Mattarella stoppa Aliyev sul Nagorno Karabakh

Le dichiarazioni del presidente della repubblica italiana in visita a Baku spengono le ambizioni del dittatore azero per una soluzione di forza del contenzioso sul Nagorno Karabakh

Nel corso della consueta dichiarazione ufficiale resa a margine della visita di Stato in Azerbaigian, il presidente Mattarella (che a fine mese sarà in Armenia) ha toccato anche il tema del conflitto del Nagorno Karabakh.

Crediamo che le sue parole non siano suonate particolarmente gradite al presidente azero Aliyev.

In sintesi, Mattarella ha infatti rappresentato che 1) il formato negoziale del Gruppo di Minsk dell’Osce non si cambia ma anzi si rafforza (contrariamente ai desideri degli azeri che da anni cercano di spostare la trattativa su altri tavoli); 2) La soluzione del conflitto non può che essere negoziale e politica con espressa esclusione di qualsiasi avventura militare (bocciando di fatto tutte le velleità guerrafondaie di Baku).

Nelle pacate ma ferme parole del Capo dello Stato è giunto dunque un chiaro messaggio alla leadership azera: che, a prescindere dalle tradizionali intese in chiave economica e commerciale (in Azerbaigian c’è andato sostanzialmente per questo…) non saranno comunque accettate vie d’uscita diverse da quelle che la diplomazia europea ha dettato sulla propria agenda.

Questo uno stralcio del comunicato del presidente italiano per la parte che riguarda il tema del Nagorno Karabakh:

«Noi attribuiamo grande rilevanza all’OSCE – anche in qualità di presidente di turno che il Ministro Moavero Milanesi (che mi accompagna) riveste in questo periodo – per contribuire a una soluzione stabile dei conflitti protratti nella regione Nagorno Karabakh, in tutti i conflitti della regione, ma particolarmente in questo. L’intenzione è non di rivedere i formati dei negoziati esistenti, ma di offrire un contributo per un rilancio di nuovi e diversi cammini negoziali che possano contribuire a recare sollecitamente stabilità e sicurezza.

Auspichiamo che vi sia, da parte di tutti, la volontà politica di porre termine al conflitto. La soluzione non può essere quella militare, ma deve essere politica, e deve essere assunta in maniera soddisfacente, sostenibile, duratura, sulla base dei principi del diritto internazionale universalmente riconosciuti.»