L’attuale Presidente della Commissione Esteri del Senato, Vito Petrocelli, è da qualche tempo in rotta con il suo partito dal quale ieri, apprendiamo dai media, è stato cacciato a seguito di un suo twitt provocatorio sul 25 aprile con tanto di Z maiuscola nel testo (liberaZione) che ha suscitato un prevedibile vespaio di polemiche.
Chi segue questa pagina sa bene che ci siamo sempre astenuti da qualsiasi commento di politica interna nazionale: chi sta al fianco degli armeni e dell’Artsakh è nostro amico a prescindere dalla propria parte politica di appartenenza, chi sta con gli azeri non ci piace, sempre a prescindere dalle sue scelte politiche.
Nella Commissione Esteri, l’ambasciata azera in Italia ha coltivato un gruppetto di amici che da tempo si distinguono per prese di posizione a favore di Baku; senatori per nulla imbarazzati a sostenere un regime come quello di Aliyev. Sulla ragione di tale posizione ognuno può darsi le spiegazioni che più ritiene valide.
Di Petrocelli avemmo modo di occuparci in passato chiedendo anche le sue dimissioni in quanto, sul tema del contenzioso armeno-azero, non aveva dimostrato quella imparzialità necessaria a un Presidente di Commissione della Repubblica italiana per esercitare correttamente il proprio mandato.
Gli ultimi avvenimenti e le nuove richieste di dimissioni scaturite dalla sua esternazione su Twitter ci hanno dato spunto per andare a riprendere un po’ di twitt che il nostro ha scritto negli ultimi mesi; tutti, è bene specificarlo, sempre graditi sia all’ambasciata azera che al suo titolare Ahmadzada con il quale il rapporto è cordiale da diversi anni.
Citiamo, a titolo di esempio, il sito di una associazione lucana “Cova contro” che già nel 2016 non aveva avuto scrupolo nel rivolgere pubbliche domande al senatore materano (https://covacontro.org/le-nostre-30-domande-pubbliche-al-senatore-petrocelli-dallazerbaijan-a-tecnoparco-passando-per-il-tap-ed-i-somma/) denunciando i suoi sospetti rapporti con il regime dell’Azerbaigian.
Ad aprile 2020 Petrocelli ritwitta l’ambasciata dell’Azerbaigian che pubblica l’immagine del Centro Aliyev con la bandiera tricolore italiana in segno di solidarietà con il nostro Paese in piena pandemia; analoghe immagini arrivavano peraltro anche dall’Armenia ma senza beneficio di ritwitt senatoriale.
Il 13 luglio, Petrocelli rilascia una dichiarazione relativa agli scontri tra Armenia e Azerbaigian all’altezza della regione di Tavuz (nord est dell’Armenia) e naturalmente prende posizione a favore di Baku per nulla preoccupato del fatto che il suo ruolo istituzionale imponga neutralità nei giudizi, oltre tutto non avendo alcuna contezza di quanto stesse accadendo sul campo.
Durante la guerra, il Presidente della Commissione si produce in un paio di twitt equilibrati con i quali informa dei lavori della Commissione, poi ad aprile non ce la fa più a trattenersi e twitta (13.04.21) un entusiastico “Ora e sempre” con le bandierine di Italia e Azerbaigian. Due giorni dopo è a Ganja assieme al sindaco di Matera come racconta sempre su Twitter l’ambasciata azera e da lì il nostro si produce in riflessioni a senso unico.
Due mesi dopo, il collega e sodale pro-azeri Gianluca Ferrara denuncia le mine anticarro che si trovano nei territori di guerra e Petrocelli non può non commentare l’auspicio che gli armeni consegnino le mappe dei campi minati (4.06.21).
Ad agosto (20) il senatore sottolinea l’importanza del “sostegno italiano all’integrità territoriale dell’Azerbaigian e la partecipazione ai progetti di ricostruzione del Karabakh”. Pochi giorni dopo (29) altro twitt sulla bellezza di Ganja, il 3 settembre commenta la visita nella sua Matera dell’ambasciatore azero.
Il 21 ottobre partecipa ovviamente all’evento dedicato al trentennale dell’indipendenza dell’Azerbaigian con tanto di conferenza stampa al Senato; è felice il 7 novembre di twittare gli auguri a tutto il popolo dell’Azerbaigian “nel primo anniversario della ritrovata integrità territoriale”.
Poi altri scambi di affettuosità nei mesi a seguire con l’ambasciata azera.
Ora, intendiamoci: come abbiamo avuto già altre volte modo di scrivere, in Italia – a differenza della sua cara dittatura dell’Azerbaigian – ognuno è libero di pensarla come vuole.
Se Petrocelli, per ragioni sue personali, ama l’Azerbaigian di Aliyev è libero di farlo e non saremo certo noi a censurarlo; così anche se dovesse ottenere dal regime azero o dalla sua rappresentanza diplomatica benefici tangibili purchè, sia ben inteso, questa vicinanza non pregiudichi la politica internazionale italiana o non crei nocumento alla stessa o non ostacoli altri processi decisionali. Non sarebbe certo né il primo né l’ultimo politico a essere pagato – sempre che lo sia, ovviamente – da uno Stato estero.
Però, un Presidente di Commissione Esteri del Senato della repubblica italiana non può essere di parte su un determinato tema di politica internazionale; deve dimostrare obiettività ed equilibrio ed essere in grado di comprendere lo scenario internazionale.
Ecco perché deve dimettersi subito.
Libero così di poter simpatizzare con chi vuole, libero di viaggiare ogni volta che vuole in Azerbaigian (basta che non paghi il popolo italiano), libero di ogni incombenza che il mandato istituzionale a lui affidato impone.
Per noi sarebbe una vera e propria liberAZione…