2° anniversario attacco azero: non dimentichiamo!

Un insensato attacco militare alla sovranità dell’Artsakh ha causato centinaia di vittime. Tutto per coprire mediaticamente gli scandali finanziari (Panama papers) della famiglia Aliyev.

Nella notte del 2 aprile 2016, l’Azerbaigian ha lanciato un’aggressione su larga scala contro la Repubblica di Artsakh.  Le forze armate dell’Azerbaigian hanno utilizzato praticamente tutti i tipi di armi. Per quattro giorni, tra il 2 e il 5 aprile, ci sono stati combattimenti lungo l’intera linea di contatto con gli scontri più pesanti nel sud (Hadrut) e nel nord-est (Martakert).

Già la mattina del 2 aprile, la parte armena comunicava la distruzione di un elicottero da combattimento azerbaigiano nella direzione nord e  perdite umane in unità nemiche mentre diversi veicoli corazzati del nemico erano distrutti. Lo stesso giorno, una fonte ufficiale dell’Artsakh riportava la morte del dodicenne Vaghinak Grigoryan a seguito del criminale bombardamento della scuola in un villaggio della regione di Hadrut. Verso mezzogiorno, il ministero armeno della difesa informava della distruzione del gruppo sabotaggio azerbaigiano da parte delle forze armate dell’Artsakh.

Verso le 6 del mattino del 3 aprile, le forze armate dell’Azerbaigian hanno lanciato un nuovo massiccio bombardamento di artiglieria con l’avanzamento di veicoli corazzati a sud mentre gli scontri continuavano durissimi nel settore settentrionale della linea di contatto in direzione Martakert.

Lo stesso giorno, il Ministero della Difesa dell’Artsakh annunciava che i territori occupati il giorno prima degli azeri in direzione del villaggio di Talysh (dove gli incursori azeri si erano lasciati andare ad atti di barbarie con decapitazioni e mutilazioni a danno di civili) erano ritornati sotto il controllo delle forze armate della repubblica del Nagorno Karabakh. Al sud fu registrata la distruzione di due carri armati nemici e di un veicolo da combattimento di fanteria.

La notte del 4 aprile, gli azeri continuarono a bombardare con colpi di mortaio e artiglieria lungo l’intera linea di contatto, e gli insediamenti pacifici furono presi di mira. Alle 7 i settori meridionali e nord orientali della linea di contatto venivano sottoposti a un intenso bombardamento.

Le forze armate dell’Azerbaijan usavano equipaggiamento pesante e droni da combattimento uno dei quali attaccò un autobus di volontari armeni, uccidendo cinque persone.

La notte del 5 aprile, le forze armate dell’Azerbaigian utilizzarono il lanciarazzi Smerch nel sud. La tregua fu stabilita a mezzogiorno del 5 aprile, le ostilità furono fermate.

Nonostante la tregua, tuttavia, il soldato dell’Artsakh Army Armen Gasparyan rimaneva ucciso il 6 aprile in un bombardamento partito dal lato dell’Azerbaigian, mentre la notte del 7 aprile l’esercito azero compiva un nuovo tentativo di infiltrazione verso il villaggio di Talysh, ritirandosi tuttavia dopo aver perso un soldato.

Le parti si sono scambiate i corpi secondo gli accordi del 10 aprile. La parte armena ha consegnato 18 corpi. Secondo i dati finali, 110 soldati armeni e volontari sono stati uccisi e 121 feriti.

Per quanto riguarda le perdite della parte azerbaigiana, il ministero della Difesa dell’Azerbaigian cela accuratamente i dati e riporta solo la morte di 31 persone. Tuttavia, secondo una fonte indipendente di ‘Meydan TV’, ci sono almeno 93 morti. Il centro analitico ‘Ostakraft’ ha riportato i dati riservati dell’esercito azerbaigiano indicando che 800 persone sono state uccise

L’Azerbaigian ha perso 24 carri armati, 4 veicoli da combattimento di fanteria, due elicotteri, un lanciarazzi multiplo Grad, 14 veicoli aerei senza equipaggio, dozzine di auto.

Come risultato dell’aggressione scatenata, l’Azerbaigian ha conquistato circa 500 ettari di territori non strategici, pagandoli con le centinaia di vite dei propri soldati.

Non dimentichiamo mai l’aggressione dell’aprile 2016 scatenata dal regime di Aliyev per coprire mediaticamente lo scandalo dei Panama papers che proprio in quei giorni stava montando con le rivelazioni sui traffici della famiglia al potere in Azerbaigian.

Non dimentichiamo che per mantenere il potere la famiglia Aliyev è stata disposta a sacrificare centinaia di giovani vite ed alimenta ancora una campagna di odio contro gli armeni.

Urliamo forte il nostro NO a qualsiasi azione violenta per risolvere il contenzioso del Caucaso meridionale.