Lavrov parla del Nagorno Karabakh

Nel corso della tradizionale conferenza stampa di inizio anno incentrata sull’attività diplomatica nei dodici mesi precedenti, il ministro degli Affari esteri russo Sergey Lavrov ha analizzato anche alcuni aspetti relativi alla questione del Nagorno Karabakh (Artsakh). Riassumiamo in sintesi:

ALLEGATI SEGRETI: Lavrov ha negato che gli accordi del 9 novembre 2020 e dell’11 gennaio 2021 contengano allegati segreti. “La dichiarazione del 9 novembre è stata implementata in modo abbastanza efficace; questa valutazione è stata fatta sia dal presidente Aliyev che dal primo ministro Pashinyan“, ha detto Lavrov. “Fatta eccezione per la questione dei prigionieri di guerra armeni, che, ripeto, è emersa – nell’edizione corrente – all’inizio di dicembre; un mese dopo la firma degli accordi. Il resto viene svolto in modo abbastanza efficace. La questione del mandato delle forze di pace è in via di risoluzione. Diventerà oggetto di accordi trilaterali, discussi durante la riunione dell’11 gennaio a Mosca. Non c’è alcun allegato segreto, e non vedo quali argomenti possono essere segreti“.

PRIGIONIERI DI GUERRA: “La questione è stata discussa con i leader di Armenia e Azerbaigian, durante le successive conversazioni telefoniche del presidente russo, durante le mie conversazioni telefoniche con i colleghi dei due Paesi, ha fatto parte di lunghi dibattiti dell’11 gennaio. Inizialmente, gli armeni avevano più problemi legati alla questione dei prigionieri di guerra. In primo luogo, le parti dovevano formare l’elenco delle persone dichiarate scomparse. L’Azerbaigian ha fornito tali elenchi, e non erano così tanti, e tutti sono stati restituiti, anche se non immediatamente. Altri problemi da parte azera legati ai dispersi in azione, i prigionieri di guerra, persone detenute, non sono emersi”, ha detto il ministro russo aggiungendo che le liste da parte armena non sono state fornite immediatamente e completamente. Altra questione riguarda i 62 soldati armeni catturati nella regione di Hadrut che per gli azeri sono arrivati in zona successivamente all’entrata in vigore della tregua. “Noi, io e il presidente Putin, in ogni caso, proponiamo di continuare a discutere la questione per chiuderla ed essere guidati dal principio ‘tutti per tutti’ “, ha aggiunto. Il ministro degli Esteri russo ha dichiarato di aver parlato con il collega armeno al fine di chiarire gli elenchi finali dei prigionieri di guerra, tuttavia, si è scoperto che il numero di prigionieri di guerra è molto più di quel 62. “Al momento i militari di Russia, Armenia e Azerbaigian stanno controllando le liste nome per nome per capire dove si trovano“, ha detto Lavrov.

STATUS DEL KARABAKH: “L’area in cui stazionano le forze di pace russe [in Nagorno Karabakh (Artsakh)] è la zona di responsabilità del contingente di pace russo; questa è la base dei nostri contatti con Yerevan e Baku. Ora le sfumature, i dettagli sono in fase di elaborazione. In connessione con l’organizzazione delle comunicazioni di trasporto, la fornitura della zona di responsabilità del contingente russo di mantenimento della pace, la fornitura di assistenza umanitaria alle persone che vi sono tornate, 50.000 armeni sono già tornati. E, naturalmente, vogliamo che le organizzazioni internazionali abbiano l’opportunità di lavorare lì (…). Ora ci stiamo coordinando con Baku e Yerevan sul formato della loro missione. … Ci sono questioni relative alla controversia sullo status; questo è il motivo per cui l’argomento dello status del Nagorno Karabakh è un argomento così controverso, e i leader hanno deciso di aggirare la questione, lasciarla per dopo. Dovrebbero occuparsene anche i copresidenti del gruppo di Minsk dell’OSCE. Ora hanno rinnovato i contatti con le parti e torneranno a visitare la regione. Tuttavia, le questioni relative allo status saranno risolte più facilmente e rapidamente nel rispetto delle assicurazioni di Yerevan e Baku che la cosa importante è la normalizzazione della vita quotidiana di tutte le comunità – etniche e religiose – e che deve essere ripristinata la pacifica convivenza di buon vicinato”.

KARABAKH RUSSO: “Per quanto riguarda la proposta ‘esotica’ di includere il Nagorno Karabakh nella Federazione Russa, a quanto ho capito, l’indipendenza del Karabakh non è stata riconosciuta da nessuno, compresa la Repubblica di Armenia; noi [la Russia] non abbiamo nemmeno un piano del genere. Noi presumiamo che tutte le questioni in questa regione debbano essere risolte tra i paesi qui e, prima di tutto, tra Armenia e Azerbaigian. Siamo pronti ad aiutare a cercare tali soluzioni che garantiranno pace, stabilità e sicurezza in questa regione e, cosa più importante, la sicurezza delle persone che hanno sempre vissuto qui e vivranno in futuro“.

COMUNICAZIONE ARMENIA-ARTSAKH: “In tutti gli accordi, prima di tutto nella dichiarazione del 9 novembre, è registrato il consenso delle parti a garantire la comunicazione tra Armenia e Karabakh attraverso il corridoio Lachin, che è sotto il controllo delle forze di pace russe. Nessuno ha mai rifiutato la comunicazione dell’Armenia con il Karabakh. La questione della separazione tra Armenia e Karabakh l’una dall’altra non è mai stata espressa durante i negoziati che sono continuati per decenni. Ed è per questo che il corridoio Lachin, come concetto, non è stato rifiutato da nessuno. E proprio come in passato, è soggetto al consenso delle parti, compreso il consenso dei nostri vicini azeri. E proprio così, verrà stabilita una comunicazione affidabile e permanente tra le regioni occidentali dell’Azerbaijan e Nakhichevan. Questo è stabilito nella dichiarazione trilaterale. Se siamo d’accordo – e tutti sono d’accordo – che deve esistere una comunicazione tra gli armeni del Nagorno Karabakh e l’Armenia, non vedo ragioni per ostacolare i contatti a quel livello”.

VISITE UFFICIALI IN ARTSAKH: sulla questione Lavrov ha dichiarato che funzionari governativi dell’Armenia sono coinvolti nel processo di fornitura di aiuti umanitari al Nagorno Karabakh, che non riceve alcuna reazione negativa dall’Azerbaigian, e secondo Lavrov sarebbe strano se fosse diversamente.