Perché l’Artsakh non potrà mai essere l’Alto Adige

Continuano i tentativi azeri di creare una similitudine fra le due regioni e far passare il principio che il Nagorno Karabakh potrà godere di “autonomia”. Ma la storia ci insegna che…

La politica azera in Italia da alcuni anni cerca di far passare un principio di similitudine tra l’autonomia concessa dallo Stato italiano alla regione dell’Alto Adige (Sud Tirol) e la situazione concernente il Nagorno Karabakh-Artsakh.

In buona sostanza, mutatis mutandi, l’Azerbaigian prenderebbe il posto dell’Italia, il Nagorno Karabakh quello dell’Alto Adige (provincia autonoma di Bolzano) e, applicando il meccanismo dell’autonomia al Caucaso meridionale, sarebbe risolto una volta per tutte il contenzioso fra armeni e azeri.
A far da cassa di risonanza a tale tesi sono stati alcuni esponenti della lobby a stretto contatto e incoraggiata dall’ambasciata azera in Italia nonché qualche accademico e studioso che, probabilmente, non si è reso perfettamente conto delle reali intenzioni della diplomazia di Baku.
Così Trento (ma, stranamente, non Bolzano…) ha ospitato nel 2012, nel 2015 e anche nell’ottobre 2016 dei convegni incentrati sul tema; se la pacifica convivenza tra Italia e Sud Tirolo ha funzionato, perché non applicarla ad altre situazioni critiche come ad esempio quella caucasica?
Messa così, sembrerebbe una prospettiva accattivante: risolvere tutti i conflitti riguardanti i processi di autodeterminazione con una bella stretta di mano fra le parti e la rinuncia a ogni rivendicazione in cambio di qualche concessione “autonomistica” e, magari, un po’ di soldi…

Tanto per chiarire che ci troviamo di fronte all’ennesimo tentativo di spostare la questione dell’autodeterminazione dell’Artsakh dal piano giuridico a quello politico, cerchiamo di riassumere per sommi capi alcuni aspetti essenziali.

IL FALLIMENTO DELLA COABITAZIONE

L’armenofobia, l’odio etnico, manifestato dai turchi-azeri verso gli armeni è noto e trova molti precedenti anche nella contesa sul Nagorno Karabakh. Nel 1920 i quartieri armeni di Shushi, all’epoca la città più importante della regione con ventimila abitanti, vengono dati alle fiamme e i diecimila residenti perdono la vita o sono costretti a fuggire.
Verso la fine dell’Urss si susseguono pogrom a danno di armeni (Sumgait, Kirovabad e Baku tra gli altri) con centinaia di morti e l’esodo forzato della comunità armena (circa 400.000 persone) che fugge dall’Azerbaigian ed è costretta a rifugiarsi in Armenia.
Ancora recentemente (caso Safarov con la decapitazione di un ufficiale armeno durante un corso Nato a Budapest o mutilazioni e decapitazioni inflitte a civili durante la guerra dei quattro giorni nell’aprile 2016) le autorità azere hanno concretamente manifestato un odio contro gli armeni che di fatto rende impossibile qualsiasi ipotesi di futura convivenza fra le due etnie; sarebbe una follia pensare che dopo quanto è accaduto negli scorsi decenni, gli armeni del Nagorno Karabakh possano accettare una qualche forma di governo proveniente da Baku.

IL PRECEDENTE

Nel 1923 l’Ufficio Caucaso del Partito comunista assegnò la regione del Nagorno Karabakh all’Azerbaigian, nonostante precedenti pronunce di segno contrario dello stesso ufficio e nonostante il parere della popolazione e dei soviet locali che chiedevano invece l’adesione al soviet dell’Armenia.
Venne istituita l’Oblast Autonoma del Nagorno Karabakh (NKAO) inizialmente sotto la Repubblica Federativa Sovietica Transcaucasica e poi sotto la Repubblica Socialista Sovietica Azera.
Settanta anni di cosiddetta “autonomia” sono scanditi dall’imposizione del governo centrale di Baku che cerca di minare economicamente e politicamente la popolazione armena della regione, imponendo a capo dell’amministrazione funzionari graditi e perseguendo una politica di ostacolo alla crescita della comunità locale.
Se questo è l’esempio di autonomia concessa dagli azeri… gli armeni del NK hanno già dato…

DIFETTO DI LEGITTIMAZIONE

Alla base di ogni considerazione, sta comunque l’aspetto giuridico legato alla legittimazione o meno dell’attuale repubblica di Azerbaigian di campare diritti sulla regione contesa.
In primo luogo, nel momento in cui la RSS Azera decise di lasciare l’Urss tagliò i ponti con il passato al punto che nel suo Atto costituzionale istitutivo rigettava la precedente esperienza sovietica, considerava il Trattato di stabilimento dell’Unione alla stregua di un’annessione di Mosca e si richiamava formalmente alla prima repubblica democratica del 1920: ma questo significava rinunciare implicitamente anche alla concessione del NK fatta da Stalin nel 1923.
In secondo luogo, in virtù della legge sovietica dell’aprile 1990, all’atto delle secessione azera dall’Urss la regione autonoma del Nagorno Karabakh aveva pieno diritto di poter decidere se seguire Baku nell’allontanamento da Mosca oppure rimanere nell’Urss costituendo una entità statuale distinta; cosa che ovviamente avvenne al punto che quando la nuove repubblica dell’Azerbaigian decretò la fine dell’autonomia del Nagorno Karabakh la Corte Costituzionale di Mosca considerò nullo il provvedimento giacché sulla materia Baku non aveva più alcun diritto di legiferare.

Nonostante la comunità internazionale ancora disattenda il diritto del popolo armeno del Nagorno Karabakh e “ufficialmente” consideri la regione come parte dell’Azerbaigian, il percorso di autodeterminazione ha seguito un sentiero pienamente legale e democratico

Il futuro dell’Artsakh non potrà mai essere all’interno di uno Stato di cui non ha mai fatto parte e che ogni giorno professa odio e violenza con gli armeni. Nessuna forma di presunta (e non garantita…) autonomia potrà mai essere presa in considerazione e l’unica soluzione al contenzioso passa inevitabilmente attraverso il riconoscimento della repubblica di Artsakh e un accordo diplomatico che non prescinda da tale statualità.