La (in)finita pazienza degli armeni

La nuova “bravata” azera con incursione (e morti) sul confine con l’Armenia è un fatto gravissimo che pone ancora una volta a dura prova la pazienza degli armeni. Ma questa volta…

Il 29 dicembre 2016 verrà ricordato nel calendario del lungo contenzioso tra armeni e azeri per l’ennesima provocazione dell’Azerbaigian. Alle prime luci dell’alba un drappello di soldati azeri ha tentato di penetrare in territorio armeno; ne è seguita una breve ma intensa battaglia che ha lasciato sul campo una decina di morti.

Quanto accaduto oggi è grave per tre motivi: in primo luogo perché lo scontro non è stato registrato sulla linea che separa l’Azerbaigian dal Nagorno Karabakh ma l’incursione è avvenuta entro i confini di uno Stato internazionalmente riconosciuto e membro di organizzazioni internazionali quale è l’Armenia.

In secondo luogo questa ennesima, grave, violazione degli accordi del cessate-il-fuoco giunge mentre la diplomazia internazionale e i mediatori dell’Osce stanno ancora cercando di ricucire i rapporti dopo la guerra di aprile. L’attacco azero di oggi suona come uno sberleffo al Gruppo di Minsk e a tutte le cancellerie impegnate nella difficile opera di mediazione.

In terzo luogo, convenzioni internazionali e usi impediscono (o impedirebbero) di compiere azioni bellicose in prossimità delle Festività: siamo a ridosso del Capodanno e a una settimana dal Natale armeno, si tratta di un’altra violazione del buon senso e delle regole di condotta.

L’Azerbaigian, dopo aver taciuto per ore, ha provato a dare l’ennesima ridicola smentita. Fino a quando durerà la pazienza degli armeni? Fin quando saranno capaci di sopportare, rispondendo colpo su colpo ma senza alimentare ulteriori più gravi azioni di rappresaglia? Un sorvolo di caccia sulla linea di confine o il preriscaldamento dei missili S-300 potrebbero essere sufficienti a convincere il dittatore di Baku che è finito il tempo di scherzare con il fuoco? Il mondo dovrebbe essere grato agli armeni che stanno cercando di evitare una nuova guerra nel Caucaso.

La provocazione azera di fine dicembre ha tuttavia avuto effetti che il regime azero non si aspettava: la dichiarazione del Segretario Generale del CSTO (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva al quale aderisce l’Armenia ma non l’Azerbaigian) ha denunciato le provocazioni in un territorio di uno Stato membro (l’Armenia) e ha fatto espresso riferimento nel suo comunicato alla “Repubblica del Nagorno Karabakh”, espressione mai usata fino ad ora da un organismo internazionale.

Insomma la nuova aggressione azera del 29 dicembre si è trasformata in una doppia disfatta: sul campo militare e su quello diplomatico. Ma fino a quando resisterà la pazienza degli armeni?