Tag Archivio per: Azerbaigian

(30) COMMENTO ZAKHAROVA – La delimitazione del confine di stato tra Azerbaigian e Armenia è importante per la stabilità regionale. Lo ha affermato Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Affari Esteri russo, durante la odierna conferenza stampa settimanale. “Noi [cioè la Russia] stiamo seguendo l’inizio della fase pratica della delimitazione del confine di stato tra Azerbaigian e Armenia; è importante per la stabilità regionale. Sosteniamo la risoluzione di tutte le questioni di delimitazione esclusivamente con metodi politici e diplomatici. Partiamo dal presupposto che gli accordi devono essere stabili, equilibrati, reciprocamente accettabili e costituire la base per raggiungere una pace sostenibile nella regione“, ha affermato la portavoce del Ministero degli Affari Esteri russo. Zakharova ha altresì dichiarato che considera gli attuali processi politici in Armenia come una questione interna del Paese. “Per quanto riguarda i manifestanti nella [capitale] Yerevan e nelle province [dell’Armenia], per quanto si può giudicare, l’insoddisfazione dei manifestanti, tra le altre cose, è dovuta al fatto che, a loro avviso, la delimitazione dei confini di alcuni villaggi enclavi non è del tutto giusto“, ha affermato.

(30) ANCORA PROTESTE IN ARMENIA – Circa trecento partecipanti al movimento Tavush per la Patria, mons. Bagrat Galstanyan, hanno avviato questa mattina un’azione di disobbedienza civile in Piazza della Repubblica, nel cuore della capitale armena Erevan. La polizia schierata ha impedito che i manifestanti potessero raggiungere il palazzo del governo dove alle 11 era in programma la consueta riunione settimanale. Alcune auto che erano state parcheggiate per ostacolare il traffico sono state rimosse con il carro attrezzi.

(29) NEGOZIATI DI PACE – Il Primo ministro Nikol Pashinyan in una conversazione con i giornalisti nel cortile dell’Assemblea nazionale, commentando le dichiarazioni secondo cui la COP-29 prevista per novembre a Baku è una ottima occasione per firmare un trattato di pace, ha dichiarato che “ogni giorno è una meravigliosa opportunità per firmare un trattato di pace“. “Il problema è che è necessario raggiungere un accordo sul testo del trattato di pace. Spero che si raggiunga un accordo, più precisamente questo accordo è stato raggiunto il 6 ottobre 2022 a Praga, poi a Sochi, Bruxelles. I principi fondamentali sono stati concordati; non resta che riproporli nel testo del trattato di pace. Penso che abbiamo l’opportunità di completare questo lavoro il prima possibile. Quando vedremo che questo lavoro sarà completato, i risultati saranno stati riassunti e dovremmo passare alla firma, la determinazione del luogo e del tempo è un’altra questione che sarà ulteriormente discussa”, ha detto. Pashinyan ha inoltre aggiunto: “Posso dire che ora abbiamo un cambiamento notevole nell’atmosfera, ma questo non significa che siamo arrivati ​​al traguardo, non resta che firmare“.

(29) INSEDIAMENTI DI COLONI AZERI – A Ivanian (Khojaly) a 24 famiglie azere sono state consegnate le chiavi di abitazioni. Alla cerimonia era presente anche il presidente Aliyev. Prosegue l’occupazione e colonizzazione dei territori armeni dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian.

(27) RUBEN VARDANYAN – Una corte di Baku ha respinto l’appello contro l’estensione della detenzione dell’ex ministro di Stato dell’Artsakh, Ruben Vardanyan, detenuto illegalmente dalle autorità azere dallo scorso ottobre. Il 16 maggio la detenzione illegale era stata prolungata di altri cinque mesi.

(27) AZERBAIGIAN MINACCIA LA FRANCIA – L’Azerbaigian ha lanciato un ultimatum alla Francia. “La Francia può essere certa che la campagna anti-Azerbaigian, i commenti sprezzanti e le provocazioni non rimarranno senza risposta“, ha detto ai media Aykhan Hajizada, portavoce del Ministero degli Affari Esteri dell’Azerbaigian. “Non solo la Francia non ha presentato scuse per tali osservazioni irresponsabili e inaccettabili, ma ha anche ampliato la campagna diffamatoria contro l’Azerbaigian su Le Point e altri media francesi locali. Campagna anti-Azerbaigian condotta dalla Francia sotto il velo della ‘democrazia’ mira a coprire le carenze della politica estera di questo paese“, ha detto Hajizada. “Prima di definire l’Azerbaigian una ‘dittatura’, la Francia farebbe bene a prendere nota delle sue azioni [coloniali]. La Francia può essere sicura che la campagna anti-Azerbaigian, le osservazioni spregiative e le provocazioni non rimarranno senza risposta”, ha osservato il portavoce del Ministero degli Affari Esteri azerbaigiano.

(25) PRIGIONIERI DI GUERRA – Su iniziativa dell’agenzia di sviluppo “We Are Our Mountains” e con la partecipazione di decine di organizzazioni, oggi, 25 maggio, si è svolto un pellegrinaggio al complesso del monastero di Tatev a sostegno di Ruben Vardanyan e di altri prigionieri armeni detenuti illegalmente a Baku. I co-organizzatori del pellegrinaggio sotto il nome simbolico “Albero della Vita” sono la Santa Chiesa Apostolica Armena, l’Unione Generale Benevola Armena, l’Unione Armena di Soccorso, la Fondazione Aznavour, la Fondazione educativa “Teach Armenia”, la Fondazione di beneficenza ATP, la Fondazione Tufenkian, l’Hovnanian Fondazione familiare, Organizzazione di beneficenza di Orran, Comunità di Tatev. L’evento è stato celebrato presso il complesso monastico di San Vazgen Mirzakhanyan nella cattedrale di Poghos Petros, sotto il patrocinio di Sua Eminenza l’arcivescovo T. Vazgen Mirzakhanyan, si è svolto un servizio di preghiera congiunto per il rapido rilascio di Ruben Vardanyan (oggi il suo 56° compleanno) e di altri prigionieri armeni detenuti illegalmente a Baku. “Tatev è uno dei simboli della rinascita spirituale e di liberazione nazionale armena. Oggi è essenziale trarre ispirazione e forza dalle nostre fonti nazionali-spirituali per il nostro nuovo risveglio. Per ripristinare la nostra dignità nazionale ferita, per spezzare la catena perdente di disperazione e frustrazione, è anche molto importante riportare in patria in modo rapido e sicuro i nostri prigionieri detenuti a Baku“, ha affermato il rappresentante del Catholicos di tutti gli armeni, mons. Vazgen Mirzakhanyan.

(25) MIRZOYAN E BORRELL – Il ministro degli Affari esteri armeno Ararat Mirzoyan ha avuto un colloquio telefonico con Josep Borrel, vicepresidente della Commissione europea, alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’UE. Gli interlocutori hanno discusso un’ampia gamma di argomenti. Nel contesto dell’approfondimento del partenariato tra Armenia e Unione Europea, le parti hanno sottolineato l’importanza sia dell’attuazione dei programmi di cooperazione già stabiliti sia del raggiungimento di una nuova pietra miliare in ulteriori direzioni. Sono stati discussi il Piano di Resilienza e Crescita dell’UE per l’Armenia, sviluppato a seguito dell’incontro di Bruxelles del 5 aprile, nonché le misure adottate per concludere la nuova agenda di partenariato Armenia-UE nel prossimo futuro. Il Ministro degli Affari Esteri armeno ha sottolineato anche l’importanza di prendere una decisione finale sull’avvio del dialogo Armenia-UE sulla liberalizzazione dei visti.Sono stati toccati i prossimi eventi e le attività in agenda. Ararat Mirzoyan e Josep Borrel hanno avuto uno scambio di opinioni sulle questioni regionali. Il Ministro Mirzoyan ha informato sugli ultimi sviluppi nel processo di normalizzazione delle relazioni tra Armenia e Azerbaigian. Riferendosi al processo di delimitazione dei confini tra i due paesi e agli accordi scritti tra le rispettive commissioni, Ararat Mirzoyan ha sottolineato che il processo dovrebbe continuare sulla base della Dichiarazione di Alma-Ata del 1991, come concordato anche a livello dei leader dei due paesi. Paesi. Il capo del Ministero degli Esteri armeno, presentando la discussione sul progetto di trattato di pace, ha sottolineato che sarà possibile raggiungere un accordo definitivo riflettendo gli accordi già raggiunti nel progetto di trattato di pace.

(24) TRASFERIMENTO TERRITORI – A seguito dei lavori di delimitazione del confine è stato deciso un confine lungo 12,7 km tra Armenia e Azerbaigian. Lo ha annunciato il vice primo ministro dell’Azerbaigian, presidente della commissione per la delimitazione dei confini dell’Azerbaigian, Shahin Mustafayev. Mustafayev ha osservato che come risultato di questa delimitazione del confine, i territori di quattro villaggi (6,5 chilometri quadrati) – Baghanis Ayrum, Ashaghi Askipara, Kheyrimli e Ghizilhajili – sono stati trasferiti all’Azerbaigian. Il vice primo ministro dell’Azerbaigian ha aggiunto che da venerdì questi territori sono sotto il controllo delle guardie di frontiera azerbaigiane.

(24) LUKASHENKO SUL CAUCASO – Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha incontrato questa sera all’aeroporto internazionale di Minsk il presidente russo Vladimir Putin e ha affermato di avere “proposte molto interessanti relative alla sicurezza della nostra regione e del Caucaso“, discusse durante la sua visita in Azerbaigian.

(23) SITUAZIONE TESA A KIRANTS – La situazione nel villaggio di Kirants, nella provincia armena di Tavush, è tesa, informa il movimento Tavush per la Patria. I residenti, i cui beni immobili e appezzamenti di terreno passeranno all’Azerbaigian a seguito della delimitazione dei confini, li stanno bruciando e distruggendo. A questi residenti è stato detto che avrebbero dovuto lasciare l’area entro un giorno in modo che fosse consegnata all’Azerbaigian.

(23) ARCIVESCOVO SU GOVERNO DI TRANSIZIONE – Secondo l’arcivescovo Bagrat Galstanyan che guida il movimento “Tavush per la patria” il governo di transizione deve avere una governance apartitica. In ogni caso, il governo di transizione dovrebbe avere una gestione sovrapartitica; dovrebbe avere 3 questioni importanti nella sua agenda: impegni interni, esterni e alcuni futuri. Lo ha affermato il primate della diocesi di Tavush della Chiesa apostolica armena, mons. Bagrat Galstanyan, in un incontro con specialisti informatici il 23 maggio. Secondo lui, incontrano specialisti di diversi ambiti e chiedono di coinvolgere 3 specialisti di ogni ambito, in base ai loro desideri e capacità. “Questo è il metodo adesso, non c’è altro metodo. Credo che questo momento non sia importante quanto il periodo successivo, poiché le persone cercano la certezza, non l’incertezza”, ha detto Galstanyan.

(23) RISPOSTA RUSSA A PASHINYAN – Ieri, in parlamento il Primo ministro armeno aveva dichiarato che è a conoscenza di almeno due Paesi membri del CSTO che hanno contribuito a preparare la guerra dei 44 giorni contro l’Armenia e il Nagorno Karabakh. Non li ha citati esplicitamente ma potrebbero essere Russia e Bielorussia (Lukashenko era appena stato in visita in Azerbaigian da Aliyev). Oggi la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, risponde al premier armeno ricordando l’operato di Mosca a favore dell’Armenia. Tra l’altro ha dichiarato: “E il presidente russo Vladimir Putin ne ha parlato il 17 ottobre 2020 alla televisione russa. Citazione diretta: ‘Affinché l’Armenia non si senta abbandonata e dimenticata.’ È stato fatto tutto perché ciò accadesse esattamente come ha detto il presidente della Russia. Letteralmente fin dai primi giorni del conflitto armato nell’autunno del 2020, la parte russa ha compiuto gli sforzi politici e diplomatici più attivi per raggiungere un cessate il fuoco. Chi se ne fosse dimenticato potrà ricordare alla lettera tutti gli annunci e i comunicati stampa rilevanti. Inoltre, ogni passo è stato accompagnato da commenti ufficiali, anche tramite il Ministero degli Affari Esteri russo. Vorrei ricordare che a quel tempo ci furono molte conversazioni telefoniche tra il presidente della Russia, il presidente dell’Azerbaigian e il Primo ministro dell’Armenia. Dopo i negoziati organizzati dal ministro degli Affari esteri russo, Sergey Lavrov, il 10 ottobre 2020 è stato annunciato un cessate il fuoco preliminare con i ministri degli Esteri di Armenia e Azerbaigian. Vorrei ricordare che la possibilità di concludere un accordo di cessate il fuoco esisteva ancora nell’ottobre 2020. Poi il presidente della Russia ha convinto il presidente dell’Azerbaigian a fermare la guerra, ed era pronto a farlo. Ma il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha insistito per continuare le azioni militari. A cosa ha portato questo? Ciò portò alla cattura [da parte dell’Azerbaigian] di Shushi [città del Nagorno-Karabakh], che aprì la strada a Stepanakert [la capitale del Karabakh]. Tutti lo ricordano molto bene e tutto questo è documentato. Grazie al coinvolgimento personale del presidente della Russia, è stato possibile portare le parti a firmare una dichiarazione tripartita il 9 novembre 2020. Questa dichiarazione annunciava la completa cessazione del fuoco. Questi documenti e gli accordi tripartiti adottati dai leader dei tre Paesi durante il suo sviluppo, raggiunti nel 2021-2023, rimangono l’unica tabella di marcia per il processo stabile di normalizzazione delle relazioni armeno-azerbaigiano“, ha osservato Zakharova.

(23) STATI UNITI E ARMENIA – Gli Stati Uniti stanno esaminando una serie di richieste dell’Armenia per determinare cosa si può fare di più per aumentare la propria assistenza e cooperazione con l’Armenia. Lo ha affermato il segretario di Stato americano Antony Blinken durante un’audizione della Commissione per gli affari esteri della Camera dei rappresentanti americana, senza però entrare nei dettagli. Blinken ha inoltre ricordato che all’inizio di aprile ha avuto un incontro congiunto con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, a Bruxelles. Secondo il Segretario di Stato americano, queste consultazioni si sono svolte per scoprire cos’altro possono fare gli Stati Uniti e l’UE per aiutare l’Armenia. E andranno avanti in una serie di ambiti diversi, ha promesso Blinken. Inoltre, il Segretario di Stato americano ha espresso la speranza che Armenia e Azerbaigian firmino un trattato di pace.

(23) ARCIVESCO GALSTANYAN – Secondo un giornale armeno, l’arcivescovo Bagrat Galstanyan avrebbe accettato di candidarsi alla carica di Primo ministro dell’Armenia. Secondo fonti interne al movimento “Tavush per la patria”, le consultazioni con diversi soggetti politici non avrebbero portato a convergere su un nome salvo che quello del prelato. Il quale, a dire il vero, ha anche la cittadinanza canadese e potrebbe dunque non essere eliggibile alla carica.

(21) CIA IN ARMENIA – l primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha ricevuto una delegazione guidata da David Cohen, vicedirettore della Central Intelligence Agency (CIA) degli Stati Uniti. Sono state discusse questioni bilaterali tra Armenia e Stati Uniti e questioni dell’agenda internazionale.

(21) INCONTRO ARC. GALSTANYAN – L’arcivescovo Bagrat Galstanyan, leader del movimento Tavush per la Patria e primate della diocesi di Tavush della Chiesa apostolica armena, ha tenuto un incontro con i membri del governo dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), i parlamentari e i leader della comunità nel centro di Yerevan. In seguito si è svolto un incontro a porte chiuse con esperti, analisti, politologi e rappresentanti delle ONG. Coloro che hanno aderito al movimento Tavush for the Homeland sono contrari alla politica delle autorità armene in carica di concessioni unilaterali all’Azerbaigian. A questo proposito stanno portando avanti azioni di disobbedienza civile, soprattutto nella capitale Yerevan.

(21) ARMENIA E NATO – In Moldavia sono iniziate le esercitazioni del personale Regex 2024 della NATO, nell’ambito delle quali vengono organizzati seminari per l’addestramento del personale militare secondo gli standard occidentali. Le esercitazioni sono state organizzate con il supporto del Comando interforze NATO di Napoli (Italia) e mirano a addestrare i militari in conformità con gli standard occidentali di pianificazione e conduzione di esercitazioni, gestione di situazioni di crisi, aumento del livello di compatibilità operativa delle forze in un contesto multinazionale ambiente e valutarli. L’evento si terrà dal lunedì al venerdì e vedrà la partecipazione di circa 30 rappresentanti dei paesi partner della NATO: Armenia, Azerbaigian, Bosnia ed Erzegovina, Uzbekistan, Egitto, Giordania, Bahrein, Marocco, Kazakistan, Pakistan, Tunisia, Malta, Africa dell’Unione (Ghana e Benin), nonché ufficiali dello stato maggiore dell’Esercito nazionale della Moldavia.

(20) DELIMITAZIONE CONFINE – Nella notte sono stati installati dei segnali nel villaggio di Kirants, nella provincia armena di Tavush, e accanto ad essi ci sono guardie di frontiera armate.  Non è chiaro al momento se si tratti di indicatori di confine o direzionali. Il sindaco di Kirants, Kamo Shahinyan, ha detto che due case, tre negozi e un autolavaggio passeranno sotto il controllo dell’Azerbaigian.

(20) MORTE RAISI – Le autorità dell’Armenia hanno inviato messaggi di cordoglio alle autorità dell’Iran per la morte del presidente Raisi e del ministro degli Esteri Abdullahian a seguito della caduto dell’elicottero sul quale stavano viaggiando di ritorno da una cerimonia con il presidente azero Aliyev.

(17) SHUSHI – Il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev e il presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko hanno visitato la città armena di Shushi nell’Artsakh (Nagorno Karabakh) occupato dall’Azerbaigian. Nella conferenza stampa di ieri successiva all’incontro con Aliyev, Lukashenko, definendo il presidente dell’Azerbaigian suo “fratello”, ha rilasciato una serie di dichiarazioni apertamente ostili in relazione all’Armenia.

(17) SITUAZIONE A KIRANTS – Dopo l’incontro con il governatore della provincia armena di Tavush, Hayk Ghalumyan, gli abitanti del villaggio di Kirants hanno riaperto il tratto Kirants dell’autostrada interstatale Armenia-Georgia. Inoltre, la polizia ha riaperto il posto di blocco nella sezione del villaggio di Sarigyugh. Durante un incontro a porte chiuse con gli abitanti di Kirants, il governatore di Tavush ha detto loro che è impossibile fermare il lavoro di delimitazione e demarcazione del confine tra Armenia e Azerbaigian. E aveva suggerito agli abitanti del villaggio di dare il loro consenso per la costruzione di una nuova strada.

(16) INCONTRO PRESIDENTI PARLAMENTI – Il presidente dell’Assemblea nazionale (NA) dell’Armenia, Alen Simonyan, e il presidente del Milli Majlis dell’Azerbaigian, Sahiba Gafarova, hanno avuto una breve conversazione privata a Ginevra, in Svizzera, dove è in programma la sesta conferenza mondiale dei presidenti dei parlamenti. Nel tardo pomeriggio è invece calendarizzato l’incontro ufficiale tra i due.

(16) VANDALISMI AZERI – Nell’ASrtsakh occupato gli azeri continuano a distruggere i monumenti. Oggi giunge la notizia del memoriale alle vittime della Seconda guerra mondiale a Karintak (Shushi) e quello nel villaggio di Khndzristan (Askeran).

(16) PRIGIONIERI ARMENI A BAKU – I rappresentanti del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) hanno visitato gli armeni detenuti a Baku, capitale dell’Azerbaigian. Lo ha annunciato Zara Amatuni, responsabile del programma di comunicazione e prevenzione dell’ufficio del CICR in Armenia. “Nell’ambito della visita regolare di maggio è stata offerta anche l’opportunità di stabilire un contatto con i loro parenti, sotto forma di conversazioni private”, ha detto Amatuni. Dal 5 gennaio, l’Azerbaigian conferma ufficialmente la cattura di 23 armeni, 17 dei quali sono finiti dopo l’aggressione militare da parte di questi ultimi nell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) dello scorso settembre. L’Azerbaigian ha arrestato a inizio ottobre l’ex ministro di Stato e filantropo dell’Artsakh Ruben Vardanyan, l’ex comandante dell’esercito di difesa Levon Mnatsakanyan, l’ex vice comandante dell’esercito di difesa Davit Manukyan, l’ex ministro degli esteri David Babayan, il presidente del parlamento Davit Ishkhanyan, nonché gli ex presidenti Arkadi Ghukasyan, Bako Sahakyan, e Arayik Harutyunyan.

(15) COMMISSIONE CONFINE – Si è tenuta la nona riunione del Comitato per la delimitazione del confine di Stato e per la sicurezza del confine tra la Repubblica di Armenia e la Repubblica dell’Azerbaigian e del Comitato di Stato per la delimitazione del confine di Stato tra la Repubblica dell’Azerbaigian e la Repubblica di Armenia. il confine tra la Repubblica di Armenia e la Repubblica di Azerbaigian sotto la presidenza di Mustafaev.
Secondo il verbale dell’ottava riunione del 19 aprile, hanno discusso del lavoro svolto e, tenendo conto delle coordinate specificate a seguito delle misurazioni geodetiche sul sito, secondo la mappa topografica del 1976 dello Stato maggiore delle forze armate dell’URSS , che ha subito una procedura di dazio nel 1979, hanno concordato direttamente Baghanis (ARM) – Baghanis Ayrum (AZE), Voskepar (ARM) – Ashagh Askipara (AZE), Kirants (ARM) – Khairumli (AZE) e Berkaber (AZE) – Kizil Hajil (AZE) per conformarsi al confine interrepubblicano giuridicamente giustificato esistente al momento del crollo dell’Unione Sovietica.A seguito dell’incontro è stato firmato un protocollo. Le parti hanno concordato di coordinare la data e il luogo del prossimo incontro.

(15) PRIGIONIERI ARMENI – Le autorità dell’Azerbaigian hanno prolungato la detenzione illegale degli ex leader del Nagorno Karabakh catturati. Il periodo di detenzione degli ex presidenti del Nagorno Karabakh Arkadi Ghukasyan, Bako Sahakyan e Arayik Harutyunyan, dell’ex ministro degli Esteri David Babayan, nonché del presidente dell’Assemblea nazionale Davit Ishkhanyan, dell’ex ministro della difesa Levon Mnatsakanyan e del generale Davit Manukyan è stato prolungato di cinque mesi. Lo ha riferito il servizio stampa della Procura generale dell’Azerbaigian.

(15) GUARDIE RUSSE – Le speculazioni secondo cui la parte russa avrebbe proposto di ritirare completamente le sue guardie di frontiera dal territorio armeno non sono vere. Lo ha affermato la portavoce del Ministero degli affari esteri russo Maria Zakharova, durante l’odierna conferenza stampa. Inoltre, ha definito “fittizio” il rapporto secondo cui il ritiro delle guardie di frontiera russe da cinque province dell’Armenia avviene nel quadro degli accordi tra Armenia e Azerbaigian sul mancato dispiegamento di rappresentanti di paesi terzi alle loro frontiere comuni.

(15) DELIMITAZIONE FRONTIERA – In una dichiarazione congiunta del 19 aprile, le commissioni per la delimitazione delle frontiere di Armenia e Azerbaigian hanno fissato fino al 15 maggio il termine ultimo per firmare il protocollo sui settori delimitati della frontiera. Ma al momento non è ancora chiaro se questo documento sia stato firmato o meno oggi. Non è chiaro se le Forze Armate armene si ritireranno dalle aree già delimitate. L’ufficio del primo ministro Nikol Pashinyan ha affermato che, dopo la delimitazione del confine, il ritiro delle truppe avverrà in un periodo di tempo breve ma ragionevole.

(15) RITIRO RUSSO DALL’ARSAKH – Con una solenne cerimonia i soldati della forza di pace russa hanno lasciato la base di Ivanian in Artsakh e abbandonano definitivamente la regione.

(13) SOLDATI RUSSI – Secondo testimoni locali, le guardie di frontiera russe stanno lasciando le loro postazioni nelle regioni dell’Armenia di Syunik, Vayots Dzor e Gegharkunik. In particolare è stato osservato che le guardie russe non monitorano più il villaggio di Nerkin Hand il cui territorio, peraltro, è parzialemnte occupato dagli azeri.

(13) LETTERA SFOLLATI ARTSAKH – Un gruppo di armeni dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) sfollati con la forza ha consegnato una lettera al presidente in esercizio dell’OSCE nonché ministro degli affari esteri ed europei e del commercio di Malta, Ian Borg, che si trovava a Yerevan. La lettera, che esprime le richieste e le aspettative degli armeni sfollati dell’Artsakh, è stata consegnata oggi durante la conferenza stampa presso il Ministero degli Affari Esteri dell’Armenia. Una lettera simile è stata consegnata anche al Ministro degli Affari Esteri dell’Armenia, Ararat Mirzoyan. Il giornalista che ha consegnato il messaggio ha sottolineato che la gente dell’Artsakh vuole tornare in patria. “L’OSCE ha chiuso un occhio sulla questione dell’Artsakh? In caso contrario, come vede l’OSCE il ritorno”, ha chiesto il giornalista. In risposta, il Presidente in esercizio dell’OSCE ha osservato che questa organizzazione è per le persone e per loro, ma l’OSCE non può essere coinvolta in un processo a cui non partecipa, e rispetta la posizione dell’Armenia e dell’Azerbaigian. Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha “riconosciuto” da solo il Nagorno-Karabakh come parte dell’Azerbaigian. Dopo aver tenuto l’Artsakh sotto blocco per nove mesi, l’Azerbaigian ha occupato il Nagorno-Karabakh il 19 e 20 settembre 2023, considerando la questione “risolta”.

(13) MANIFESTAZIONI – Numerose strade di Yerevan sono state chiuse fin dalle prime ore di lunedì mattina su appello dell’arcivescovo Bagrat Galstanyan, leader del movimento “Tavush per la Patria” e Primate della diocesi di Tavush della Chiesa Apostolica Armena. Ieri sera si era tenuta un’altra manifestazione in piazza della repubblica a Yerevan alla quale hanno partecipato migliaia di persone e nel corso della quale l’arcivescovo Galstanyan aveva chiesto “il boicottaggio totale delle lezioni, lo sciopero dei lavoratori e la paralisi di Yerevan e di varie zone dell’Armenia, a partire dalle 8 di lunedì, “esprimendo disaccordo con le bugie e il male”. Oggi segnalate interruzioni sulle statali che portano verso la Georgia e verso l’Iran, scioperi in scuole e università. Circa 150 persone sono in stato di fermo per interruzione dei pubblici servizi.

(10) VERTICE MINISTRI ESTERI – Ad Almaty in Kazakistan si svolge un vertice tra i ministri degli Esteri di Armenia (Mirzoyan) e Azerbaigian (Bayramov). In precedenza i due, separatamente, hanno avuto un colloquio con il collega kazako Nurtleu.

(10) ANCORA MANIFESTAZIONI A YEREVAN – Azioni di disobbedienza civile si svolgono a Yerevan e in tutta l’Armenia. L’arcivescovo Bagrat Galstanyan, primate della diocesi di Tavush della Chiesa apostolica armena, aveva lanciato questo appello durante la manifestazione in Piazza della Repubblica, nel cuore di Yerevan, ieri sera. L’arcivescovo nella serata si era riunito con alcuni parlmanetari dell’opposizione. Riguardo possibili voci di impichment verso Pashinyan, va ricordato che almeno un terzo del numero totale dei parlamentari può presentare all’Assemblea nazionale armena un progetto di risoluzione sulla sfiducia nei confronti del Primo Ministro ma solo se il progetto di risoluzione propone un candidato per il nuovo Primo Ministro. Un gran numero di poliziotti sono dalla mattina in Piazza della Repubblica.

(9) MANIFESTAZIONE A YEREVAN – Alcune decine di migliaia di persone hanno partecipato in piazza della Repubblica a Yerevan al termine della marcia “Tavush per la madrepatria” condotta dall’arcivescovo Bagrat Galstanyan che ha parlato dal palco dopo aver recitato il “Padre nostro” e cantato l’inno nazionale. Al termine del suo intervento il prelato ha chiesto le dimissioni di Pashinyan.

(9) GIORNATA DELLA VITTORIA – In occasione della triplice festa del 9 maggio (vittoria seconda guerra mondiale, liberazione di Shushi e nascita dell’esercito di difesa dell’Artsakh) il presidente della repubblica di Artsakh, Samvel Shahramanyan ha visitato il pantheon di Yerablur a Yerevan rendendo omaggio ai caduti.

(8) INCONTRO PUTIN-PASHINYAN – A Mosca il premier armeno Pashinyan ha incontrato il presidente russo Putin. Secondo le prime informazioni, i negoziati tra il Primo ministro armeno Nikol Pashinyan e il presidente russo Vladimir Putin hanno conseguito alcuni risultati. Sarebbe stato infatti raggiunto un accordo secondo cui le guardie di frontiera russe non presteranno più servizio all’aeroporto di Zvartnots, come riportato in precedenza. Inoltre, le guardie di frontiera e i militari russi lasceranno le postazioni nel Syunik, Vayots Dzor, Gegharkunik, Ararat, Tavush, dove si trovavano per accordo verbale dopo la guerra di 44 giorni. Pashinyan ha incontrato il presidente russo ieri a Mosca dove si trovava per presidere la riunione della Unione Economica Euroasiatica come presidente di turno della sessione. Pashinyan non era invece presente alla cerimonia di inaugurazione del quinto mandato presidenziale di Putin.

(6) ESPLOSIONE MINA – Un soldato è rimasto ferito dall’esplosione di una mina nel settore del villaggio di Kirants, nella provincia armena di Tavush. Il soldato, che non è in pericolo di vita, è stato trasferito al centro medico della città di Ijevan, poi probabilmente sarà trasferito nella capitale Yerevan. Era intento a operazioni di sminamento delle aree che saranno trasferite all’Azerbaigian.

(6) AMABASCIATORE USA A BAKU – Solo due giorni fa, Mark Libb, ambasciatore di Washington in Azerbaigian, aveva dichiarato che non si sarebbe recato a Shushi (nell’Artsakh occupato): “Non ci sono ragioni politiche qui. Andrò quando sarò pronto finché non sarò pronto”, ha detto aggiungendo che “Non voglio far parte dello spettacolo di qualcuno da qualche parte. Quindi quando arriverà il momento di farlo, lo farò. Non sono pronto adesso”. Oggi, con la moglie, è stato fotografato proprio a Shushi.

(2) PATRIMONIO RELIGIOSO IN ARTSAKH – Nel suo rapporto annuale 2024, la Commissione degli Stati Uniti per la libertà religiosa internazionale (USCIRF) chiede al governo degli Stati Uniti di finanziare l’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (USAID) e l’ambasciata degli Stati Uniti in Azerbaigian al fine di ripristinare, preservare e proteggere i luoghi di culto e altri siti religiosi o culturali nel Nagorno Karabakh (Artsakh) e nelle aree circostanti. Il rapporto raccomanda che il governo degli Stati Uniti inserisca l’Azerbaigian nell’elenco dei Paesi di particolare preoccupazione per le sue sistematiche, continue ed enormi violazioni della libertà religiosa, come definito nell’International Religious Freedom Act (IRFA).

(2) AIUTI USA ALL’ARMENIA – Sessantasei membri del Congresso degli Stati Uniti hanno chiesto alla Commissione per gli stanziamenti della Camera dei Rappresentanti di stanziare 200 milioni di dollari per i rifugiati armeni sfollati con la forza dal Nagorno-Karabakh, di aumentare gli aiuti militari statunitensi all’Armenia, di fermare tutti i finanziamenti militari e di sicurezza all’Azerbaigian e di prendere in considerazione la questione delle sanzioni contro i criminali di guerra azeri. I suddetti membri del Congresso hanno chiesto di stanziare 20 milioni di dollari per l’Armenia in finanziamenti militari, 10 milioni di dollari per l’istruzione e l’addestramento militare all’estero, 10 milioni di dollari per riforme legali e 10 milioni di dollari per riforme democratiche. Gli autori della lettera hanno espresso particolare preoccupazione per le intenzioni del regime del presidente azerbaigiano Ilham Aliyev di provocare una nuova guerra contro l’Armenia. I membri del Congresso hanno affermato che Aliyev ha ripetutamente dimostrato con le sue azioni genocide di non essere un attore leale nel processo di pace nella regione, e quindi gli Stati Uniti non devono fornire alcuna assistenza in materia di sicurezza al suo regime. Inoltre, questi legislatori americani hanno condannato il Dipartimento di Stato americano e le organizzazioni internazionali per non aver ritenuto il governo azerbaigiano responsabile delle sue violazioni dei diritti umani.

(1) SANZIONI ALL’AZERBAIGIAN – La settimana scorsa, un gruppo di membri del Congresso degli Stati Uniti, guidato dalla deputata Dina Titus, ha presentato un disegno di legge (HR8141) alla Camera dei Rappresentanti che consentirebbe di punire gli alti funzionari azeri per violazioni dei diritti umani e operazioni militari. Questo disegno di legge sta ottenendo sempre più sostegno tra i membri del Congresso. Ad oggi, il numero dei suoi coautori è aumentato da 21 a 27. Secondo i media azeri, la versione finale di questo disegno di legge contiene un elenco di 44 funzionari azeri. Dopo che il disegno di legge è stato presentato al Congresso la scorsa settimana, è stato deferito alle Commissioni per le relazioni estere e alla magistratura. Non è stata ancora intrapresa alcuna ulteriore azione. Se il disegno di legge venisse approvato, il Congresso richiederebbe all’amministrazione Biden di imporre sanzioni ai funzionari azeri ai sensi della legge Magnitsky per la brutale repressione dell’opposizione politica in Azerbaigian e l’aggressione militare contro l’Artsakh nel 2023.

Il processo di ritiro del contingente russo di mantenimento della pace dal territorio della Repubblica dell’Artsakh occupato dall’Azerbaigian, iniziato pochi giorni fa, è molto preoccupante per i 150mila cittadini dell’Artsakh sfollati mesi fa dalla loro patria sotto la minaccia reale di genocidio“. Lo hanno sottolineato le tre fazioni dell’Assemblea nazionale dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) in un comunicato diffuso venerdì 19 aprile. La dichiarazione prosegue:

“Per le legittime autorità elette dal popolo della Repubblica dell’Artsakh e le fazioni dell’Assemblea nazionale, la questione del ritorno dignitoso e collettivo è stata e continua ad essere una priorità nei mesi precedenti, in cui la garanzia dei nostri diritti fondamentali e della nostra sicurezza è di fondamentale importanza.

Dopo il 27 settembre 2020, la nostra regione è finita nel regno di gravi trasformazioni, e la situazione creatasi dopo la guerra dei 44 giorni non garantisce in alcun modo la pace e la stabilità durature attese e promesse. Il popolo dell’Artsakh, indipendentemente dalla sua volontà, si è trovato nella trappola delle disposizioni della Dichiarazione Trilaterale del 9 novembre 2020 e ha creduto nelle assicurazioni dell’alta dirigenza della Federazione Russa per garantire la propria sicurezza. Siamo costretti a registrare con dolore e rammarico che il destino del popolo dell’Artsakh è diventato una questione di secondaria importanza per tutti i partiti che hanno firmato la Dichiarazione Trilaterale, grazie alla quale l’Artsakh è stato completamente disarmenizzato nel settembre 2023.

Allo stesso tempo, è ovvio che l’assenza di una presenza internazionale nell’Artsakh darà ulteriore libertà alla leadership militare e politica dell’Azerbaigian, che sta attuando una politica di distruzione di “tutto ciò che è armeno” e di cancellazione della traccia armena in generale. In una situazione del genere, i secolari monumenti spirituali e culturali armeni, le proprietà armene e la proprietà nazionale saranno in pericolo.

È un diritto inalienabile del popolo dell’Artsakh vivere in modo sicuro e protetto nella sua patria millenaria con garanzie internazionali, la preservazione di tutti i diritti e le libertà, e le tre fazioni dell’Assemblea nazionale della Repubblica dell’Artsakh sono preoccupate che il il ritiro delle organizzazioni internazionali dall’Artsakh in generale, e il ritiro del contingente russo di mantenimento della pace in particolare, mette a rischio tale diritto. Allo stesso tempo, riteniamo importante sottolineare che prendere tali decisioni senza discutere con i rappresentanti del popolo nativo della regione, gli armeni Artsakh, è inaccettabile e non può in alcun modo contribuire all’instaurazione di una pace stabile e a lungo termine. , e la risoluzione del problema.

Sulla base di quanto sopra, le fazioni dell’Assemblea nazionale della Repubblica dell’Artsakh sollecitano le strutture competenti della Federazione Russa e i loro responsabili ad avviare immediatamente consultazioni e discussioni con i rappresentanti legalmente eletti della popolo dell’Artsakh sulle vere ragioni del ritiro delle truppe di mantenimento della pace della FR dal territorio della Repubblica dell’Artsakh, sulla situazione catastrofica creatasi di conseguenza, sulle numerose sfide causate e sugli sforzi necessari per superarle“.

Partito della Giustizia
ARF Dashnaktsutyun
Partito Democratico dell’Artsakh

Sono iniziate le udienze davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja relative ai procedimenti Armenia c. Azerbaigian e Azerbaigian c. Armenia aventi per oggetto accuse reciproche di discriminazione razziale e odio etnico. Dopo la causa intentata da Yerevan anche Baku ha provato a rispondere con la medesima accusa ma la sua posizione è molto debole.

Infatti, in risposta alle numerose prove dell’Armenia, l’Azerbaigian ha compiuto tentativi disperati di creare un falso senso di uguaglianza tra le parti e ha intentato una causa contro l’Armenia. E’ questa la posizione ufficiale del governo armeno espressa attraverso la prolusione di Yeghishe Kirakosyan, rappresentante dell’Armenia per gli affari legali internazionali, nell’odierna udienza verbale sulla causa Armenia contro Azerbaigian presso la Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite (ICJ).

La difficoltà per l’Azerbaigian – a differenza del molto materiale prodotto dall’Armenia – è che non dispone di video di atrocità razziali a sostegno delle sue affermazioni, né della possibilità di citare dichiarazioni rilasciate da funzionari governativi armeni.
L’Azerbaigian ha fatto rivivere le rivendicazioni storiche di tre decenni, che sono chiaramente al di fuori dell’ambito temporale della giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia: ad esempio ieri l’Azerbaigian ha fatto una falsa affermazione, presentando come razzista l’ideologia nazionale armena dell’inizio del XX secolo; questo non ha nulla in comune con la realtà dell’arena politica odierna in Armenia.
L’Azerbaigian ha anche fatto affermazioni improbabili sui danni ambientali, che non hanno nulla a che fare con la discriminazione razziale. L’Azerbaigian sta già cercando per la terza volta di convincere la Corte Internazionale di Giustizia che le sue affermazioni riguardanti le mine terrestri rientrano nell’ambito della Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale.

Secondo Kirakosyan, la stragrande maggioranza delle rivendicazioni dell’Azerbaigian sono assolutamente al di fuori della giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia.
Tuttavia, l’Azerbaigian sta cercando di incolpare l’altra parte con la stessa strategia e di presentare le stesse affermazioni in modo speculare. Indubbiamente, l’Azerbaigian conosce i problemi giurisdizionali della sua causa contro l’Armenia, e ora sta cercando disperatamente di convincere la Corte Internazionale di Giustizia che anche la causa armena dovrà affrontare ostacoli giurisdizionali. L’Azerbaigian spera semplicemente che un gruppo di obiezioni annulli le obiezioni dell’altro. Questa è una strategia cinica che viene utilizzata perché non ci sono altre opzioni.

Riferendosi all’affermazione dell’Azerbaigian secondo cui in quel momento stavano facendo progressi nei negoziati, Kirakosyan ha detto che in quel momento si stava aprendo un parco di “trofei militari” e deridendo gli armeni con meme razzisti. In questo contesto, anche un anno di trattative sarebbe stato troppo lungo. L’Armenia ha negoziato con l’Azerbaigian in buona fede e si è impegnata in discussioni che sono state più che inutili. L’Armenia ha soddisfatto la lettera e lo spirito del requisito dell’articolo 22, e la prima obiezione dell’Azerbaigian a questo riguardo è soggetta ad un rifiuto assoluto.

L’Azerbaigian sta cercando di convincere la corte che alcune delle rivendicazioni e richieste dell’Armenia, che sono legate alla violenza, alle detenzioni e alle sparizioni forzate degli armeni, non hanno nulla in comune con la suddetta convenzione, e l’Azerbaigian basa la propria difesa su almeno due argomenti fittizi: in primo luogo, dice alla corte che l’Armenia semplicemente non ha prove sufficienti di razzismo, l’Azerbaigian sostiene che l’Armenia deve dimostrare che ogni caso di violenza, detenzione e sparizione era sufficientemente razzista, e per fare ciò non è sufficiente che l’Armenia abbia bisogno mostrare un ambiente in cui si incita all’odio, o le atrocità più estreme o le parole razziste degli autori di abusi non sono sufficienti. Secondo l’Azerbaigian, l’Armenia deve dimostrare che esiste qualcos’altro, che è qualcosa di più.

Un’altra argomentazione fittizia dell’Azerbaigian è che la causa dell’Armenia non rientra nel quadro della suddetta convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale. Dal punto di vista dell’Azerbaigian, l’Armenia sta cercando inutilmente di risolvere il conflitto armato tra due Paesi in guerra attraverso la corte. La richiesta dell’Armenia non si limita alla guerra dei 44 giorni del 2020. Usando la metafora dell’Azerbaigian, la guerra è stata solo la punta dell’iceberg, ed è stato l’iceberg di decenni di politiche e pratiche razziste da parte dell’Azerbaigian. L’esistenza di un conflitto armato non esclude l’operatività della suddetta convenzione. La storia ha dimostrato che le manifestazioni più estreme di discriminazione razziale, comprese la persecuzione, la pulizia etnica e il genocidio, si verificano più spesso nel contesto di un conflitto armato, ha affermato Yeghishe Kirakosyan.

La posizione azera ha suscitato la vibrante protesta dell’Istituto Lemikin per la prevenzione dei genocidi. In una dichiarazione, l’Istituto Lemkin ha osservato: “Mentre l’Azerbaigian conduceva l’epurazione finale a Stepanakert, continuando a cancellare le tracce dell’eredità e dell’identità armena nell’Artsakh, afferma davanti alla Corte internazionale di giustizia che si era offerto di facilitare il ritorno di tutti i rifugiati e gli sfollati interni a causa del conflitto che desiderano ritornare alle loro case.”

Nei mesi scorsi, ripetutamente Aliyev aveva minacciato l’Armenia di una nuova guerra se non avesse soddisfatto tutte le sue richieste fra le quali c’era anche l’abbandono di ogni contenzioso internazionale. Evidentemente il regime azero teme una condanna.

Il Comitato per la difesa dei diritti fondamentali del popolo dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“L’8 marzo 2024, il presidente Ilham Aliyev dell’Azerbaigian ha firmato un decreto che nomina un giudice e un presidente del tribunale cittadino di Stepanakert, la capitale della Repubblica occupata dell’Artsakh. Riteniamo che queste nomine nascondano intenzioni sinistre e di vasta portata volte ad avviare il processo illegale di confisca delle proprietà e di perseguimento giudiziario di individui.

Qualsiasi nomina politica all’interno di qualsiasi città o regione del Nagorno Karabakh occupato, in particolare in assenza di una popolazione espulsa con la forza dalle proprie case sotto la minaccia di pulizia etnica e genocidio, è illegale e condannabile.

Inoltre, denunciamo altre nomine politiche prese dall’Azerbaigian nel Nagorno Karabakh, che illustrano ulteriormente un sistematico disprezzo per la volontà democratica e i diritti del popolo indigeno del Nagorno-Karabakh. Queste azioni dell’Azerbaigian non solo contravvengono ai principi di autodeterminazione e di governo democratico, ma illustrano anche chiaramente l’assenza di sforzi genuini per riflettere la volontà del popolo del Nagorno Karabakh nei processi politici e amministrativi della regione.

Siamo inoltre profondamente delusi dal ritiro della Missione del Comitato Internazionale della Croce Rossa dal Nagorno Karabakh. Senza il CICR, l’unica presenza internazionale sul posto, l’Azerbaigian avrà le mani completamente libere di fare ciò che desidera, cosa a cui mirava da molto tempo.

Sebbene l’attuale situazione nel Nagorno Karabakh non favorisca un ritorno sicuro, il diritto internazionale protegge il diritto delle persone sfollate con la forza al loro territorio di origine. Questo diritto è riconosciuto come norma consuetudinaria del diritto internazionale, del diritto dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario ed è protetto dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, dalla Convenzione internazionale sui diritti civili e politici e da numerose altre convenzioni e dichiarazioni internazionali.

Il 17 novembre dello scorso anno, la Corte internazionale di giustizia ha stabilito che l’Azerbaigian deve “garantire” che gli armeni del Nagorno Karabakh possano tornare in “modo sicuro, senza ostacoli e rapido“. Quest’anno, il 12 marzo, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che invita l’Azerbaigian a “impegnarsi sinceramente in un dialogo globale e trasparente con gli armeni del Karabakh per garantire il rispetto dei loro diritti e garantire la loro sicurezza, compreso il diritto di tornare e vivere nelle loro case in dignità e sicurezza sotto la presenza internazionale.”

Chiediamo all’Azerbaigian, invece di impegnarsi nella formalizzazione illegale dei territori acquisiti attraverso la guerra e la violenza, di adempiere ai propri obblighi internazionali consentendo il ritorno sicuro e senza ostacoli del popolo del Nagorno Karabakh alle proprie case e alla patria storica”.

Ruben Vardanyan è stato nominato per il Premio Nobel per la Pace 2024 per le sue attività caritative e umanitarie. La sua candidatura è stata avanzata da numerose personalità autorevoli, tra cui anche il premio Nobel per la pace.

Ruben Vardanyan, insieme ai suoi colleghi, ha realizzato un totale di 700 progetti in Armenia, Artsakh (Nagorno Karabakh) e nel mondo armeno, investendo in aiuti umanitari, istruzione, conservazione del patrimonio storico e culturale, turismo e sviluppo delle infrastrutture e una serie di altri settori.

Nel settembre 2022, Ruben Vardanyan ha annunciato il suo trasferimento all’Artsakh. Il 4 novembre dello stesso anno assunse la carica di Ministro di Stato dell’Artsakh.

Il 23 febbraio 2023 Ruben Vardanyan è stato rilasciato dalla suddetta carica di ministro di Stato, ma ha continuato a rimanere nell’Artsakh. E attraverso l’agenzia “We are Our Mountains” da lui fondata, ha portato avanti una serie di programmi di beneficenza e sociali volti ad alleviare l’assistenza sanitaria e altri bisogni vitali della popolazione dell’Artsakh allora sotto il blocco azero.

Rimase con il popolo dell’Artsakh sotto assedio fino alla fine. E dopo le operazioni militari dell’Azerbaigian il 19 settembre 2023, insieme al popolo dell’Artsakh, ha dovuto lasciare la capitale dell’Artsakh Stepanakert, trasferendosi in Armenia. Ma il 27 settembre di quell’anno, Vardanyan fu arrestato illegalmente dall’Azerbaijan al posto di controllo del ponte Hakari al confine con l’Armenia ed è ancora in una prigione nella capitale azera Baku.

Le forze dell’ordine dell’Azerbaigian hanno mosso contro di lui accuse evidentemente inventate. Il filantropo e benefattore candidato al Premio Nobel per la pace è accusato ai sensi di tre articoli del codice penale dell’Azerbaigian: finanziamento del terrorismo, creazione di gruppi armati illegali e attraversamento illegale della frontiera. Rischia fino a 14 anni di carcere.

È stato diffuso un comunicato stampa in merito all’incontro congiunto ad alto livello tra Armenia, UE e Stati Uniti tenutosi venerdì a Bruxelles, a sostegno della resilienza dell’Armenia. Il comunicato stampa recita quanto segue:

“Il Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, l’Alto Rappresentante/Vicepresidente dell’UE, Josep Borrell, il Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America, Antony Blinken, l’amministratore dell’USAID Samantha Power, e il Primo Ministro della Repubblica d’Armenia, Nikol Pashinyan, si sono riuniti oggi, 5 aprile 2024 a Bruxelles per riaffermare il sostegno alla sovranità, alla democrazia, all’integrità territoriale e alla resilienza socioeconomica dell’Armenia.

L’Unione Europea e gli Stati Uniti sostengono un futuro stabile, pacifico, sicuro, democratico e prospero per l’Armenia e la regione. In questo contesto, miriamo ad espandere la cooperazione per rafforzare la resilienza dell’Armenia, anche in settori chiave come le riforme politiche, lo sviluppo economico e il sostegno umanitario. Cercheremo di espandere le nostre partnership, ad esempio, nei settori della mobilità, della governance, delle forze dell’ordine, del commercio, della connettività, dell’agricoltura, dell’energia e della tecnologia. L’Unione Europea e gli Stati Uniti prevedono una cooperazione più forte con l’Armenia per sostenere questi settori chiave.

L’Unione europea e gli Stati Uniti hanno riconosciuto i progressi sostanziali compiuti dall’Armenia dal 2018 sulle riforme democratiche e giudiziarie e sulla lotta alla corruzione, e hanno espresso l’impegno a continuare a collaborare e a sostenere l’Armenia mentre rafforza ulteriormente la sua democrazia e lo Stato di diritto, in linea con i nostri valori e principi condivisi.

L’UE continuerà a sostenere l’Armenia nel suo percorso di riforma attraverso l’attuazione dell’accordo di partenariato globale e rafforzato (CEPA). Al fine di promuovere le riforme e rafforzare la cooperazione in tutti i settori, l’UE e l’Armenia faranno progressi sulla nuova agenda di partenariato UE-Armenia.

Gli Stati Uniti sono impegnati ad aiutare l’Armenia e il Primo Ministro Pashinyan a realizzare le riforme previste. L’amministrazione Biden, in collaborazione con il Congresso degli Stati Uniti, prevede di fornire oltre 65 milioni di dollari all’Armenia nell’anno fiscale 2023.

L’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno accolto con favore l’impegno dell’Armenia per una migliore connettività con il mondo esterno, compresa l’iniziativa Crossroads of Peace, che promuoverebbe la prosperità condivisa e la diversificazione economica e commerciale regionale.

L’UE e gli Stati Uniti intendono fornire ulteriore assistenza per aiutare il Paese a mitigare i rischi, diversificare il suo commercio e rafforzare la sua resilienza economica e istituzionale.

Per sostenere la nuova agenda di partenariato UE-Armenia, l’UE presenterà un piano di resilienza e crescita per l’Armenia da 270 milioni di euro per il periodo 2024-2027.

Il piano di resilienza e crescita dell’UE per l’Armenia mirerà a rafforzare la resilienza socioeconomica dell’Armenia, sostenendo nel contempo la diversificazione commerciale. Contribuirà a soddisfare le esigenze a lungo termine degli sfollati. Rafforzerà la cooperazione settoriale con l’Armenia, intensificando al tempo stesso il sostegno all’allineamento normativo per sfruttare appieno il potenziale del CEPA. L’UE continuerà a sostenere settori chiave, dalla diversificazione commerciale, allo sviluppo delle infrastrutture, all’energia e alla sicurezza aerea.

La presidente von der Leyen ha anche fatto riferimento ai benefici del piano economico e di investimenti, lanciato nel 2021, che ha già mobilitato oltre 550 milioni di euro di investimenti attraverso sovvenzioni, finanziamenti combinati e garanzie in Armenia. In linea con il piano economico e di investimenti, il piano per la resilienza e la crescita dell’UE intensificherà il sostegno agli investimenti strategici, in particolare sulle infrastrutture di connettività nei trasporti, nel digitale e nell’energia, e investirà nello sviluppo delle imprese per stimolare l’occupazione e la crescita economica. Il Piano economico e di investimenti ha il potenziale per fornire dividendi economici della pace, anche in termini di connettività regionale, se e quando le condizioni lo consentiranno. L’UE esaminerà anche le modalità per sostenere la mobilità.

Gli Stati Uniti stanno lavorando con l’Armenia in molteplici settori per rafforzare la crescita economica e le riforme, la diversificazione commerciale e la resilienza. Gli Stati Uniti lavoreranno con l’Armenia per attrarre ulteriori investimenti statunitensi, ottimizzare le opportunità commerciali nel settore tecnologico, aumentare la cooperazione in materia di sicurezza informatica ed espandere le infrastrutture tecnologiche. Gli Stati Uniti sono impegnati per un futuro energetico sicuro, affidabile e protetto dell’Armenia e stanno lavorando per sostenere la diversificazione energetica ed esplorare la fattibilità di nuove opzioni di energia nucleare civile che diano priorità ai più elevati standard di sicurezza nucleare, protezione e non proliferazione. Gli Stati Uniti sono impegnati a rafforzare la sicurezza alimentare dell’Armenia e a facilitare il flusso di prodotti agricoli attraverso i confini dell’Armenia.

Riconoscendo le continue sfide che l’Armenia deve affrontare nel sostenere e includere socialmente oltre 100.000 sfollati e rifugiati, l’Unione Europea e gli Stati Uniti intendono continuare a fornire sostegno all’Armenia nei suoi sforzi volti a fornire alloggi, formazione, opportunità di lavoro e sostegno psico-sociale ai coloro che ne hanno bisogno, e garantire condizioni di vita dignitose agli sfollati.

Dal settembre 2023 l’UE ha rapidamente mobilitato 18 milioni di EUR in sostegno umanitario e 15 milioni di EUR in sostegno al bilancio per rispondere all’emergenza e alle esigenze socioeconomiche dei rifugiati. Ciò porta la dotazione totale di aiuti umanitari a favore della popolazione colpita a 38,4 milioni di euro dal 2020. L’UE sostiene l’Armenia nell’affrontare e sostenere le esigenze a lungo termine dei rifugiati. Il piano di resilienza e crescita dell’UE comprenderà anche il sostegno al bilancio per l’inclusione economica e sociale a lungo termine degli sfollati.

Allo stesso modo, gli Stati Uniti hanno annunciato più di 7 milioni di dollari in sostegno umanitario agli sfollati e ai rifugiati da settembre 2023. Questo finanziamento porta l’assistenza umanitaria totale degli Stati Uniti a quasi 31 milioni di dollari da settembre 2020. L’assistenza statunitense ha fornito assistenza alimentare salvavita, protezione umanitaria e alloggi di emergenza e continuerà a rispondere ai bisogni degli sfollati e dei rifugiati. Gli Stati Uniti sosterranno gli sforzi dell’Armenia per ridurre al minimo la pressione sui servizi pubblici e sulle infrastrutture e facilitare la coesione sociale e lo sviluppo economico.

Un’Armenia prospera, sovrana e democratica che sviluppa i propri partenariati e stabilisce liberamente il proprio corso contribuirà alla stabilità regionale”.

[grassetto redazionale]

(29) DELIMITAZIONE CONFINE – Sulla base delle misurazioni geodetiche al confine tra Armenia e Azerbaigian, da lunedì sono stati installati 35 paletti di frontiera nell’ambito dei lavori di adeguamento delle coordinate, che rappresentano più della metà del lavoro pianificato. Lo comunica il governo armeno. Intanto, oggi, Vahe Ghalumyan, governatore della provincia di Tavush, si è recato nell’edificio principale del governo armeno a Yerevan per discutere delle problematiche legate a questa delimitazione e alle proteste che ne sono seguite. Domani il Primo ministro, Pashinyan, incontrerà una delegazione di residenti dei villaggi di Kirants e Voskepar.

(27) SANZIONI ALL’AZERBAIGIAN – Alla Camera dei Rappresentanti del Congresso degli Stati Uniti è stato presentato un disegno di legge che impone sanzioni a 44 funzionari azeri in relazione alla pulizia etnica degli armeni nell’Artsakh.

(26) DEMARCAZIONE CONFINI – Sulla base delle misurazioni geodetiche, nell’ambito dei lavori per chiarire le coordinate al confine tra la Repubblica dell’Azerbaigian e la Repubblica dell’Armenia, al 26 aprile 2024 è stato completato circa il 35% dei lavori pianificati. 28 pilastri di confine sono stati installati.

(26) CENTRO MONITORAGGIO – Il centro di monitoraggio congiunto turco-russo di Agdam (Akna) ha cessato oggi le sue attività. Era stato creato nell’aprile 2021 allo scopo di monitorare il cessate il fuoco nell’Artsakh.

(26) ACCUSE ARMENE AI RUSSI – Ruben Vardanyan è stato rapito, tutti gli ex leader del Nagorno Karabakh erano sotto la protezione della Russia. Sono stati trasferiti in Azerbaigian con il consenso del contingente russo di mantenimento della pace. Lo ha detto l’ambasciatore armeno presso l’UE Tigran Balayan in un’intervista al Mosca Times. “Vardanyan ha cercato di andare in Armenia. Loro [l’Azerbaigian] sapevano con quale macchina sarebbe andato in Armenia, quindi lo hanno fermato e rapito illegalmente dal corridoio Lachin, di cui la parte russa era obbligata a garantire il funzionamento ininterrotto. E gli altri ex leader, Bako Sahakyan, Arkady Ghukasyan, sono stati trasferiti in Azerbaigian letteralmente dalla base del contingente russo di mantenimento della pace situato nell’aeroporto del Nagorno Karabakh. Erano alla base dell’aeroporto russo ed erano sotto protezione russa. Vardanyan è un cittadino armeno e io sono personalmente coinvolto nel rilascio di lui e di tutti gli ostaggi detenuti illegalmente in Azerbaigian“, ha aggiunto.

(26) TAFFERUGLI A KIRANTS – Si sono verificati nuovi tafferugli nel villaggio di Kirants (regione di Tavush) dove i residenti continuano a bloccare la strada statale per la Georgia protestando contro le concessioni territoriali all’Azerbaigian. Tre civili sono stati medicati in ospedale. Aperti procedimenti penali sui fatti.

(26) RUBEN VARDANYAN – Il prigioniero politico armeno ed ex ministro di Stato dell’Artsakh Ruben Vardanyan, detenuti illegalmente dal regime azero di Aliyev, ha ottenuto il permesso di parlare con sua moglie dopo quasi tre settimane di detenzione senza possibilità di comunicazione. Ha iniziato uno sciopero della fame il 5 aprile 2024, chiedendo un giusto processo, originariamente previsto per gennaio ma esteso a maggio senza motivo. La pressione dei governi internazionali e la consapevolezza pubblica hanno portato ad un movimento globale che sostiene il suo rilascio. Vardanyan ha accettato di sospendere temporaneamente lo sciopero della fame dopo aver sentito del sostegno internazionale e in considerazione del peggioramento della sua salute.

(25) CONTINUANO LE PROTESTE IN ARMENIA – Blocchi stradali stanno interessando le statali da Yerevan verso Sevan, Tbilisi, Martuni, Meghri e Gyumri. Sono intervenute le forze dell’ordine, ci sono stati tafferugli e alcuni fermi. Continua ad essere oggetto di blocco la statale nella regione di Tavush all’altezza del ponte di Kirants. Gli studenti della scuola di Baghanis sono in sciopero.

(25) ESPLOSIONE MINA – A seguito dell’esplosione di una mina avvenuta durante lo sminamento nella sezione Kirants-Berkaber della città di Tavush, il militare a contratto G. Mardanyan (nato nel 1980) è rimasto ferito. Le sue condizioni sono considerate soddisfacenti e non è in pericolo di vita.

(24) ANNIVERSARIO GENOCIDIO ARMENO – Nella serata di ieri si è svolta la tradizionale fiaccolata con partenza da piazza della repubblica a Yerevan fino al memoriale del genocidio dove si potevano vedere anche degli striscioni con la scritta “Liberate i prigionieri armeni adesso”, “Non può esserci accordo di pace senza il rilascio dei prigionieri armeni, ” “Niente COP29 in Azerbaigian senza liberare tutti i prigionieri armeni”, “Silenzio globale, vergogna globale: fermare il genocidio”, insieme alle foto di oltre due dozzine di prigionieri armeni detenuti illegalmente nella prigione di Baku.
Nella giornata odierna si sono svolte al memoriale cerimonie ufficiali e molti diplomatici stranieri hanno fatto visita a Tzitzernakaberd. In mattina si è recato al memoriale il premier Pasdhinyan che era accompagnato dal presidente armeno Vahagn Khachaturyan, dal presidente dell’Assemblea nazionale Alen Simonyan, dal vice primo ministro Mher Grigoryan, dal ministro della Difesa Suren Papikyan, dal ministro degli Esteri Ararat Mirzoyan, dal segretario del Consiglio di sicurezza Armen Grigoryan, da alcuni altri ministri, parlamentari e molti altri funzionari.

(23) ERDOGAN INSULTA LA MEMORIA DEL GENOCIDIO ARMENO – Il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, ha invitato le autorità armene ad orientarsi nella realtà attuale per sviluppare una tabella di marcia per la normalizzazione delle relazioni con la Turchia. “Ora nella regione si sta stabilendo un nuovo ordine. È tempo di abbandonare ricordi infondati, è meglio agire in base alle realtà del tempo presente. Ora è il momento di creare nuove tabelle di marcia su una base realistica. Spero che l’Armenia si libererà dell’oscurità in cui è stata trascinata dalla diaspora [armena] e sceglierà la strada di nuove iniziative per il bene di un futuro luminoso. È sempre meglio agire in conformità con le realtà del tempo piuttosto che agire su narrazioni storiche di fantasia“. Secondo Erdogan, “la finestra di opportunità non sarà sempre aperta, e [quindi] è indispensabile sfruttare il momento in modo efficace“.

(23) NUOVO CONFINE – Il primo segnale di confine è stato installato nella sezione Tavush-Gazakh del confine di stato tra Armenia e Azerbaigian.Ne ha datop notizia lo stesso premier Pashinyan sui social. Il governo armeno ha rilasciato una dichiarazione al riguardo: “Il 23 aprile 2024, sulla base delle misurazioni geodetiche, nell’ambito dei lavori di aggiustamento delle coordinate, è stato installato il primo segnale territoriale di confine al confine tra la Repubblica di Armenia e la Repubblica dell’Azerbaigian. Prosegue il lavoro dei gruppi di esperti dei due Paesi. Come riportato in precedenza, secondo gli accordi raggiunti a seguito dell’ottava riunione della Commissione per la delimitazione e la sicurezza del confine di stato tra la Repubblica di Armenia e la Repubblica dell’Azerbaigian e della Commissione di Stato per la delimitazione del confine di Stato tra la Repubblica dell’Azerbaigian e la Repubblica dell’Armenia, al confine tra la Repubblica dell’Armenia e la Repubblica dell’Azerbaigian, i gruppi di esperti dei due paesi hanno avviato oggi il processo di determinazione delle coordinate, sulla base delle misurazioni geodetiche sul sito“.
Come noto, il 19 aprile, le commissioni di delimitazione del confine armeno e azero hanno concordato di iniziare la delimitazione del confine dalla provincia armena di Tavush. La descrizione dei tratti della linea di confine sarà redatta tenendo conto del chiarimento delle coordinate effettuato a seguito delle misurazioni geodetiche sul sito, e ciò sarà formulato in una corrispondente descrizione-protocollo, che dovrà essere concordata e firmato dalle due parti prima del 15 maggio. L’ufficio del primo ministro armeno ha annunciato che, come risultato di tutto ciò, l’Azerbaigian riceverà 2,5 villaggi e l’Armenia otterrà una riduzione dei rischi per la sicurezza legati alla delimitazione dei confini. Alcune centinaia di metri di strada statale verranno modificati nel tratto del villaggio di Kirants, mentre il villaggio di Voskepar non avrà problemi stradali. Dopo la delimitazione del confine, le forze armate dell’Armenia e dell’Azerbaigian si ritireranno nell’area dei quattro villaggi e saranno sostituite dalle guardie di frontiera dei due Paesi.

(23) PROSSIMO VERTICE MINISTRI ESTERI – Baku ha accettato la proposta del Kazakistan di tenere il prossimo incontro dei ministri degli Esteri dell’Azerbaigian e dell’Armenia in Kazakistan. Lo ha annunciato il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev.

(23) DICHIARAZIONI DI ALIYEV – Il presaidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, ha dichiarato che l’Azerbaigian e l’Armenia hanno un’idea comune di quello che dovrebbe essere il trattato di pace, e ha affermato che “siamo più vicini che mai alla soluzione del problema” aggiungendo che “ora abbiamo un’idea generale di come dovrebbe essere l’accordo di pace. Dobbiamo solo elaborare i dettagli. Tuttavia, ovviamente, entrambe le parti hanno bisogno di tempo“. Secondo la logica delle autorità azerbaigiane, però, si tratta solo di concessioni unilaterali da parte armena, motivo per cui il presidente azerbaigiano fa valutazioni ottimistiche. Dopo le dichiarazioni ottimistiche, però, il presidente azerbaigiano è passato ai rimproveri e alle accuse contro l’Armenia e ha rinnovato le sue pretese sul cosidetto “corridoio di Zangezur”.

(23) CONTINUANO LE PROTESTE IN ARMENIA – Si moltiplicano le manifestazioni di protesta contro la cessione di territori all’Azerbaigian. Oltre che nella regione di Tavush, nuovi blocchi stradali hanno interessato la superstrada Yerevan-Sevan e Alaverdi. La situazione è diventata tesa nella provincia armena di Tavush. Gli abitanti dei villaggi di confine, sotto la guida dell’arcivescovo Bagrat Galstanyan, primate della diocesi di Tavush della Chiesa apostolica armena, stanno cercando di bloccare l’autostrada che collega la città di Ayrum al checkpoint di Bagratashen, al confine con la Georgia. Ma le grandi forze di polizia lì concentrate non lo permettono.

(21) NUOVI BLOCCHI STRADALI – I residenti dei villaggi della regione di Tavush hanno nuovamente bloccato la statale nel tratto Kirants-Voskepar.

(20) VARDANYAN PARLA CON LA FAMIGLIA – In seguito all’appello urgente della famiglia alla comunità internazionale in merito al suo sciopero della fame, a Ruben Vardanyan è stato permesso di chiamare la sua famiglia per la prima volta, dopo più di due settimane di detenzione senza alcun contatto. Nel corso della telefonata ha affermato che durante questo periodo è stato in completo isolamento, senza avere accesso nemmeno a materiale di lettura. Per quanto ne sappiamo, gli viene misurata solo la pressione sanguigna e nient’altro, il che rende ancora più preoccupati per il suo peggioramento delle condizioni di salute. Alla fine ha detto: “Ora sono più convinto che mai che i valori e i principi siano più importanti anche della vita stessa”. Chiediamo che l’Azerbaigian permetta al Comitato Internazionale della Croce Rossa di visitarlo immediatamente per ottenere prove indipendenti del suo benessere e garantire che gli venga fornita tutta l’assistenza medica adeguata durante lo sciopero della fame. Inoltre, ribadiamo la richiesta di Ruben per il rilascio immediato e incondizionato dei prigionieri armeni in Azerbaigian.

(20) PASHINYAN SU ACCORDO DI CONFINE – Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, in una conversazione con i giornalisti a Stepanavan, riferendosi al protocollo firmato ieri tra Armenia e Azerbaigian, ha dichiarato: “In effetti, Armenia e Azerbaigian hanno già confermato il riconoscimento della reciproca integrità territoriale con firme bilaterali. Hanno confermato che nel processo di demarcazione non è stato creato alcun nuovo confine, ma il confine de jure, che aveva significato legale al momento della Il crollo dell’URSS verrà riprodotto. Questa è una sfumatura importante perché sapete che ci furono alcuni movimenti e sviluppi tra il 1988 e il 1991. Una delle controversie chiave in queste discussioni era come formularlo per tenere conto del fatto che il crollo dell’URSS. I confini legali de jure sono stati riprodotti al momento del crollo dell’URSS. Vorrei anche sottolineare che considero questo evento la pietra angolare della prossima fase della nostra sovranità, indipendenza e sviluppo che dovremmo essere in grado di realizzare il processo di costruzione e creazione attorno a questa pietra angolare“, ha affermato, aggiungendo che questa decisione ridurrà significativamente i rischi per la sicurezza che esistono lungo il confine con la RA. “Ora abbiamo raggiunto un accordo su questa sezione del confine, ma abbiamo anche adottato un principio fondamentale per l’intero ulteriore processo di demarcazione del confine, il che significa che tutte le questioni controverse dovrebbero essere regolate secondo gli accordi già raggiunti e risolti al tavolo dei negoziati “, ha sottolineato il primo ministro.
Riferendosi al fatto che a Tavush ci sono anche postazioni russe, il primo ministro armeno ha detto: “Le postazioni russe sono apparse lì a causa della situazione. Ciò che sta accadendo ora è un cambiamento significativo nella situazione e dovrebbe avere un impatto in tutte le direzioni. Significa che non abbiamo una linea del fronte, abbiamo un confine. Il confine è un segno di pace, e questo significherà che le guardie di frontiera di Armenia e Azerbaigian saranno in grado di proteggere il confine in modo indipendente, cooperando tra loro“.

(20) PROTESTE IN TAVUSH – Per il secondo giorno consecutivo residenti della regione di Tavush hanno protestato contro la decisione del governo armeno di accordarsi con l’Azerbaigian e cedere alcuni territori. Un blocco stradale ha interessato la statale per la Georgia. Il ministro dell’Interno si è recato in loco per parlare con i manifestanti.

(19) DEMARCAZIONE CONFINE – Al confine tra Armenia e Azerbaigian, si è tenuta l’ottava sessione delle commissioni per la delimitazione del confine di stato tra i due Paesi, sotto la presidenza dei vice primi ministri dell’Armenia e dell’Azerbaigian Mher Grigoryan e Shahin Mustafayev. A seguito dell’incontro è stato firmato un protocollo. Le parti hanno concordato la data e il luogo del prossimo incontro. Secondo il Ministero degli Esteri armeno, a seguito dell’incontro è stato raggiunto un accordo preliminare per portare le sezioni di confine Baganis – Baganis Ayrum, Voskepar – Ashag Askipara, Kirants – Khairumli e Berkaber – Kyzyl Hajil al confine interrepubblicano legalmente stabilito esistente al momento del crollo dell’Unione Sovietica. A seguito dell’annuncio, residenti nei villaggi della regione di Tavush hanno inscenato manifestazioni di protesta.

(19) VARDANYAN IN SCIOPERO DELLA FAME – Ruben Vardanyan, filantropo ed ex ministro di Stato della repubblica di Artsakh, imprigionato a Baku dal 28 settembre scorso, è in sciopero della fame dal 5 aprile. Chiede il rilascio suo e degli altri prigionieri armeni illegalmente detenuti dagli azeri a Baku. Lo ha comunicato oggi la famiglia che ha anche informato che da quando è cominciato lo sciopero da parte di Ruben le autorità azere hanno tagliato ogni contatto telefonico tra i familiari e lui. Il “processo” a carico di Vardanyan e degli altri prigionieri politici armeni era stato inizialmente fissato a gennaio ma poi spostato a maggio senza alcuna motivazione.

(19) UE E RITIRO RUSSO – “Ciò che possiamo dire è che prendiamo atto dell’annunciato ritiro delle truppe russe dall’Azerbaigian“. Lo ha affermato Peter Stano, portavoce principale per gli affari esteri e la politica di sicurezza della Commissione europea dell’Unione europea, in risposta alla domanda dell’agenzia azera Turan su come l’UE valuta la decisione di ritirare le forze di pace russe dal Karabakh. “Aggiungiamo inoltre che l’UE resta impegnata a sostenere il processo di pace tra Armenia e Azerbaigian“, ha aggiunto Stano.

(19) DIALOGO ARMENIA-ARTSAKH – Secondo le informazioni del quotidiano ‘Zhoghovurd’, dopo lo sfollamento forzato degli armeni dell’Artsakh e il trasferimento in Armenia, le autorità dell’Artsakh hanno cercato regolarmente di stabilire un contatto con le autorità armene e di avviare incontri per sapere finalmente quale destino attende l’Artsakh, la popolazione forzata cittadini sfollati, se vi sia una risorsa per i negoziati sull’Artsakh. Tuttavia, le autorità della RA hanno ogni volta respinto, con vari motivi, la proposta di sedersi e parlare allo stesso tavolo.

(18) DEMOLITA CHIESA A SHUSHI – Immagini satellitari e video sui social azeri confermano che nello scorso mese di febbraio la chiesa di s. Giovanni Battista (detta anche kanach zham, chiesa verde) a Shushi è stata rasa al suolo dagli azeri. La chiesa era stata edificata 179 anni fa.

(18) DICHIARAZIONE RUSSA SU SFOLLATI – Gli armeni del Nagorno-Karabakh dovrebbero avere la possibilità di tornare a casa, a condizione che siano garantiti i loro diritti e la loro sicurezza secondo quanto ha affermato in una conferenza stampa da Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli affari esteri russo. “Per quanto riguarda la popolazione armena che ha lasciato il territorio del Karabakh, come avete notato, le autorità azere hanno adottato uno speciale programma di reintegrazione. È stato sottolineato più di una volta che la Russia accoglie con favore e sostiene questo passo. Gli armeni del Karabakh dovrebbero avere l’opportunità di tornare nella regione, garantendo loro i diritti e, naturalmente, la sicurezza“, ha detto Zakharova, aggiungendo che la Russia, a sua volta, è pronta a fornire assistenza in questo processo in ogni modo possibile. Secondo lei, questa questione dovrebbe essere separata da quella del ritorno degli azeri e degli armeni che avevano lasciato l’Armenia e l’Azerbaigian rispettivamente alla fine degli anni ’80 e all’inizio degli anni ’90.

(18) AIUTI UE – Nella riunione di gabinetto di giovedì, il governo armeno ha approvato l’accordo di finanziamento, firmato con la Commissione Europea dell’Unione Europea (UE), sul contratto per il rafforzamento dello Stato e della resilienza dell’Armenia. Il programma del valore di 15 milioni di euro è finanziato dal bilancio dell’UE.

(18) CHIUDE CENTRO MONITORAGGIO – L’attività del centro di monitoraggio congiunto turco-russo ad Aghdam, nel Nagorno Karabakh, sarà sospesa, secondo quanto ha dichiarato il Ministero della Difesa Nazionale turco. Il centro di monitoraggio congiunto russo-turco era stato istituito dopo l’aggressione militare dell’Azerbaigian e della Turchia contro il Nagorno Karabakh nell’autunno del 2020.

(17) PASHINYAN A BERKABER E VOSKAPAR – Il premier armeno si è recato nei villaggi di confine che sono in fibrillazione a causa delle sempre più insistenti voci di cessioni di territori all’Azerbaigian. A Berkaber il premier ha parlato dei progetti di sviluppo della comunità e dei finziamenti nel settore dell’edilizia e in quello dell’agricoltura.

(17) RUSSIA LASCIA ARTSAKH – Il contingente di mantenimento della pace russo ha lasciato l’Artsakh (Nagorno Karabakh). Il filmato della partenza del personale e delle attrezzature del contingente è stato pubblicato oggi dall’agenzia di stampa Svezda del Ministero della Difesa della Federazione Russa. L’informazione sul ritiro delle forze di mantenimento della pace russe dall’Artsakh è stata confermata dal portavoce del Presidente russo, Dmitry Peskov.

(15) PRIGIONIERI ARMENI – Nel mese di aprile, i rappresentanti del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) hanno nuovamente visitato tutti i detenuti armeni notificati dalle autorità azere, secondo quanto ha detto all’agenzia APA Ilaha Huseynova, capo del dipartimento delle pubbliche relazioni dell’ufficio della Croce Rossa a Baku. “I detenuti sono stati incontrati in privato e hanno avuto la possibilità di scambiarsi notizie sulla famiglia”, ha aggiunto la suddetta agenzia di stampa azera. Gli ex presidenti del Nagorno Karabakh Arkadi Ghukasyan, Bako Sahakyan e Arayik Harutyunyan, l’ex ministro degli Esteri David Babayan, il presidente dell’Assemblea nazionale Davit Ishkhanyan, l’ex ministro della Difesa Levon Mnatsakanyan, il generale Davit Manukyan e l’ex ministro di Stato Ruben Vardanyan sono prigionieri in Azerbaigian.

(13) MANIFESTAZIONE A VOSKEPAR – Una manifestazione si è tenuta oggi nel villaggio al centro delle discussioni per una possibile cessione di alcuni territori armeni all’Azerbaigian. Il capo del villaggio e i cittadini presenti hanno ribadito la loro contrarietà a cessioni unilaterali.

(12) INCIDENTE, MORTI SOLDATI – Quattro soldati armeni sono morti e una ventina feriti a causa dell’uscita di strada, per cause imprecisate, di un veicolo Ural da trasporto truppe. L’incidente è avvenuto nella regione di Syunik.

(11) ARMENIA E GEORGIA – I governi di Armenia e Georgia hanno deciso di avviare i lavori di delimitazione dei confini. Lo ha annunciato giovedì ai giornalisti il ​​vice ministro degli Esteri armeno Vahan Kostanyan. Ha osservato che questo processo, che va avanti da più di 30 anni, dovrebbe concludersi, ed entrambe le parti hanno espresso la disponibilità per la sua ripresa. Kostanyan ha informato che l’Armenia e la Georgia hanno rivitalizzato la composizione delle loro commissioni per la delimitazione delle frontiere.
Dal canto suo, Lasha Darsalia, primo viceministro degli Affari esteri della Georgia, durante la conferenza dal titolo “Partenariato strategico Armenia-Georgia”, ha affermato che il suo Paese sostiene la sovranità e l’integrità territoriale dell’Armenia. Darsalia ha aggiunto che la Georgia è favorevole alla stabilità nel Caucaso meridionale e sostiene la cooperazione reciprocamente vantaggiosa di tutti i Paesi della regione.

(10) INCIDENTE AL CONFINE CON SPARATORIA – Un pastore, cittadino della Repubblica d’Armenia, si è trovato nel territorio dell’Azerbaigian mentre cercava un gregge smarrito. A causa della situazione, le guardie di frontiera di entrambe le parti hanno aperto il fuoco. A seguito dell’incidente, un soldato azero è stato ferito. La parte azera ha restituito il gregge perduto. Anche il pastore si trova nel territorio della Repubblica d’Armenia.

(10) ANNIVERSARIO MASSACRO MARAGHA – Oggi ricorre il 32° anniversario del massacro degli armeni nel villaggio di Maragha in Artsakh.

(10) PASHINYAN IN PARLAMENTO – Il premier armeno oggi in Asemblea nazionale ha affermato che “la vera Armenia è il paese riconosciuto a livello internazionale con un’area di 29.743 chilometri quadrati. Inoltre, il territorio dell’Armenia riconosciuto a livello internazionale non è una novità per la comunità internazionale; la comunità internazionale lo ha riconosciuto e accettato da tempo. Non importa quanto possa sembrare divertente, siamo noi [armeni] che non abbiamo riconosciuto, registrato e realizzato questo fatto per molto tempo“, ha detto Pashinyan aggiungendo che la delimitazione tra l’Armenia reale e quella storica è estremamente dolorosa. Il Primo ministro armeno ha rinnovato le critiche alla CSTO (“Non voleva presentarsi come alleato ma come peacekeeper“) e ha informato che è sua intenzione proporre l’estensione del mandato della missione EUMA di altri due anni.
Inoltre ha dichiarato che l’incontro ad alto livello Armenia-USA-UE tenutosi a Bruxelles il 5 aprile non aveva alcun sottotesto né alcun ordine del giorno in materia di sicurezza: “L’UE e gli Stati Uniti hanno espresso la disponibilità ad espandere la cooperazione con l’Armenia in settori quali riforme politiche, sviluppo economico, mobilità, governance efficace, applicazione efficace della legge, commercio, comunicazione, agricoltura, energia, compresa l’energia nucleare, tecnologie, sicurezza aerea“.
Quanto ai vicini dell’area Pashinyan ha detto che i rapporti con la Turchia sono in una fase di stallo e che non è intenzione dell’Armenia creare una contrapposizione con l’Iran.
Circa i rapporti con la Russia ha dichiarato: “Ma voglio sottolineare anche che non vogliamo discutere con la Russia, non solo perché non abbiamo l’opportunità e la forza per farlo, ma perché apprezziamo l’enorme positivo che c’era e c’è nelle nostre relazioni. Ma è anche importante capire cosa sta accadendo nelle nostre relazioni in senso profondo e concettuale e perché a mio avviso, sta accadendo la stessa cosa: è in atto una transizione dalle relazioni storiche Armenia-Russia alle relazioni reali Armenia-Russia“.

(9) SPARI AZERI CONTRO LE CASE – Il tetto e la finestra di una casa nel villaggio di Tegh, nella provincia di Syunik, sono stati danneggiati ieri sera intorno alle 22:50, a seguito di sparatorie irregolari e non mirate da parte della parte azera secondo quanto riferisce il Ministero degli Affari Interni dell’Armenia. Nessun altro danno è stato causato ai residenti del villaggio di Tegh da queste sparatorie.

(9) AIUTI EUROPEI PER GLI SFOLLATI – Giovedì il Consiglio d’Europa presenterà un pacchetto globale di risposta all’afflusso di rifugiati in Armenia per un valore totale di 2,8 milioni di euro. Il pacchetto è il risultato di una visita del Rappresentante speciale del Segretario generale per la migrazione e i rifugiati (SRSG) dall’11 al 13 ottobre 2023, durante la quale sono state presentate aree specifiche di sostegno in linea con il Piano d’azione del Consiglio d’Europa per l’Armenia ( 2023-2026) e il Piano d’Azione sulla Protezione delle Persone Vulnerabili nel contesto della migrazione e dell’asilo (2021-25) sono stati individuati congiuntamente con le autorità nazionali.

(9) ASSEMBLEA NAZIONALE SU CONFINI – Presso l’Assemblea Nazionale dell’Armenia è iniziata una sessione urgente sulla questione della delimitazione dei confini tra Armenia e Azerbaigian. Alla sessione, che si svolge a porte chiuse su richiesta dei partiti della coalizione di governo, parteciperanno anche il vice primo ministro Mher Grigoryan e il ministro degli Esteri Ararat Mirzoyan.

(9) NOMINE IN ARTSAKH – L’8 marzo 2024, il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev ha firmato un decreto che nomina un giudice e un presidente del tribunale cittadino di Stepanakert, la capitale della Repubblica occupata dell’Artsakh. Riteniamo che queste nomine nascondano intenzioni sinistre e di vasta portata volte ad avviare il processo illegale di confisca delle proprietà e di perseguimento giudiziario di individui. Lo ha sottolineato in una dichiarazione rilasciata martedì il Comitato per la difesa dei diritti fondamentali del popolo dell’Artsakh (Nagorno Karabakh). 

(8) VARDANYAN PER NOBEL PACE – Ruben Vardanyan (ex ministro di Stato dell’Artsakh, illegalmente detenuto dall’Azerbaigian da ottobre scorso) è stato nominato per il Premio Nobel per la Pace 2024 per le sue attività caritative e umanitarie. La sua candidatura è stata avanzata da numerose personalità autorevoli, tra cui anche il premio Nobel per la pace.

(8) CROCE ROSSA VIA DA STEPANAKERT – L’ufficio di Stepanakert del Comitato Internazionale della Croce Rossa è stato chiuso. Il personale si trasferisce a Barda (in Azerbaigian). Lo ha annunciato Zara Amatuni della sede di Yerevan.

(8) NUOVE VIOLAZIONI AZERE – Colpi di arma da fuoco, anche di medio calibro, sono stati indirizzati dalle postazioni azere verso il territorio dell’Azerbaigian. Tre differneti violazioni sono state registrate nelle regioni di Syunik e Gegharkunik

(6) MISSIONE EUMA – La Missione dell’Unione Europea in Armenia (EUMA) ha effettuato oggi un pattugliamento nei territori di Sotk, Verin Shorzha, Aravus e Movses. Lo si legge nella dichiarazione di intenti. “La situazione dovrebbe essere stabile e calma”, ha affermato l’EUA in una nota. Il Ministero degli Interni della Repubblica d’Armenia ha emesso un messaggio riguardante le sparatorie di stanotte da parte degli azeri in direzione dei villaggi di confine della regione di Tavush e ha riferito che di conseguenza le infrastrutture civili (case e una lapide) sono state danneggiate nel villaggio di Movses e nel villaggio di Inner Karmiraghbyur (un’auto civile). 

(6) VIOLAZIONI AZERE – Nella notte tra il 5 e il 6 aprile, le unità delle forze armate azere hanno iniziato a sparare contro le posizioni di combattimento armene, utilizzando armi leggere di vari calibri. L’intensità degli spari variava in diverse direzioni del confine. Lo riferisce il ministero della Difesa armeno. Nello specifico, gli spari sono avvenuti verso le posizioni di combattimento vicino a Sotk (provincia di Gegharkunik) tra le 22:25 e le 22:50, vicino a Verin Shorzha (provincia di Gegharkunik) alle 23:15, vicino a Kut (provincia di Gegharkunik) alle 00:15, vicino ad Aravus (Syunik Provincia) tra le 23:15 e le 23:20, vicino a Chinari (provincia di Tavush) tra le 23:05 e le 23:20, vicino a Movses (provincia di Tavush) tra le 00:15 e l’01:20. Le unità delle Forze Armate della Repubblica d’Armenia hanno osservato significativi movimenti di veicoli delle Forze Armate azere verso Ishkhanasar tra le 21:00 e le 23:00. Le suddette azioni da parte azera erano evidentemente provocatorie e miravano a suscitare reazioni simili da parte delle unità delle Forze Armate della Repubblica d’Armenia per corroborare la disinformazione azera negli ultimi tempi. Valutando la situazione, le unità delle Forze Armate della Repubblica di Armenia si sono astenute da azioni che potrebbero contribuire ad un’ulteriore escalation, portando alla calma della situazione lungo il confine. Il Ministero della Difesa riferisce inoltre che ieri l’apparato di propaganda azero ha diffuso disinformazione, travisando la rotazione di routine delle unità delle forze armate armene come concentrazione in prima linea.

(6) DIOCESI DELL’ARTSAKH – Il 5 aprile, S.S. Karekin II ha ricevuto i membri del consiglio diocesano della diocesi di Artsakh presso la Santa Madre Sede di Etchmiadzin, accompagnati dal leader diocesano Sua Eccellenza p. Vescovo di Vrtanes Abrahamyan. Durante l’incontro sono state discusse le questioni relative alla tutela dei diritti delle persone dell’Artsakh, al loro status sociale e alla condizione morale e psicologica. Si è fatto riferimento anche ai programmi di sostegno attuati dalla Chiesa. Il Patriarca d’Armenia ha esortato il leader diocesano e i membri del consiglio diocesano a continuare a utilizzare tutti i mezzi possibili in collaborazione con le strutture competenti della Madre Sede e delle diocesi della diaspora per sollevare davanti alle strutture internazionali e interecclesiali la questione della garanzia dei diritti del popolo dell’Artsakh e preservare il patrimonio spirituale e culturale dell’Artsakh.

(5) VIOLAZIONI AZERE – Intorno alle 17:05 (ora locale), a Chinari (regione di Tavush ) e alle 17:30 a Verin Shorzha (regione di Gegharkunik ), unità delle forze armate azere hanno aperto il fuoco con armi leggere verso le posizioni armene. Ne ha dato notizia il ministero della Difesa di Yerevan che ha altresì smentito quanto riferito da Baku circa violazioni armene.

(5) VERTICE DI BRUXELLES – Il Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, l’Alto Rappresentante/Vicepresidente dell’UE, Josep Borrell, il Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America, Antony Blinken, l’amministratore dell’USAID Samantha Power, e il Primo Ministro della Repubblica d’Armenia, Nikol Pashinyan, si sono riuniti oggi, 5 aprile 2024 a Bruxelles per riaffermare il sostegno alla sovranità, alla democrazia, all’integrità territoriale e alla resilienza socioeconomica dell’Armenia. QUI IL COMUNICATO STAMPA

(5) FIRMATO ACCORDO EUROJUST – Oggi si è svolta la cerimonia della firma dell’accordo Eurojust tra l’Armenia e l’Unione europea. È stato firmato dal ministro degli Affari esteri armeno Ararat Mirzoyan, dal ministro della Giustizia e del Mare del Nord del Belgio Paul Van Tigchelt e dal commissario UE alla Giustizia Didier Reynders. Eurojust è l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale e aiuta le amministrazioni nazionali a collaborare per combattere il terrorismo e gravi forme di criminalità organizzata che interessano più di un paese dell’UE.

(4) RASMUSSEN SU ARMENIA – L’ex segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen in un articolo scritto per Le Monde ha invitato Bruxelles ad abbandonare la politica di mantenimento della neutralità nei confronti della linea occidentale tra l’Armenia, che preferisce la linea dell’Occidente, e l’Azerbaigian, che si afferma nel campo delle autocrazie aggressive sotto l’influenza russa. “Nonostante la dipendenza storica, economica, energetica e militare dalla Russia e la presenza fisica di migliaia di truppe russe sul suo territorio, il governo armeno ha compiuto sforzi coraggiosi per rafforzare la democrazia armena e costruire relazioni più strette con l’Occidente democratico. Questo riorientamento richiede tempo, ma richiede anche che l’Unione Europea adotti una strategia più ambiziosa nei confronti della democrazia armena. È necessario cominciare mettendo fine all’idea che l’Unione europea debba essere un attore neutrale tra Armenia e Azerbaigian. L’Europa dovrebbe assumere il ruolo di mediatore nei negoziati per un accordo di pace stabile, ma il suo approccio dovrebbe riflettere la realtà che l’Armenia ha scelto la comunità delle democrazie europee, mentre l’Azerbaigian siede nel campo delle autocrazie aggressive“, ha affermato l’ex segretario generale.

(3) ARRESTATO UNO DEGLI ARMENI SFOLLATI – Si apprende che Sargis Galstyan, uno dei due armeni che lo sacorso 29 marzo sono stati portati dalla Croce Rossa dall’Artsakh in Armenia, è accusato di spionaggio ed è stato arrestato secondo quanto riferisce Gor Abrahamyan, addetto stampa del comitato investigativo dell’Armenia.

(3) DUE ARMENI SFOLLATI DALL’ARTSAKH – Erano tra i pochissimi armeni rimasti dopo l’occupazione azera dell’Artsakh. Ma alla fine anche loro hanno deciso di lasciare la patria. Lo scorso 29 marzo, Sargis Galstyan e Margarita Shahnazaryan (che avevano scelto di rimanere nell’Artsakh durante la pulizia etnica della regione da parte dell’Azerbaigian nel settembre 2023) sono stati trasportati dal Comitato Internazionale della Croce Rossa in Armenia. Nei mesi scorsi, il giornalista Tatul Hakobyan aveva diffuso la notizia che Aliyev si stava preparando a nominare Sargis sindaco di “Khankendi” (Stepanakert). Il cugino di Sargis, il parlamentare dell’Artsakh Davit Galstyan, all’epoca smentì la voce. Il trasferimento di Sargis e Margarita è stato confermato da Zara Amatuni, responsabile dei programmi di comunicazione presso la delegazione del CICR in Armenia. Il Servizio di Sicurezza Nazionale dell’Armenia ha preso in consegna i due ultimi sfollati che presumibilmente verranno ascoltati per acquisire informazioni sulla situazione e comprendere le ragioni della loro permanenza nella capitale dell’Artsakh (Nagorno Karabakh). In tutto l’Artsakh sono rimaste pochissime decine di persone, si pensa tra le 20 e le 50.

(3) DICHIARAZIONE RUSSA SU ARTSAKH – La rappresentante ufficiale del Ministero degli Affari Esteri russo, Maria Zakharova, durante la trasmissione televisiva Zvezda ha affermato che l’Armenia ha preso decisioni riguardo al Nagorno Karabakh sotto l’influenza della NATO, e le dichiarazioni secondo cui la Russia e la CSTO non hanno aiutato l’Armenia durante l’escalation della situazione nella regione sono bugie. Secondo lei, i paesi occidentali hanno portato avanti il ​​tema dell’abbandono ufficiale del Nagorno-Karabakh da parte dell’Armenia. I diritti degli abitanti del Nagorno-Karabakh non erano in alcun modo inclusi o garantiti nei documenti firmati per volere dei membri della NATO. Zakharova ha aggiunto che la nuova escalation della tensione tra Armenia e Azerbaigian dipende solo dalla misura in cui l’Armenia consentirà all’UE, agli Stati Uniti e al Regno Unito di influenzare in modo distruttivo la situazione nella regione e nel paese.

(3) MONITORAGGIO EUMA – La missione europea in Armenia (EUMA) ha compiuto un monitoraggio, su richiesta del sindaco del villaggio di Khachik, riguardo la sicurezza dei lavori nei campi dei contadini locali. Siamo nella regione dell’Armenia di Vayots Dzor al confine con il Nakhijevan.

(2) VIOLAZIONI AZERE -Violazioni azere sono state registrate lungo la linea di contatto nelle regioni di Gegharkunik (in località Kut alle 22 di ieri sera) e Syunik (Tegh, dopo mezzanotte). Non si registrano feriti. In precedenza il ministero della Difesa dell’Azerbaigian aveva a sua volta denunciato violazioni armene prontamente respinte da Yerevan.

(2) SFOLLATI – I deputati dell’Assemblea nazionale armena e i membri del governo hanno incontrato, il 29 marzo ad Ashtarak, i connazionali sfollati con la forza dal Nagorno Karabakh nella regione di Aragatsotn. Durante l’incontro il governatore della regione Sergey Movsisyan, i deputati dell’Assemblea nazionale ed i rappresentanti del governo hanno tenuto discorsi e presentato i dettagli del programma volto a fornire loro gli alloggi.

AZERBAIJAN vs ARMENIA/ “Siamo senza alleati, in caso di guerra il nostro Paese finirebbe in un giorno” (Il sussidiario, 2 apr)

I nuovi rapporti di forza tra Istanbul e Erevan (World magazine, 2 apr)

Armeni Scacciati dall’Artsakh. Nel Lutto e nel Dolore, una Pasqua di Resurrezione. La Storia di Gaiané. (Stilum curiae, 2 apr)

Cristo si è fermato a Gyumri: gli abusi agli armeni e le questioni etniche ignorate (Inchiostro, 2 apr)

Armenia-Azerbaigian: a rischio i luoghi di culto (In terris, 3 apr)

Armenia-Azerbaijan: confini che scottano (Osservatorio Balcani Caucaso, 3 apr)

La pulizia etnica del Nagorno Karabakh nella linea di faglia del Caucaso (Radio black out, 3 apr, audio)

L’Armenia è grande, ce n’è per tutti: Pashinyan è sull’orlo del disastro (Top war, 4 apr)

Gerusalemme: nuovo attacco di coloni ebraici (e polizia) al quartiere armeno (Asia news, 4 apr)

Il segretario di Stato USA Blinken invita l’Azerbaigian ad allentare le tensioni con l’Armenia (Euractive, 4 apr)

Pessima figura diplomatica del Viceministro Cirielli in difesa dell’autocrate azero Aliyev. Intervista al Presidente dell’Artsakh (Korazym, 5 apr)

L’Ue sta preparando un Piano di resilienza e crescita per l’Armenia da 270 milioni di euro (Eunews, 5 apr)

L’Armenia si avvicina sempre più velocemente all’Occidente (Agenzia Nova, 5 apr)

La scelta dell’Armenia. Una scossa europeista nel Caucaso che irrita russi e azeri, turchi e iraniani (Huff post, 6 apr, per abb)

Iran, Armenia e Azerbiagian: un difficile equilibrio di potere nel Caucaso (Scenari economici, 7 apr)

Continua la tensione tra Armenia ed Azerbaigian (Renovatio 21, 7 apr)

Addio Russia, avanti Azerbaijan: da chi compra il gas adesso l’Europa (Wired, 8 apr)

La svolta occidentale dell’Armenia (Osservatorio Balcani Caucaso, 9 apr)

L’Armenia si allontana dalla Russia e prepara una richiesta di adesione all’Unione Europea (Il Riformista, 9 apr)

Non escludo il ritorno. La Russia s’è defilata in Armenia, ma resta attore chiave nel Caucaso (Huff post, 10 apr, per abb.)

Armenia e Russia, rapporti sempre più tesi (Osservatorio Balcani Caucaso, 10 apr)

USA e UE cercano di attarre l’Armenia dalla propria parte (Scenari economici, 10 apr)

Solo un miracolo potrà salvare l’Armenia e gli Armeni. Venga il Papa a Yerevan! Fa tardivamente in tempo (Korazym, 12 apr)

Gli incerti confini tra Armenia e Azerbaigian (Asia news, 12 apr)

L’Armenia e il gioco (sporco) dell’Occidente (Sponda sud, 15 apr)

Armenia e Azerbaigian si sfidano alla Corte internazionale di giustizia (Internazionale, 15 apr)

La convergenza tra Russia e Azerbaigian che alimenta la guerra (Gariwo, 16 apr)

La guerra infinita tra Armenia e Azerbaigian insegna qualcosa (Huffpost, 17 apr)

L’arresto del disertore russo in Armenia dimostra la crisi dell’influenza del Cremlino in Asia Centrale (L’inkiesta, 17 apr)

La Russia si è ritirata dall’Artsakh, sconfitta nel Caucaso meridionale (Korazym, 17 apr)

All’Aja Yerevan accusa Baku di «politiche statali di odio razziale» (Osservatore romano, 17 apr, per abb.)

In un incontro a porte chiuse a Bruxelles, gli Stati Uniti e l’UE hanno firmato un patto militare con l’Armenia, senza precedenti per i paesi CSTO (Recensione militare, 17 apr)

La Russia ha cominciato il ritiro dal Nagorno-Karabakh (Ansa, 17 apr)

L’Armenia si ritirerà da quattro cittadine al confine con l’Azerbaijan (Il post, 19 apr)

La Chiesa Apostolica Armena contro la cessione di un altro territorio all’Azerbaijan (ACI stampa, 19 apr)

L’Azerbaigian smentisce di aver fatto decollare i droni israeliani verso l’Iran (Faro di Roma, 20 apr)

Cambia il confine tra Azerbaigian e Armenia: ora è allineato a ex Unione Sovietica (Corriere di Puglia e Lucania, 20 apr)

Armenia e Azerbaigian verso un accordo di pace auspicato dall’Ue: “I confini sono un passo essenziale” (Eunews, 22 apr)

ARMENIA. Inizia la delimitazione dei confini con l’Azerbaigian (AGC, 23 apr)

Armenia e Azerbaigian opposti da battaglie giuridiche, mentre cercano di fare la pace (Scenari economici, 23 apr)

Colloqui tra Armenia e Azerbaigian su delimitazione dei confini (Ansa, 23 apr)

Ecco come il ritiro delle forze russe impatta sulla geopolitica nel Caucaso (Formiche, 23 apr)

A 109 anni dal genocidio armeno, la storia rischia di ripetersi (Tempi, 24 apr)

«A 5 anni sapevo indossare un elmetto»: la guerra sconosciuta dei 20enni armeni in Nagorno-Karabakh (Corriere della sera, 24 apr)

Rasa al suolo la chiesa di San Giovanni Battista a Shushi. Ferrari: “Anche oggi l’Armenia grida al mondo: Salvatemi” (La difesa del popolo, 24 apr)

Il genocidio degli armeni può ripetersi (La bussola quotidiana, 25 apr)

Cambiano le alleanze nel Caucaso (iInternazionale, 26 apr, per abb.)

Armenia-Azerbaigian: Erevan valuta un incontro tra ministri degli Esteri su proposta del Kazakhstan (Agenzia Nova, 26 apr)

I partner “democratici” dell’Ue, Buchheit: “Azerbaigian socio affidabile che sfolla 100mila armeni cristiani”. (Sardegnagol, 26 apr)

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Il ridimensionamento della Russia nel Caucaso e nell’Asia Centrale (Il quotidiano dei contribuenti, 29 apr)

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Il presidente dell’Artsakh Samvel Shahramanyan ha rilasciato un’intervista al quotidiano francese ‘Le Figaro’, dove ha fatto riferimento al documento di “scioglimento” dell’Artsakh, al ritorno dei cittadini dell’Artsakh in patria e ad altre questioni.

In particolare, ha notato che nell’Artsakh ci sono ancora 10-11 persone malate o disabili, che non possono muoversi liberamente e non vogliono lasciare le tombe dei loro parenti.
Dopo l’attacco di settembre, il numero dei rimasti è stato leggermente più alto (varie fonti parlavano di 50), ma la maggior parte di loro se n’è andata tramite la Croce Rossa.

Parlando dell’eventuale contatto con i prigionieri, il presidente dell’Artsakh ha osservato che oltre agli 8 leader dell’Artsakh, ci sono anche 7 militari catturati a settembre.
Secondo lui, al momento non esiste una data chiara per il cosiddetto processo giudiziario.
Ha anche fatto riferimento al tema della cosiddetta “intervista” dell’ex presidente Harutyunyan osservando che è stata fatta sotto coercizione.
Allo stesso tempo, il presidente dell’Artsakh ha chiesto alla Francia di esercitare pressioni sull’Azerbaigian, chiedendo il rilascio di tutti i prigionieri.
Chiedo il loro rilascio immediato e incondizionato, così come il rilascio di tutti i detenuti armeni, arrestati arbitrariamente, ingiustamente imprigionati con accuse infondate. E chiedo alla Francia di fare pressione su Aliyev“, ha detto Shahramanyan.

Il presidente ha risposto alla domanda se esiste un collegamento tra l’elezione del quinto presidente dell’Artsakh e il successivo attacco.
Shahramanyan ha negato, ricordando che gli azeri avevano già accumulando truppe sulla linea di contatto.
Era chiaro che dopo un assedio di nove mesi per indebolirci, avrebbero attaccato“.

Riferendosi al tema dello “scioglimentodello Stato e al successivo decreto sulla cancellazione di quel “documento”, Shahramanyan ha dichiarato: “Il 19 settembre, fin dall’inizio dell’aggressione, abbiamo capito che saremmo stati soli a difenderci e che anche i russi presenti sul posto non sarebbero intervenuti. A causa dello squilibrio delle forze non abbiamo avuto la possibilità di opporre resistenza, per questo motivo abbiamo stabilito rapidamente un contatto con gli azeri, in modo che la popolazione civile fosse quanto più libera possibile dalle operazioni di combattimento. Dopo dodici ore di trattative abbiamo posto fine alle ostilità. Il giorno successivo, i cittadini dell’Artsakh hanno chiesto di evacuare in Armenia, temendo omicidi di massa da parte degli invasori. Quindi abbiamo avviato un secondo ciclo di trattative per rendere la loro evacuazione il più agevole possibile. Baku ci ha inviato un documento in cui l’Assemblea nazionale doveva dichiarare che “il popolo dell’Artsakh rinuncia ai propri diritti, alla propria sovranità, ai propri simboli”. Ma perché quel documento fosse valido, il parlamento doveva votare. Ho fatto una controproposta che il presidente, cioè io, annunciassi lo scioglimento dell’Artsakh il 1° gennaio. Era una garanzia di un’evacuazione relativamente sicura. Sapevo benissimo che quel documento era illegale e incostituzionale, perché doveva essere ratificato dalle strutture giuridiche della Repubblica dell’Artsakh, ma era l’unico modo per salvare i miei connazionali.”

Alla domanda di ‘Le Figaro’ se esista uno Stato e un governo in esilio, Shahramanyan ha dato una risposta positiva, dicendo: “Sì, nell’edificio in cui vi ospito a Yerevan si trovano l’ufficio del presidente dell’Artsakh e gli uffici delle strutture giudiziarie e legislative. I parlamentari possono riunirsi qui per votare. In ottobre ho firmato un decreto che prevede che tutti i ministri del governo rimangano al loro posto su base volontaria“.

Ha parlato anche del possibile ritorno dei cittadini dell’Artsakh. A questo proposito, ha detto Shahramanyan. “Nella situazione attuale, non è realistico pensare di tornare nel nostro territorio occupato dagli azeri. È necessario tenere conto delle realtà dei popoli dell’Azerbaigian e dell’Artsakh che si considerano nemici. A Baku, ai giovani azeri viene insegnato a scuola che gli armeni sono nemici. Ci vorranno anni perché la mentalità del popolo azerbaigiano cambi e la convivenza pacifica tra i vicini diventi possibile. E qui penso tanto agli armeni dell’Armenia quanto agli armeni dell’Artsakh. Come possono le autorità di Yerevan considerare sicuro il loro Paese, quando alcune parti del suo territorio sono già occupate dagli azeri, e i leader di Baku dichiarano pubblicamente i loro diritti sugli altri?“.

Le dichiarazioni delle più alte autorità della Repubblica d’Armenia riguardo al potenziale ritiro delle azioni legali dell’Armenia contro l’Azerbaigian dai tribunali internazionali e da altre istanze hanno sollevato serie preoccupazioni. Tali misure causeranno danni irreparabili alla Repubblica d’Armenia e al popolo armeno.
Ecco i punti chiave:

  1. Le dichiarazioni fatte ai massimi livelli del potere sono assolutamente inaccettabili.
  2. Lo scopo strategico delle azioni legali contro l’Azerbaigian è quello di ritenerlo responsabile a livello internazionale per le violazioni dei diritti degli armeni dell’Armenia e dell’Artsakh e del popolo armeno in generale. Sono strumenti indispensabili per la tutela dei nostri diritti collettivi e individuali e della giustizia internazionale.
  3. Il raggiungimento di una pace stabile e duratura, così come la prevenzione di nuove invasioni da parte dell’Azerbaigian contro la Repubblica d’Armenia e il suo popolo attraverso l’occupazione dei territori sovrani dell’Armenia e altri crimini, non è possibile senza la giustizia internazionale.
  4. I procedimenti nei tribunali internazionali sono essenziali per indagare sui crimini commessi contro il popolo dell’Artsakh e proteggere i diritti collettivi. Sono inoltre cruciali per il ritorno collettivo del popolo dell’Artsakh, salvaguardando il patrimonio spirituale e culturale, la proprietà pubblica e privata nell’Artsakh e garantendo una vita sicura e dignitosa dopo il loro ritorno istituendo meccanismi di protezione internazionale.
  5. Inoltre, attraverso le cause presentate, la Repubblica di Armenia si è impegnata a proteggere i diritti delle vittime che hanno subito crimini azeri, compresi la proprietà e altri diritti degli armeni Artsakh sfollati con la forza, nei tribunali internazionali.
    Di conseguenza, le persone si sono astenute dal presentare reclami individuali ai tribunali internazionali e, rinunciando ai rimedi legali e trasferendo la questione alla sfera politica, non vi è alcuna garanzia che l’Azerbaigian soddisferà le richieste.
    Pertanto, il ritiro delle rivendicazioni presentate dall’Armenia renderà inevitabilmente questi strumenti internazionali cruciali inutilizzabili per proteggere i diritti delle persone colpite a causa dei requisiti formali di tali strumenti.
  6. Ci sono anche numerose cause legali individuali nei tribunali internazionali, oltre ai ricorsi interstatali. Se queste cause individuali venissero archiviate, il destino delle denunce individuali diventerebbe incerto.
    In uno scenario del genere, la forza dei ricorsi individuali sarà significativamente ridotta, oppure il tribunale internazionale potrebbe potenzialmente consolidarli con ricorsi interstatali che il paese ha ritirato, portando al loro rigetto. Di conseguenza, gli individui saranno privati della tutela giurisdizionale internazionale dei loro diritti a causa di una decisione politica inammissibile da parte del governo.
  7. I reclami e le richieste presentati nei tribunali internazionali hanno un significato immenso per la diplomazia armena. Il ritiro delle richieste internazionali potrebbe infliggere un danno irreparabile alla posizione dell’Armenia nell’arena globale e indebolire le basi del suo quadro di resistenza diplomatica.
  8. Il governo azero perpetua da tempo una politica di razzismo e animosità profondamente radicati nei confronti degli armeni, che si estende dall’Armenia e dall’Artsakh alla diaspora.
    L’Azerbaigian non solo trascura di proteggere gli armeni o di prevenire violazioni dei loro diritti ma, a volte, a livello statale, appoggia e condona attivamente i danni contro gli armeni con il pretesto della “pace”. Ciò include atti atroci come omicidi, torture, rapimenti, detenzioni arbitrarie e traumi psicologici.
  9. Inoltre, l’attuale politica genocida azera esacerba l’ostilità dopo ogni reato, ponendo le basi per ulteriori atrocità. Le minacce contro l’esistenza collettiva della Repubblica d’Armenia e del popolo armeno sono in generale aumentate.
  10. Ad aggravare la questione c’è la persistente acquiescenza unilaterale delle autorità armene alle richieste dell’Azerbaigian, guidata dalla vana speranza che l’Azerbaigian cessi le sue azioni. Purtroppo questo non è avvenuto in passato e non accadrà in futuro.
  11. Le autorità azerbaigiane non hanno mai veramente perseguito la pace; le loro rivendicazioni internazionali contro l’Armenia erano semplicemente gesti artificiali; misure speculari volte a ingannare la comunità internazionale, creare una facciata e nascondere i propri crimini.
  12. Il ritiro del governo armeno dalle cause legali contro l’Azerbaigian nei tribunali internazionali legittimerebbe la politica di odio e di gravi crimini dell’Azerbaigian contro gli armeni, che potrebbero portare a nuove violazioni dei nostri diritti e ad ulteriori crimini.
  13. Alla luce di quanto sopra, esortiamo fortemente le autorità armene a non rilasciare alcuna dichiarazione o intraprendere azioni per ritirarsi dalle cause in corso contro l’Azerbaigian nei tribunali internazionali.

Inoltre, invitiamo ad avviare nuove azioni legali basate su tutte le convenzioni pertinenti. Ciò include l’esplorazione di strade per ottenere giustizia attraverso la Corte penale internazionale per affrontare il grave crimine dello sfollamento forzato della popolazione dell’Artsakh.


Firmatari:
Gegham Stepanyan, difensore civico dei diritti umani della Repubblica dell’Artsakh
Arman Tatoyan, ex difensore dei diritti umani (difensore civico) della Repubblica di Armenia
Artak Beglaryan, ex difensore dei diritti umani (difensore civico) della Repubblica dell’Artsakh
Siranush Sahakyan, capo della ONG “Centro per il diritto internazionale e comparato”
Ara Ghazaryan, Fondatore e Responsabile dello studio legale “Ara Ghazaryan”, esperto internazionale