L‘Italia sostiene gli sforzi del gruppo di Minsk dell’Osce

In un’intervista a News.am l’ambasciatore italiano in Armenia, Giovanni Ricciulli, parla anche del ruolo dell’Italia per la risoluzione del conflitto in Nagorno Karabakh-Artsakh

L’Italia ha assunto la presidenza dell’OSCE. Come vedi le prospettive per la soluzione del conflitto del Karabakh? Quali passi concreti farà la Presidenza italiana per far avanzare il processo di pace?

Dall’avvio della CSCE nel 1975, l’OSCE si è sforzata di sostenere i contatti e il dialogo come mezzo di stabilità, sicurezza e pace. L’Italia, che è uno dei principali contributori al budget ordinario dell’organizzazione, sia per ciò che riguarda le sue istituzioni e che per le sue operazioni sul campo, è da sempre fortemente impegnata per gli scopi e le attività dell’OSCE. Pertanto la nostra attuale presidenza rifletterà questo forte impegno tradizionale.

Come sapete, tra le priorità della Presidenza italiana vi è anche il ruolo dell’OSCE nei “conflitti protratti” che purtroppo continuano a rovinare l’area europea.

Per quanto riguarda il Nagorno Karabakh, la responsabilità di una soluzione non può venire dall’esterno perché la pace si basa in definitiva sulle parti interessate. Da questo punto di vista, vorrei ricordare che la nostra Presidenza sottolinea “Dialogo, Proprietà, Responsabilità”.

Pertanto, è fondamentale che tutte le parti si convincano che solo un accordo pacifico basato sulla negoziazione consentirà una soluzione e che l’intera regione trarrà vantaggio da tale risultato in termini di stabilità, progresso e prosperità.

Ovviamente, è in corso da molto tempo un processo per promuovere tale soluzione e, a tale riguardo, vorrei sottolineare che la Presidenza italiana dell’OSCE appoggia pienamente gli sforzi dei tre copresidenti del gruppo di Minsk dell’OSCE e dei principi e gli elementi su cui poggia la loro azione paziente e costruttiva.

Detto questo, aggiungo che l’Italia intende rilanciare lo spirito dell’OSCE. È lo stesso spirito che ha sostenuto l’importanza del contatto e del dialogo nel 1975, mentre il mondo era pericolosamente diviso e alcuni punti intermedi stavano mettendo a rischio la stessa pace mondiale.

Il ministro degli Esteri italiano, Alfano, ha sottolineato proprio questo punto quando ha recentemente citato il nostro ex primo ministro Aldo Moro nel definire lo spirito di Helsinki come il “punto di passaggio verso il futuro“. In effetti, non c’è alternativa.

L’azione italiana in quanto attuale presidente dell’OSCE rifletterà questo spirito.

(traduzione italiana a cura della redazione)

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