L’Osce detta le condizioni e condanna le atrocità di aprile

Fermo comunicato dei Paesi co-presidenti del gruppo di Minsk dell’Osce a margine dei lavori del 23° Consiglio dell’Organizzazione. Un nostro commento

Amburgo, 8 dicembre 2016

«Noi, i capi delegazione dei paesi co-presidenti del gruppo di Minsk dell’OSCE – il ministro degli Esteri della Federazione Russa Sergey Lavrov, il Segretario di Stato degli Stati Uniti John Kerry, e il ministro degli Esteri di Francia Jean-Marc Ayrault – rimaniamo pienamente impegnati a una soluzione negoziata del conflitto del Nagorno-Karabakh.

Alla luce della drammatica escalation di violenza lungo la linea di contatto nel mese di aprile, esprimiamo preoccupazione per i continui incidenti armati, compresi i rapporti sull’uso di armi pesanti, e condanniamo l’uso della forza o la minaccia dell’uso della forza. Non esiste una soluzione militare a questo conflitto e nessuna giustificazione per la morte e il ferimento di civili. Siamo anche consapevoli delle accuse di atrocità commesse sul campo di battaglia nel mese di aprile, che condanniamo con la massima fermezza. Ci appelliamo alle parti affinché confermino il loro impegno per la risoluzione pacifica del conflitto come l’unico modo per portare una vera riconciliazione per i popoli della regione. Le esortiamo anche a rispettare rigorosamente gli accordi di cessate il fuoco del 1994/95 che costituiscono il fondamento della cessazione delle ostilità nella zona di conflitto.

Chiediamo a Baku e Yerevan di onorare gli accordi espressi nelle dichiarazioni congiunte del vertice 16 maggio a Vienna e del vertice del 20 giugno a San Pietroburgo. Accogliamo con favore i progressi delle parti nell’attuazione dello scambio di dati sulle persone scomparse sotto gli auspici del Comitato Internazionale della Croce Rossa. Esortiamo le parti a rimuovere tutti gli ostacoli rimanenti per espandere la missione del Rappresentante personale del Presidente in esercizio dell’OSCE esercizio e a fare progressi su una proposta per istituire un meccanismo di indagine OSCE. Le proposte dovrebbero essere attuate insieme con la ripresa immediata di negoziati per una soluzione. Vorremmo ribadire il nostro appello ai leader di Armenia e Azerbaigian affinché dimostrino flessibilità e tornino al tavolo dei negoziati con il fermo obiettivo di muoversi verso una pace sostenibile sulla base delle proposte di lavoro corrente. A meno che non si possa progredire sulla base della trattativa, le prospettive di nuove violenze potranno solo aumentare, e le parti si assumeranno la piena responsabilità.

Ricordiamo alle parti che l’accordo deve basarsi sui principi fondamentali dell’Atto finale di Helsinki, vale a dire: non uso della forza, l’integrità territoriale, e la parità di diritti e l’autodeterminazione dei popoli, e gli elementi aggiuntivi come proposto dai Presidenti dei paesi co-presidente, tra cui il ritorno dei territori circostanti il ​​Nagorno-Karabakh al controllo azero; un status provvisorio del Nagorno-Karabakh che fornisca garanzie di  sicurezza e di autogoverno; un corridoio che colleghi l’Armenia con il Nagorno-Karabakh; la futura determinazione dello status giuridico finale del Nagorno-Karabakh attraverso un’espressione giuridicamente vincolante di volontà; il diritto di tutti gli sfollati interni e dei rifugiati di tornare ai loro precedenti luoghi di residenza; e garanzie di sicurezza internazionali che dovrebbe includere una operazione di mantenimento della pace. I nostri paesi continueranno a lavorare a stretto contatto con i lati, e noi chiamare su di loro a fare pieno uso dell’assistenza del Gruppo di Minsk Co-presidenti come mediatori.

I paesi co-presidenti sono disposti a ospitare una riunione dei Presidenti dell’Armenia e dell’Azerbaigian quando sono pronti. Crediamo fermamente che i Presidenti hanno bisogno di impegnarsi in negoziati in buona fede quanto prima possibile. Il dialogo continuo e diretto tra i presidenti, condotti sotto gli auspici dei Co-presidenti, rimane un elemento essenziale nella costruzione di fiducia e di spostare il processo di pace». (traduzione di redazione)

UN NOSTRO COMMENTO A QUESTO COMUNICATO

Il comunicato di Russia, USA e Francia è più diretto di quanto mai avvenuto in passato e sembra dettare delle linee ben precise ai negoziati. Il richiamo alle «atrocità commesse sul campo di battaglia nel mese di aprile» sembra chiaramente indirizzato all’Azerbaigian, proprio nel giorno in cui l’Ombudsman della repubblica del Nagorno Karabakh-Artsakh pubblica un report su quanto accaduto a danno di soldati e civili armeni.

Quanto ai punti indicati per un accordo, questi richiamano i cosiddetti Principi di Madrid e sono ben noti. La parte armena ha dimostrato ampia disponibilità a una discussione su tali basi mentre gli azeri non accettano alcuna soluzione che non sia quella di un NK inglobato nell’Azerbaigian; il che equivale a chiudere sempre la porta a qualsiasi soluzione del conflitto.

Da parte nostra vogliamo ancora una volta sottolineare come gli attuali confini del NK sono indicati dalla Carta costituzionale e non debbano essere modificati; ciò nonostante, nell’economia di un accordo di pace, siamo convinti che la repubblica del NK-Artsakh sia disponibile a concessioni purché non unilaterali.

Nel merito riteniamo che:

  • La repubblica del NK- Artsakh deve avere il fianco occidentale protetto dall’Armenia; non un semplice “corridoio” ma una sicura protezione alle spalle per non essere completamente circondata da forze azere ostili e armenofobe.
  • Lo status del NK non può essere provvisorio: venticinque anni di repubblica e di realtà statuale non necessitano di alcuna provvisorietà; l’accordo di pace deve essere siglato anche da Stepanakert e deve comprendere il riconoscimento internazionale della repubblica
  • La “manifestazione giuridicamente vincolante di volontà” popolare sullo status del NK è già stata espressa con il referendum del 1991, non si vede il motivo di richiamare nuovamente la popolazione a una nuova consultazione per chiedere se vuole vivere in Azerbaigian o in uno stato libero e indipendente; sarebbe solo un escamotage per perdere ulteriore tempo
  • Ricordiamo ancora una volta che l’attuale territorio del NK non comprende la regione di Shahumian e alcuni lembi delle regioni di Martakert e Martuni che facevano parte dell’oblast karabaka ma sono ora sotto controllo dell’Azerbaigian.

 QUI IL REPORT DELL’OMBUDSMAN DEL NAGORNO KARABAKH SULLE ATROCITA’ AZERE DI APRILE