Quando la politica europea (e italiana) puzza di caviale…

Il presidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE), il filo azero Agramunt, interrompe il discorso della delegata azera che ricorda il procedimento penale verso il deputato italiano Luca Volontè

Nessuno è colpevole fino alla condanna e certamente non vogliamo sottrarci a questo principio di garanzia. Pertanto non considereremo mai il deputato italiano Luca Volontè colpevole di aver percepito   2.400.000 euro dal regime dell’Azerbaigian come un procedimento penale avviato dalla Procura di Milano sta cercando di accertare in questi ultimi mesi.

La notizia dell’indagine è peraltro di dominio pubblico ed è stata riportata da diversi (ma non molti…) giornali italiani. Volontè, già vice presidente della PACE nonché presidente onorario del Partito Popolare Europeo in passato non aveva mai nascosto le proprie simpatie per l’Azerbaigian.

Ora, a prescindere dalla vicenda che lo vede protagonista e per la quale ci affidiamo ai buoni uffici dei magistrati milanesi, non possiamo non ricordare come sia frequente che la cosiddetta “politica del caviale”, ossia la pratica di corruzione messa in atto dal regime di Baku, abbia attecchito in Italia trovando soggetti favorevolmente propensi.

Nessuna certezza, per carità… Solo che quando ci troviamo di fronte a certe dichiarazioni, certi articoli, certe conferenze ad opera sempre dei soliti soggetti un pensiero cattivo lo abbiamo e nessuno potrà impedirci di coltivarlo.

Sarebbe il caso che la magistratura (non solo milanese) e la politica italiana provassero a esplorare il variegato mondo della ingerenza e della corruzione azera in Italia. Certo ci sono anche i “poveri idioti” che si fanno trascinare in qualche convegno, basta anche solo un viaggio o una cena pagata; ma per certi incalliti ammiratori di Aliyev e compagni il dubbio confina strettamente con la certezza.

Un paio di giorni or sono, nel corso della sessione del Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, l’insolente presidente spagnolo Pedro Agramunt (noto per le sue posizioni filo azere) per ben due volte ha tolto il microfono ala capo delegazione armena Naira Zhohrabyan che nel suo intervento stava giusto appunto ricordando l’inchiesta della Procura milanese e le pratiche di corruzione del regime dell’Azerbaigian. L’interruzione dell’intervento della parlamentare è un fatto gravissimo, che ha suscitato la riprovazione di altri parlamentari europei. Ma conosciamo Agramunt che, per la cronaca, è sotto inchiesta in Ucraina per corruzione…; non ha tolto la parola al deputato azero che profferiva insulti ai quattro venti a danno degli armeni, ha tollerato in passato gli sproloqui azeri, ma con fermezza ha bloccato l’intervento della delegata armena.

La sua posizione è talmente evidente che financo fa quasi pena. Noi però dobbiamo vigilare, soprattutto quando di mezzo ci sono politici o giornalisti italiani.

Il caviale sarà pure buono, quello azero passa per essere fra i migliori, ma in certi casi puzza di marcio. E a noi il marcio nella politica non piace.

LEGGETE QUI DI CHE COSA È ACCUSATO VOLONTÈ…

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