“Ora e sempre”…
Vito Rosario Petrocelli, tarantino ma eletto in Basilicata, non è un senatore qualsiasi; ricopre, infatti, il ruolo di Presidente della Commissione Affari esteri a palazzo Madama e come tale dovrebbe muoversi con prudenza attesa la sua carica istituzionale.
Tuttavia, il suo sviscerato e certamente disinteressato amore per l’Azerbaigian lo ha spinto da qualche tempo a questa parte a intervenire con dichiarazioni sempre a senso unico.
In occasione degli scontri sul confine Armenia-Azerbaigian del luglio scorso, ad esempio non indugiò a schierarsi dalla parte di Baku e – pur senza avere ovviamente alcuna contezza di cosa stesse realmente accadendo laggiù – non esitò a rivolgere “un appello al rispetto del cessate il fuoco e delle quattro risoluzioni delle Nazioni Unite del 1993 che, a difesa del diritto internazionale e dell’integrità nazionale dell’Azerbaijan, chiedono il ritiro delle truppe armene filo-separatiste dai distretti occupati dalle forze armene e dai separatisti del Nagorno-Karabakh”. Dichiarazione quanto meno inopportuna considerato che gli incidenti non si stavano verificando sulla linea di contatto dell’Artsakh (Nagorno Karabakh).
All’attacco azero contro l’Artsakh nello scorso mese di settembre sono seguite le parole del senatore che, senza alcun indugio o prudenza vista la guerra in atto, dichiarò che “l’Italia supporta inequivocabilmente l’integrità territoriale dell’Azerbaigian”. Stante la delicatezza della situazione, in qualità della sua posizione di Presidente, avrebbe potuto e dovuto a nostro modesto avviso mantenere un profilo più basso ed equilibrato.
Non sappiamo quando e come sia scoppiato questo amore per l’Azerbaigian. Però su web leggiamo che il senatore, assieme ai suoi colleghi di partito (M5S) Castaldi (da non confondere con il vicepresidente del Parlamento europeo Castaldo) e Cioffi si reca in missione a Baku nel 2015 per spiegare le ragioni del NO del Movimento al progetto TAP che deve far affluire gas dal Caspio fino alle coste del Salento. Sul tema la posizione del Movimento è sempre stata chiara, dalla parte delle popolazioni locali che contestavano il progetto, e ribadita anche nel corso dell’ultima campagna elettorale del 2018.
Non sappiamo quale sia stata la sostanza dei colloqui a Baku. L’unica considerazione che possiamo fare è che i tre diventano molto frequentatori degli eventi organizzati dall’ambasciata azera in Italia e non mancano ripetute dichiarazioni di solidarietà all’Azerbaigian. Cioffi, divenuto sottosegretario allo sviluppo economico, entra a far parte dell’associazione interparlamentare di amicizia con l’Azerbaigian, Castaldi si spende con ripetute visite per promuovere sulle rive del Caspio l’industria vastese e rilancia appelli al ritiro degli armeni dai “territori occupati” senza null’altro aggiungere sulla risoluzione del contenzioso.
Ma ritorniamo al nostro Petrocelli. Come detto, in quanto Presidente della Commissione Affari esteri del Senato dovrebbe mantenere, sempre a nostro sommesso parere, un profilo più equilibrato. Invece si lascia andare a ripetute affettuose manifestazioni di vicinanza con il regime del dittatore Aliyev.
L’ultima in ordine di tempo è un twitt di pochi giorni fa a commento di quello dell’ambasciatore azero Ahmadzada sulla firma di un accordo fra il Comune di Matera e un’istituzione azera: “ORA E SEMPRE!” commenta Petrocelli con tanto di bandierine italiana e azera intervallate da due mani che si stringono. Sarebbe bastato un like, oppure un semplice messaggio di congratulazione ma il nostro ha voluto far vedere che lui, sì davvero ama l’Azerbaigian.
E rinnova il suo affetto poco dopo postando altro twitt da Aghdam nel quale si chiede “perché tanta distruzione e abbandono se l’Armenia considerava questa regione parte del suo territorio?” dimostrando una buona dose di ignoranza sulle trentennali vicende del contenzioso sul Nagorno Karabakh.
E ancora nel corso della sua visita a Ganja arriva a dichiarare che“sono venuto qui per vedere con i miei occhi cosa è successo in quei 44 giorni” (dimenticandosi di fare un salto dall’altra parte per vedere cosa hanno rappresentato 44 giorni di bombardamento con cluster bomb su Stepanakert e le altre città dell’Artsakh…) aggiungendo anche che “voglio sottolineare che appoggio le ragioni dell’Azerbaigian ha per questa guerra” e augurandosi che “l’Azerbaigian prospererà per molto tempo e che sarà garantita la pace”
Non una parola sull’osceno “parco dei trionfi di guerra” inaugurato proprio in quei giorni a Baku, ovviamente. Non una parola sul fatto che la guerra sia stata scatenata dagli azeri in piena pandemia, non una parola sulle morti e le distruzioni dall’altra parte.
Ora, nessuno toglie il diritto a un politico di scegliersi la parte con la quale schierarsi; a differenza di quanto accade in Azerbaigian, qui da noi c’è democrazia e ognuno è libero di dire e fare ciò che meglio crede.
Però una carica istituzionale della NOSTRA repubblica italiana dovrebbe assumere nel suo operato, in qualunque questione di politica internazionale, un atteggiamo più equilibrato e prudente che rifugga da univoche manifestazioni di parzialità che mal si conciliano con il ruolo rappresentativo che ricopre e che potrebbero anche nuocere al nostro Paese per le infinite sfumature politiche che si possono determinare.
A Petrocelli, come agli altri parlamentari filo azeri, rinnoviamo sempre la stessa domanda: perché?
[PS: questo non è un post politico e non vogliamo che passi il messaggio che il M5S sia a favore dell’Azerbaigian; ci sono infatti nel Movimento molti esponenti che hanno un pensiero molto diverso da quello di Petrocelli. Così come la lobby filo Aliyev conta seguaci in tutti i partiti. Tra gli altri, nella Lega segnaliamo Boldi e Lucidi, Marino di Italia Viva, Rizzotti di Forza Italia, Rosato del Pd, Urso di Fratelli d’Italia, oltre al pentastellato Ferrara. Non nutriamo alcun dubbio che la loro frequentazione con l’Azerbaigian sia dettata dall’intento di promuovere e migliorare le relazioni economiche fra i due Paesi, ci domandiamo solo per quale motivo la loro visione della storia della regione caucasica sia a senso unico. Si può essere buoni promotori delle aziende italiane e al tempo stesso mantenere un profilo politico più equilibrato]
Uno dei recenti twitt di Petrucelli