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Siamo in sincero imbarazzo, da italiani, nel leggere i commenti – non solo armeni – riguardo alla nuova fornitura di armi all’Azerbaigian da parte dell’Italia.
L’8 giugno è stato ufficialmente comunicato l’accordo per la vendita da parte di Leonardo di (al momento due) velivoli da trasporto C-27J Spartan all’Azerbaigian.

Da alcuni mesi si sono intensificati i rapporti tra Roma e Baku che dal settore energetico si sono spostati anche su quello della Difesa.

Come abbiamo già scritto altre volte, siamo contenti che il nostro Paese faccia affari all’estero e non importa chi sia l’acquirente dei nostri prodotti dal momento che in politica, specie in quella internazionale, e negli affari l’etica è morta da tempo.

Però, questa stringente alleanza italo-azera sta diventando sempre più imbarazzante e negli ultimi mesi il nostro Paese ha virato decisamente verso il Caspio stringendo un asse molto forte con Baku.

Non solo il ministro Crosetto, ma anche altri colleghi di governo, si sono recati alla corte di Aliyev per fare affari. Ci sta, come detto. E poco importa che l’acquirente sia l’autocrate presidente di uno Stato condannato a essere nel mondo uno di quelli con minor rispetto dei diritti civili e politici per la popolazione.

E passi anche che l’Italia stia poco alla volta diventando in ambito UE il principale fornitore di armi a un Paese che ha fatto della guerra e della retorica di guerra la sua ragion d’essere, come purtroppo la cronaca di questi ultimi anni ha ben evidenziato.

Quel che davvero imbarazza è l’assoluta debolezza italiana in politica estera.

Il suo totale silenzio sulla contesa armeno-azera nasconde la paura di turbare il ricco alleato azero. Non una parola sul blocco della popolazione armena in Artsakh, non un benevolo invito al partner commerciale ad allentare la pressione e le minacce (sono pressoché quotidiane le violazioni azere del cessate-il-fuoco), non una parola – anche solo di conforto, solidarietà – per la controparte armena.

Mentre il consiglio comunale della capitale francese approva una mozione per fornire aiuti umanitari alla popolazione dell’Artsakh e il parlamento olandese esprime vicinanza alla sua popolazione, il governo italiano vende armi al dittatore, addestra i suoi militari e lo incoraggia nella sua politica di minaccia.

Questa non è una scelta di campo. È debolezza in politica internazionale, è incapacità di prendere una posizione, è paura di far valere quei valori democratici che sono alla base del consesso europeo.

Non stupiamoci, dunque, se all’ultima riunione della Comunità politica europea a Chisinau, al tavolo del vertice Aliyev-Pashinyan sedevano un francese (Macron) e un tedesco (Scholz).

L’Italia, ridotta a zerbino di Aliyev, conta nulla.

Questo è imbarazzante. Più dei commenti sui social di chi ci accusa di esserci schierati dalla parte di un dittatore.

IL COMUNICATO DI LEONARDO

Dopo l’ennesima ‘perla’ su L’Opinione di Domenico Letizia, noto lobbista filo azero, arriva la risposta dell’ambasciata armena in Italia. 

Nel corso della prima visita di un Capo di Stato italiano in Armenia fermo richiamo a una soluzione non militare per il contenzioso sul Nagorno Karabakh

In un’intervista a News.am l’ambasciatore italiano in Armenia, Giovanni Ricciulli, parla anche del ruolo dell’Italia per la risoluzione del conflitto in Nagorno Karabakh-Artsakh