La politica dello struzzo

Dieci giorni dopo la gravissima aggressione azera all’Armenia il Gruppo di Minsk rilascia un comunicato assolutamente privo di contenuti. Ancora una volta passa la politica di nascondere la testa sotto la sabbia

I copresidenti del gruppo di Minsk dell’Osce avrebbero fatto meglio a risparmiarsi lo scarno e vuoto comunicato rilasciato ben dieci giorni dopo l’aggressione azera del 29 dicembre.

In quel frangente, ricordiamo, soldati azeri tentarono di penetrare in territorio armeno in prossimità del villaggio di Chinari (regione di Tavush), violando le frontiere di uno Stato sovrano. Furono respinti e lasciarono sul terreno oltre dieci uomini, mentre quattro furono i soldati armeni caduti in difesa del confine.

L’annacquato (e ritardato) comunicato del gruppo di Minsk – che rimane comunque l’unico formato negoziale accettabile – invece di censurare l’aggressiva e pericolosa politica azera si limita a uno scialbo appello alle parti finalizzato soprattutto alla restituzione del corpo di un caduto.

Un comunicato che non dice, che non punta il dito contro i responsabili di questa ennesima grave violazione a danno – è bene ribadirlo –  non di uno Stato “de facto” come la repubblica del Nagorno Karabakh Artsakh, ma di una nazione membro delle Nazioni Unite e facente parte del Consiglio d’Europa.

A furia di non dire, di non fare nomi e cognomi (nella fattispecie, Ilham Aliyev…) i mediatori internazionali contribuiscono a creare un alibi al guerrafondaio di Baku, favorendo altre sue scellerate iniziative, alimentando la politica della tensione e dello scontro.

Sarebbe stato meglio tacere, non rilasciare alcun comunicato: la politica dello struzzo non paga.     

IL COMUNICATO DEI COPRESIDENTI DEL GRUPPO DI MINSK DELL’OSCE

Mosca / Parigi / Washington, 9 gen 2017 – I copresidenti del gruppo di Minsk dell’OSCE (Ambasciatori Igor Popov della Federazione Russa, Stephane Visconti della Francia, e Richard Hoagland degli Stati Uniti), hanno rilasciato oggi la seguente dichiarazione:

Baku e Yerevan continuano ad accusarsi reciprocamente di un tentativo di incursione il 29 dicembre 2016 sul confine armeno-azero con vittime. Le Forze armate armene hanno ancora in mano il corpo di un militare dell’Azerbaigian ucciso nei combattimenti.

Le violazioni del cessate il fuoco sono inaccettabili e sono in contrasto con gli impegni riconosciuti dalle parti, che comporatno piena responsabilità, di non usare la forza. I co-presidenti sollecitano i leader di Armenia e Azerbaigian a rispettare rigorosamente gli accordi raggiunti durante il summit di Vienna e di San Pietroburgo nel 2016, compresi gli obblighi di finalizzare, nel più breve tempo possibile, un meccanismo investigativo OSCE. I copresidenti sollecitano anche il ritorno, senza indugio, dei resti umani, in accordo con gli accordi del vertice di Astrakhan del 2010, tenuto conto della natura esclusivamente umanitaria di questo problema. Facciamo appello alle parti a cessare le accuse reciproche e ad adottare tutte le misure necessarie per stabilizzare la situazione sul terreno.

I copresidenti estendono le loro condoglianze alle famiglie dei soldati caduti e di tutti gli armeni e azeri, per i quali le speranze per il nuovo anno sono state oscurate dal dolore di perdite senza senso.

 

NOSTRO POST SCRIPTUM

Il corpo del soldato azero  è stato trovato in pieno territorio armeno, nei pressi di una postazione di difesa armena: questa è la prova evidente che il tentativo di incursione è stato attuato dall’Azerbaigian. Due righe di sottolineatura nel comunicato non sarebbero state vane…