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BAKU NEGA L’ACREDITO A UN GIORNALISTA RUSSO CON COGNOME ARMENO, POI INTERVIENE MOSCA

Buon calcio a tutti. Iniziano oggi gli Europei 2020 che, per le note vicende sanitarie, sono slittati di un anno.
Partita inaugurale dell’Italia (questa sera all’Olimpico di Roma) in un girone che vede anche come sede delle gare Baku. Infatti, a differenza delle passate edizioni, questi campionati saranno spalmati su più nazioni invece che concentrati in una sola.

Per l’Azerbaigian l’assegnazione di Baku è tutta manna caduta dal cielo. Il regime di Aliyev da tempo utilizza gli eventi sportivi come lavatrice per pulire l’immagine della dittatura: il gran premio di Formula Uno ma anche le partite di calcio e i meeting di atletica leggera.

Il volto pulito del regime, lontano dalle carceri dove languono i prigionieri politici e gli attivisti dei diritti umani, lontano dal macabro parco della vittoria con i manichini armeni in pose degradanti, lontano dalla classifica di Reporter senza frontiere che pone l’Azerbaigian poco sotto la Corea del nord in fatto di libertà di informazione, lontano dalle celle dove sono rinchiusi almeno duecento prigionieri di guerra armeni.

Ma i nodi vengono al pettine, il lupo perde il pelo ma non il vizio… Così, a poche ore dall’inaugurazione dei campionati scoppia la prima polemica politica: il regime azero nega l’accredito a Nobel Arustamyan, uno dei più conosciuti giornalisti sportivi e telecronisti di Russia che però ha il “difetto” di avere un cognome armeno.

Incarna, quindi, il “nemico” che neppure a una partita di calcio può essere ammesso. Se qualcuno voleva la prova di quanto feroce, stupida e intollerante fosse la dittatura Aliyev è stato immediatamente accontentato.
Per la cronaca, ieri – su pressione delle autorità russe e della Uefa – il giornalista ha avuto l’accredito. E gli azeri hanno fatto la loro solita figura
Buon calcio a tutti.