Iran e Nagorno Karabakh, relazioni pericolose

Eastjournal, 1 giugno 2020, di Leonardo Zanatta

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(…) La caduta dell’Unione Sovietica e la nascita degli stati indipendenti hanno imposto nuove sfide a Teheran, richiedendole un radicale cambio di strategia. Sul piano economico, se la presenza di un solo confine aveva concesso all’Iran un ampio margine di sfruttamento delle risorse del Mar Caspio, la nascita di nuovi stati nel bacino ha rivoluzionato il mercato energetico nella regione. Dal punto di vista politico, la questione si è complicata; il sorgere di conflitti regionali – in primis quello tra Armenia e Azerbaigian per il Nagorno-Karabakh – ha spinto la repubblica islamica a riconsiderare il suo operato nel Caucaso meridionale. Proprio quest’ultimo punto continua a creare non pochi grattacapi. Nonostante gli stretti legami religiosi e culturali che legano l’Iran e l’Azerbaigian – primo fra tutti, il fatto che l’etnia azera in Iran costituisca un quarto della popolazione totale – le relazioni tra i due paesi sono soggette a periodi di crisi. Dopo la caduta dell’Unione Sovietica e l’ascesa al potere del Fronte popolare dell’Azerbaigian nel giugno 1992, il neoeletto presidente Abulfaz Elchibey ha appoggiato l’unificazione delle popolazioni azere del suo paese e dell’Azerbaigian iraniano. Queste tensioni e i loro successivi sviluppi hanno fatto sì che, tutt’oggi, le due parti abbiano intrapreso alleanze che complicano il ricongiungimento: se Teheran guarda con diffidenza estrema i legami amichevoli tra l’Azerbaigian e Israele, Baku non tollera quelli tra l’Iran e l’Armenia e, ancor meno, tra Iran e Nagorno-Karabakh. Dichiarazioni e commenti al veleno tra le parti sono frequenti; quando ciò non avviene per via diplomatica, sono i social media a canalizzare l’astio tra i due paesi.

Negli ultimi mesi, due episodi hanno riattizzato le polemiche. Il primo aprile, un giornalista azero, Asaf Quliyev, ha pubblicato un video tratto dalle pagine armene dei social media. Il filmato riprendeva una fila di camion iraniani carichi di carburante diretti verso la regione del Nagorno-Karabakh. In Azerbaigian, qualsiasi contatto dei paesi vicini con la repubblica separatista viene percepito con indignazione e sdegno, in quanto violazione della propria integrità territoriale. Il governo di Teheran ha in più occasioni ribadito la sua estraneità e dichiarato che quei veicoli erano di privati cittadini, non del governo. Ciononostante, l’opinione pubblica in Azerbaigian si è infervorata sui social contro le azioni dell’Iran, accusandolo di non rispettare la sovranità del loro paese.  

Il secondo episodio si è verificato nell’arco della prima settimana di maggio, quando Teheran ha dato il via alla costruzione di due centrali idroelettriche – Khudaferin e Qiz – lungo l’Araz, il fiume che segna il confine tra Iran e Nagorno-Karabakh. Tutto ciò avviene presso dei siti storici nella regione di Jabrail, sotto il controllo armeno come risultato del conflitto degli anni novanta. In questo caso, il ministro degli Esteri azero Khalaf Khalafov ha assicurato che tutto è fatto col consenso del suo governo e che l’accordo rispetta il principio di sovranità e integrità territoriale dell’Azerbaigian. Ciò nonostante, l’opinione pubblica azera è insorta contro il governo iraniano, e i media locali se ne sono fatti eco. Diversi giornali hanno commentato la notizia con titoli forti e provocatori; secondo l’opinione di questi media, Iran e Nagorno-Karabakh intratterrebbero relazioni basate sul rifornimento di gas e petrolio ed elettricità attraverso l’Araz, in violazione della sovranità dell’Azerbaigian. 

Anche se tallonato dalle sanzioni americane e dalle oscillazioni di prezzo degli idrocarburi, l’Iran continua ad affacciarsi ai paesi confinanti con le pretese di una grande potenza e il Caucaso non fa eccezione. Teheran ha affrontato le sfide aperte dal crollo dell’Unione Sovietica cercando di intrattenere relazioni amichevoli e intensificare le proprie relazioni commerciali con tutte e tre le repubbliche del Caucaso meridionale. In questa macchinosa strategia, la repubblica islamica si è dovuta scontrare con l’incubo più grande che una potenza possa ritrovarsi ad affrontare: le lotte intestine. Il conflitto tra Armenia e Azerbaigian è stato ed è tutt’ora una vera e propria spina nel fianco, soprattutto anche considerando il lungo confine condiviso tra Iran e Nagorno-Karabakh. Teheran sa che schierarsi apertamente da una parte vuol dire attrarre l’odio dell’altra. Guardando all’operato dell’Iran nel corso del conflitto, Teheran non perdona a Baku la cooperazione con Israele, suo nemico giurato, e guarda poi con preoccupazione ai legami tra il governo dell’Azerbaigian e i tanti azeri che vivono nel territorio iraniano. Anche se un’escalation sembra improbabile, è nell’interesse dell’Iran prevenire ogni possibile tensione. Se Teheran vorrà continuare a perseguire le sue politiche di potenza nel Caucaso e a non perdere il passo dei concorrenti, dovrà essere in grado di mantenere l’equilibrio tra le diverse repubbliche.