Nella tradizionale conferenza stampa di fine anno il ministro degli Esteri del Nagorno Karabakh ha tracciato un bilancio del 2016. Con alcuni punti fermi

Venticinquesimo anniversario del referendum che sancì il diritto all’autodeterminazione del Nagorno Karabakh (Artsakh). Una volontà fuori discussione che rende inutile ogni altra consultazione sullo status della regione

Fermo comunicato dei Paesi co-presidenti del gruppo di Minsk dell’Osce a margine dei lavori del 23° Consiglio dell’Organizzazione. Un nostro commento

Nuovi bellicosi proclami del dittatore azero Aliyev che di dichiara pronto ad andare a bersi un tè a Stepanakert. Gli risponde per le rime il portavoce armeno Babayan…

La repubblica del Nagorno Karabakh sta varando, attraverso un percorso democratico partecipato e condiviso, una riforma che porterà a un cambiamento (ragionato e non improvvisato) della carta costituzionale. A cominciare dal nome dello Stato

Il presidente Aliyev “apre” a un compromesso sul Nagorno Karabakh. Ma la sua proposta suona ridicola e patetica. E viene rispedita al mittente.

Il presidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE), il filo azero Agramunt, interrompe il discorso della delegata azera che ricorda il procedimento penale verso il deputato italiano Luca Volontè

Sorprendenti (ma ci saremmo stupiti del contrario…) dichiarazioni di Aliyev che chiude la porta in faccia ai negoziatori internazionali. La pace si allontana?

Nel suo intervento all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con un forte richiamo al diritto all’autodeterminazione per il popolo del Nagorno Karabakh, il ministro degli Esteri armeno fa suo il motto del gruppo di Minsk, Ballots instead of bulletts

25 anni fa, il 2 settembre 1991, il Nagorno Karabakh-Artsakh dichiarava democraticamente e legalmente la propria indipendenza