La strategia turco-azera contro gli armeni

La nuova provocazione azera di ieri sera nei pressi del villaggio di Yeraskh non rappresenta certo una novità.Solo cinque giorni prima un soldato armeno era stato mortalmente colpito dal fuoco nemico. Ieri, lo scambio di colpi è durato alcune ore e ha provocato il ferimento del sindaco del villaggio.

Ancora una volta l’Azerbaigian cerca provocatoriamente di modificare la linea di confine e tenta di avanzare le proprie posizioni.

Dopo l’aggressione all’Artsakh questa è la seconda fase dell’attacco turco-azero al popolo armeno.
Dal 12 maggio centinaia di soldati azeri hanno avanzato le proprie posizioni lungo il confine orientale dell’Armenia all’altezza della regione di Geghargunik. Il Syunik è costantemente minacciato (ieri altra sassaiola contro veicoli armeni in transito), da alcuni giorni i tentativi azeri si sono spostati sul fronte del Nakhchivan.
Per non parlare delle decine di prigionieri armeni di guerra ancora trattenuti illegalmente a Baku. Aliyev fa la voce grossa, minaccia di “riprendersi le terre storiche azere” (sì, detto dal presidente di una nazione nata solo nel 1918 fa un po’ ridere…) occupando addirittura Yerevan, il Sevan e il Syunik; soprattutto la parte meridionale dell’Armenia fa gola al dittatore perchè assicurerebbe una continuità territoriale fra Azerbaigian e Turchia avverando il sogno dei Giovani turchi genocidiari.

La strategia turco-azera è quella di indebolire l’Armenia (e ovviamente l’Artsakh) progressivamente, aprendo nuove aree di crisi.
L’Armenia oggi è un pugile alle corde, messo all’angolo e colpito ripetutamente. Non si è ancora ripreso dalla cocente sconfitta della scorsa guerra, le sue forze armate devono essere rifondate e rifornite con armi moderne ed efficaci. I soldati armeni di frontiera sono costretti a difendersi con vecchi fucili di epoca sovietica, trovano alloggio in baracche di fortuna, sono facile obiettivo dei soldati azeri.
Oggi è stato dato l’annuncio che il ministro della Difesa di Yerevan (Vagharshak Harutyunyan), entrato in carica il 20 novembre, sarà sostituito a breve.

Ecco perchè Aliyev spinge con le provocazioni sapendo che gli armeni non possono o non vogliono reagire come dovrebbero.
La comunità internazionale è assente, la Russia è ondivaga, l’Europa è incapace di prendere una posizione netta (solo tre giorni fa la visita nella regione del presidente del Consiglio Charles Michel).

Quanto andrà avanti questa situazione? I rischi di una nuova guerra, quasta volta tra Armenia e Azerbaigian, sono sempre più alti.

(nella foto la mappa di Yeraskh dove negli ultimi giorni sono avvenuti scontri a fuoco: si noti la posizione del villaggio quasi al confine tra Armenia, Azerbaigian e Turchia, non lontano dalla exclave di Tigranashen/Karki che gli azeri vorrebbero occupare)