NAGORNO KARABAKH, NON SI TORNA INDIETRO

Il portavoce Babayan risponde ad alcune affermazioni dello statunitense Warlick. Lo status nel NK è legato alla sua sicurezza

«La risoluzione del conflitto del Karabakh deve essere globale e non concentrata su singole questioni». Così si è espresso il portavoce della presidenza della repubblica del Nagorno Karabakh-Artsakh, Davit Babayan, che ha voluto rispondere ad alcune recenti affermazioni del copresidente statunitense del gruppo di Minsk, James Warlick.

Quest’ultimo aveva dichiarato che i negoziati condotti dal suo gruppo si basano «sui principi del diritto internazionale, la Carta delle Nazioni Unite, e l’Atto finale di Helsinki, in particolare sui principi di integrità territoriale, autodeterminazione, e non uso della forza» aggiungendo che «i territori occupati dovranno essere restituiti al controllo dell’Azerbaijan come parte di una soluzione globale, che potrebbe anche includere una determinazione dello status di Nagorno-Karabakh». Secondo il mediatore le parti condividerebbero i Principi di Madrid e la negoziazione è intavolata su tale piano.

Dal canto suo Babayan ha ribadito che «per quanto riguarda i territori, il Nagorno-Karabakh ha bisogno di partecipare ai colloqui [di pace], in modo da essere chiaro quanto sia reale la regolazione dei confini. Noi abbiamo più volte dichiarato che siamo pronti a prendere in considerazione tutte le questioni con l’Azerbaigian. Tuttavia, Baku ha bisogno allo stesso modo di capire che un ritorno al passato in termini di territorio, o in materia di status del Nagorno-Karabakh, è impossibile».

Il portavoce del presidente Sahakyan ha poi sottolineato come la questione dello Stato sia direttamente legata alla sicurezza dello stesso e per tale ragione il conflitto dovrebbe essere risolto in modo che non si creino le condizioni per una più sanguinosa guerra in futuro. Il che, tradotto in termini non diplomatici, vuol dire che la repubblica del Nagorno Karabakh non potrà mai essere privata di territori che le garantiscano idonea protezione dalle aggressioni azere.