L’Azerbaigian non ha alcun fondamento giuridico o morale per presentare alcuna pretesa verso l’Artsakh
il presidente dell’Armenia Sargsyan all’ONU: per il democraticamente sviluppato Artsakh, l’Azerbaijan semplicemente simboleggia l’arretratezza medievale
Rivolgendosi alla 72a sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 19 settembre a New York, il presidente dell’Armenia Serzh Sargsyan ha dichiarato di essere nuovamente costretto ad affrontare il tema del conflitto del Nagorno Karabakh, dicendo che avrebbe preferito piuttosto parlare di pace, progresso e cooperazione.
Ha detto che la nuova fase della lotta per l’autodeterminazione da parte del popolo dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) è iniziata quasi trenta anni fa. Gli appelli pacifici degli armeni dell’Artsakh per esercitare il loro inalienabile diritto all’autodeterminazione hanno ricevuto come risposta solo l’uso della forza alla quale l’Azerbaigian continua a ricorrere.
Sargsyan ha dichiarato che la politica di Baku è culminata nei massacri, nella pulizia etnica e nella deportazione di massa della popolazione armena dell’Azerbaigian. Una volta che gli armeni sono stati spazzati via, il governo dell’Azerbaigian ha continuato con la sua politica di distruzione sistematica del vasto patrimonio culturale e spirituale armeno nei territori sotto il suo controllo.
Il presidente ha anche detto che è ovvio che, in tali circostanze, il popolo dell’Artsakh non ha potuto far altro che ricorrere all’autodifesa. La terribile guerra del 1992-1994, le sue conseguenze e i negoziati che seguirono non sono serviti come lezione per l’Azerbaigian. L’anno scorso in aprile, l’Azerbaigian ha scatenato una guerra di quattro giorni, che è servita a dimostrare che l’Azerbaigian continua a perseguire l’obiettivo dello sterminio del popolo dell’Artsakh.
«Nel corso dell’offensiva militare scatenata nel 2016 – ha dichiarato il presidente armeno – le Forze Armate dell’Azerbaigian hanno commesso numerosi crimini di guerra contro la popolazione civile e i prigionieri di guerra. Qui devo menzionare che un membro delle forze armate che ha commesso tali atrocità è stato decorato con un’alta onorificenza e il presidente dell’Azerbaigian lo ha decorato personalmente davanti alle telecamere.
È da anni che il discorso dell’odio e l’armenofobia sono stati parte integrante della politica ufficiale dell’Azerbaigian. Ha preso profondo radicamento nei programmi scolastici, intossicando le generazioni più giovani. È da anni che un certo numero di organizzazioni specializzate intergovernative e non governative che si occupano del razzismo e della xenofobia hanno suonato campanelli di allarme.
Tutto questo ci porta a credere che l’esercizio del diritto all’autodeterminazione da parte del popolo dell’Artsakh abbia un significato esistenziale. A questo proposito, trasmetto la visione consolidata dell’Armenia e dell’Artsakh, nonché quella condivisa dagli armeni di tutto il mondo. Porto questo messaggio da Yerevan, dove adesso si svolge la conferenza Armenia-Diaspora.
Tutti dovrebbero essere consapevoli del fatto che per il democraticamente sviluppato Artsakh, l’Azerbaijan semplicemente simboleggia l’arretratezza medievale. L’Azerbaigian non ha alcun fondamento giuridico o morale per presentare alcuna pretesa verso l’Artsakh. L’Artsakh non ha mai fatto parte dell’Azerbaigian indipendente e pertanto i tentativi della sua annessione a quel particolare quadro statale non possono essere giustificati.
Oggi il libero Artsakh è una società democratica consolidata. Il nostro motto comune e l’impegno di “lasciare nessuno dietro” dovrebbero essere la pietra miliare che guida il lavoro della famiglia delle Nazioni Unite. È proprio per questo che credo che il popolo dell’Artsakh non dovrebbe mai essere lasciato fuori dall’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Credo fermamente che lo status irrisolto del conflitto di Nagorno Karabakh non dovrebbe avere alcun impatto sul popolo dell’Artsakh mentre esercita i propri diritti. Sono, innanzitutto, i diritti inalienabili per qualsiasi essere umano. Si tratta del diritto alla vita, del diritto a organizzare la vita pubblica, il diritto di formare liberamente il proprio governo, il diritto di comunicare senza ostacoli al mondo esterno e molti altri diritti.
L’Armenia contribuisce costantemente al miglioramento delle condizioni di vita del popolo dell’Artsakh, al suo sviluppo sostenibile e democratico. Nessuno ha il diritto di creare ostacoli all’attuazione di iniziative e progetti in tal senso. Lo status giuridico dell’Artsakh o, più precisamente, la mancanza del riconoscimento giuridico internazionale non è e non può costituire un ostacolo per le donne e gli uomini che vi abitano per esercitare i propri diritti.
Crediamo fermamente che non esista alcuna alternativa alla risoluzione pacifica del conflitto di Nagorno Karabakh. Adesso, da questo podio eminente, ribadisco il nostro impegno a questo proposito. Nel frattempo, tutti dovrebbero essere consapevoli che il problema di Nagorno Karabakh è un problema dei diritti umani. Può essere risolto esclusivamente attraverso uno dei diritti umani fondamentali e inalienabili, il diritto del popolo all’autodeterminazione.
Alla fine della giornata, qualunque sia l’opzione per la risoluzione del conflitto alla quale arriviamo, la Repubblica di Artsakh non dovrebbe godere di uno status e di una libertà inferiore a quello che gode oggi. Azerbaigian dovrà riconoscere e rispettare il diritto del popolo dell’Artsakh di decidere il proprio futuro attraverso una libera espressione della volontà. Tutti i meccanismi internazionali e nazionali disponibili dovrebbero garantire la sicurezza della popolazione armena dell’Artsakh.»