L‘ingordo Aliyev

Ancora una volta il presidente azero tenta di sabotare il processo di pace con dichiarazioni farneticanti…

Non contento di reclamare i cosiddetti “territori occupati” (in realtà facenti parte dell’originario Artsakh), non contento di di pretendere di governare l’intero Artsakh (beninteso senza armeni…), non contento di occupare territori altrui (quali la vecchia regione di Shahumian o il Nakichevan) ecco che l’ingordo Aliyev pretende anche il possesso di tutta l’Armenia.

In un discorso pronunciato al congresso del suo partito (Nuovo Azerbaigian) ha dichiarato che «Yerevan è nostra terra storica e noi dobbiamo ritornare alle nostre terre storiche» estendendo il concetto anche alla regione di Zangezur (Syunik) e a quella intorno al lago Sevan.

Invero il portavoce del ministero degli Affari esteri di Baku, Hikmet Hajiyev, ha dovuto in seguito precisare che non si tratta di una rivendicazione territoriale ma di un ristabilimento di giustizia storica assumendo che all’inizio del Novecento gli armeni rappresentavano una minoranza nelle aree in questione. Affermazione …”pericolosa” giacché sottintende che gli armeni erano presenti altrove (la cosiddetta Armenia storica, corrispondente all’attuale Turchia orientale da dove furono cacciati e massacrati), dimenticando inoltre che nello stesso periodo gli armeni erano la maggioranza a Baku…

Tutto questo, a prima vista fa sorridere. In realtà il discorso è molto più serio dell’ennesima “uscita” del presidente dell’Azerbaigian: utilizzare simili espressioni (sia pure probabilmente in chiave di politica interna) in un momento in cui gli sforzi del Gruppo di Minsk dell’Osce sono concentrati nel costruire un rapporto di fiducia fra le parti significa voler ostacolare  ancora una volta il processo negoziale, rallentandolo o vanificandolo.

Non dunque una semplice schermaglia dialettica ma una deliberata volontà di non risoluzione del contenzioso condita dalla solita armenofobia.

Basta saperlo…