Sahakyan: l’Artsakh deve tornare ad essere parte nel negoziato

In un’intervista il presidente della repubblica dell’Artsakh rinnova l’importanza della diretta partecipazione del suo Stato ai negoziati. Un invito ai profughi azeri.

«I rifugiati azerbaigiani naturalmente possono tornare in Artsakh, nella Repubblica di Artsakh, se ne riconoscono la sua giurisdizione». Lo dichiara il presidente della Repubblica di Artsakh, Bako Sahakyan, in un’intervista con ‘Armenian Mirror Spectator’.

Sahakyan ha apprezzato gli sforzi diplomatici del gruppo di Minsk dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE). Al riguardo ha sottolineato che «comprendiamo che la comunità internazionale nella persona del Gruppo di Minsk si preoccupi di trovare una soluzione a questo problema complicato. Tuttavia, l’interesse del gruppo di Minsk non è sufficiente. La nostra profonda convinzione è che la posizione non costruttiva, estremista e bellicosa di una delle parti, l’Azerbaigian, nei confronti di questo problema è un ostacolo  che non siamo in grado di superare per raggiungere accordi più seri».

Sahakyan ha anche affermato che affinché il processo di pace abbia successo, Artsakh deve essere una delle parti piene nei negoziati con Armenia e Azerbaigian, come inizialmente concordato nel summit dell’OSCE di Budapest del 1994, e che Artsakh continua a fare qualunque cosa sia in suo potere per ripristinare quel formato.

La situazione dei rifugiati nella regione viene spesso sollevata negli ambienti internazionali. Sahakyan al riguardo ha precisato che «al momento [si parla] principalmente dei rifugiati azerbaigiani. Naturalmente siamo favorevoli a parlare non solo dei profughi azerbaigiani ma anche dei profughi armeni».

Riguardo agli azeri che vivevano in Artsakh e che potrebbero voler riprendere il controllo delle loro proprietà, il presidente ha confermato che «abbiamo detto in più occasioni negli ultimi anni che i rifugiati azerbaigiani naturalmente possono tornare ad Artsakh, nella Repubblica di Artsakh, se ne riconoscono la sua giurisdizione».