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Dopo mesi di relativa calma si rialza la tensione lungo la linea di contatto tra Artsakh (Nagorno Karabakh) e Azerbaigian. E gli azeri lasciano un caduto nella terra di nessuno.

L’Esercito di Difesa dell’Artsakh ha infatti respinto un tentativo di penetrazione in territorio armeno di soldati azeri. Ne dà notizia il ministero della Difesa che indica in un punto non precisato del settore sud orientale il luogo di azione nemica.

Il fatto, peraltro sembrerebbe documentato da telecamere di sorveglianza, è accaduto domenica 22 intorno alle 16,15 ora locale. Le forze azere sono state respinte indietro alle loro postazioni ma hanno lasciato in zona neutrale un caduto.

Il ministero della Difesa dell’Azerbaigian ha respinto le accuse armene circa un tentativo di penetrazione ma ha ammesso la perdita di un soldato, Ramin Abdulrahmanov. Questi si troverebbe in effetti nella terra di nessuno tra le opposte postazioni difensive al punto che gli azeri avrebbero chiesto l’intervento della Croce Rossa Internazionale per rimuovere il corpo. Nei suoi comunicati ufficiali Baku non ha fornito alcuna spiegazione riguardo la presenza del soldato in quella porzione di territorio neutrale.

Si tratta del primo grave episodio di violazione del regime di cessate-il-fuoco dopo mesi di relativa calma. Per la cronaca, nella giornata di lunedì 23 a New York, a margine dei lavori della Sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, si incontrano i ministri degli Affari esteri di Armenia e Azerbaigian.



East Journal (11 aprile 2019) di Aleksej Tilman

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Lo scorso 29 marzo si è svolto a Vienna un incontro ufficiale tra il primo ministro dell’Armenia, Nikol Pashinyan, e il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev. È la quarta volta che i due leader si sono parlati di persona
da quando Pashinyan è salito in carica come conseguenza della cosiddetta Rivoluzione di velluto di un anno fa.

Il colloquio nella capitale austriaca ha un ruolo simbolico rilevante. A
differenza dei tre precedenti, si è svolto sotto l’egida del Gruppo di Minsk dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), la struttura di lavoro che dal 1992 è incaricata della risoluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh.

Una questione irrisolta

Il controllo di questo remoto territorio montuoso costituisce il pomo della
discordia nelle relazioni tra Baku e Erevan fin dall’epoca sovietica. Negli
anni venti, la demarcazione staliniana dei confini aveva visto la regione, con una popolazione a maggioranza armena, diventare una repubblica autonoma all’interno della RSS azera. Una guerra tra il 1988 e il 1994, costata 30 mila morti e centinaia di migliaia di rifugiati, ha portato alla secessione dall’Azerbaigian. Oggi il Nagorno-Karabakh è uno degli stati non riconosciuti nell’ex territorio sovietico, ma la sua indipendenza si regge sul supporto finanziario, politico e militare dell’Armenia.

L’accordo di cessate il fuoco di Bishkek del 1994 viene frequentemente
violato dalle due parti e le schermaglie sono degenerate in un conflitto aperto – la cosiddetta guerra dei quattro giorni– nell’aprile del 2016.

Un nuovo inizio?

Nel comunicato stampa dell’OSCE si parla dell’atmosfera “positiva e
costruttiva” che ha caratterizzato l’incontro del 29 marzo. I due presidenti si
sono impegnati a rafforzare il cessate il fuoco e a mantenere una linea diretta di dialogo.

Si tratta del consueto linguaggio diplomatico, i negoziati hanno prodotto
pochi risultati tangibili nel corso degli ultimi venticinque anni e la
situazione non potrà, verosimilmente, essere risolta nel breve periodo.

Indubbiamente però, l’avvento di Pashinyan al potere in Armenia ha
influenzato la dinamica dei processi di pace. Al contrario dei
predecessori Robert Kocharyan e Serzh Sargsyan, l’attuale primo ministro non è parte del cosiddetto clan del Karabakh, il gruppo di potere nativo della regione separatista che ha dominato la scena politica del paese nell’ultimo ventennio. Ciò non implica una maggiore apertura di Pashinyan al  dialogo con Baku, ma sicuramente un approccio, a livello personale, diverso alla questione.

Nonostante lo scorso gennaio il premier abbia annunciato un nuovo
corso nella politica di risoluzione del conflitto
, non ha specificato
in cosa esso consista precisamente. Pashinyan ha, al contempo, rinnegato la
linea “territori in cambio di pace”, promossa da Levon Ter-Petrosyan, primo presidente – tra il 1991 e il 1998 – dell’Armenia post-sovietica. In base a questa dottrina, storicamente la più efficace sul tavolo delle trattative, la pedina di scambio per ottenere una risoluzione permanente del conflitto sarebbe il ritiro delle forze armene da quei territori sotto il loro controllo, ma che non erano parte della regione autonoma del Nagorno-Karabakh dell’epoca sovietica.

Se la posizione di Erevan è ambigua, quella di Baku, rimasta invariata negli
anni, è stata chiaramente enunciata dal presidente Aliyev alla TASS: “la priorità dei negoziati deve essere il ritiro delle forze armene dai territori internazionalmente riconosciuti come parte dell’Azerbaigian”. L’esclusione delle autorità de facto del Karabakh dal tavolo delle trattative è, poi, considerata positivamente sulle rive del Caspio, dove l’obbiettivo è sempre stato quello di un dialogo diretto con l’Armenia a sottolinearne la responsabilità della situazione.

La riapertura delle trattative di pace non deve destare false illusioni. Lo sfondo della fotografia ufficiale dell’incontro del 29 marzo rappresenta una metafora accurata della situazione: due elefanti legati tra loro che tirano in direzioni opposte. In modo simile, Armenia e Azerbaigian portano avanti due posizioni inconciliabili tra di loro: l’affermazione del principio di
autodeterminazione dei popoli
 da parte armena, contro quello
di integrità territoriale, sostenuto dagli azeri. Gli incontri tra capi di stato possono portare a risultati rilevanti nel breve periodo, quali la diminuzione delle schermaglie sulla linea di fronte e la prevenzione di una nuova escalation come quella del 2016. Le belle parole e le dichiarazioni di intenti non sono, però sufficienti per una risoluzione permanente del conflitto.

 

 

Il Primo ministro dell’Armenia, Nikol Pashinyan, e il Presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, si sono incontrati a Vienna per iniziativa del gruppo di Minsk dell’Osce.

Dopo gli incontri “informali” di Dushambe, San Pietroburgo e Davos avvenuti nei mesi scontri si tratta del primo meeting ufficiale tra il leader armeno e quello azero.

L’evento, tenutosi all’hotel Bristol della capitale austriaca e iniziato alle ore 11 locali, si è articolato in due parti: un primo incontro allargato ai ministri degli Esteri dei due Paesi (Mnatsakanyan e Mammadyarov) e ai co-presidenti del Gruppo di Minsk. Dopo una breve interruzione Pashinyan e Aliyev hanno avuto un incontro privato a porte chiuse durato quasi due ore al termine del quale sono rientrati nella sala anche i rispettivi ministri degli Affari esteri.

Complessivamente il meeting è durato tre ore e un quarto. Al momento l’Osce non ha ancora diramato un comunicato ufficiale né trapelano indiscrezioni sul contenuto dei colloqui.

Uscendo dalla sala al termine del colloquio, in risposta alla domanda di un giornalista, il premier armeno ha definito l’incontro “normale”.

«Lungo, saturo, efficace» questo è il modo in cui il co-presidente del gruppo di Minsk Stefan Visconti (Francia) ha descritto la riunione di Pashinyan-Aliyev durante un briefing con giornalisti che fanno parte della delegazione del primo ministro Nikol Pashinyan a Vienna.

COMUNICATO STAMPA GRUPPO DI MINSK DELL’OSCE

Vienna, 29 marzo 2019 – Il Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian Ilham Aliyev e il Primo Ministro della Repubblica di Armenia Nikol Pashinyan si sono incontrati oggi a Vienna per la prima volta sotto l’egida dei Co-presidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE (Igor Popov della Federazione Russa, Stéphane Visconti di Francia, e Andrew Schofer degli Stati Uniti d’America). All’incontro hanno partecipato anche i ministri degli Esteri Zohrab Mnatsakanyan e Elmar Mammadyarov. Anche Andrzej Kasprzyk, il rappresentante personale del Presidente in esercizio dell’OSCE, ha partecipato all’incontro. L’incontro si è svolto in un’atmosfera positiva e costruttiva e ha offerto ai due leader l’opportunità di chiarire le rispettive posizioni. Si sono scambiati opinioni su diverse questioni chiave del processo di risoluzione e idee di sostanza. I due leader hanno sottolineato l’importanza di costruire un ambiente favorevole alla pace e di intraprendere ulteriori passi concreti e concreti nel processo negoziale per trovare una soluzione pacifica al conflitto. Ricordando la loro conversazione a Dushanbe, i leader hanno raccomandato di rafforzare il cessate il fuoco e migliorare il meccanismo di comunicazione diretta. Hanno anche concordato di sviluppare una serie di misure nel campo umanitario. Il primo ministro e il presidente hanno incaricato i loro ministri di incontrarsi nuovamente con i co-presidenti nel prossimo futuro. Hanno anche accettato di continuare il loro dialogo diretto.

Il ministro degli Affari esteri della repubblica di Artsakh (Nagorno Karabakh), Masis Mayilian, nel corso di una intervista all’agenzia di stampa russa ‘Regnum’ precisa la posizione riguardo a una ipotizzata cessione di territori all’Azerbaigian. Si tratta di interessanti puntualizzazioni che ben chiariscono i termini della questione negoziale.

Signor Ministro, dopo il cambio di potere a Yerevan, le consultazioni tra Armenia e Azerbaigian per una soluzione sul Karabakh si sono acuite intensamente (noi diciamo “consultazioni”, perché i veri negoziati, quando anche il Nagorno Karabakh ha partecipato ad essi, sono cessati nel 1997). Come spiegherebbe l’intensificazione di queste consultazioni?

Dopo che il nuovo governo è salito al potere nella Repubblica di Armenia, mantenere la dinamica degli incontri e delle consultazioni è stato di una certa importanza sia per la parte armena che per i co-presidenti del gruppo di Minsk dell’OSCE, anche dal punto di vista della dimostrazione del rispetto degli accordi concordati e del formato di mediazione. L’indubbia intensificazione degli incontri tra Yerevan e Baku è condizionata dal desiderio delle parti di familiarizzare con i rispettivi approcci riguardanti la soluzione pacifica del conflitto azerbaigiano-karabaco.

Le riunioni dei ministri degli Esteri si sono svolte sotto la mediazione dei co-presidenti del gruppo di Minsk dell’OSCE. I contatti al più alto livello si sono svolti senza la partecipazione di mediatori ai margini di vari forum internazionali e sono stati informali. Come è noto, si sta pianificando la prima riunione del Primo Ministro dell’Armenia e del Presidente dell’Azerbaigian sotto la mediazione dei Co-presidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE.

Credo che un’artificiosa intensificazione delle consultazioni a priori non possa essere fruttuosa. Apparentemente, anche le parti lo capiscono. Ad esempio, a febbraio, i ministri degli Esteri di Armenia e Azerbaigian hanno partecipato alla Conferenza di sicurezza di Monaco, ma non hanno pianificato di tenere una nuova riunione in quel forum.

Il Primo Ministro dell’Armenia ha insistito sulla necessità di coinvolgere la Repubblica del Nagorno Karabakh nei negoziati con l’Azerbaigian. Come vede esattamente la procedura e il tema della partecipazione della NKR ai negoziati?

Prima di tutto, va notato che Yerevan e Stepanakert hanno lo stesso approccio al ripristino del formato trilaterale dei negoziati. Allo stesso tempo, parlando del ritorno della Repubblica di Artsakh al tavolo dei negoziati, partiamo dalla necessità di realizzare reali progressi nel processo di risoluzione del conflitto Azerbaigian-Karabakh. Ci sono tutti i prerequisiti necessari per il ripristino dei negoziati trilaterali. Innanzitutto, dopo una lunga discussione sul formato dei negoziati, ancora nel 1993, la CSCE / OSCE arrivò al convincimento della necessità della partecipazione del Nagorno Karabakh come terza parte in tutte le fasi del processo di pace. Successivamente, questa tesi è stata riflessa nel Sommario di Praga dal Presidente in esercizio dell’OSCE del 31 marzo 1995. Il formato trilaterale stesso è stato approvato in precedenza dalla decisione del Vertice di Budapest dell’OSCE del 1994, basato sul consenso. In secondo luogo, come il tempo mostrava, il formato trilaterale era stato il più efficiente e produttivo. Fu in questo formato che l’unico risultato tangibile fu raggiunto nel processo di definizione – la conclusione sotto la mediazione russa dell’accordo trilaterale del 12 maggio 1994 – del cessate il fuoco e la cessazione di tutte le ostilità.

La formula per il successo del formato di negoziazione trilaterale è piuttosto semplice: ciascuna delle parti ha direttamente rappresentato i propri interessi e discusso le questioni di sua competenza.

La procedura per la partecipazione della Repubblica di Artsakh ai negoziati può essere basata su questa formula. Come il Primo Ministro dell’Armenia Nikol Pashinyan ha ripetutamente affermato, Yerevan non intende impostare la partecipazione di Stepanakert al processo negoziale come una condizione preliminare, ma allo stesso tempo condurrà negoziati solo per proprio conto. Ciò significa che le questioni nell’ambito della competenza esclusiva e dei poteri delle autorità della Repubblica di Artsakh non possono essere discusse nel formato bilaterale Yerevan-Baku. Tale approccio è oggettivo e, crediamo, può fungere da meccanismo per il ritorno dell’Artsakh al tavolo negoziale.

La stragrande maggioranza dei progetti per la risoluzione del conflitto del Karabakh propone di ridurre il territorio della repubblica del Nagorno Karabakh al territorio dell’Oblast autonoma del Nagorno Karabakh. Cosa ne pensa di queste idee?

Poiché il conflitto Azerbaigian-Karabakh non è una disputa territoriale, la ricerca di possibili modi per risolvere il problema sulla base di concessioni territoriali è senza speranza e non riflette l’essenza del conflitto.

Il fatto che nel 1988, quando iniziò una nuova fase del conflitto, i territori attorno all’ex oblast (NKAO) e persino una delle regioni amministrative della regione autonoma fossero sotto il controllo di Baku, indica che questo conflitto non è una disputa territoriale. Cioè, il conflitto si è verificato nonostante il fatto che questi territori fossero controllati dalla parte azera. Pertanto, è illogico credere che le concessioni territoriali di Artsakh possano portare alla risoluzione del conflitto. Va inoltre considerato che tali proposte riguardano direttamente la questione della sicurezza, che è una delle “linee rosse” per l’Artsakh nel processo di risoluzione del conflitto con l’Azerbaigian.

Cedere i territori è una via diretta alla distruzione del sistema di sicurezza non solo dell’Artsakh, ma anche della Repubblica di Armenia, e minaccerà l’esistenza stessa della popolazione indigena nella sua patria storica. In altre parole, questo problema ha un significato esistenziale per noi. Le dichiarazioni del presidente dell’Azerbaigian dimostrano che l’obiettivo strategico ufficiale di Baku è quello di catturare non solo l’Artsakh, ma anche la regione di Syunik in Armenia e persino la capitale dell’Armenia, Yerevan. Dovremmo prendere sul serio le dichiarazioni del presidente e del comandante supremo delle forze armate dell’Azerbaigian e non facilitare il suo percorso verso il loro obiettivo strategico. Al contrario, è necessario continuare a prendere misure militari e politico-diplomatiche per scoraggiare le intenzioni aggressive ed espansionistiche della leadership del paese vicino.

Da rammentare che la leadership della Repubblica di Artsakh ha ripetutamente affermato l’impossibilità e l’inammissibilità di tornare al passato in termini di entrambi i temi: lo status e i territori.

Inoltre, il 15 luglio 2009, dopo che gli approcci dei mediatori all’accordo sul conflitto tra l’Azerbaigian e il Karabakh sono stati resi pubblici, il ministero degli Affari esteri della Repubblica di Artsakh ha rilasciato una dichiarazione sulla necessità di riavviare il processo negoziale falsato al fine di far tornare l’autorità di Stepanakert al tavolo dei negoziati come parte a pieno titolo e per trasformare i principi di base della risoluzione. Questa posizione della Repubblica di Artsakh rimane invariata.

Va inoltre notato che nella suddetta dichiarazione, il ministero degli Esteri dell’Artsakh ha sottolineato che i tentativi di riportare l’Artsakh al passato non sono solo controproducenti, ma sono anche carichi di una nuova escalation del conflitto.

(traduzione redazionale a cura di Karabakh.it)

Il 9 marzo, i co-presidenti del gruppo di Minsk dell’OSCE hanno rilasciato una dichiarazione che esorta le parti ad astenersi dall’esigere modifiche unilaterali al formato dei negoziati senza il consenso dell’altra parte.

In precedenza, il 6 marzo, il ministero degli Esteri dell’Azerbaigian aveva formulato un commento sull’impossibilità di modificare il formato del negoziato approvato dalla decisione di Helsinki del Consiglio ministeriale dell’OSCE del 1992, senza raggiungere il consenso degli Stati partecipanti all’OSCE. Inoltre, secondo il governo di Baku, “la decisione prevede che l’Armenia e l’Azerbaigian agiscano come parti del conflitto, mentre le comunità armene e azerbaigiane del Nagorno Karabakh lo fanno come parti interessate“.

Non è la prima volta che il ministero degli Affari Esteri dell’Azerbaigian dimostra una mancanza di memoria istituzionale e completa ignoranza del processo di risoluzione pacifica del conflitto Azerbaigian-Karabakh, così come i documenti adottati all’interno di questo quadro.

Innanzitutto, la decisione del 24 marzo 1992 della Riunione aggiuntiva di Helsinki della CSCE non menziona alcuna comunità. Il documento elenca le parti interessate “elette e altri rappresentanti del Nagorno Karabakh“.

In secondo luogo, la questione del formato e dello status delle parti in negoziazione è stata oggetto di lunghe discussioni che hanno attraversato un certo percorso di sviluppo. Già nel 1993, nei documenti discussi nell’ambito del processo di Minsk, il Nagorno Karabakh era indicato come una parte piena del conflitto. La chiarezza finale su questo tema è stata introdotta al vertice CSCE / OSCE a Budapest nel 1994. Secondo il documento conclusivo del Vertice, le parti in conflitto sono quelle che hanno confermato il cessate il fuoco concordato il 12 maggio 1994. L’accordo sul pieno il cessate il fuoco e la cessazione delle ostilità sono state concluse tra il Nagorno Karabakh, l’Azerbaigian e l’Armenia. Il 26-27 luglio 1994, il Nagorno Karabakh, l’Azerbaigian e l’Armenia hanno firmato un accordo aggiuntivo, in cui hanno confermato “i loro impegni per il cessate il fuoco fino alla conclusione di un ampio accordo politico“.

Dopo il Vertice di Budapest, in risposta ai tentativi della parte azerbaigiana di speculare ancora sul tema delle parti in conflitto, il Presidente in esercizio dell’OSCE, il ministro degli Esteri ungherese László Kovács ha rilasciato una dichiarazione speciale alla riunione del Senior Council dell’OSCE a Praga il 31 marzo 1995, in cui ha “confermato le precedenti decisioni dell’OSCE sullo status delle parti, ossia la partecipazione delle due parti dello Stato al conflitto e dell’altra parte in conflitto (Nagorno Karabakh) nell’intero processo di negoziazione, compreso nella conferenza di Minsk “.

Il riepilogo del Presidente in esercizio dell’OSCE di Praga è molto chiaro e non lascia spazio a interpretazioni arbitrarie e tendenziose da parte dell’Azerbaigian sulle decisioni dell’OSCE in merito al formato del negoziato.

 Le autorità sia della Repubblica di Artsakh che della Repubblica di Armenia non sollevano la questione della creazione di un nuovo formato di negoziazioni non concordato.

Si tratta infatti di ripristinare il vero e proprio formato negoziale come stabilito nella decisione del Vertice di Budapest dell’OSCE del 1994. Tale decisione è stata approvata per consenso dai capi di Stato e di governo degli Stati partecipanti all’OSCE, tra cui l’Azerbaigian e i Paesi co-presidenti del gruppo di Minsk .

Abbiamo ripetutamente sottolineato che la questione del ripristino del formato trilaterale dei negoziati è una sorta di cartina di tornasole, a dimostrazione del grado di preparazione per i reali progressi nella soluzione pacifica del conflitto azerbaigiano-karabakho. L’opposizione al ripristino del formato negoziale più efficace può essere interpretata come un impegno a favore del mantenimento dello status quo.

È deplorevole che i copresidenti del gruppo di Minsk dell’OSCE non mostrino il dovuto principio di ripristino del formato del negoziato trilaterale coerente con la decisione dell’organo più alto dell’OSCE.

Dello stesso avviso anche il ministro degli Esteri dell’Armenia il quale ha confermato che « non faremo nulla che possa portare a uno stallo [delle trattative, NdR] perché rimaniamo impegnati nella soluzione pacifica del processo. Questa è una questione molto importante e passeremo decisamente in questa direzione. Questa è una questione di principio per accettare che il Nagorno Karabakh abbia una voce e un impegno decisivi. Questo non è qualcosa di nuovo, ma in linea con questo, per lavorare efficacemente alla promozione del processo negoziale, dobbiamo accettare praticamente che sia necessaria l’espressione di questa voce e impegno decisivo. Oggi stiamo negoziando sia con il Nagorno Karabakh che con l’Azerbaigian all’interno dei gruppi del Gruppo di Minsk dell’OSCE. Questa non è una condizione preliminare e vogliamo continuare a discutere e trovare le soluzioni ai problemi».

IL COMUNICATO STAMPA DEL GRUPPO DI MINSK DELL’OSCE

MOSCA / PARIGI / WASHINGTON DC, 9 marzo 2019 – Nella loro dichiarazione del 1 marzo, i Co-presidenti del Gruppo OSCE di Minsk (Igor Popov della Federazione russa, Stephane Visconti di Francia e Andrew Schofer degli Stati Uniti d’America) hanno accolto favorevolmente il l’impegno del Presidente azero Ilham Aliyev e del Primo ministro armeno Nikol Pashinyan a riunirsi presto sotto l’egida dei Co-presidenti. I co-presidenti, lavorando a stretto contatto con i due ministri degli esteri, stanno organizzando i preparativi per questo importante incontro dei leader, che rappresenterà il primo contatto diretto tra i due leader sotto gli auspici dei co-presidenti.

I co-presidenti sottolineano l’importanza di mantenere un ambiente favorevole a discussioni produttive e continuano a valutare positivamente la recente mancanza di vittime in prima linea. I co-presidenti accolgono inoltre alcuni primi passi nella regione per preparare le popolazioni alla pace e incoraggiare le parti a intensificare tali sforzi. Allo stesso tempo, i co-presidenti ribadiscono l’importanza fondamentale di ridurre le tensioni e ridurre al minimo la retorica infiammatoria. In questo contesto, i co-presidenti sollecitano le parti ad astenersi da dichiarazioni e azioni che suggeriscano cambiamenti significativi della situazione sul terreno, pregiudichino il risultato o stabiliscano le condizioni per futuri colloqui, richiedendo modifiche unilaterali al formato senza l’accordo dell’altra parte, o indicando la disponibilità a rinnovare le ostilità attive.

Con riferimento ad alcune recenti dichiarazioni pubbliche contraddittorie sulla sostanza del processo del gruppo di Minsk, i co-presidenti ribadiscono che una soluzione equa e duratura deve essere basata sui principi fondamentali dell’Atto finale di Helsinki, in particolare il non uso o la minaccia di forza, integrità territoriale e pari diritti e autodeterminazione dei popoli. Dovrebbe inoltre includere elementi aggiuntivi come proposto dai presidenti dei Paesi co-presidenti nel 2009-2012, tra cui: il ritorno dei territori circostanti il ​​Nagorno Karabakh al controllo azerbaigiano; uno status provvisorio per il Nagorno Karabakh che fornisce garanzie per la sicurezza e l’autogoverno; un corridoio che collega l’Armenia al Nagorno Karabakh; futura determinazione dello status giuridico finale del Nagorno Karabakh attraverso un’espressione di volontà legalmente vincolante; il diritto di tutti gli sfollati e rifugiati di tornare nei loro precedenti luoghi di residenza; e garanzie di sicurezza internazionale che includano un’operazione di mantenimento della pace.

I copresidenti sottolineano il loro punto di vista secondo cui questi principi e questi elementi devono essere il fondamento di qualsiasi soluzione equa e duratura al conflitto e dovrebbero essere concepiti come un insieme integrato. Qualsiasi tentativo di mettere alcuni principi o elementi su altri renderebbe impossibile raggiungere una soluzione equilibrata.

I copresidenti sono pronti a incontrare i leader e i ministri degli esteri dell’Armenia e dell’Azerbaigian in qualsiasi momento e invitano i leader a riprendere i negoziati in buona fede il prima possibile. Il dialogo continuo e diretto tra Baku e Yerevan, condotto sotto l’egida dei copresidenti, rimane un elemento essenziale per rafforzare la fiducia e promuovere il processo di pace. I copresidenti continueranno inoltre a discutere, se del caso, le questioni pertinenti con le parti interessate direttamente interessate dal conflitto, riconoscendo che le loro opinioni e preoccupazioni devono essere prese in considerazione per il successo di qualsiasi soluzione negoziata.

I copresidenti sottolineano che rimangono pienamente impegnati, conformemente al loro mandato, ad aiutare le parti a trovare una soluzione pacifica al conflitto. I copresidenti esprimono inoltre il loro pieno sostegno al lavoro di monitoraggio imparziale e critico intrapreso dal rappresentante personale del Presidente in esercizio dell’OSCE e dal suo gruppo.

UN NOSTRO COMMENTO

Abbiamo più volte ribadito che un accordo di pace non potrà che essere una soluzione di compromesso. Se tale deve essere, è condizione sine qua non la sicurezza dell’Artsakh non venga in alcun modo messa in discussione al pari del suo pieno diritto all’autodeterminazione. Un Nagorno Karabakh (Artsakh) quasi interamente circondato dagli azeri non può soddisfare tale condizione.

Fonte: Osservatorio Balcani e Caucaso del 25 gennaio 2019, di Marilisa Lorusso

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I recenti incontri diplomatici tra Armenia e Azerbaijan aprono spiragli di fiducia nei progressi per la soluzione pacifica del conflitto in Nagorno Karabakh

Non soffiano ancora venti di pace sul processo di risoluzione e pacificazione del conflitto in Nagorno Karabakh, ma sicuramente aria di novità. Il neo eletto governo di Nikol Pashinyan, fresco della conferma dalle urne e del consenso che lo sostiene sta tentando un avvicinamento cauto a Baku, che gli fa sponda.

Il lavorio diplomatico

Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan e il presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliev si sono incontrati il 22 gennaio scorso a Davos, nell’ambito del World Economic Forum, per parlare del conflitto in Karabakh, regione secessionista armena sottrattasi dal 1994 al controllo di Baku. Non è la prima volta che a latere di un evento diplomatico multilaterale i due si ritagliano un incontro rigorosamente bilaterale. Era già successo a Dushanbe, durante la riunione del CIS, e poi di nuovo a Pietroburgo, in un’analoga circostanza. E poi ci sono stati i numerosi incontri dei numero uno dei rispettivi ministeri degli Esteri.

Dall’assunzione dell’incarico il ministro degli Esteri armeno Zohrab Mnatsakanyan ha incontrato l’omologo azerbaijano Elmar Mammadyarov quattro volte, di cui l’ultima volta a Parigi il 16 gennaio scorso. Un incontro durato ben quattro ore e definito molto proficuo dai copresidenti del Gruppo di Minsk per la regolamentazione del conflitto congelato dal 1994, cioè Francia, Russia e Stati Uniti. Si leggono nel comunicato stampa  parole che non si sentivano pronunciare da più di un decennio in riferimento alle posizioni delle parti: “I ministri hanno discusso un’ampia gamma di questioni relative alla risoluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh e concordato sulla necessità di prendere provvedimenti concreti per preparare le popolazioni alla pace. Durante le riunioni, i copresidenti hanno esaminato con i ministri i principi e i parametri chiave per la fase attuale del processo di negoziazione […] e hanno preso in considerazione i prossimi passi verso un possibile vertice tra i leader dell’Azerbaijan e dell’Armenia con lo scopo di dare un forte impulso alla dinamica dei negoziati”.

Quindi una valutazione delle proposte avanzate finora, la pianificazione del futuro lavorio diplomatico al massimo livello politico, e – finalmente e forse – la moderazione di quella propaganda nazionalista e violenta che ha reso le popolazioni ostili a qualsiasi compromesso, senza il quale nessuna pace può essere raggiunta. Più volte, proprio sulle pagine di OBC Transeuropa, è emerso come la questione del linguaggio dell’odio stia contribuendo attivamente al deterioramento della sicurezza e delle prospettive di pace, ad esempio nei due articoli Nagorno Karabakh: il linguaggio dell’odio e Arzu Abdullayeva: donna di pace tra Azerbaijan e Armenia.

Le reazioni

Nel contesto di relazioni internazionali tese e complesse, un segno positivo in un’area di così grandi criticità è stato accolto con viva soddisfazione e speranza. Ed è proprio il Segretario Generale ONU António Guterres ad aver commentato  con una sua dichiarazione pubblica il 17 gennaio il lavoro diplomatico in corso elogiando il costante impegno delle parti a trovare una soluzione negoziata e pacifica al conflitto e accogliendo con particolare favore l’accordo dei ministri azerbaijano e armeno sulla necessità di adottare misure concrete per preparare le popolazioni alla pace. La dichiarazione della massima carica dell’ONU è un tassello importante per capire quanto il processo in corso possa essere qualcosa di sostanziale.

Alle parole di Guterres hanno fatto seguito le dichiarazioni europee. Il Rappresentante Speciale dell’Unione Europea per il Caucaso Meridionale Toivo Klaar ha scritto sul suo profilo twitter che “preparare le popolazioni per la pace è fondamentale e l’UE è impegnata a sostenere questo processo”.

Lo European Union External Action Service  di Federica Mogherini ha ribadito la posizione dell’Unione e l’importanza della questione del Karabakh per tutta la regione, sottolineando che tutti trarrebbero beneficio da una pace duratura che contribuirebbe a consentire alla regione del Caucaso meridionale di realizzare il proprio potenziale.

Se la comunità internazionale è unanime nell’accogliere la possibilità di costruire la pace, il tema delle concessioni necessarie al raggiungimento di un compromesso ha acceso il dibattito a livello nazionale. In Armenia sono i Repubblicani in particolare a punzecchiare il governo. Il vice-presidente del partito Armen Ashotyan dal suo profilo Facebook ha posto cinque domande al nuovo governo, accusandolo già di aver tradito le promesse fatte, in particolare quella di riportare le autorità de facto del Nagorno Karabakh al tavolo negoziale, dando così legittimazione politica internazionale alla loro esistenza.

Un campo minato

Che costruire la pace in Nagorno Karabakh e fra Armenia e Azerbaijan non sia una passeggiata è evidente, e non solo per le dichiarazioni dell’opposizione politica interna nei due paesi interessata ovviamente a screditare l’azione di governo su un tema così avvertito e delicato. La fiducia fra i due paesi passa sotto il fuoco incrociato, letteralmente: il cessate il fuoco viene violato quotidianamente lungo una linea di contatto fra eserciti che ormai si insinua entro i confini di stato riconosciuti, tra Armenia ed Azerbaijan, e non solo lungo la linea che demarca il confine de facto del Karabakh. Sono state 180 le violazioni del cessate il fuoco registrate dalle autorità della regione secessionista  solo dal 13 al 19 gennaio di quest’anno, corrispondenti ad una pioggia di 1300 proiettili, e nel solo weekend del 19 gennaio il ministero della Difesa dell’Azerbaijan ha registrato una settantina di violazioni  . E questo è considerato un periodo di netta distensione militare.

Un campo minato mai sanato, il Karabakh, anche in questo caso letteralmente. Se si continua a sparare, si continua anche a morire o rimanere feriti per le mine disseminate trent’anni fa. L’ultimo caso il 16 gennaio scorso quando Arman Mikaelyan, residente a Tavush, ha perso una gamba a causa di una mina  .

Una diffidenza che passa non solo per il fuoco, ma anche per tutta una serie di misure restrittive. Sono chiusi ad esempio i confini tra Armenia e Azerbaijan ed è limitata la libertà di movimento, con un numero crescente di soggetti coinvolti, incluse cittadinanze terze. È di questi giorni poi la polemica fra Russia e Azerbaijan riguardante cittadini russi di origine armena che non sarebbero stati ammessi nel paese. La Russia ha denunciato  una violazione della normativa vigente per motivi di discriminazione etnica. L’Azerbaijan ha risposto  che a fronte di numerosi russi regolarmente accolti non accetta né critiche né ultimatum. Toni inusitatamente ostili fra i ministeri degli Esteri dei due paesi che dimostrano come il vecchio conflitto si innesti in dinamiche tutte attuali e contribuisca a estendere l’area di tensione.

Un campo minato da bonificare, e una strada verso la pace che è tutta in salita. Ma – dopo una decade in cui si è parlato più di guerra che di pace – pare che almeno su questa strada si stia provando a incamminarsi.

Il meeting fra i ministri degli Esteri di Armenia e Azerbaigian il 16 gennaio sembra aprire spiragli di pace al contenzioso ma …

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(27 gen 19) BALASANYAN: INACCETTABILE SCAMBIO TERRITORI CON STATUS –  Il Segretario del Consiglio di sicurezza della repubblica di Artsakh, Vitaly Balasanyan, considera inaccettabile una cessione di territori in cambio di un riconoscimento di uno status per l’Artsakh. Lo ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa nel corso della quale ha tra l’altro ricordato come l’Armenia e l’Artsakh hanno già fatto molte concessioni anche in epoca bellica allorquando, a fronte degli inviti internazionali, rallentarono l’attività e non approfittarono della situazione di debolezza della controparte azera e quando firmarono l’accordo di cessate-il-fuoco invece che avanzare in territorio nemico.

(27 gen 19) MESSAGGIO DI SAHAKYAN – Il presidente della repubblica ha rivolto un messaggio in occasione della Giornata dei difensori della patria e si è congratulato con il Primo ministro dell’Armenia per l’anniversario della fondazione dell’Esercito armeno.

(26 gen 19) MATRIMONI IN ARTSAKH – Sono stati 899 i matrimoni celebrati nella repubblica nel corso dl 2018 e ventidue di questi hanno interessato anche cittadini stranieri. Lo ha comunicato in una conferenza stampa il ministro della Giustizia,  Ararat Danielyan. I divorzi sono stati 204.

(25 gen 19) PASHINYAN SU INCONTRO CON ALIYEV – «Non ci sono risultati. Né Aliyev, né io aspettavamo alcun risultato. Stavamo solo parlando, e abbiamo discusso del Karabakh, naturalmente. Ma questi non erano discorsi formali, stavamo solo parlando della nostra percezione di questo problema, e di come percepiamo personalmente questo problema, come fanno le nostre nazioni»  ha detto Pashinyan rispondendo a una domanda sull’incontro di Davos di mercoledì scorso.

(25 gen 19) PIL ARTSAKH + 11% – Nel corso di una conferenza stampa, il ministro delle Finanza, Artur Harutyunyan, ha illustrato la situazione economica dell’Artsakh nell’esercizio finanziario appena conclusosi. Tra l’altro ha sottolineato come sugli undici mesi, il Prodotto Interno Lordo sia cresciuto dell’11,7% rispetto allo stesso periodo del 2017. e che per il 2019 ci si aspetti un’ulteriore crescita. Nel 2018 l’inflazione media si è attestata all’1,8%

(23 gen 19) INCONTRO PASHINYAN-ALIYEV – Il Primo ministro dell’Armenia e il Presidente dell’Azerbaigian si sono incontrati oggi a Davos confermando le indiscrezioni trapelate ieri. Non è stato rilasciato alcun comunicato stampa sull’incontro durato poco più di un’ora. «Abbiamo scambiato idee sulla situazione attuale nel processo negoziale e abbiamo fatto riferimento a discussioni future» ha scritto il leader armeno su FB.

(23 gen 19) BABAYAN: BRUSCO CALO VIOLAZIONI AZERE – Il portavoce del presidente della repubblica, Davit Babayn, ha confermato che negli ultimi giorni si è registrato un brusco calo delle violazioni azere lungo la linea di contatto. «Nel complesso, la situazione al confine è stabile. Diamo il benvenuto a questo, ma d’altro canto l’avversario non ha rivisto la sua politica che si basava sull’ostilità. L’Azerbaigian continua la sua politica anti-armena in tutte le sfere. Ha portato a termine le esercitazioni militari più massicce della loro storia nel 2018» ha detto Babayan.

(22 gen 19) POSSIBILE INCONTRO PASHINYAN-ALIYEV – E’ altamente probabile che il Primo ministro dell’Armenia e il Presidente dell’Azerbaigian si incontrino, informalmente, a Davos (Svizzera) dove stanno partecipando al World Economic Forum.

(21 gen 19) TRAGICO INCIDENTE AUTO – E’ di tre morti e un ferito il tragico bilancio di un incidente d’auto occorso nella serata di ieri lungo la strada che da Karvachar conduce al villaggio di Tsar. Una jeep, con a bordo quattro cittadini dell’Armenia, per cause imprecisate, è uscita di strada finendo nel fiume che scorre lungo la stretta valle.

(18 gen 19) SEGRETARIO ONU SU INCONTRO DI PARIGI – «Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres – si legge in una nota stampa – si rallegra dell’incontro tra il Ministro degli Esteri dell’Azerbaigian Elmar Mammadyarov e il Ministro degli Affari Esteri dell’Armenia Zohrab Mnatsakanyan, svoltosi il 16 gennaio a Parigi sotto l’egida dei Co-presidenti dell’Organizzazione per la sicurezza e Cooperazione in Europa (OSCE) Gruppo di Minsk. Il Segretario generale apprezza il costante impegno delle parti a trovare una soluzione negoziata e pacifica al conflitto di Nagorno Karabakh da lungo tempo e ha accolto con particolare favore l’accordo dei Ministri sulla necessità di adottare misure concrete per preparare le popolazioni alla pace».

(17 gen 19) MINISTRO DIFESA VISITA POSTAZIONI – Il ministro della Difesa, gen. Karen Abrahamyan, si è recato oggi in visita in diverse postazioni dell’esercito incontrandosi con i rispettivi comandi e i soldati di stanza.

(16 gen 19) COMUNICATO GRUPPO DI MINSK – «I partecipanti [Gruppo di Minsk, NdR] hanno espresso ai Ministri il loro apprezzamento per gli sforzi in corso delle parti per mantenere un ambiente favorevole a negoziati intensivi orientati ai risultati. I ministri hanno discusso un’ampia serie di questioni relative alla soluzione del conflitto del Nagorno Karabakh e hanno convenuto sulla necessità di adottare misure concrete per preparare le popolazioni alla pace. Durante le riunioni, i Co-presidenti hanno esaminato con i ministri i principi e i parametri chiave per l’attuale fase del processo negoziale. I ministri e le Co-presidenti hanno esaminato i prossimi passi verso un possibile vertice tra i leader dell’Azerbaigian e l’Armenia per dare un forte impulso alla dinamica dei negoziati. I Co-presidenti hanno sottolineato l’importanza di possibili iniziative reciprocamente vantaggiose volte a soddisfare il potenziale economico della regione. I Co-presidenti prevedono di incontrare i leader dei due paesi nel prossimo futuro».

(16 gen 19) INCONTRO MINISTRI ESTERI – I ministri degli Affari esteri di Armenia (Mnatsakanyan) e Azerbaigian (Mammadyarov) si sono incontrati (per la quarta volta) a Parigi su iniziativa del Gruppo di Minsk dell’Osce. L’incontro è durato oltre quattro ore. In programma anche un nuovo incontro non ancora calendarizzato.

(15 gen 19) MONITORAGGIO OSCE – Una missione di osservazione è stata portata a termine oggi nel settore nord orientale della linea di contatto all’altezza della località di Levornarkh. Non sono state rilevate violazioni del cessate-il-fuoco ma, come già accaduto altre volte in passato, gli azeri non hanno condotto in diplomatici stranieri alle postazioni di prima linea.

(14 gen 19) SAHAKYAN SI CONGRATULA CON PASHINYAN – Il presidente della repubblica di Artsakh ha inviato un messaggio di congratulazioni a Nikol Pashinyan eletto oggi dall’Assemblea nazionale di Armenia alla carica di Primo ministro.

(14 gen 19) GIORNALISTI IN ARTSAKH – Sono stati 127 i giornalisti stranieri che hanno visitato la repubblica del Nagorno Karabakh (Artsakh) nel corso del 2018. Lo ha comunicato il ministro degli Affari esteri Mayilyan durante la tradizionale conferenza di inizio anno.

(9 gen 19) SI LAVORA PER NUOVO INCONTRO MINISTRI ESTERI – I mediatori del Gruppo di Minsk dell’Osce sono al lavoro per organizzare, possibilmente entro la fine del mese, un nuovo incontro tra i ministri degli Esteri di Armenia e Azerbaigian che nel secondo semestre del 2018 si sono già visti tre volte (l’ultima a Milano il 6 dicembre). Lo scorso 14 dicembre il presidente azero Aliyev aveva tweettato «l’anno 2019 darà un nuovo impulso al processo di risoluzione del conflitto tra Armenia, Azerbaigian e Nagorno Karabakh».

(6 gen 19) DIFESA CONFERMA LINEA DI CONTATTO TRANQUILLA – Senor Hasratyan, portavoce del ministero della Difesa dell’Artsakh, ha confermato che in questi primi giorni la situazione lungo la linea di contatto è estremamente tranquilla. “Non ci sono praticamente colpi sparati” ha dichiarato.

(2 gen 19) BABAYAN: SITUAZIONE STABILE  – Il portavoce del presidente della repubblica, Davit Babayn, ha dichiarato che la situazione lungo la linea di contatto tra Artsakh e Azerbaigian è stabile. «Ci sono alcuni colpi. Possiamo dire che la situazione è stabile. Come sapete, siamo doppiamente vigili durante le festività natalizie e l’Esercito della Difesa continua a tenere sotto controllo la situazione» ha detto.

(1 gen 19) NOTTE TRANQUILLA SULLA LINEA DI CONTATTO – Il ministero della Difesa informa che la notte di capodanno è trascorsa tranquilla sulla linea di contatto senza violazioni del cessate-il-fuoco.

(1 gen 19) ALIYEV: “SERI PASSI” MA CONTINUA LA RETORICA DI GUERRA – Nel suo messaggio di fine anno il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, ha testualmente affermato che «l’Azerbaigian ha fatto passi molto seri per risolvere questo conflitto nel 2018» . Non è dato sapere però quali siano stati questi passi giacché nel prosieguo del suo discorso ha sciorinato la solita retorica bellica aggiungendo che «penso che il nostro forte potenziale militare sia un fattore chiave per la risoluzione del conflitto. Negli ultimi anni abbiamo potenziato in modo significativo il nostro potere militare. Oggi l’esercito azerbaigiano è tra gli eserciti più forti del mondo. La parata militare di quest’anno nel nostro paese mostra la nostra forza, il grande potenziale del forte esercito. L’esercito azero ha le armi e le attrezzature più moderne, un potenziale di combattimento molto alto, e lo abbiamo dimostrato anche quest’anno»

(1 gen 19) MESSAGGIO DI CAPODANNO DEL PRESIDENTE – «Cari compatrioti,  rispettati cittadini della Repubblica di Artsakh, mentre l’anno in corso finisce, entreremo nel nuovo anno del 2019. Naturalmente, ognuno di noi è sopraffatto dai sentimenti di eccitazione, di aspettative di novità e varietà. Le vacanze di Capodanno e Natale ci portano nel mondo della nostra infanzia, dove regnavano l’amore e il calore, la cura e l’ottimismo insieme alla speranza e alla fede profondamente radicate nella vera magia e nella realizzazione di tutti i nostri amati sogni e desideri.
In fondo, tutti desideriamo che i nostri familiari, parenti e amici siano in buona salute e felici, cerchiamo la pace sulla Terra e lo sviluppo sostenibile della nostra Patria. Allo stesso tempo, elaboriamo nuove politiche da mettere in campo nel prossimo anno, cementando ulteriormente la nostra statualità, migliorando le nostre capacità di difesa e sicurezza, aumentando l’economia, migliorando le condizioni di vita delle persone, aumentando lo standard di vita della popolazione. Insieme, uniti e con gli sforzi congiunti, realizzeremo tutti i progetti previsti, risolviamo i problemi dell’importanza pan-armena e celebriamo nuove vittorie, mantenendo inalterata la trinità Armenia-Artsakh-Diaspora.
Il principale garante del nostro successo è, in primo luogo, il nostro eroico esercito, il soldato armeno che è in piedi per la difesa della Patria. Come sempre, l’edificio dell’esercito sarà in prima linea anche nel prossimo anno. Non risparmieremo alcuno sforzo per mantenere la capacità operativa dell’esercito di difesa al più alto livello e migliorare la cooperazione tra i due stati armeni in questa sfera e in tutte le altre aree. In questo giorno di festa, vorrei congratularmi innanzitutto con il personale delle forze armate, auguro loro un servizio di successo e sicuro. Permettetemi di congratularmi con i nostri veterani, ricordate tutti quelli che non sono con noi fisicamente. Possa Dio dare riposo alle anime di tutti i martiri! 
Ho il piacere di congratularmi con voi, persone care di Artsakh, gli armeni diffusi nel mondo, le nostre sorelle e fratelli in Madre Armenia e nella Diaspora. Che l’anno 2019 sia quello di pace, vittorie, nuovi successi e risultati per la nostra Patria. Vi auguro salute, felicità e tutto il meglio.
Felice anno nuovo e buon Natale!»

(1 GEN 18) BUON ANNO ARTSAKH!Dalla redazione di karabakh.it i migliori auguri di buon anno alla repubblica del Nagorno Karabakh- Artsakh e a tutti i nostri lettori

Le dichiarazioni del ministro degli Esteri azero a commento dell’incontro a Milano dell’Osce e i commenti di Armenia e Artsakh. Un bluff o una svolta nel negoziato?

Le parole di Elmar Mammadyarov concernenti l’incontro avuto con il collega armeno Mnatsakanyan a Milano lo scorso 6 dicembre nell’ambito della riunione del Gruppo di Minsk dell’Osce sono state riprese e analizzate in queste ultime ore con viva attenzione dalla stampa armena.

Commentando quell’appuntamento, secondo l’agenzia di stampa azera “Trend”, Mammadyarov avrebbe sottolineato la necessità di un impegno reciproco delle parti per il raggiungimento di un risultato finale, dichiarando altresì che «durante l’incontro con il mio omologo armeno a Milano abbiamo raggiunto una comprensione reciproca per la prima volta in assoluto, qualcosa che non siamo riusciti a gestire così per tanto tempo. Cercheremo modi per risolvere questo conflitto».

 Una dichiarazione che, ovviamente, non poteva lasciare indifferenti. Che cosa si cela dietro l’espressione “reciproca comprensione“, due parole che nel linguaggio diplomatico possono voler dire tutto e il contrario di tutto?

Il leader armeno Nikol Pashinyan si è affrettato a smentire sostanzialmente le parole del capo della diplomazia azera affermando che sul Nagorno Karabakh non vi sono novità particolari. Il ministero degli Esteri di Yerevan ha minimizzato la portata della dichiarazione: la portavoce Naghdalyan ha sottolineato l’importanza della dichiarazione a firma congiunta al termine dei lavori milanesi e ha dichiarato che «il mantenimento di toni non conflittuali e non ostili nelle dichiarazioni pubbliche riguardo a situazioni così complesse è già un buon risultato».

Dall’Artsakh, il portavoce presidenziale Davit Babayan ha ricordato come Stepanakert abbia sempre affermato di accogliere con favore gli incontri tra i rappresentanti dell’Armenia e dell’Azerbaigian nel quadro del processo di risoluzione del conflitto e sotto l’egida del Gruppo di Minsk dell’OSCE. Ed ha ipotizzato che forse gli azeri hanno realizzato la necessità della partecipazione del Karabakh ai colloqui di pace.

«Riteniamo che ogni incontro sia un contributo unico al processo – ha osservato Babayan. Per quanto riguarda la dichiarazione di Mammadyarov, possiamo presumere che, prima di tutto, si tratta del fatto che Baku ha finalmente compreso la necessità di sostenere il precetto di una soluzione pacifica al conflitto. In secondo luogo, l’Azerbaigian è sulla buona strada per accettare la necessità della partecipazione di Stepanakert al processo di negoziazione. Se esiste un accordo corrispondente e l’accettazione di tale necessità da parte dell’Azerbaigian, allora si può parlare di una nuova qualità del processo di negoziazione».

LA DICHIARAZIONE DEL GRUPPO DI MINSK DELL’OSCE

MILANO, Italia, 6 dicembre 2018 – In occasione della riunione del Consiglio dei ministri dell’OSCE a Milano, i Paesi copresidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE (Federazione Russa, Stati Uniti d’America e Francia) e il Ministro degli Esteri dell’Azerbaigian Elmar Mammadyarov e il ministro degli Esteri sostituto dell’Armenia, Zohrab Mnatsakanyan, hanno accettato di continuare a lavorare per una soluzione pacifica equa e duratura del conflitto del Nagorno Karabakh.

I Paesi copresidenti hanno accolto con favore la significativa diminuzione,  seguito della conversazione dei leader di Armenia e Azerbaigian a margine del vertice del Commonwealth degli Stati indipendenti a Dushanbe in settembre, delle violazioni del cessate il fuoco e delle vittime denunciate. Hanno fatto appello alle parti affinché continuino ad attuare le intese raggiunte e ad adottare misure concrete per preparare le loro popolazioni alla pace. I Paesi copresidenti hanno espresso la speranza che un intenso dialogo ad alto livello orientato ai risultati tra i leader dell’Azerbaigian e dell’Armenia finalizzato a promuovere una soluzione giusta e duratura del conflitto possa riprendere nel prossimo futuro.

Il ministro degli Esteri dell’Azerbaigian e il ministro degli esteri facente funzione dell’Armenia hanno riaffermato il loro impegno a lavorare intensamente per promuovere una risoluzione pacifica del conflitto e ridurre ulteriormente le tensioni. Hanno concordato di incontrarsi di nuovo all’inizio del 2019 sotto l’egida dei Copresidenti del gruppo di Minsk dell’OSCE a tale scopo e al fine di facilitare colloqui di alto livello. Hanno riconosciuto il forte impegno e gli sforzi di mediazione in buona fede resi dai Paesi copresidenti, nonché le attività del Rappresentante personale del Presidente in esercizio dell’OSCE.

(29 dic 18)  COMANDANTE ESERCITO SU 2018 – Il generale Karen Abrahamyan, Comandante dell’Esercito di difesa dell’Artsakh, ha fatto il punto delle attività svolte nell’anno in conclusione. «Nell’anno in uscita, è stata prestata particolare attenzione a una serie di misure volte a rafforzare la linea del fronte. Sono state prese misure per organizzare in modo efficace i compiti di combattimento, migliorare la sicurezza, stabilire e puntare l’uso di sistemi di sorveglianza, migliorare strade, ingegneria e infrastrutture», si legge nella dichiarazione. Abrahamyan ha indicato l’adattamento della gestione dell’esercito alle moderne esigenze militari. A tal fine, sono stati effettuati vari tipi di esercizi teorici e pratici con l’uso di armi speciali. Durante l’anno, un’attenzione particolare è stata rivolta all’educazione morale e psicologica e all’aumento del livello di disciplina militare tra il personale, ha aggiunto. «Uno degli importanti risultati dell’esercito è il miglioramento delle condizioni sociali dei militari e delle loro famiglie. Centinaia di soldati hanno ricevuto appartamenti, accesso a vari programmi sociali», ha sottolineato.

(28 dic 18) INCONTRO SAHAKYAN E PASHINYAN – A Yerevan, in serata, si sono incontrati il presidente della repubblica di Artsakh e il Primo ministro in carica dell’Armenia.

(27 dic 18) SCONTRO A FUOCO TRA AZERI – Militari armeni dell’Esercito di difesa dell’Artsakh sono stati testimoni oculari di uno scontro a fuoco tra militari azeri oltre la linea di difesa dell’Azerbaigian. Al termine dello scontro un corpo a terra è stato trascinato via. Scontri del genere non sono infrequenti fra le fila dei soldati azeri.

(27 dic 18) CRESCITA ECONOMICA A DUE CIFRE NEL 2018 – Nella tradizionale conferenza stampa di fine anno, il Ministro di Stato Grigori Martirosyan ha annunciato che, secondo i primi dati disponibili, ci si aspetta per il 2018 una crescita del PIL a due cifre. Nei primi nove mesi dell’anno si è già attestata al 12,2% rispetto all’anno precedente. In particolare si registra un incremento nella produzione industriale (+31%) e nella produzione di energia (+18%); per questo settore, si prevede il prossimo anno un ulteriore incremento dal momento che sono in esecuzione i lavori per la realizzazione di ben 16 piccole centrali idroelettriche  che garantiranno un ulteriore aumento della produzione.

(22 dic 18) RELATIVA CALMA SULLA LINEA DI CONTATTO – Nell’ultima settimana, dal 16 al 22 dicembre, sono state rilevate solo 200 violazioni azere del cessate il fuoco lungo la linea di contatto con circa 2000 colpi sparati all’indirizzo delle postazioni armene di difesa. Si conferma la relativa calma delle ultime settimane.

(21 dic 18) HARUTYUNYAN SMENTISCE VOCI SU CONCESSIONI – Il leader del partito “Libera patria” e già Primo ministro e Ministro di Stato, ha smentito le voci su un suo recente incontro con l’ex presidente dell’Armenia Levon ter- Petrosyan. Riferendosi alle accuse sui cosiddetti “territori circostanti”, ha osservato che per lungo tempo ha esitato a rispondere a quella assurdità o no, dal momento che ha annunciato pubblicamente la sua posizione sull’insediamento del conflitto Artsakh quando era ancora il Primo Ministro della Repubblica di Artsakh, anche nei tempi in cui tale approccio non era “alla moda” e poche persone osavano parlarne. Per dimostrare le sue parole, Haroutyunyan ha ripubblicato il suo annuncio sui “Principi di Madrid” durante una conferenza stampa online di Facebook nel 2014. Arayik Haroutyunayn ha anche osservato che «senza il consenso del popolo armeno, in particolare di tutti i nostri compatrioti che vivono ad Artsakh e in Patria, la soluzione definitiva del problema del Nagorno Karabakh è impossibile».

(21 dic 18) ARTSAKH ENERGO –  il presidente della Repubblica di Artsakh Bako Sahakyan ha ricevuto un gruppo di dipendenti della compagnia “Artsakh Energo” alla testa del suo direttore esecutivo Andranik Khachatryan, per discutere una serie di questioni sull’attività dell’azienda, i problemi esistenti e i programmi in corso di realizzazione

(20 dic 18) SAHAKYAN: PIU’ RISORSE PER LE FORZE ARMATE – Nel corso del suo intervento per la discussione sul bilancio il presidente ha anche toccato il tema delle risorse destinate alle forze armate sottolineando che «da ora in avanti sarà fatto tutto il possibile per aumentare costantemente la prontezza al combattimento dell’esercito, dotare le forze armate di armamenti contemporanei, rafforzare e modernizzare il sistema di protezione civile, risolvere i problemi sociali di militari, veterani e disabili».

(20 dic 18) ASSEMBLEA NAZIONALE RIUNITA – Al via i lavori per la discussione della legge di bilancio 2019. Presente il Presidente della repubblica e le massime autorità dello Stato. Sahakyan nel presentare il provvedimento ha tra l’altro affermato che «il budget riflette i principi fondamentali dello sviluppo economico del nostro Paese basato su una economia in via di sviluppo dinamica e proporzionale, finalizzato a garantire  un alto livello di integrazione economica inter-armena e a preservare le caratteristiche più importanti dello stato sociale».

(19 dic 18) PASHINYAN: NESSUNA NOVITA’ SU NK – Il leader armeno ha smentito la dichiarazione del ministro degli Esteri azero, Mammadyarov, secondo il quale nel corso dell’incontro dell’Osce a Milano sarebbe stato raggiunto un accordo negoziale. L’agenzia azera “Trend” aveva riportato le parole del ministro che parlava del raggiungimento di  «un punto di incontro» con la controparte armena.

(19 dic 18) STEPANAKERT COMMENTA LE DICHIARAZIONI AZERE – Il portavoce del presidente della repubblica dell’Artsakh, Davit Babayan,commentando le parole del ministro azero Mammadyarov, ha dichiarato che forse l’Azerbaigian si sta rendendo conto che per il raggiungimento di un accordo di pace è necessaria la partecipazione al tavolo negoziale anche dell’autorità di Stepanakert.

(19 dic 18) MAMMADYAROV: COMPRENSIONE RECIPROCA – Commentando l’incontro del 6 dicmebre con il collega armeno Zohrab Mnatsakanyan a Milano, il ministro degli Esteri azero Elmar Mammadyarov ha anche sottolineato la necessità un impegno reciproco a cercare dei modi per raggiungere un risultato finale. «Penso che durante l’incontro con il mio omologo armeno a Milano, abbiamo raggiunto una comprensione reciproca per la prima volta in assoluto, qualcosa che non siamo riusciti a gestire per così tanto tempo. Cercheremo modi per risolvere questo conflitto»  ha tra l’altro dichiarato.

(17 dic 18) STABILI LE CONDIZIONI DEL FERITO – E’ un diciannovenne, Rafik Vahanyan, il militare ricoverato per una lesione di arma da fuoco a un occhio. Il ministero della Difesa comunica che il ferimento è avvenuto alle ore 15,50 locali di domenica 16 in una postazione difensiva dell’esercito. E’ in corso un’indagine per capire la dinamica del fatto.

(17 dic 18) GRAVEMENTE FERITO SOLDATO ARMENO – Un militare dell’Esercito di difesa è stato trasportato all’ospedale militare di Stepanakert per una ferita di arma da fuoco ad un occhio. Al momento non è stato reso noto il nome del milite che versa in condizioni critiche, né le modalità dell’accaduto.

(14 dic 18) IMPORT-EXPORT A NOVEMBRE – Il Ministero delle Finanze ha reso noto che nel mese di novembre le importazioni di prodotti in Artsakh sono cresciute del 22,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Le  esportazioni sono cresciute del 17,5% a confronto con novembre 22017. Interessante è il dato che riguarda la via preferita per il traffico delle merci: il nuovo collegamento settentrionale per Vardenis attraverso il passo Sodk è utilizzato per la quasi totalità delle esportazioni. Per le importazioni il collegamento registra un volume di traffico più che doppio rispetto a quello tradizionale via Goris.

(14 dic 18) MNATSAKANYAN RESPONSABILE PROTEZIONE CIVILE – Il gen. Levon Mnatsakanyan, già ministro della Difesa, è stato nominato nuovo Capo del Servizio Emergenze (Protezione civile) dello Stato.  Subentra a Karen Sargsyan nominato rappresentante del Presidente della repubblica.

(14 dic 18) NUOVO MINISTRO DELLA DIFESA – Cambio della guardia al Ministero della Difesa e al vertice delle forze armate della repubblica di Artsakh. Il generale Karen Ahabramyan è stato nominato ufficialmente nel ruolo fino ad oggi ricoperto da Levon Mnatsakanyan. Abrahamyan ricopriva il ruolo di Primo vice comandante dell’Esercito di difesa dell’Artsakh, ruolo ora ricoperto dal colonnello Jalal Haroutyunyan.

(10 dic 18) SAHAKYAN SI CONGRATULA CON PASHINYAN – Il presidente della repubblica di Artsakh ha inviato un messaggio di congratulazioni a Nikol Pashinyan dopo il suo successo alle elezioni politiche in Armenia: «Caro signor Pashinyan, a nome del popolo, delle autorità della Repubblica di Artsakh e mio personale mi congratulo con Lei per la convincente vittoria dell’alleanza condotta da Lei nelle elezioni parlamentari dell’Armenia. Spero che la nuova Assemblea nazionale e il governo contribuiranno allo sviluppo e al rafforzamento dell’Armenia, alla preservazione dell’unità ferma Armenia-Artsakh-Diaspora e all’attuazione di programmi pan-nazionali. La soluzione dei problemi che affliggono il nostro Stato e le persone, l’ulteriore rafforzamento del sistema di difesa e sicurezza, l’assicurazione del programma socioeconomico, l’innalzamento degli standard di vita della popolazione sono le linee guida principali che devono essere basate sulle attività dei due stati armeni e delle loro leadership politiche. Auguro a Lei, a tutte le nostre sorelle e fratelli dell’Armenia, pace, buona salute, successo e vittorie per la gloria della nostra patria e della gente».

(7 dic 18) L’ARTSAKH RICORDA SPITAK – L’Artsakh ha reso omaggio alle vittime del terremoto del 1988 nel trentesimo anniversario della catastrofe che costò la vita ad almeno 25.000 persone. Una solenne cerimonia si è svolta al memoriale di Stepanakert, presenti le massime autorità civili e religiose dello Stato. Centinaia di cittadini hanno deposto fiori.

(6 dic 18) INCONTRO A MILANO MINISTRI ESTERI – I ministri degli Esteri di Armenia (Mnatsakanyan) e Azerbaigian (Mammadyarov) si sono incontrati oggi a Milano nell’ambito della riunione dei Paesi co-presidenti del Gruppo di Minsk dell’Osce. In tale occasione, i Paesi co-presidenti hanno accolto con favore la significativa diminuzione delle violazioni del cessate il fuoco e hanno riportato vittime a seguito della conversazione dei leader di Armenia e Azerbaigian a margine del vertice del Commonwealth degli Stati indipendenti a Dushanbe in settembre. Hanno altresì fatto appello alle parti affinché continuino ad attuare le intese raggiunte e ad adottare misure concrete per preparare le loro popolazioni alla pace. I Paesi co-presidenti hanno espresso la speranza che un intenso dialogo ad alto livello orientato ai risultati tra i leader dell’Azerbaigian e dell’Armenia per promuovere una soluzione giusta e duratura del conflitto possa riprendere nel prossimo futuro.

(6 dic 18) ENTRATE FISCALI IN AUMENTO – Nei primi undici mesi dell’anno le entrate fiscali dello Stato sono aumentate dell’1,5%. Complessivamente sono entrati oltre 48 miliardi di dram pari a circa 88 milioni di euro.

(4 dic 18) PROTEZIONE CIVILE A MARTAKERT – Il presidente della repubblica Sahakyan ha partecipato alla cerimonia di inaugurazione della nuova sede del Dipartimento per le emergenze (Protezione civile) a Martakert.

(4 dic 18) MONITORAGGIO OSCE SENZA INCIDENTI – Osservatori dell’Osce hanno compiuto questa mattina un’osservazione lungo la linea di contatto, settore sud orientale, all’altezza di Kuropatkino. Nel corso della stessa non sono state segnalate violazioni o alterazioni dello stato dei luoghi.

(2 dic 18) VIOLAZIONI AZERE IN CALO – Il ministro della Difesa dell’Armenia, Davit Tonoyan, ha dichiarato alla stampa che ultimamente le violazioni azere dell’accordo di cessate-il-fuoco registrano un evidente decremento. Il ministro ha altresì aggiunto che l’istituzione di una linea di comunicazione fra le due parti (che prima dialogavano solo attraverso la rappresentanza della Croce Rossa Internazionale) ha contribuito alla diminuzione della tensione lungo la linea di contatto.

(1 dic 18) NUOVO IMPIANTO A DRMBON – Il presidente della repubblica ha partecipato alla cerimonia di inaugurazione di un nuovo impianto della “Base metal” situato nel villaggio di Drmbon (regione di Martakert).

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