contro i funzionari azeri che violano i diritti umani e a sospendere il Memorandum d’intesa del 2022 su un partenariato strategico nel campo dell’energia, insistendo inoltre sul fatto che l’Azerbaigian deve “rilasciare incondizionatamente e ritirare tutte le accuse contro i difensori dei diritti umani, i giornalisti, gli attivisti politici e di altro tipo perseguiti con accuse inventate e motivate politicamente“. Il Parlamento europeo ha condannato fermamente la repressione in corso della società civile, dei media indipendenti e dell’opposizione politica in Azerbaigian. La risoluzione evidenzia la crescente repressione dal 2023, particolarmente intensificatasi intorno al vertice COP29, e chiede il rilascio immediato di tutti i prigionieri politici. La risoluzione evidenzia inoltre la violazione di routine dei diritti umani dei prigionieri, tra cui condizioni di detenzione disumane, torture e molestie mirate nei confronti delle prigioniere politiche.

(19 dic 24) DIOCESI ARTSAKH – l primate della diocesi di Artsakh della Chiesa apostolica armena, il vescovo Vrtanes Abrahamyan, ha ricevuto l’avvocato argentino, dottore in giurisprudenza, primo procuratore della Corte penale internazionale, Luis Moreno Ocampo. Il vescovo Abrahamyan ha espresso la sua gratitudine a Ocampo per aver sostenuto gli armeni dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) e per aver non solo assunto una posizione obiettiva e imparziale nei confronti della questione dell’Artsakh, ma anche per aver presentato la questione su possibili piattaforme, informa la diocesi di Artsakh.

(18 dic 24) RUBEN VARDANYAN – Il Genesis Armenia Think Tank/Foundation ha lanciato un appello alla comunità internazionale. L’appello recita quanto segue: “Sostegno affinché l’Azerbaijan non condanni all’ergastolo Ruben Vardanyan, personaggio pubblico e statale nonché sostenitore dei diritti umani da sempre. Il Genesis Armenia Think Tank/Foundation condanna fermamente l’azione penale e il potenziale tentativo di ergastolo contro Ruben Vardanyan da parte delle autorità di Baku. Ruben Vardanyan è un sostenitore globale del diritto umanitario internazionale. Ha investito risorse significative per dare vita al forum internazionale Aurora, rivolgendosi a persone dedicate che svolgono attività umanitarie in zone di conflitto globali e assistono le persone in difficoltà. Il suo impegno per i valori umanitari è noto in tutto il mondo.” (,,,)

(18 dic 24) CONGRESSO USA – I senatori Gary Peters (D-MI) e Bill Cassidy (R-LA) hanno presentato un’ampia risoluzione bipartisan del Senato degli Stati Uniti che condanna la pulizia etnica dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) da parte dell’Azerbaigian, chiede sanzioni mirate contro il regime genocida del presidente Aliyev, esige l’immediato rilascio dei prigionieri armeni detenuti illegalmente, chiede di vietare gli aiuti militari statunitensi all’Azerbaigian e afferma il diritto al ritorno della popolazione dell’Artsakh con forti protezioni di sicurezza.

(17 dic 24) PRIGIONIERI A PROCESSO – Le autorità azere hanno trasferito in tribunale il “caso penale” contro i leader armeni del Nagorno Karabakh. La notizia è stata diffusa dall’ufficio stampa della Procura generale dell’Azerbaigian. I leader armeni del Nagorno Karabakh sono accusati di “atti di aggressione, occupazione, genocidio, altri crimini contro la pace e l’umanità, crimini di guerra, terrorismo, finanziamento del terrorismo e numerosi altri reati penali commessi contro la Repubblica dell’Azerbaigian e il suo popolo”, tra molti altri crimini. Quindici persone sono accusate in questo “procedimento penale” in relazione a 2.548 episodi. “Allo stesso tempo, il procedimento penale riguardante altri individui accusati di aver commesso numerosi reati è stato suddiviso in un procedimento distinto e le indagini preliminari sono in corso. “L’ufficio del Procuratore generale della Repubblica dell’Azerbaigian, sulla base di fondati motivi secondo cui molti individui sospettati o identificati come testimoni di questi episodi si trovano nel territorio della Repubblica di Armenia, invita le autorità competenti della Repubblica di Armenia a collaborare.

(12 dic 24) MONASTERO AMARAS – Gli azeri considerano il complesso monastico armeno di Amaras in Artsakh (Nagorno-Karabakh) come albanese-caucasico, afferma la Fondazione scientifica analitica “Geghard”. “È inconcepibile come Amaras, uno dei centri spirituali e culturali degli armeni di Artsakh e Utik, possa essere considerato un monumento culturale ‘albanese’, soprattutto quando si trovava fuori dal territorio dell’Albania (Aghwank) propriamente detta” si legge tra l’altro nell’approfondimento.

(9 dic 24) AIUTI EUROPEI PER GLI SFOLLATI – Nell’ambito del programma di sostegno al bilancio “Contratto di rafforzamento dello Stato e della resilienza per la Repubblica di Armenia”, questa settimana l’Unione Europea (UE) ha versato una sovvenzione di 1,5 milioni di euro al governo armeno, oltre ai 13,5 milioni di euro erogati a settembre. Questo programma di sostegno al bilancio ha lo scopo di aiutare il governo armeno a soddisfare le esigenze a breve e medio termine degli armeni del Karabakh, nonché di consentire la loro integrazione socioeconomica a lungo termine, garantendo l’inclusione nei sistemi educativi, di protezione sociale e sanitari armeni e l’integrazione nel mercato del lavoro.

(6 dic 24) PRIGIONIERI VISITATI DA CRI – I rappresentanti del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) hanno fatto visita agli ex leader armeni del Nagorno Karabakh, tenuti prigionieri a Baku, capitale dell’Azerbaigian. “A dicembre, i rappresentanti del CICR hanno visitato nuovamente tutti i detenuti armeni segnalati dalle autorità azere”, ha detto all’APA Ilaha Huseynova, responsabile del Dipartimento delle relazioni pubbliche dell’ufficio del CICR a Baku. I detenuti sono stati accolti in privato e hanno avuto la possibilità di scambiarsi notizie sulla loro famiglia.

(4 dic 24) TRATTATIVE SU PRIGIONIERI – C’è stata una pausa momentanea a causa della COP29, lo ha annunciato anche la parte azera, ma siamo dalla parte positiva, siamo nella logica proposta-discussione, e c’è una dinamica. Il presidente dell’Assemblea nazionale dell’Armenia, Alen Simonyan, ha detto questo durante un briefing con i giornalisti parlando del processo di pace con l’Azerbaigian. E alla domanda se ci sia una dinamica in termini di ritorno dei prigionieri armeni in Azerbaigian, Simonyan ha risposto: “Durante tutte le conversazioni, si lavora sempre sui prigionieri. È escluso che ci possa essere un incontro in cui non si parli dei prigionieri. Semplicemente non penso che sia giusto parlarne. Questo lavoro ama il silenzio, non c’è motivo di vantarsi. Avevamo oltre 100 prigionieri [armeni] [in Azerbaigian] dopo la guerra [nel 2020], ora ci sono 23 prigionieri confermati [lì], e sappiamo che è uno dei punti di discussione importanti nella nostra agenda“.

(21 nov 24) APPELLO DAL BELGIO PER I PRIGIONIERI – Sullo sfondo della conferenza sul clima COP29 attualmente in corso a Baku, capitale dell’Azerbaigian, 20 membri del Parlamento federale belga, del Parlamento fiammingo, del Parlamento vallone e del Parlamento della regione di Bruxelles-Capitale si rivolgono al governo azero e alla delegazione del governo belga alla COP29, con tre richieste principali: la liberazione dei prigionieri di guerra armeni in Azerbaigian; la protezione del patrimonio culturale armeno nel Nagorno Karabakh/Artsakh; il ritiro delle forze azere dal territorio sovrano occupato dell’Armenia, nonché la limitazione di qualsiasi tipo di aggressione azera contro l’Armenia.

(29 nov 24) CITTADINANZA AGLI SFOLLATI – Al 28 novembre 2024, quasi 4.400 ex residenti del Nagorno-Karabakh hanno ricevuto la cittadinanza armena. Il vice ministro degli Interni dell’Armenia, Armen Ghazaryan, lo ha annunciato durante i dibattiti parlamentari di venerdì sull’acquisizione della cittadinanza armena da parte di quegli armeni che sono stati sfollati con la forza dal Nagorno Karabakh. Inoltre, secondo i dati del periodo sopra indicato, il Ministero degli Affari Interni dell’Armenia ha ricevuto 6.338 domande di cittadinanza armena. “4.394 persone costrette a spostarsi dal Nagorno-Karabakh hanno già ricevuto la cittadinanza [armena]”, ha affermato Ghazaryan.

(26 nov 24) MONASTERO DI DADIVANK – Il monastero armeno medievale di Dadivank, situato nella regione di Karvachar, nell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) occupato dall’Azerbaigian, è stato consegnato all’amministrazione della comunità Udi, secondo quanto riferisce ‘Monument Watch’. Per i media azeri, “Durante il periodo di occupazione dal 1993 al 2020, gli armeni hanno tentato di falsificare la storia del tempio, tentando di presentarlo come loro. Ma dopo la liberazione, è stato restituito ai proprietari originali”. Secondo Monument Watch, dopo la fine della guerra nel 2020, la campagna azera, insieme alla propaganda dell’appropriazione del patrimonio culturale armeno, ha iniziato a coinvolgere attivamente i cristiani Udi che vivono in Azerbaigian, i seguaci della Chiesa gregoriana armena. Il motivo principale era che gli Udi sono gli unici cristiani tra i popoli dell’Albania caucasica.

(19 nov) CONSIGLIO D’EUROPA – Le restrizioni alle libertà di espressione, di riunione e di associazione limitano le possibilità delle persone appartenenti a minoranze nazionali di godere effettivamente dei propri diritti. È necessario adottare misure immediate per affrontare la situazione successiva al conflitto del Karabakh. Queste sono alcune delle conclusioni chiave del nuovo parere del Comitato consultivo sulla Convenzione quadro del Consiglio d’Europa (CoE) per la protezione delle minoranze nazionali. “Come raccomandazione per un’azione immediata, il Comitato consultivo esorta le autorità a creare le condizioni politiche, legali e pratiche necessarie per un ritorno sicuro, senza ostacoli e sostenibile degli armeni sfollati dal Karabakh e a istituire un meccanismo dedicato per gestire le questioni relative alla proprietà. Le autorità sono inoltre esortate a inventariare, proteggere e preservare tutti i siti e i manufatti religiosi e culturali armeni e a indagare su tutte le accuse di vandalismo, distruzione e alterazione di monumenti storici e culturali e cimiteri utilizzati dagli armeni etnici nella regione“.

(15 nov 24) ANCORA IN ARTSAKH IL CORPO DELLA DONNA DECEDUTA – Non si registrano ancora progressi nel processo di restituzione del corpo della donna armena Vera Aghasyan, 70 anni, morta a Stepanakert, capitale dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) occupato dall’Azerbaigian, il 20 ottobre. Zara Amatuni, responsabile del programma di comunicazione e prevenzione dell’ufficio armeno del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR), ha confermato questa informazione in un’intervista ad Armenian News-NEWS.am. “Al momento, non ci sono ancora progressi in questa questione. Noi [cioè il CICR] abbiamo espresso la nostra disponibilità a contribuire all’implementazione di ulteriori misure [in questo senso] previo accordo di entrambe le parti. Al momento, la decisione è nelle mani delle parti. Ma posso dire che la questione rimane al centro della nostra attenzione“, ha affermato Amatuni. Da notare che i parenti di Vera Aghasyan, morta il 20 ottobre a Stepanakert, capitale dell’Artsakh occupata dall’Azerbaigian, avevano presentato una petizione al CICR chiedendo che il suo corpo fosse seppellito in Armenia.

(14 nov 24) ARMENI RIMASTI IN ARTSAKH – Nel caso in cui 150 mila armeni vivevano in Artsakh prima della guerra del 2020, ora ne rimangono solo 13. Il difensore civico dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) Gegham Stepanyan lo ha dichiarato alla conferenza sull’aggressione dell’Azerbaijan contro i diritti umani e la protezione ambientale. “Questo è ciò che bisogna sapere sull’Azerbaijan e sull’agenda dei diritti umani. Tutti i principi dei diritti umani restano sulla carta e non vengono presi in considerazione quando si prende questa o quella decisione politica”, ha aggiunto Stepanyan. Ha sottolineato che la mancanza di sanzioni internazionali contro l’Azerbaigian e il disprezzo per i suoi crimini hanno portato alla pulizia etnica degli armeni dell’Artsakh.

(5 nov 24) ANNUNCIATA PREGHIERA PER GLI OSTAGGI – Su iniziativa del Catholicos di tutti gli armeni Karekin II, il 10 novembre si terrà nelle chiese armene di tutto il mondo una preghiera ecumenica (globale) per la pace e la giustizia in Armenia e per la liberazione degli ostaggi detenuti illegalmente a Baku, la capitale dell’Azerbaijan. Le preghiere si svolgeranno in tutte le diocesi della Chiesa apostolica armena nel mondo. Anche il Catholicos della Grande Casa di Cilicia Aram I e il Consiglio ecumenico delle Chiese hanno aderito all’iniziativa.

(5 nov 24) THUMBERG, NO A COP 29 – La nota attivista ambientale Greta Thunberg si è rifiutata di partecipare alla conferenza sul clima COP29 a Baku, capitale dell’Azerbaigian, a causa della pulizia etnica armena in Artsakh (Nagorno Karabakh). È un’estrema ipocrisia consentire a uno stato petrolifero autoritario di ospitare la COP, ha detto Thunberg ai giornalisti in Georgia.

(5 nov 24) PARLAMENTO EUROPEO – Cinquantadue membri del Parlamento europeo hanno firmato una dichiarazione in cui si chiede all’Azerbaigian di liberare immediatamente i prigionieri di guerra armeni, di garantire la protezione del patrimonio culturale armeno dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) e di ritirare l’esercito azero dai territori occupati dall’Armenia.

(4 nov 24) PRIGIONIERI ARMENI – I rappresentanti del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) hanno visitato i detenuti armeni nella capitale azera Baku in ottobre. Durante le conversazioni con questi detenuti, questi ultimi sono riusciti a contattare i loro parenti. La leadership militare e politica dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) è detenuta illegalmente nelle prigioni di Baku da un anno ormai. L’Azerbaijan conferma ufficialmente la cattura di 23 armeni, 17 dei quali sono finiti lì dopo l’aggressione militare dell’Azerbaijan contro l’Artsakh nel settembre 2023.

(30 ott 24) UNESCO – Il Nagorno Karabakh è al centro dell’attenzione dell’UNESCO da molti anni e l’organizzazione è preoccupata per le segnalazioni di presunte distruzioni di vari tipi di patrimonio culturale, ha affermato Krista Pikkat, direttrice dell’Ente Cultura ed Emergenze dell’UNESCO e segretaria della Convenzione dell’Aja del 1954 e dei suoi due protocolli (1954 e 1999).

(25 ott 24) DECEDUTA ARMENA A STEPANAKERT –  i parenti della donna armena Vera Aghasyan, 70 anni, morta il 20 ottobre a Stepanakert, la capitale dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) occupato dall’Azerbaigian, presenteranno una petizione al Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) affinché venga sepolta in Armenia. Vera Aghasyan, una donna con problemi di salute mentale, era rimasta a Stepanakert dopo l’occupazione azera del Nagorno Karabakh e aveva rifiutato di spostarsi in Armenia nonostante le sollecitazioni della figlia e l’intervento della Croce Rossa. La causa della morte di questa donna di 70 anni è stata annunciata come insufficienza cardiopolmonare acuta, sviluppatasi a seguito di trombosi dell’arteria polmonare. In tutto l’Artsakh occupato dovrebbero dunque essere rimasti tredici armeni, tutti anziani e con problemi di salute.

(24 ott 24) DURA CONDANNA DEL PARLAMENTO EUROPEO ALL’AZERBAIGIAN –  Il parlamento europeo ha votato una risoluzione sulla situazione in Azerbaigian, la violazione dei diritti umani e del diritto internazionale e le relazioni con l’Armenia. Il testo è passato a larghissima maggioranza con 453 voti a favore, 31 contrari e 89 astenuti.
Nel documento alcuni passaggi riguardano strettamente l’Artsakh (Nagorno Karabakh) e ne diamo conto qui

(20 ott 24) COMITATO DIRITTI POPOLO ARTSAKH – Dal 18 al 20 ottobre, il Comitato per la difesa dei diritti fondamentali del popolo dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) si è riunito plenariamente a Yerevan. Il Comitato ha tenuto incontri con Samvel Shahramanyan, Presidente del Nagorno Karabakh, i membri dell’Assemblea nazionale del Nagorno Karabakh, il capo della Diocesi di Artsakh e Sua Santità Karekin II, Catholicos di tutti gli armeni, durante i quali sono stati condivisi aggiornamenti sugli sforzi in corso e sui piani futuri. Durante la sessione di tre giorni, il Comitato ha sottolineato l’importanza del suo lavoro fino ad oggi e ha espresso soddisfazione per il fatto che la questione del ritorno sicuro, dignitoso e collettivo della popolazione del Nagorno Karabakh sia stata sollevata, discussa e affermata nei circoli internazionali. Ciò include dichiarazioni di vari Paesi, organizzazioni internazionali e risoluzioni di istituzioni europee. Questi sviluppi gettano le basi per la fase successiva del lavoro del Comitato, concentrandosi sul consolidamento dei progressi e impegnandosi a stabilire un formato di negoziazione internazionale per affrontare il diritto al ritorno.

 (16 ott 24) RISOLUZIONE PARLAMENTO SVIZZERO SU ARTSAKH – Il Parlamento svizzero discute l’iniziativa per una conferenza di pace sul ritorno degli armeni del Nagorno Karabakh. Una risoluzione corrispondente è stata adottata dalla Commissione per le relazioni internazionali dell’Assemblea federale svizzera (la Camera bassa del Parlamento). Dopo l’approvazione del Consiglio federale, la risoluzione verrà discussa anche nella Camera alta del Parlamento. Con questa risoluzione l’Assemblea federale invita le autorità svizzere a organizzare la conferenza di pace. Lo scopo della conferenza è “promuovere un dialogo aperto tra i rappresentanti dell’Azerbaigian e degli armeni del Nagorno Karabakh sul ritorno sicuro e collettivo della storica popolazione armena sotto la supervisione o la presenza di attori internazionali”.

(11 ott 24) PROROGATA ILLEGITTIMA DETENZIONE AUTORITA’ ARTSAKH – Le ex autorità dell’Artsakh rimangono illegittimamente detenute nelle prigioni dell’Azerbaigian. Secondo media azeri, la loro detenzione preventiva (da inizio ottobre 2023) è stata ulteriormente allungata. Si tratta dell’ex ministro di Stato Ruben Vardanyan, degli ex presidenti Arkadi Ghukasyan, Bako Sahakyan e Arayik Harutyunyan nonché del presidente dell’Assemblea nazionale Davit Ishkhanyan, dell’ex ministro Esteri Davit Babayan, dell’ex ministro Difesa Levon Mnatsakanyan e dell’ex cvice comandante delle Ff.AA dell’Artsakh Davit Manukyan.
Nei giorni scorsi, davanti alla sedde delle Nazioni unite a Yerevan (Armenia) si è svolta una manifestazione di protesta chiedendo l’intervento ONU per il rilascio di tutti i detenuti armeni in Azerbaigian, compresi i prigionieri di guerra e i civili.

(10 ott 24) RICHIESTE AZERE ALL’AJA – L’Azerbaigian ha presentato due richieste di arbitrato interstatale contro l’Armenia alla Corte permanente di arbitrato dell’Aia. Entrambi i casi sono attualmente in corso e, secondo il calendario approvato, saranno completati entro l’inizio del 2027. L’Armenia non ha rilasciato dichiarazioni pubbliche in merito. Nel frattempo, l’Azerbaigian ha già rilasciato diverse dichiarazioni ufficiali in varie occasioni, affermando che intende ritenere l’Armenia responsabile della distruzione dell’ambiente e della biodiversità nel Nagorno Karabakh. L’iniziativa azera, con accuse peraltro assolutamente infondate, punta a “compensare” le azioni armene presso la Corte relative al mancato rispetto dei diritti umani in Azerbaigian e al trattamento riservato da Baku agli armeni della regione costretti a dieci mesi di blocco forzato.

(4 ott 24) DEMOLITO A SHUSHI MONUMENTO ARMENO – A Shushi, nell’Artsakh occupato, gli azeri hanno demolito un monumento dedicato al genocidio armeno e al suo posto hanno dato via al progetto (inaugurato ufficialmente dal dittatore Aliyev quest’anno) per una nuova piazza denominata “della bandiera”. Li sorgeranno un museo e una moschea.

(2 ott 24) INIZIATIVA LEGALE DI VARDANYAN – Ruben Vardanyan, un prigioniero politico detenuto in Azerbaigian da oltre un anno, ex ministro di Stato della repubblica di Artsakh, ha intentato quattro azioni legali attraverso il suo team legale, denunciando molteplici violazioni dei diritti umani. Le cause legali, che arrivano poco prima del vertice COP29 delle Nazioni Unite a Baku, includono accuse di diffamazione da parte del quotidiano statale azero Baku Worker, tortura durante uno sciopero della fame e violazioni del suo diritto a un processo rapido. La causa per diffamazione accusa il giornale di aver pubblicato false dichiarazioni che danneggiano la reputazione di Vardanyan. Un altro caso evidenzia il trattamento degradante che Vardanyan ha subito durante il suo sciopero della fame nell’aprile 2024, dove sarebbe stato messo in una cella di punizione, gli sono stati negati i beni di prima necessità e sottoposto a privazione del sonno. Una terza azione descrive in dettaglio la violazione del suo diritto a un processo rapido, poiché è stato trattenuto in custodia cautelare per oltre un anno senza che fosse fissata una data in tribunale. La quarta causa accusa le autorità azere di aver impedito a Vardanyan di presentare una denuncia per diffamazione civile trattenendo la necessaria documentazione legale. Queste azioni legali si aggiungono alle crescenti preoccupazioni sulla situazione dei diritti umani in Azerbaigian, in particolare mentre il paese si prepara a ospitare il vertice COP29. Le organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno lanciato allarme sul trattamento dei prigionieri politici da parte dell’Azerbaigian e sulla sua continua repressione nei confronti della società civile. L’ex ministro di Stato dell’Artsakh Ruben Vardanyan è stato arrestato nel settembre 2023 insieme ad altri leader armeni in seguito alle azioni militari dell’Azerbaijan nell’Artsakh, con gruppi per i diritti umani che hanno etichettato queste azioni come pulizia etnica.