Non si ferma l’aggressione azera, altri morti

Altri due soldati armeni mortalmente colpiti. A dispetto degli appelli internazionali, l’Azerbaigian continua a martellare, soprattutto di notte, il Nagorno Karabakh. Il rischio di un nuovo scontro su larga scala è sempre altissimo. E l’Europa finalmente interviene: sulle bandiere…

(30 aprile 2016)

«Il ministero della difesa della repubblica del Nagorno Karabakh informa che le azioni dell’avversario non rimarranno senza risposta e le conseguenze ricadranno interamente sull’Azerbaigian». Il secco comunicato di Stepanakert preannuncia ritorsioni all’ennesimo attacco notturno sferrato dall’esercito azero. Da settimane, soprattutto nottetempo, colpi di lancia granate e mortai colpisco il territorio del Nagorno Karabakh. Sono indirizzati contro le postazioni militari ma anche verso gli insediamenti civili secondo una ben definita campagna di terrore orchestrata da Baku. L’altro giorno Mataghis (QUI IL VIDEO DELL’ATTACCO RIPRESO DA TELECAMERE FISSE), prima ancora la città di Martakert. Stanotte colpi contro Talish.

Nell’ennesima campagna di aggressione, hanno perso la vita altri due soldati armeni: si tratta del diciannovenne Garik Movsisyan e di Vazgen Harutyunyan (classe 1968). Il “gioco” azero è sempre lo stesso, lanciare nel buio della notte colpi verso le postazioni militari di prima linea. Se le raggiungono, lo spargimento di sangue è assicurato.

Una politica di minaccia all’insegna della codardia, cosi come vigliacca (e contro la Convenzione di Ginevra) è il posizionare depositi di armamenti a poche decine di metri dalle abitazioni civili come le foto aeree nei giorni scorsi hanno chiaramente documentato. Aliyev ha trasformato i propri sudditi in scudi umani e se gli armeni rispondono è pronto a denunciare la “aggressione” del nemico. Intanto continuano a morire soldati armeni…

Il Segretario di Stato USA, Kerry, e il ministro degli Esteri russo, Lavrov, hanno nel frattempo avuto un colloquio telefonico avente per oggetto, tra l’altro, anche la situazione in Nagorno Karabakh. Secondo alcuni osservatori internazionali dietro alla recente escalation di violenza nel Caucaso meridionale ci sarebbe lo scontro turco-russo con Ankara che soffia sul fuoco della guerra per mettere in difficoltà Mosca: l’appoggio incondizionato di Erdogan al compare azero Aliyev (“Staremo con l’Azerbaigian fino alla fine”) ne è la prova.

Atteso che le forze armene, per ovvia ragione, non hanno alcun interesse ad alimentare la tensione e attaccare (più passa il tempo e più si consolida la realtà statuale della repubblica del Nagorno Karabakh) è evidente che ogni responsabilità per quanto sta accadendo ricade unicamente sul regime azero.

Cos’altro deve accadere prima che l’Europa fermi il dittatore di Baku? Intanto il nostro vecchio continente una decisione, forte e chiara, l’ha già presa: al prossimo Eurofestival sarà vietato sventolare la bandiera del Nagorno Karabakh (così come quella del Kossovo, della Palestina e dei Paesi Baschi). Insomma, testa sotto la sabbia e facciamo finta di non vedere cosa sta accadendo…

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