Ora Aliyev accusa l’UNESCO (e nasconde i crimini azeri)

Il presidente dell’Azerbiagian svela le sue mosse. Incalzato dall’agenzia dell’ONU per la conservazione del patrimonio dell’umanità che sta ancora aspettando il via libera per la ricognizione di una squadra di esperti nei territori dell’Artsakh ora occupati dagli azeri, passa al contrattacco e accusa l’UNESCO di cecità per non aver denunciato i casi di vandalismo armeno sul patrimonio architettonico dell’Azerbaigian nei distretti conquistati negli anni Novanta.

In una intervista al turco “Daily Sabah” denuncia la distruzione del patrimonio dell’Azerbaigian. Ma si mantiene sul vago e, a quanto risulta leggendo l’articolo in questione, il suo unico riferimento è a una moschea di Zangilan trasformata nei decenni in una stalla.

«Abbiamo ripetutamente fatto appello all’UNESCO per 30 anni, abbiamo ripetutamente affermato che le nostre moschee sono state distrutte, i nostri siti storici sono stati distrutti, i nostri siti storici sono stati armenizzati. Hanno inviato una missione qui almeno una volta? La nostra richiesta ha ricevuto risposta almeno una volta?» tuona il dittatore mentre visitava la moschea in questione. Ma si ferma lì, non fa altri nomi, non cita situazioni particolari.

In effetti sul sito del ministero dei beni culturali dell’Azerbaigian si poteva leggere già a ottobre che «storici e culturali monumenti situati nei nostri territori liberati sono stati anche salvati dal nemico». E qui ci fermiamo perché non capiamo: sono stati distrutti oppure no? perché se “sono stati salvati” allora vuol dire che gli armeni – al netto delle rovine della guerra di trenta anni fa – li aveva comunque preservati.

Basti considerare la moschea di Shushi, addirittura restaurata dal governo dell’Artsakh, o quella di Aghdam che, nonostante la guerra, è stata salvata.

Di che parla allora il presidente dell’Azerbaigian? Uno Stato che ha provocato la distruzione di centinaia di chiese e monasteri armeni, di migliaia di katchkar…

I militari azeri si sono resi protagonisti di vandalismi contro chiese e monumenti nei territori occupati dell’Artsakh (non lo diciamo noi ma i filmati che questi trogloditi hanno postato sui social).

Ora il dittatore (la cui moglie detto per inciso è ambasciatrice UNESCO) attacca l’organizzazione per impedire che gli esperti censiscano i beni culturali nella regione; vuole avere mano libera per distruggere tutto, riscrivere la storia dell’arte in Artsakh.

Sempre sul suddetto sito del ministero dei beni culturali dell’Azerbaigian è tutto un fiorire di chiese “albane”, di monumenti che appartengono alla storia dell’Azerbaigian (Stato nato nel 1918…); si arriva persino ad accusare gli armeni di aver compiuto “scavi archeologici illegali” (sic!) nelle grotte di Azokh mentre Gandzasar (che per fortuna è rimasto sotto nostro controllo) è già stato ribattezzato Khaznadagh (ovvero lo stesso nome in turco-azero) dalla “letteratura scientifica”.

Il rischio è che gli appelli della comunità internazionale, come accaduto per Julfa, cadano nel vuoto lasciando mano libera al regime azero.

(nella foto, Aliyev calpesta cartello toponomastica armeno nei territori dell’Artsakh occupati dagli azeri)