Tag Archivio per: Armenia

In un’intervista con i media azeri, il presidente azerbaigiano ha espresso insoddisfazione per il fatto che la forza di pace russa stia creando ostacoli al deflusso degli armeni dal territorio dell’Artsakh e stia usando vari mezzi per mantenere gli armeni nell’Artsakh.
Si tratta di una dichiarazione gravissima che evidenzia, ancora una volta, la volontà azera di “ripulire” il territorio dagli armeni.
A questa ennesima grave affermazione ha risposto Gegham Stepanyan, difensore dei diritti umani (difensore civico) dell’Artsakh.

“Gli sforzi compiuti dalle forze di pace per ripristinare la vita pacifica nell’Artsakh causano insoddisfazione alle autorità azerbaigiane.
Questa non è altro che una confessione della politica azerbaigiana di pulizia etnica degli armeni nel territorio di Artsakh, deportando la popolazione armena e privandola della loro patria.
La politica di chiudere la questione appropriandosi dell’Artsakh cambiando i dati demografici a favore degli azeri non è nuova in Azerbaigian; ha guadagnato più slancio durante il governo del padre di Ilham Aliyev, Heydar Aliyev, in particolare negli anni ’70.

Nel 2002, in un’intervista con i media azerbaigiani, Heydar Aliyev dichiarò testualmente: “Allo stesso tempo, ho cercato di cambiare i dati demografici lì. Il Nagorno-Karabakh ha sollevato la questione dell’apertura di un’università lì. Qui [in Azerbaigian] tutti si opposero. Ho pensato e deciso di aprire. Ma a condizione che ci fossero tre settori: azero, russo e armeno. Ho aperto. Abbiamo inviato azeri dalle regioni adiacenti non a Baku lì [Oblast’ autonoma del Nagorno-Karabakh]. Abbiamo aperto una grande fabbrica di scarpe lì [Oblast’ Autonoma del Nagorno-Karabakh]. Non c’era forza lavoro nella stessa Stepanakert. Abbiamo inviato lì azeri dai luoghi circostanti la regione. Con queste e altre misure, ho cercato di avere più azeri nel Nagorno-Karabakh e di ridurre il numero di armeni”.

In questo modo, la politica sistematica delle autorità azere di interrompere con ogni mezzo la vita pacifica nell’Artsakh, di violare i diritti umani fondamentali, di creare un’atmosfera di paura e disperazione, mira a chiudere la questione dell’Artsakh. Questo è ciò a cui mirano i dati completamente falsi e manipolatori di Ilham Aliev sul numero di armeni che vivono ad Artsakh. In varie dichiarazioni e interviste, presenta deliberatamente dati che non hanno nulla a che fare con la popolazione reale di Artsakh. Che, tra l’altro, sono state più volte smentite dai dati forniti dalla parte russa.

Attiro l’attenzione dei rappresentanti dei circoli politici ufficiali di diversi Paesi, della comunità dei diritti umani, delle organizzazioni internazionali, esorto a non cedere alle manipolazioni azerbaigiane, a visitare l’Artsakh o ad utilizzare fonti oggettive per avere informazioni chiare e informazioni imparziali su Artsakh.”

Oggi le forze politiche rappresentate nell’Assemblea nazionale dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) hanno rilasciato una dichiarazione congiunta sulla politica distruttiva e aggressiva della leadership politica dell’Azerbaigian. La dichiarazione recita quanto segue:

Dopo la dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, l’Azerbaigian crea regolarmente situazioni di tensione ai confini della Repubblica dell’Artsakh e della Repubblica di Armenia, prendendo di mira principalmente la popolazione civile delle due repubbliche armene.

Tali provocazioni, divenute più frequenti negli ultimi giorni, dimostrano che l’Azerbaigian non ha rinunciato alla sua decennale politica anti-armena, che mette in discussione la leadership politico-militare del Paese sulle agende di pace, la sincerità delle dichiarazioni talvolta realizzato per organizzazioni internazionali.

Nonostante gli sforzi di pace di uno dei copresidenti del Gruppo di Minsk, la Federazione Russa, l’aggressione azera scatenata contro il popolo di Artsakh nell’autunno del 2020 con la partecipazione della Turchia e di terroristi internazionali, accompagnata da massicce violazioni dei diritti umani, continua con altri metodi. Tutto ciò è regolarmente infiammato dalle continue minacce rivolte in particolare dal leader dell’Azerbaigian, mettendo così in discussione la sicurezza del corridoio controllato dalle forze di pace russe.

L’abbandono di tutto questo da parte della dirigenza armena, delle organizzazioni internazionali e dei Paesi influenti e la mancanza di risposte adeguate, sono diventati il ​​segnale sbagliato per il leader del Paese vicino, il quale, dimenticando gli impegni presi dal suo Paese quando aderisce ad autorevoli strutture europee, sostiene attualmente di limitare le attività del Gruppo OSCE di Minsk, composto da tre membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: Russia, Stati Uniti e Francia.

Consideriamo inammissibile un tale atteggiamento denigratorio nei confronti della suddetta autorevole struttura, che ha contribuito a lungo alla stabilità regionale sulla soluzione pacifica del conflitto in Karabakh dal 1992 e lo valutiamo come un aperto disprezzo del diritto internazionale e gli sforzi della comunità internazionale.

Condannando tale comportamento della leadership azerbaigiana, chiediamo ai copresidenti del gruppo di Minsk di adottare misure pratiche per neutralizzare la politica distruttiva dell’Azerbaigian al fine di prevenire nuove tensioni nella regione e riportare i responsabili di quel paese nel campo del diritto internazionale.

Libera Patria-UCA

Patria Unita

Giustizia

Federazione Rivoluzionaria Armena

Partito Democratico dell’Artsakh

************************************************************************

La dichiarazione delle forze parlamentari dell’Artsakh fa seguito alle recenti dichiarzioni del presidente azerbaigiano. Baku reprimerà i tentativi del Gruppo di Minsk dell’Osce di impegnarsi nel conflitto del Karabakh, secondo quanto riferito dai media locali citando Ilham Aliyev.
Aliyev ha affermato che l’OSCE non dovrebbe occuparsi del conflitto del Nagorno Karabakh, perché è stato risolto. Aliyev ha sottolineato che il gruppo di Minsk deve accettare la realtà e sapere che non può affrontare la questione del Karabakh perché non lo permetterà.

Qualche settimana fa è stato rilasciato ufficialmente dall’Ufficio dell’Ombudsman dell’Artsakh un rapporto sulle vittime civili armene nel corso del conflitto. Ve lo presentiamo, in forma sintetica e tradotta in italiano, in più riprese.
La lettura di questo documento evidenzia la crudeltà e le atrocità commesse dagli azeri in occasione del loro attacco all’Artsakh.
Uno spaccato terribile di quanto accaduto nel corso dell’aggressione contro gli armeni. A fare le spese della crudeltà azera furono soprattutto vecchi e infermi che non poterono lasciare i loro villaggi.

Sezione 3. I casi di uccisione di civili sotto il controllo dell’Azerbaigian

  1. Yuri Adamyan (25)
  2. Benik Hakobyan (73)
    I due vengono catturati dagli incursori azeri nella città di Hadrut. Legati e fucilati in piazza tra il 12 e il 14
    ottobre. Il giorno 15 il video della loro esecuzione viene diffuso da utenti social azeri. Il corpo della moglie di
    Benik, Elena Hakobyan, viene ritrovato a gennaio orrendamente mutilato.
  3. Mushegh Melkumyan
    Pensionato ottantatreenne di Hadrut dove era rimasto, impossibilitato a trasferirsi per le sue condizioni.
    Viene catturato il 10 ottobre. La parte armena il successivo 25 recupera il corpo. L’esame forense
    preliminare del corpo ha rivelato che la morte è stata causata da una lesione cerebrale traumatica.
  4. Eduard Zhamharyan
    Pensionato di 63 anni di Shushi, rimasto in città e catturato dagli azeri in data 8 novembre. Il suo corpo
    viene riconsegnato il successivo 3 dicembre e presenta ferita craniocerebrale aperta sul lato sinistro della
    testa.
  5. Ashot Munchyan
    Pensionato di 69 anni di Shushi. Catturato in data 8.11.2020 o nei giorni successivi. Il suo corpo è stato
    consegnato alla parte armena il 4 dicembre. Secondo la conclusione preliminare del medico legale, Ashot
    Munchyan è stato ucciso da una ferita da arma da fuoco e il suo orecchio sinistro era stato tagliato.
  6. Vladimir Parsiyants
    74 anni di Baku. Viveva a Shushi ed era un pensionato. Secondo l’esame medico legale, è stato ucciso dalle
    forze armate azerbaigiane il 18.11.2020. Il 5 dicembre nella città di Shushi, la parte azera ha consegnato alla
    parte armena il corpo che presentava una ferita da arma da fuoco alla coscia, nonché una ferita all’addome
    provocata da uno strumento tagliente-perforante.
  7. Vyacheslav Avakyan
    62 anni, viveva nella città di Shushi. Non era sposato. Il 13 dicembre 2020 la parte azera ha consegnato il
    corpo di che presentava una ferita da arma da fuoco alla schiena e una ferita all’addome causata da uno
    strumento tagliente-perforante.
  8. Yuri Asriyan
    82 anni, viveva nel villaggio di Azokh, nella regione di Hadrut, pensionato non sposato. Impossibilitato a
    lasciare il villaggio (regione di Hadrut) per problemi di salute, fu catturato il 21 ottobre dalle truppe azere
    che invasero il villaggio. Successivamente, a dicembre 2020, è stato diffuso un video su Internet, che
    conteneva la scena della sua decapitazione. Il corpo è stato trovato il 21 gennaio 2021.
  9. Eduard Shakhkeldyan
    79 anni, viveva nel villaggio di Avetaranots nella regione di Askeran dove viveva con sua moglie, Arega
    Shakhkeldyan. Entrambi catturati il 27 ottobre. L’uomo è morto per le percosse subite dai militari azeri.
  10. Genadi Petrosyan
    69 anni, residente nel villaggio di Madatashen nella regione di Askeran, dove era tornato dopo
    l’evacuazione del 27.10.2020 per ritirare le restanti cose. In quel frangente, i soldati azeri nel villaggio lo
    catturarono e più tardi a novembre venne pubblicato un video su Internet, che mostra chiaramente che
    Gennady Petrosyan è decapitato, il suo corpo e la testa amputata posti accanto al corpo di un maiale.
  11. Ernest Harutyunyan
    Pensionato di 84 anni di Hadrut. Il 4 dicembre il suo corpo è stato trovato sul balcone della casa durante le
    operazioni di ricerca dei cadaveri nella città occupata dagli azeri il 10 ottobre.
  12. Minas Hakobyan (66)
  13. Yeghishe Hakobyan (38)
    Residenti nel villaggio di Norashen nella regione di Hadrut. Il 5 dicembre i loro corpi, in pessime condizioni,
    sono stati rinvenuti dalle squadre di ricerca dei cadaveri.
  14. Nina Davtyan
    Pensionata di 82 anni residente nel villaggio di Vardashat. Il suo corpo, decapitato, è stato rinvenuto il 19
    dicembre. Il corpo del marito David Davdyan verrà ritrovato l’11 gennaio.
  15. Martik Avetisyan (57)
  16. Radik Stepanyan (83)
    Residenti nel villaggio di Togh (regione di Hadrut) dove erano rimasti alla data del 21 ottobre anche a causa
    della disabilità del più anziano. I loro corpi, in condizioni degradate, sono stati rinvenuti il 19 dicembre.
  17. Vardan Altunyan (89)
  18. Slavik Galstyan (68)
  19. Vahram Lalayan (46)
    Residenti nel villaggio di Metz Tagher dove erano rimasti alla data del 23 ottobre. I loro cadaveri in
    decomposizione vennero trovati il 20 dicembre.
  20. Henrikh Mirzoyan
    Pensionato di 83 anni residente nel villaggio di Norashen nella regione di Hadrut. Al 10 ottobre era ancora
    nel villaggio. Il suo corpo è stato rinvenuto il 20 dicembre.
  21. Valeri Vardanyan
    Pensionato di 73 anni del villaggio di Karmrakuch (regione di Hadrut). I suoi resti sono stati ritrovati il 3
    gennaio; per l’identificazione è stato necessario l’esame del DNA.
  22. Serjik Vardanyan (71)
  23. Ella Vardanyan (68)
    Coniugi di Hadrut i cui corpi sono stati ritrovati nel cortile di casa il 4 gennaio 2021. Necessario esame DNA
    per l’identificazione.
  24. David Davidyan
    Ottantaseienne di Vardashat, ritrovato l’11 gennaio 2021. Il corpo della moglie Nina Davtyan era stato
    recuperato il 19 dicembre.
  25. Alvard Tovmasyan
    57 anni del villaggio di Karin Tak (regione di Shushi), affetta da disabilità mentale. Il corpo, identificato con
    esame del DNA, viene rinvenuto il 13 gennaio con evidenti segni di tortura. Il lobo dell’orecchio sinistro era
    stato tagliato.
  26. Arsen Gharakhanyan
    44 anni, di Hadrut, sposato con tre figli. Il corpo viene ritrovato il 19 gennaio e presenta segni di tortura e
    ferite da arma da fuoco. L’uomo, che era rientrato in Hadrut per evacuare il padre, compare in due video
    postati su siti internet azeri il 6 e il 14 gennaio 2021. Il padre Sasha Karakhanyan era stato rilasciato dagli
    azeri il 14 dicembre e aveva riferito della prigionia del figlio. La Corte europea dei diritti dell’uomo il 16
    gennaio 2021 aveva emesso un provvedimento provvisorio nei confronti delle autorità dell’Azerbaigian.
  27. Elena Hakobyan
    Sessantasettenne pensionata di Hadrut. Il suo corpo viene rinvenuto non lontano da casa il 4 gennaio:
    risulta decapitato e le gambe sono legate da una corda. Il marito Benik Hakobyan era morto in un
    bombardamento il 4 ottobre.
  28. Marine Hayrapetyan
    53 anni, del villaggio di Drakhtik nella regione di Hadrut, affetta da disabilità mentale. Il corpo viene
    ritrovato il 21 gennaio 2021.
  29. Hmayak Mirzoyan
    Residente nel villaggio di Shekher nella regione di Martuni, pensionato di 79 anni. Allettato per problemi di
    salute, era accudito dalla figlia Gayane che gli azeri hanno catturato ad ottobre e restituita alla parte
    armena in data 11 dicembre. Il 20 dicembre, le squadre di ricerca trovano i resti dell’anziano.
  30. Ashot Sahakyan
    Residente ad Hadrut, 53 anni, lavorava in un allevamento di bestiame nel villaggio di Norashen. Il suo corpo
    viene rinvenuto vicino a un vecchio mulino il 4 dicembre.
  31. Volodya Aghabekyan
    82 anni del villaggio di Sghnakh invaso dalle truppe azere il 5 novembre. Il suo corpo presenta ferite di arma
    da fuoco alla testa.
  32. Ararat Khachatryan
    57 anni di Martuni. Lungo la strada tra i villaggi di Karin e Kohak perde l’orientamento e finisce in territorio
    controllato dagli azeri che lo catturano. Il suo corpo, con ferite da armi da fuoco e segni di tortura, viene
    restituito il 3 dicembre.
  33. Andranik Avagimyan
    Residente nel villaggio di Ukhtadzor (Hadrut), 38 anni. Viene ucciso nei pressi del villaggio di Jrakus il 12
    ottobre. La salma viene riconsegnata solo il 15 marzo e presenta evidenti segni di tortura e ferite da arma
    da fuoco.
  34. Borya Baghdasaryan
    66 anni, del villaggio di Avetaranots nella regione di Askeran. Non aveva lasciato la propria abitazione e il
    suo nome era stato inserito nella lista dei prigionieri di guerra. Tuttavia, in data 1° aprile 2021 il suo
    cadavere viene rinvenuto dalle squadre di ricerca.
  35. Edik Muradyan
    82 anni, del villaggio di Vank (Hadrut) dove era rimasto, viene ucciso a fine ottobre. Il corpo ritrovato il 3
    marzo e identificato con esame DNA, presenta fratture multiple del cranio e delle ossa.
  36. Kamo Davtyan
    61 anni, residente nel villaggio di Karmrakuch. Inizialmente inserito nella lista delle persone scomparse,
    viene successivamente rinvenuto nello stesso villaggio.
  37. Serob Khachatryan
    44 anni, del villaggio di Tumi (Hadrut). Inizialmente inserito nella lista delle persone scomparse, viene
    successivamente rinvenuto dalle squadre di ricerca nello stesso villaggio.
  38. Valerik Harutyunyan
    Sessantaseienne di Hadrut. Inizialmente inserita nella lista delle persone scomparse, viene successivamente
    rinvenuto dalle squadre di ricerca

(fine)

Qualche settimana fa è stato rilasciato ufficialmente dall’Ufficio dell’Ombudsman dell’Artsakh un rapporto sulle vittime civili armene nel corso del conflitto. Ve lo presentiamo, in forma sintetica e tradotta in italiano, in più riprese.
La lettura di questo documento evidenzia la crudeltà e le atrocità commesse dagli azeri in occasione del loro attacco all’Artsakh.
Uno spaccato terribile di quanto accaduto nel corso dell’aggressione contro gli armeni. A fare le spese della crudeltà azera furono soprattutto vecchi e infermi che non poterono lasciare i loro villaggi.

Sezione 2. I casi di uccisione di civili da parte delle Forze armate dell’Azerbaigian a seguito del bombardamento della popolazione civile

  1. Victoria Gevorgyan
    Anni nove, di Martuni, colpita da schegge di proiettile il primo giorno di attacco (27 settembre 2020). Con
    lei morta anche una donna e feriti il fratellino di due anni, la madre e un vicino.
  2. Ellada Balayan
    Anni 59, di Martuni, capoluogo della regione di Martuni, mortalmente colpita da schegge di bomba il 27
    settembre davanti alla abitazione dove è morta la bambina Victoria Gevorgyan.
  3. Lesmonya Stepanyan
    79 anni, pensionata invalida della precedente guerra (aveva perso un braccio da fuoco azero), di Hadrut. Il
    27 settembre è stata uccisa nel cortile di casa sua ad Hadrut dopo essere stata colpita da un drone
    kamikaze.
  4. Erik Grigoryan
    Anni 24 di Stepanakert, imprenditore. Il 27 settembre viene centrato dall’artiglieria l’abitazione di un suo
    amico dove si era recato in visita nel villaggio di Mets Shen nella regione di Martakert. Muore per lesioni da
    schegge.
  5. Abel Sargsyan
    78 anni, pensionato del villaggio di Zardakhach nella regione di Martakert. Il 29 settembre viene centrato
    da un razzo e il suo corpo smembrato. Sepolto in loco il medesimo giorno.
  6. Lyuba Mamunts (63 anni)
  7. Larisa Harutyunyan (61 anni)
  8. Hrant Khachatryan (65 anni)
    Tutti e tre vengono raggiunti da una bomba il 30 settembre mentre si trovano davanti a un negozio nel
    centro di Martakert. Muoiono Lyuba, la sorella Larisa e il marito Hrant mentre il figlio David Khachatryan
    rimane ferito.
  9. Armen Hovsepyan
    36 anni di Martuni, muore colpito da una scheggia di bomba nel centro della città il primo ottobre. Con lui
    rimaste ferite altre persone dall’ordigno azero.
  10. Valerik Dadayan
    69 anni, di Martuni, viene colpito da una bomba nel cortile della sua abitazione in data 1° ottobre.
  11. Grisha Narinyan
    29 anni di Martuni. Il primo ottobre muore per le schegge di una bomba mentre sta accompagnando
    giornalisti armeni e stranieri in ricognizione. L’ordigno ferisce anche un giornalista francese di France 24.
  12. Alina Harutyunyan
    54 anni, uccisa nel suo appartamento il 2 ottobre nel corso di un bombardamento azero su Stepanakert.
  13. Radik Danielyan
    71 anni, ucciso in strada il 2 ottobre nel corso di un bombardamento azero su Stepanakert.
  14. Hovik Aghajanyan
    26 anni, dipendente del Servizio di Emergenza nazionale (Protezione civile), morto nel bombardamento
    della sede il 2 ottobre. Feriti molti altri colleghi.
  15. Suren Mirzoyan (59 anni)
  16. Aram Grigoryan (19 anni)
    Dipendenti dell’azienda di elettricità Artsakhenergo, colpiti da attacco azero alle sottostazioni elettriche di
    Stepanakert il 4 ottobre. Ferito altro collega.
  17. Arkadi Lalayan
    59 anni, colpito il 4 ottobre nella sua abitazione a Stepanakert sotto bombardamento azero.
  18. Arthur Galstyan
    49 anni, di Stepanakert. Il 4 ottobre va a far visita alla madre ma viene colpito da missile azero esploso nelle
    vicinanze dell’edificio dove si stava recando
  19. Slavik Khachatryan (68 anni)
  20. Janibek Nikoghosyan (41 anni)
    Residenti nel villaggio di Aygestan (regione di Askeran) il 5 ottobre muoiono a seguito di bombardamento a
    tappeto delle forze armate azere sull’insediamento.
  21. Varujan Poghosyan
    58 anni di Hadrut. Il 10 ottobre un gruppo incursore azero entra nella città e lo colpisce a morte mentre si
    trova nel cortile della sua abitazione. Ferito il figlio.
  22. Mikael Mosesyan
    30 anni, di Hadrut, affetto da disabilità mentale. Il 10 ottobre un gruppo incursore azero entra nella città e
    lo uccide nella sua abitazione. Ferita gravemente la madre.
  23. Artsvik Mirzoyan
    23 anni, anche lui di Hadrut e affetto da disabilità mentale. Colpito a morte nella stessa incursione
    sovversiva azera del 10 ottobre. Il suo corpo viene recuperato solo nove giorni dopo.
  24. Nver Grigoryan
    44 anni, di Hadrut dove era il vice Capo dell’amministrazione regionale. Viene mortalmente colpito dal
    gruppo sovversivo azero il 10.10.2020 mentre sta organizzando l’evacuazione dei civili rimasti in città.
  25. Pargev Saghyan
    65 anni, pensionato. Morto nella sua abitazione durante il bombardamento di Martuni il 10 ottobre.
  26. Ashot Hovhannisyan
    68 anni, di Yerevan (RA). Colpito il 10 ottobre mentre si trovava alla guida di un camion che portava aiuti
    alimentari alla popolazione di Martakert.
  27. Nver Grigoryan
    45 anni, di Stepanakert. Dipendente della società elettrica Artsakhenergo, colpito mentre stava cercando di
    ripristinare una interruzione di linea causata dai bombardamenti.
  28. Armen Karamyan
    50 anni di Karmir Shuka (regione di Martuni). Il 15 ottobre un violento bombardamento con missili Smerch
    colpisce anche l’auto dove si trovava.
  29. Karen Grigoryan
    36 anni di Karmir Shuka (regione di Martuni). Il 15 ottobre viene raggiunto da un drone killer che colpisce il
    suo veicolo mentre era impegnato in operazioni di evacuazione dal villaggio degli ultimi compaesani ancora
    presenti.
  30. Vladimir Mirzoyan
    65 anni, di Martuni. Mortalmente colpito nel cortile della propria abitazione il 17 ottobre durante un
    bombardamento azero sulla città.
  31. Gevorg Hambardzumyan
    37 anni, residente nel villaggio di Avetaranots (regione di Askeran) attaccato il 25 ottobre. Feriti altri
    compaesani.
  32. Eduard Khachatryan
    Agricoltore di 53 anni del villaggio di Khanapat (regione di Askeran). Il 28 ottobre mentre sta abbandonando
    la località sotto attacco a bordo di un’auto viene colpito da drone azero.
  33. Harutyun Atajanyan
    35 anni, di Stepanakert, impiegato nel Servizio di Emergenza nazionale. Il 28 ottobre, mentre soccorreva la
    popolazione del villaggio di Sghnakh sotto attacco azero, viene mortalmente colpito dal nemico.
  34. Serjik Balayan
    Agricoltore di 60 anni del villaggio di Taghavard. Viene colpito da drone azero il 30 ottobre mentre con altri
    residenti si trova nei pressi dell’insediamento di Aknaghbyur. Altri sei civili rimangono feriti.
  35. Apres Adamyan
    59 anni, muore nella sua abitazione del villaggio di Herher crollata dopo essere stata colpita da missili azeri
    il 30 ottobre.
  36. Armo Avanesyan
    53 anni di Sos (Martuni). Il 2 novembre la sua auto viene centrata nei pressi del villaggio di Khnushinak
    mentre cerca di allontanarsi dalla zona.
  37. Svetlana Mkrtchyan (83)
  38. Erik Hakhumyan (28)
  39. Arkadi Hakhumyan (20)
    La casa dove l’anziana pensionata di Stepanakert viveva con i nipoti viene colpita da missile azero il 6
    novembre. I tre muoiono nel crollo dell’immobile.
  40. Vanik Babayan
    32 anni di Berdzor dove lavorava come tecnico della società del gas “Artsakhgaz”. Viene mortalmente
    colpito l’8 novembre mentre sta eseguendo un intervento urgente di riparazione della condotta. Nello
    stesso giorno, suo fratello muore sul campo di battaglia.
  41. Seryoja Demirchyan
    40 anni, viveva nel villaggio di Ivanyan nella regione di Askeran. La sua auto viene colpita da razzo azero non
    lontano da Shushi il 9 novembre, ultimo giorno di guerra.
  42. Arthur Hakobyan
    Cittadino della repubblica di Armenia (Armavir), colpito da granata azera il 25 ottobre

(segue)

Qualche settimana fa è stato rilasciato ufficialmente dall’Ufficio dell’Ombudsman dell’Artsakh un rapporto sulle vittime civili armene nel corso del conflitto. Ve lo presentiamo, in forma sintetica e tradotta in italiano, in più riprese.
La lettura di questo documento evidenzia la crudeltà e le atrocità commesse dagli azeri in occasione del loro attacco all’Artsakh.
Uno spaccato terribile di quanto accaduto nel corso dell’aggressione contro gli armeni. A fare le spese della crudeltà azera furono soprattutto vecchi e infermi che non poterono lasciare i loro villaggi.


Sezione 1. Informazioni generali sui crimini delle Forze armate dell’Azerbaigian che hanno provocato l’uccisione di civili in Artsakh
Questo rapporto riassume i casi di vittime civili causate dall’aggressione militare scatenata dall’Azerbaigian e dalla Turchia contro la Repubblica dell’Artsakh dal 27 settembre 2020, nonché uccisioni di civili imprigionati nelle zone passate sotto il controllo delle forze armate azerbaigiane. I casi sono introdotti con rilevanti brevi informazioni.
Dal 27 settembre 2020 al 27 settembre 2021, durante le attività conoscitive dello Staff dell’Ombudsman della Repubblica di Artsakh, sono stati identificati 80 civili che sono stati uccisi dal Forze armate azere. 42 di loro sono stati uccisi a seguito di attacchi mirati, 38 in prigionia.
Sono stati registrati numerosi casi di tortura e mutilazione di cadaveri, sicuramente classificabili come morti civili. L’Ombudsman per i diritti umani ha anche registrato i casi di 163 civili feriti, la maggior parte dei quali causati da bombardamenti che hanno provocato la morte di altre persone.
Le circostanze di violazioni gravi, deliberate e sistematiche del diritto alla vita e di altri diritti della popolazione civile della Repubblica di Artsakh sono presentate nelle sezioni 2 e 3.

Uccisione di civili per luogo di residenza:
Regione di Hadrut 32
Regione di Martuni 14
Stepanakert 13
Regione di Askeran 9
Regione di Martakert 5
Regione di Shushi 5
Regione di Kashatagh 1
Repubblica di Armenia 1

Uccisione di civili per localizzazione:
luogo di residenza 52
Spazio pubblico 15
Luogo di lavoro 1
In prigione azera 2

Uccisione di civili per circostanze di morte:
bombardamenti a lungo raggio 42
In cattività 38

Uccisione di civili per genere:
Maschi 68
Femmine 12

Uccisione di civili per età:
sotto i 18 anni 1
18-40 15
41-62 25
Sopra i 63 39

Questo documento presenta solo i casi confermati su basi indiscutibili, ma il personale dell’Ufficio del
difensore civico per i diritti umani di Artsakh ha ricevuto informazioni incomplete su altri presunti casi, non
ancora del tutto verificati.
Inoltre, al momento della pubblicazione del rapporto, sulla base delle attività di accertamento dei fatti
dell’Ombudsman, sono stati registrati circa 20 civili scomparsi, il cui destino è ancora sconosciuto.
Di seguito sono riportate le principali modalità di un’attività conoscitiva e di redazione della relazione:

• I rappresentanti dell’Ombudsman ricevono regolarmente dati sui decessi dall’Ufficio di medicina legale e
dagli ospedali.
• I dati sono raccolti anche dalle forze dell’ordine, oltre che dal Servizio di emergenza di Stato e dall’Esercito
di Difesa in particolare sui risultati delle operazioni di ricerca.
• Per le verifiche vengano effettuate visite e chiamate alla leadership delle comunità e delle regioni per
scoprire le circostanze degli incidenti e i dati delle vittime e dei loro familiari.
• Le interviste sono condotte con i parenti delle vittime e possibili testimoni, vengono chiariti i dati
anagrafici delle vittime e le circostanze della morte, si recuperano le foto delle vittime.
• Si organizzano visite e si effettuano studi in loco.

A seguito dell’applicazione dei metodi citati è stato possibile raccogliere i dati presentati, per preparare le
versioni pubbliche e chiudere del rapporto. Il rapporto definitivo ha aggiunto molte foto dei civili uccisi
prima e dopo la loro morte. La relazione pubblica è stata preparata senza foto, per non mostrare immagini
crudeli e sensibili.


La sezione 2 presenta le 42 vittime civili uccise da attacchi a lungo raggio delle Forze armate
dell’Azerbaigian, compresi i casi di attacchi missilistici, bombardamenti, attacchi e spari di gruppi sovversivi.


La sezione 3 riassume i dati su 38 vittime civili che sono state uccise in prigionia in Azerbaigian o almeno
sotto il loro controllo, attraverso violenza fisica, accoltellamento, decapitazione, tiro a distanza ravvicinata
e altri mezzi diretti. Dato che sono stati trovati i corpi di alcuni degli uccisi molto tempo dopo la morte, in
alcuni casi è diventato impossibile valutare in dettaglio le circostanze- della morte e le tracce dei delitti.
Tuttavia, in alcuni casi, brevi informazioni sono state fornite anche dai risultati preliminari degli esami
forensi.

(segue)

Gli armeni del Nagorno Karabakh rivendicano la propria sovranità (Asia news, 3 gen)

Francia – Armenia e Artsakh, questione prioritaria per l’UE (Assadakah, 7 gen)

La schizofrenia geopolitica di Erdogan (Tempi, 8 gen)

Trent’anni fa nasceva la Repubblica armena cristiana di Artsakh. In Azerbajgian – “Paese della tolleranza” – vengono strappati i simboli religiosi cristiani e torturati i militari nemici (Korazym, 9 gen)

Prigionieri armeni ostaggi in Azerbajgian. Azeri impegnati ad annientare gli Armeni, l’Armenia e l’Artsakh (Korazym, 13 gen)

Tre soldati armeni vittime dell’ennesima aggressione azera (Politicamente corretto, 13 gen)

Lo storico incontro a Mosca per la riconciliazione tra Turchia e Armenia (AGI, 14 gen)

Il guerrafondaio azero continua a pronunciare parole e idee anti-Armeni … (Korazym, 14 gen)

Iniziati a Mosca i colloqui Ankara-Yerevan (AGC Communication, 15 gen)

TURCHIA-ARMENIA/ “Genocidio e corridoio, i ricatti che rendono la pace impossibile” (Il sussidiario, 15 gen)

Artsakh – Ancora problemi sulla strada della normalizzazione? (Assadakah, 18 gen)

Pulizia etnica azera in Artsakh. Proposte armene per ridurre l’escalation al confine azero-armeno (Korazym, 19 gen)

Armenia – Lettera aperta alla senatrice Papatheu (Assadakah, 20 gen)

L’ambasciatore dell’Armenia presso la Santa Sede ha scritto… (Faro di Roma, 20 gen)

Tra Ankara e Erevan un negoziato che fa comodo a tutti (Asia news, 21 gen)

Ennesimo tentativo del dittatore azero di riscrivere la storia dell’Artsakh... (Korazym, 23 gen)

Relazioni normalizzate tra Armenia e Turchia: auspicabile ma difficile (Osservatorio Balcani Caucaso, 24 gen)

Nuovi elicotteri militari russi in Armenia (Avionews, 26 gen)

Armenia-Azerbaijan: il rischio che la storia si ripeta (Gente e territorio, 29 gen)

Sarkis Shahinian: “il governo azero liberi i reclusi armeni” (Ticino online, 29 gen)

Armenia-Azerbajgian, il rischio che la storia del genocidio armeno si ripeta (Korazym, 31 gen)

(31 gen 22) RIFORMA COSTITUZIONALE – Sulla base della necessità di migliorare l’equilibrio di potere tra i rami di potere, migliorando l’efficienza della pubblica amministrazione e ai sensi dall’articolo 93 punto 7 della Costituzione della Repubblica dell’Artsakh, il presidente Arayik Harutyunyan ha firmato un decreto che istituisce il Commissione per la riforma costituzionale. Il provvedimento illustra la composizioni e il mandato della Commissione che sarà presieduta dal Capo del dipartimento per gli affari di governo dell’amministrazione presidenziale Arayik Lazaryan e che dovrà relazionare nel termine di tre mesi.

(31 gen 22) ASSISTENZA ALLE FAMIGLIE – Dall’inizio di quest’anno, più di 50 famiglie (specialemente quelle numerose) hanno ricevuto assistenza umanitaria mirata dalle forze di pace russe di stanza in Artsakh. Ai residenti vengono forniti i beni di prima necessità: vestiti e scarpe per bambini e adulti, detersivi in polvere, fornelli a gas per cucinare, attrezzatura da cucina, set di cibo, set di biancheria da letto, cuscini, coperte, articoli per l’igiene personale, giocattoli per bambini, nonché prima assistenza medica individuale, kit di pronto soccorso.

(30 gen 22) PROGETTO DI LEGGE SUI TERRITORI OCCUPATI – I leader delle cinque fazioni parlamentari dell’Artsakh hanno lavorato insieme a un disegno di legge denominato “Sui territori occupati dell’Artsakh” e il 2 febbraio lo presenteranno per la prima lettura in Assemblea nazionale. L’idea principale del progetto è che nessuna organizzazione o azienda internazionale ha il diritto di intraprendere alcuna azione nei territori occupati dell’Artsakh senza l’accordo della parte armena, e in caso di problemi in futuro queste società non avranno il diritto di chiederci un risarcimento o un rimborso se non hanno preventivamente coordinato le loro azioni con lo Stato. Il secondo punto è che i territori occupati dal nemico non sono solo i territori occupati nel 2020. Questa è anche la regione di Shahumian, che è stata lasciata sotto Il controllo dell’Azerbaigian dopo la prima guerra dell’Artsakh, così come alcuni villaggi delle regioni di Martuni e Martakert.

(29 gen 22) PREMIATI ATLETI DELL’ARTSAKH – La residenza ufficiale del presidente dell’Artsakh ha ospitato una cerimonia di premiazione per gli atleti dell’Artsakh che hanno vinto premi in competizioni nazionali e internazionali nel 2021. Il presidente Arayik Harutyunyan si è congratulato con questi atleti per il loro successo, sottolineando che contribuiscono notevolmente allo sviluppo degli sport nell’Artsakh e alla degna rappresentazione dell’Artsakh nel mondo.

(29 gen 22) DISPERSI AZERI PER IL MALTEMPO – Quattro militari dell’esercito azerbaigiano, tra cui un ufficiale, si sono persi a causa del maltempo in un’area difficile da raggiungere nella regione di Karvachar nel Karabakh secondo quanto ha affermato il ministero della Difesa azerbaigiano. Tre soldati sono stati ritrovati e portati in un ospedale militare mentre sono in corso le ricerche dell’ufficiale.

(28 gen 22) ALTRO RESTO RINVENUTO – Nella zona di Varanda sono stati ritrovati i resti di un altro soldato caduto. Saranno sottoposti a eseme forense per accertarne l’identità.

(28 gen 22) GIORNATA DEI DIFENSORI DELLA PATRIA – In occasione Giornata dei difensori della patria, una delegazione dell’Assemblea nazionale della Repubblica dell’Artsakh guidata dal vicepresidente Gagik Baghunts, dal segretario del Consiglio di sicurezza dell’Artsakh, Vitaly Balasanyan, ha visitato il memoriale della città di Stepanakert.

(28 gen 22) AGGIORNAMENTO COVID – Al momento, 19 persone stanno ricevendo cure ospedaliere in Artsakh per COVID-19 e i medici affermano che 5 pazienti sono in condizioni critiche mentre altri 12, compresi i giovani, in condizioni gravi.

(28 gen 22) DELIMITAZIONE CONFINI – La parte armena non ha ancora chiarimenti su quale delle proposte sulla demarcazione e delimitazione dei confini sia inaccettabile per l’Azerbaigian secondo quanto dichiarato oggi alla stampa dal ministro degli Esteri armeno Ararat Mirzoyan l allo Yerablur Military Pantheon di Yerevan in occasione dell’anniversario della Giornata dell’esercito. Alla domanda se la parte armena sia in attesa delle proposte della parte azerbaigiana, o se presenterà nuove proposte, il ministro degli Esteri armeno ha risposto come segue: “C’è una discussione costante, la discussione continua. Ora stiamo cercando di ottenere chiarimenti soprattutto su quale parte [di queste proposte] è inaccettabile [per l’Azerbaigian]. Su quali basi? E, di conseguenza, quali nuove soluzioni possono esserci?” Il 19 gennaio Ararat Mirzoyan aveva annunciato all’Assemblea nazionale che la parte armena aveva preparato un pacchetto di diverse misure volte ad attenuare la situazione, ridurre la tensione, aumentare il livello di sicurezza e stabilità nella zona di confine tra Armenia e Azerbaigian e che tali proposte erano state trasmesse alla parte azera e a quella russa.

(27 gen 22) NEGATIVO HARUTYUNIAN – Il presidente della repubblica si è sottoposto a un test Covid avendo avuto un incontro sabato scorso con il premier Pashinyan risultato poi positivo. L’esito per Harutyunyan è stato negativo.

(27 gen 22) ASSISTENZA AGLI SFOLLATI – Alla odierna riunione di gabinetto del governo armeno il ministro del Lavoro e degli affari sociali Narek Mkrtchyan ha presentato una proposta, secondo la quale coloro che sono stati sfollati dall’Artsakh o hanno perso i loro beni immobili a causa della guerra in autunno del 2020 riceveranno assistenza finanziaria dal governo armeno anche a gennaio e febbraio. Pertanto, gli sfollati da Artsakh di età inferiore ai 18 anni, così come quelli con disabilità di 1° e 2° grado, continueranno a ricevere 40.000 dram al mese (ca 75 euro) e gli altri beneficiari: 20.000 dram (ca 40 euro) ciascuno e indipendentemente dalla loro età.

(27 gen 22) AEROPORTI AZERI IN ARTSAKH – Le autorità azere intendono costruire molti altri aeroporti intorno al Nagorno Karabakh (Artsakh). Secondo i media azeri, oltre all’aeroporto di Varanda (Fuzuli), le autorità azere costruiranno altri due aeroporti “internazionali”: a Kovsakan (Zangilan) e a Lachin. Ma non è difficile intuire perché così tanti aeroporti “internazionali” e ordinari siano davvero necessari in un’area così piccola. Secondo gli analisti, nonostante l’obiettivo civile formalmente dichiarato, questi aeroporti saranno esclusivamente per la base di droni, elicotteri e aerei militari. Pertanto, le autorità azere continuano la loro politica di militarizzazione dei territori intorno all’Artsakh. Per quanto riguarda la definizione di questi aeroporti “internazionali”, dovrebbe essere chiaro che l’aviazione turca sarà schierata in questi aeroporti azeri.

(25 gen 22) ARMENI SOTTO ACCUSA – Il Procuratore generale dell’Azerbaigian, Kamran Aliyev, ha annunciato che 297 armeni sono stati inseriti nella lista dei ricercati internazionali dell’Azerbaigian con l’accusa di “aver commesso crimini di guerra contro gli azeri”.

(25 gen 22) OCCUPAZIONE MILITARE AZERA – Secondo i dati più recenti gli azeri hanno installato nei territori occupati dell’Artsakh diciannove basi militari e circa un centinaio di posti di controllo alla frontiera.

(25 gen 22) BLOCCO STRADALE A KARMIR SHUKA – Un gruppo di residenti di Karmir Shuka ha oggi attuato un blocco stradale per impedire il transito di un convoglio di auto azere. I manifestanti hanno chiesto agli azeri di informarli in anticipo quando avrebbero attraversato la strada in convoglio. Inoltre, i residenti si lamentano del fatto che gli azeri sequestrano regolarmente gli animali e non li restituiscono. La parte azerbaigiana ricorre regolarmente alle provocazioni, spesso vengono sparati colpi di arma da fuoco in direzione del villaggio, vengono insultati i residenti. Le forze di pace russe sono intervenute e, conclusa la manifestazione, il transito è stato riaperto.

(25 gen 22) MONUMENTI IN ARTSAKH – Nel corso del 2021, specifiche attività di ricerca hanno portato alla scoperta di circa 200 elementi di interesse storico e culturale in Artsakh fra katchkar, cappelle e lastre con iscrizioni. Circa 2000 elementi del patrimonio culturale armeno, civile e religioso, si trovano ora nei territori occupati dagli azeri.

(24 gen 22) TOUR PER SHUSHI – In Azerbaigian sono iniziati i tour nella città armena occupata di Shushi. Secondo i media azeri, oggi il primo autobus passeggeri è partito da Baku per Shushi. Ci sono due autobus sulla linea. Finora sono stati venduti circa 400 biglietti per le linee di autobus regolari sulla rotta Baku-Shushi-Bakue i biglietti per questa tratta fino al 15 febbraio sono esauriti. Come riportato in precedenza, tutti possono recarsi lì una volta all’anno, ma è vietato pernottare.

(24 gen 22) CURE MEDICHE PER FERITI DI GUERRA – Il governo dell’Armenia ha reso noto che per le cure ai soldati e civili feriti nella guerra del 2020 lo Stato ha speso oltre 14 milioni di dollari.

(24 gen 22) SPARI AZERI – Le forze armate azere hanno sparato contro le postazioni armene situate nella sezione del villaggio di Karmir Shuka nella regione di Martuni in Artsakh, intorno alla mezzanotte. Tuttavia, nessun colpo è stato sparato in direzione del villaggio di Karmir Shuka.

(23 gen 22) PRESIDENTE DELL’ARMENIA – Il presidente dell’Armenia, Armena Sarkissian, ha annunciato le proprie dimissioni con una lettera inviata al presidente dell’Assemblea nazionale e resa pubblica. Alla base della decisione l’impossibilità di poter incidere in un momento delicato per la vita politica interna ed estera a causa dei limitati poteri della carica istituzionale da lui ricoperta. Si prenda nota che con referendum del 2015 l’Armenia è passata da repubblica presidenziale a repubblica parlamentare e il ruolo del Capo dello Stato è fortemente limitato ed esclusivamente di “garanzia” atteso che non partecipa neppure alle riunioni del Consiglio di sicurezza nazionale.

(23 gen 22) AGGIORNAMENTO COVID – Al momento, 31 persone stanno ricevendo cure ospedaliere in Artsakh per COVID-19 e i medici affermano che 6 pazienti sono in condizioni critiche mentre altri 16 , compresi i giovani, in condizioni gravi. Dall’inizio dell’anno sono stati condotti 1333 test con 103 risultati positivi. L’ondata di Covid in Artsakh sembra in fase discendente rispetto ai picchi delle scorse settimane.

(20 gen 22) CONTRIBUTI PER L’ARTSAKH – L’iniziativa umanitaria “Aurora” (legata al premio “Aurora” ha reso pubblico un nuovo sostegno ai progetti nell’Artsakh che aiutano le persone che affrontano una grave crisi umanitaria all’indomani della guerra del 2020. La vincitrice del Premio Aurora, 2021 Julienne Lusenge, ha selezionato 13 progetti che riceveranno i fondi del Premio e li utilizzeranno per alleviare i bisogni acuti della popolazione locale. Complessivamente, con il contributo corrispondente dei co-fondatori di Aurora, Aurora assegnerà $ 500.000 ai progetti ad Artsakh in questa fase. Aurora sarà in grado di supportare tredici progetti ad Artsakh incentrati su assistenza sanitaria (6 progetti), istruzione, cultura e sport (3 progetti), sviluppo sociale (2 progetti), aiuti umanitari (1 progetto) e restauro (1 progetto).

(20 gen 22) GRUPPO DI MINSK – Il segretario del Consiglio di sicurezza armeno, Armen Grigoryan, durante una conferenza stampa ha dichiarato che l’Armenia si aspetta che i Copresidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE visitino la regione. “La comunità internazionale ha registrato che il conflitto in Karabakh non è stato risolto e in questo momento il Gruppo OSCE di Minsk è un’importante piattaforma per la risoluzione [del conflitto]”, ha affermato Grigoryan. Dal canto suo, la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, in risposta a una domanda sulla posizione di Mosca sulla dichiarazione del presidente azero Ilham Aliyev sul “non consentire al Gruppo OSCE di Minsk di affrontare il conflitto del Karabakh”., ha affermato che la Russia, in qualità di paese copresidente del Gruppo OSCE di Minsk, sostiene la continuazione dei lavori di questo formato, innanzitutto in conformità con il suo mandato e, naturalmente, tenendo conto delle realtà regionali emerse dopo il 2020.

(19 gen 22) AGGIORNAMENTO COVID – Al momento, 40 persone stanno ricevendo cure ospedaliere in Artsakh per COVID-19 e i medici affermano che 6 pazienti sono in condizioni critiche mentre altri 24, compresi i giovani, in condizioni gravi.

(18 gen 22) LA FRANCIA RISPONDE AD ALIYEV – Il ministero degli Esteri francese ha ritenuto inaccettabili le dichiarazioni dell’Azerbaigian sulla candidata alla presidenza francese Valerie Pecresse dopo il suo viaggio in Nagorno Karabakh, ha affermato il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian, rispondendo alle domande dei parlamentari dell’Assemblea nazionale. Ha espresso la speranza che d’ora in poi i parlamentari e i funzionari francesi informino in anticipo le autorità della Repubblica dei loro viaggi. Le Drian ha detto che le parole del presidente Aliyev riguardavano un funzionario eletto e un candidato presidenziale in Francia, erano inaccettabili. Il ministro ha anche ricordato che parlamentari e funzionari francesi informano regolarmente il ministero degli Affari esteri dei loro viaggi all’estero, indipendentemente dai loro obiettivi. In risposta, Eric Ciotti, il deputato dei repubblicani che ha posto la domanda, ha affermato che il candidato Pecresse non chiederà al candidato di Macron il permesso di viaggiare.

(18 gen 22) TROVATO ALTRO CADUTO– Le squadre di ricerca hanno trovato i resti di un altro soldato caduto nel conflitto nella regione di Jrakan (Jabrail). Il totale dalla fine della guerra è di 1706.

(18 gen 22) OSCE RISPONDE AD ALIYEV – La Presidenza polacca dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) ribadisce il suo pieno sostegno ai Copresidenti del Gruppo OSCE di Minsk commentando le minacce del presidente azero Ilham Aliyev di “fare pressione” sui tentativi dei Copresidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE di affrontare la soluzione del conflitto nel Nagorno-Karabakh e il loro mandato. “La Presidenza polacca non è in grado di commentare le dichiarazioni pubbliche del Presidente dell’Azerbaigian. Ribadiamo il nostro pieno sostegno e apprezzamento per il lavoro del Gruppo OSCE di Minsk, dei suoi Copresidenti e del Rappresentante personale dell’Ambasciatore Presidente in esercizio polacco dell’OSCE Andrzej Kasprzyk”, ha affermato la Presidenza polacca dell’OSCE. Nella sua ultima famigerata intervista, il leader azerbaigiano aveva affermato che il conflitto del Nagorno-Karabakh è già risolto e quindi il Gruppo OSCE di Minsk è obsoleto. Ha continuato affermando che se una delle parti in conflitto afferma che il conflitto è stato risolto, non lascia spazio alla mediazione. Ilham Aliyev ha affermato in numerose occasioni che il conflitto del Nagorno-Karabakh è stato risolto dopo la guerra del 2020, non esiste il “Nagorno-Karabakh” e quindi non c’è dubbio sullo stato del Nagorno-Karabakh. Ma i governi di Armenia, Russia, Francia, Stati Uniti e altri hanno ripetutamente sottolineato che il conflitto rimane irrisolto e hanno chiesto una soluzione globale e pacifica nell’ambito della Co-Presidenza del Gruppo di Minsk dell’OSCE.

(18 gen 22) ACCESSO NEGATO NEI TERRITORI OCCUPATI – Secondo quanto affermato dal viceministro dello sviluppo digitale e dei trasporti Rahman Hummatov, le autorità azere vieteranno agli stranieri di visitare la parte occupata del Nagorno Karabakh. Attualmente, solo i cittadini dell’Azerbaigian possono recarsi in Karabakh. Secondo lui, i visitatori non potranno pernottare lì per motivi di sicurezza ma i cittadini potranno trascorrere alcune ore nei territori; non ha escluso che in futuro potrebbero essere organizzati viaggi turistici per cittadini stranieri.

(18 gen 22) SICUREZZA NAZIONALE ALLERTA I CITTADINI – Il Servizio di sicurezza nazionale dell’Artsakh ha rilasciato una dichiarazione invitando i cittadini ad astenersi dal diffondere informazioni dubbie e a seguire solo notizie ufficiali. In particolare, viene fatto riferimento a voci circolate nei giorni scorsi circa il “libero accesso” degli azeri ad alcuni villaggi della Repubblica dell’Artsakh.

(17 gen 22) GRUPPO DI MINSK – Per l’ambasciatore Alexander Lukashevich, rappresentante permanente della Russia presso l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), la Russia è preoccupata del fatto che i Copresidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE non possano visitare il Nagorno Karabakh. “Cosa ci preoccupa? Il fatto che i tre copresidenti non siano ancora in grado di visitare la regione, conoscere la situazione e adottare misure concrete per assistere le parti, stabilire contatti tra le persone, risolvere questioni umanitarie“, ha aggiunto. Allo stesso tempo, il diplomatico russo ha espresso la speranza che, tuttavia, i copresidenti potranno visitare la regione nel prossimo futuro, nonché parlare con la leadership politica sia dell’Armenia che dell’Azerbaigian.

(17 gen 22) BUS PER SHUSHI – Secondo alcuni media azeri, l’Azerbaigian farebbe partire dal prossimo 24 gennaio una linea di bus da Aghdam alla città di Shushi (Artsakh occupato). Non è chiaro quale rotta questi veicoli dovrebbero seguire.

(17 gen 22) PRESIDENTE APPROVA PROVVEDIMENTI ECONOMICI – Il presidente della Repubblica dell’Artsakh Arayik Harutyunyan ha approvato le decisioni del governo sull’assegnazione di un pagamento forfettario per alcuni gruppi di persone registrate nella Repubblica dell’Artsakh. Secondo la decisione, a partire dal 1 ottobre 2021 sarà erogato un pagamento forfettario di 50.000 AMD (circa 500 euro) ai seguenti gruppi di cittadini registrati nella Repubblica dell’Artsakh: a) persone che percepiscono prestazioni pensionistiche nella Repubblica dell’Artsakh a partire dal 1° dicembre 2021, b) persone che ricevono pagamenti di bonus nella Repubblica dell’Artsakh a partire dal 1° dicembre 2021, c) i figli di età inferiore ai 18 anni a partire dal 1° dicembre 2021.

(15 gen 21) MINACCE DI ALIYEV ALLA CANDIDATA FRANCESE – Il Consiglio di coordinamento delle organizzazioni armene in Francia (CCAF – Conseil de coordinamento des Organizations Arméniennes de France) ha rilasciato una dichiarazione in merito alle minacce del presidente azero Ilham Aliyev contro Valérie Pécresse, il presidente del Consiglio regionale dell’Île-de-France francese e candidato alla presidenza francese. Aliyev aveva detto che il governo azero non era a conoscenza della visita di Pécresse in Nagorno Karabakh, e se avessero saputo che era lì le autorità azere non le avrebbero permesso di lasciare il Nagorno Karabakh. Il Consiglio ha invitato il governo francese a pretendere scuse da parte del presidente azero e a ritirare l’ambasciatore nel caso non arrivassero. Parlando con i media, la stessa Pécresse ha sottolineato la gravità delle minacce di Aliyev contro un candidato alla presidenza e ha osservato che un candidato deve essere libero di andare dove vuole. Pécresse ha visitato l’Armenia e l’Artsakh dal 21 al 23 dicembre 2021. L’hanno accompagnata l’ex ministro degli Esteri francese ed ex commissario europeo Michel Barnier e il capo dei repubblicani del Senato francese Bruno Retailleau.

(14 gen 22) LAVROV SU CONFINI – Il ministro degli Esteri Russo, Lavorv, ha dichiarato che “Il processo di delimitazione e demarcazione tra Armenia e Azerbaigian non si applica alla regione del Karabakh e alla questione dell’insediamento. Questa è una questione puramente bilaterale e abbiamo proposto passi in quella direzione istituendo una commissione per quasi un anno”.

(14 gen 22) COMMISSIONE TURCO-ARMENA – A Mosca si è tenuta la prima riunione, durata circa un’ora e mezza, tra la delegazione armena (guidata dal vice presidente del Parlamento Ruben Rubinyan) e quella turca (condotta dall’amb. Serdar Kilich). Oggetto di questa e delle prossime riunioni è la “normalizzazione delle relazioni fra i due Stati”.

(14 gen 22) RESIDENTE FINISCE IN TERRITORIO OCCUPATO DAGLI AZERI – Un uomo di 69 anni, pare affetto da disturbi mentali, si è perso nei dintorni di Berdzor ed è finito in territorio sotto controllo azero. L’incidente è stato immediatamente segnalato alle forze di pace russe, che hanno stabilito e assicurato la sicurezza del nostro cittadino. Al momento sono in corso colloqui sul ritorno del cittadino della Repubblica dell’Azerbaigian dalla parte armena, afferma il comunicato.

(14 gen 22) PARLAMENTO DELL’ARTSAKH – Le forze politiche rappresentate nell’Assemblea nazionale dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) hanno rilasciato una dichiarazione congiunta sulla politica distruttiva e aggressiva della leadership politica dell’Azerbaigian. QUI IL TESTO TRADOTTO

(14 gen 22) ALIYEV RINGRAZIA ERDOGAN – Il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev ha inviato una lettera al presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan in occasione del 30° anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi. La maggior parte di questa lettera comprende le parole di gratitudine di Aliyev a Erdogan per la sua assistenza nell’aggressione militare dell’Azerbaigian contro l’Artsakh e l’Armenia.

(13 gen 22) RAPITO PASTORE ARMENO – Gli azeri hanno rapito un pastore di 53 anni, Suren Matevosyan , e le sue pecore dal villaggio di Tegh nella regione di Syunik (Armenia). Il capo della comunità di Aravus, Argam Hovsepyan, ha dichiarato che molto probabilmente il pastore ha portato le pecore al pascolo (forse 500) vicino al confine. Secondo l’Ufficio dell’ombudsman dell’Armenia, gli azeri sono scesi dalle loro posizioni e hanno fatto prigioniero l’uomo. In serata l’Azerbaigian ha consegnato il pastore rapito Suren Matevosyan alle forze di pace russe.

(13 gen 22) ALIYEV CONTRO L’OSCE – Baku reprimerà i tentativi del Gruppo OSCE di Minsk di impegnarsi nel conflitto del Karabakh, secondo quanto riferito dai media locali citando il presidente azerbaigiano Ilham Aliyev. Aliyev ha affermato che l’OSCE non dovrebbe occuparsi del conflitto del Nagorno Karabakh, perché è stato risolto. Aliyev ha sottolineato che il gruppo di Minsk deve accettare la realtà e sapere che non può affrontare la questione del Karabakh perché non lo permetterà. Sempre il presidente azero ha dichiarato che il cosidetto “Corridoio di Zangezur” dovrebbe interessare tutto il sud dell’Armenia ovvero la regione del Syunik.

(13 gen 22) RITROVATO ALTRO RESTO – Il contingente della missione russa di mantenimento della pace ha consegnato al Servizio statale di emergenza dell’Artsakh le spoglie di un altro militare (partecipante alle operazioni militari) rinvenute in direzione nord-est (zona di Mataghis). Il numero dei ritrovamenti di soldati e civili armeni dalla fine della guerra sale dunque a 1.705.

(13 gen 22) ANNIVERSARIO POGROM DI BAKU – Il ministro degli Esteri dell’Artsakh Davit Babayan ha descritto i pogrom di Baku come una delle manifestazioni della politica genocida dell’Azerbaigian e uno degli eventi più sanguinosi. In occasione del 32° anniversario Babayan ha sottolineato che il 13 gennaio 1990 è stato uno dei capitoli più tragici e neri della storia del popolo armeno. “Quel giorno sono iniziati pogrom di massa contro gli armeni a Baku. Dobbiamo essere uniti, dobbiamo impegnarci nella giusta politica e sviluppare una società istruita e patriottica per poter evitare prove difficili come i pogrom di Baku“, ha affermato Babayan aggiungendo che per decenni l’Azerbaigian si è impegnato in piani per ottenere l’esodo degli armeni e che i pogrom di Baku sono stati uno degli eventi più sanguinosi della politica genocida dell’Azerbaigian. Il ministro ha affermato che non è un caso che il leader azero Ilham Aliyev abbia rilasciato un’intervista alla vigilia dell’anniversario e abbia parlato nello stesso stile che ha alimentato i massacri negli anni ’90. “Questo dimostra che lì esistono ancora le stesse idee, prevalgono gli stessi approcci e cercano di attuare gli stessi piani. Cosa dovremmo fare affinché eventi così sanguinosi non si ripetano? Per prima cosa dobbiamo capire con chi abbiamo a che fare, comprendere correttamente la realtà e non commettere errori di nuovo. Nella persona dell’Azerbaigian c’è uno stato e una società in cui l’armenofobia è un’ideologia sanzionata dallo stato. Nella persona dell’Azerbaigian c’è un paese che è essenzialmente un paese fascista, e non dobbiamo mai dimenticarlo. Se lo dimentichiamo, i pogrom di Baku fino all’ultima guerra accadranno di nuovo“, ha sottolineato Babayan.

(12 gen 21) INGRESSI IN ARTSAKH – Un totale di 4.391 cittadini stranieri hanno visitato l’Artsakh (Nagorno Karabakh) nel 2021. Il Ministero dell’Economia e dell’Agricoltura di Artsakh informa che questo indicatore è aumentato del 45,6% rispetto allo stesso periodo del 2020, ma è diminuito dell’89,5% rispetto allo stesso periodo del 2019.

(12 gen 22) AGGIORNAMENTO COVID – Altre tre persone a cui è stato diagnosticato il COVID-19 sono morte in Artsakh secondo quanto comunicato dal Ministero della Salute. Ieri sono stati condotti un totale di 138 test di coronavirus e da cui sono stati confermati dodici nuovi casi di questa malattia che sembrerebbe in fase regredente. Al momento, 46 persone stanno ricevendo cure ospedaliere per COVID-19 con 13 pazienti sono in condizioni critiche e altri 25, compresi i giovani, in condizioni gravi. Finora in Artsakh sono stati condotti un totale di 549 test per il coronavirus nel 2022 e i risultati di 41 di questi sono risultati positivi.

(12 gen 22) NUOVO COMANDANTE RUSSO – Alla guida delle forze di pace russe è stato nominato il generale Andrei Volkov.

(12 gen 22) AGGIORNAMENTO SCONTRI – Il bilancio dello scontro avvenuto ieri è di tre vittime tra i soldati armeni e una tra gli azeri. Nella notte la situazione è ritornata relativamente calma. Intorno alla mezzanotte le forze armate armene hanno recuperato anche il corpo di Vahan Babayan (nato nel 2003) colpito da fuoco nemico. Ci sono anche due feriti ma le loro condizioni non destano preoccupazione

(11 gen 22) DUE SOLDATI ARMENI CADUTI – Il ministero della Difesa dell’Armenia informa che gli azeri hanno ripreso intporno alle 17,30 (ora locale) a sparare contro le postazioni armene all’altezza del villaggio armeno di Verin Shorza. A seguito di tale attività, due soldatio dell’esercito armeno sono caduti. Si tratta di Arthur Artyom Mkhitaryan (nato nel 2002) e del sergente junior Rudik Rafik Gharibyan (2002). Fonti del ministero riferiscono che l’azione azera è stata condotta con artiglieria e droni.

(11 gen 22) SPARI CONTRO POSTAZIONI ARMENIA – Intorno alle 15:15 (ora locale) le unità delle forze armate azere hanno aperto il fuoco sulle postazioni militari armene situate nel settore del villaggio di Verin Shorzha nella provincia di Gegharkunik in Armenia, a seguito della quale un militare armeno ha riportato una moderata ferita da arma da fuoco. Il fuoco dell’avversario è stato messo a tacere dalle azioni di ritorsione della parte armena secondo quanto informa il Ministero della Difesa armeno. A partire dalle 17:00, la situazione al confine tra Armenia e Azerbaigian è relativamente stabile ed è sotto il pieno controllo delle forze armate armene.

(10 gen 22) MINISTERO ESTERI SU VIOLAZIONI AZERE – Il ministero degli Esteri del Nagorno Karabakh ha rilasciato una dichiarazione in relazione alle ripetute violazioni del cessate il fuoco da parte azerbaigiana. “Oggi, 10 gennaio, la parte azerbaigiana ha nuovamente violato gravemente il cessate il fuoco bombardando civili e beni civili nelle comunità di Karmir Shuka, Tagavard della regione di Martuni e Nakhijevanik della regione di Askeran della Repubblica di Artsakh. Tali azioni sono la manifestazione della politica anti-armena e nazista della statualità azerbaigiana, fornendo un’ulteriore prova che le dichiarazioni pacifiche delle autorità azerbaigiane non hanno nulla in comune con i reali obiettivi terroristici ed espansionistici perseguiti da questo paese contro l’Artsakh, il popolo armeno e la regione. Il comportamento aggressivo dell’Azerbaigian dopo la cessazione delle ostilità è una palese violazione degli accordi raggiunti, delle norme del diritto internazionale, dei principi di umanità ed è diretto a intimidire la società della Repubblica dell’Artsakh e a interrompere le attività della missione russa di mantenimento della pace. Riteniamo necessario sottolineare ancora una volta che tali azioni non riusciranno a mandare in frantumi la determinazione del popolo dell’Artsakh a vivere e lavorare in Artsakh, per il quale qualsiasi status all’interno dell’Azerbaigian è categoricamente inaccettabile. Continueremo a sviluppare e rafforzare la nostra patria“, si legge nella nota.

(10 gen 22) SPARI AZERI A KARMIR SHUKA – Dalle postazioni azere sono partiti colpi di arma da fuoco all’indirizzo degli insediamenti di Karmir Shuka e Taghavard nella regione di Martuni. Un fuoristrada, parcheggiato nei pressi di un asilo, è andato a fuoco. Gli azeri hanno continuato a sparare anche all’indirizzo dei Vigili del fuoco che erano accorsi a domare l’incendio. Quanto accaduto è stato relazionato al Comando delle forze di pace russe.

(10 gen 22) OMBUDSMAN SCRIVE A GOOGLE – L’ombudsman dell’Artsakh, Gegham Spenayna, ha indirizzato una missiva a Google chiedendo di non dar seguito alla richiesta azera di rimuovere i toponimi armeni dalle mappe del Nagorno Karabakh.

(10 gen 22) RICERCHE SCOMPARSI – Il Servizio di emergenza dell’Artsakh informa che le ricerche dei resti di militari armeni caduti nel corso della guerra del 2020 sono continuate anche nel recedente periodo festivo. La cifra di ritrovamenti è ferma da alcune settimane a quota 1704.

(8 gen 22) SCONTRO A FUOCO CONFINE ARMENIA – Come confermato anche dal sindaco del villaggio, i militari azeri sabato hanno sparato contro le postazioni militari vicino al villaggio di Verin Shorzha, nella provincia armena di Gegharkunik; ne è seguito uno scambio a fuoco durato circa 45 minuti, tra le 14,15 (ora locale) e le 15. Gli azeri hanno sparato in direzione delle posizioni militari armene che hanno risposto.

(7 gen 22) NATALE RUSSO IN ARTSAKH – Il Natale ortodosso russo è stato celebrato in Artsakh dalle forze di pace russe. Numerosi pellegrini sono giunti dalla Russia e dall’Armenia. Una celebrazione è stata officiata nella nuova chiesa della Natività costruita nei mesi scorsi; al rito hanno partecipato circa duecento soldati e un centinaio di pellegrini.

(6 gen 22) CELEBRAZIONI NATALIZIE – Il Presidente della Repubblica dell’Artsakh Arayik Harutyunyan insieme ad alti funzionari e rappresentanti del più alto comando dell’Esercito di Difesa ha partecipato alla Santa Liturgia presieduta dal Primate della Diocesi dell’Artsakh, Sua Grazia il Vescovo Vrtanes Abrahamyan. La liturgia è stata celebrata nel Monastero di Gandzasar in occasione del Natale e dell’Epifania.

(6 gen 22) TRANSITI PER LACHIN – Le forze di pace russe, secondo quanto si legge in una nota del ministero della Difesa di Mosca, hanno assicurato l’ingresso sicuro nel Karabakh di oltre 5.000 veicoli che trasportavano pellegrini dalla Russia e dall’Armenia il giorno di Natale. La forza di peacekeeping osserva un regime di autorizzazioni per i veicoli in transito, controllando i documenti e ispezionando i veicoli se necessario.

(5 gen 22) SHUSHI DEARMENIZZATA– Media azeri riportano il progetto dell’Azerbaigian per Shushi: tutti gli edifici che in qualche modo afferiscano con la presenza armena nella città saranno abbattuti a cominciare dalla nuova sede del Parlamento. Video e foto hanno già documentato nei mesi passati l’abbattimento di molte costruzioni in città.

(4 gen 22) RIUNIONE SULLA SICUREZZA – Il presidente dell’Artsakh Arayik Harutyunyan ha tenuto il suo primo incontro di lavoro del nuovo anno con la partecipazione dei capi delle forze dell’ordine. Apprezzando molto il lavoro efficace e collaborativo delle forze dell’ordine in Artsakh durante le vacanze di Capodanno, il Presidente ha osservato che le questioni di sicurezza rimangono una priorità per lo Stato. È stata discussa un’ampia agenda in relazione alle attività in corso e ai programmi pianificati e inoltre il presidente Harutyunyan ha dato alcune istruzioni ai partecipanti per garantire la sicurezza interna ed esterna di Artsakh.

(4 gen 22) GEORGIA RIBADISCE IL SUO NO AL FORMATO 3+3 – Ancora una volta la Georgia ha ribadito la volontà di non partecipare ad alcuna riunione nel formato 3+3 (Armenia, Azerbaigian, Georgia, Iran, Russia, Turchia) proposto come tavolo negoziale per la risoluzione dei problemi nel Caucaso del sud.

(3 gen 22) AGGIORNAMENTO COVID – Altre quattro persone a cui è stato diagnosticato il COVID-19 sono morte in Artsakh secondo quanto comunicato dal Ministero della Salute. Ieri sono stati condotti un totale di 20 test di coronavirus e da cui sono stati confermati tre soli nuovi casi di questa malattia che sembrerebbe in fase regredente. Al momento, 51 persone stanno ricevendo cure ospedaliere per COVID-19 con 14 pazienti sono in condizioni critiche e altri 26, compresi i giovani, in condizioni gravi. Finora in Artsakh sono stati condotti un totale di 32.538 test per il coronavirus dal 2021 e i risultati di 4.824 di questi sono risultati positivi.

(3 gen 21) TRE SOLDATI AZERI UCCI DA COMMILITONE – Tre soldati delle forze armate dell’Azerbaigian sono stati uccisi da un commilitone che si è poi dato alla fuga. Il fatto è avvenuto nella regione di Kashatagh (Qubadli) ora occupato dagli azeri. Si ha anche notizia che un soldato azero è rimasto ferito a causa dello scoppio di una mina nella regione occupata di Karvachar (Kelbajar).

(1 gen 22) MESSAGGIO DI CAPODANNO – Il presidente dell’Artsakh Arayik Harutyunyan ha diffuso un messaggio per il nuovo anno: “Cari connazionali, cari fratelli e sorelle di Artsakh, Armenia e Diaspora, per convenzione, ogni anno in questo stesso giorno inviamo calorose parole di congratulazioni e auguri a vicenda, ai nostri parenti e amici, alla nostra Patria e al popolo. Ci auguriamo che l’anno in uscita porti via tutte le difficoltà e le prove, e il nuovo anno porti solo successo e prosperità a tutte le famiglie. Tuttavia, per il secondo anno consecutivo, il nostro popolo celebra il nuovo anno in condizioni difficili e dure, schiacciato dai colpi del destino, con il cuore appesantito dal dolore della perdita e dal dolore opprimente, con Artsakh ferito e lacerato . Sì, questa è la nostra realtà. Ma, nonostante tutto, c’è anche un’altra realtà, ovvero l’Artsakh che continua a vivere e a riprendersi, i suoi insediamenti che si sono trasformati in un cantiere edile, la campanella della scuola che chiama i piccoli Artsakhiani nelle loro classi, il fuoco che si accende in un focolare nuovo a giorni alterni, un pianto di neonato in quei focolari. Questo è lottare e creare armeni che si aggrappano alla loro terra, la custodiscono e la sviluppano, che vivono nell’Artsakh facendola rivivere con le loro mani operose e forti, con la loro forza di volontà inflessibile e la loro energia inesauribile. Siete voi, nostri cari connazionali, ciascuno di voi, che siete qui oggi, nelle vostre case, nella vostra Patria. Questa è Madre Armenia, il perno principale e il valore della nazione armena, il principale rifugio e garante degli obiettivi e delle aspirazioni nazionali, che sta sempre dietro ad Artsakh e alla Diaspora. Questi sono i nostri fratelli e sorelle che vivono nella Madre Armenia e nella Diaspora, che stanno fermamente con l’Artsakh, vivono del dolore e della lotta dell’Artsakh. Portando la nostra croce nella lotta nazionale, siamo molto grati a Madre Armenia e agli armeni di tutto il mondo per la loro incrollabile dedizione e lotta. Questo è il contingente di pace della Federazione Russa, la cui missione in Artsakh contribuisce sostanzialmente al mantenimento della pace e della stabilità nella nostra regione. Siamo profondamente grati ai nostri amici. Questi sono i nostri eroi che sono morti per la nostra Patria e si sono immortalati per secoli. Anche il lavoro che hanno lasciato è immortale, e siamo proprio noi a continuarlo. Pertanto, per il bene della sacra memoria dei nostri martiri, la realizzazione delle loro aspirazioni, il futuro dei loro discendenti, siamo obbligati a fare e faremo del nostro meglio affinché l’Artsakh, che è stato invincibile per secoli, rimanga sempre così. Festeggiamo il nuovo anno proprio con questa realizzazione. Possa il 2022 portare pace, fortezza, speranza e fede al nostro popolo e alla nostra Patria. Felice anno nuovo e buon Natale!

Convocata in sessione straordinaria, questa mattina l’Assemblea nazionale dell’Artsakh ha votato un documento di condanna per le parole pronunciate dal premier dell’Armenia nel corso di una intervista rilasciata il 24 dicembre e ribadisce che il destino dell’Artsakh può essere deciso unicamente dai suoi cittadini. Questo il testo:

Riteniamo inammissibile qualsiasi dichiarazione di varie forze e figure politiche che metta in dubbio o sminuisca la soggettività della Repubblica di Artsakh e il suo futuro armeno. È sconcertante che l’ultima dichiarazione del genere sia stata fatta il 24 dicembre dal Primo Ministro della Repubblica dell’Armenia, rispondendo alle domande dei rappresentanti dei media e delle organizzazioni pubbliche.

Il destino di Artsakh non era e non sarà monopolio di alcuna forza politica. Rappresentando l’opinione e la posizione di ampi circoli pubblici e politici della Repubblica di Artsakh, esprimiamo il nostro disaccordo e indignazione per una serie di formulazioni pericolose e distorte e le idee espresse durante l’intervista.

Preoccupa anche il fatto che sullo sfondo dei risultati della lotta di liberazione nazionale del 1988 – il movimento del Karabakh – si esprimono formulazioni che mettono in dubbio l’esistenza della Repubblica del Nagorno Karabakh (Repubblica dell’Artsakh), proclamata il 2 settembre 1991 e che si è formata in piena conformità con le norme del diritto internazionale, e la sua lunga lotta per ottenere il riconoscimento internazionale.

Le basi giuridiche e politiche delle parti armene nel processo negoziale degli anni precedenti e la tutela dei nostri interessi nazionali in questo contesto non sono entrate in alcuna contraddizione con le posizioni delle strutture e dei mediatori internazionali.

Il fatto che la questione dello status del Nagorno Karabakh non sia mai stata ignorata nelle proposte precedentemente presentate dai mediatori è confermato dalle spiegazioni dei copresidenti del Gruppo di Minsk dell’Osce.

Le speculazioni sulle opzioni di lavoro discusse nel processo negoziale nel corso degli anni e un possibile cambiamento nel formato dei negoziati suscitano preoccupazione e preoccupazione.

Riteniamo inaccettabili le dichiarazioni che mettono in dubbio l’appartenenza dell’Artsakh agli armeni e sottolineano l’importanza della presenza di possibili elementi estranei, che vengono respinti e condannati in memoria delle migliaia di armeni che hanno sacrificato la loro vita per la libertà e l’indipendenza di Artsakh.

Ammirando tutte le vittime della lotta di liberazione di Artsakh, esprimiamo contemporaneamente la nostra gratitudine a tutti gli armeni, in particolare ai nostri compatrioti della Repubblica di Armenia, per essere stati accanto all’Artsakh, condividendone le sofferenze e le difficoltà.

Le relazioni fraterne tra le due repubbliche armene si sono basate su una risoluzione adottata l’8 luglio 1992 dal Consiglio Supremo della Repubblica di Armenia, che ha definito chiaramente l’atteggiamento della Repubblica di Armenia, come membro a pieno titolo della comunità internazionale , alla Repubblica di Artsakh che lotta per il riconoscimento internazionale. Secondo tale risoluzione, l’Armenia si impegna a “sostenere costantemente la Repubblica del Nagorno-Karabakh e a proteggere i diritti della sua popolazione”, ed è inoltre stabilito che “qualsiasi documento internazionale o nazionale in cui la Repubblica del Nagorno-Karabakh sarà indicata come una parte dell’Azerbaigian è inaccettabile per la Repubblica di Armenia.” Questa formula è valida ancora oggi.

L’Assemblea Nazionale della Repubblica dell’Artsakh, ribadendo l’adesione del popolo e delle autorità dell’Artsakh alla sovranità e all’indipendenza della Repubblica dell’Artsakh, dichiara che è inammissibile esprimere qualsiasi posizione senza tener conto del punto di vista di le autorità di Artsakh, poiché solo le autorità legali formate dai cittadini della Repubblica di Artsakh attraverso le elezioni hanno il diritto di prendere decisioni in merito al futuro della Repubblica di Artsakh.”

Il pieno riconoscimento del diritto degli armeni dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) all’autodeterminazione non è soggetto a riserve e concessioni, e gli armeni dell’Artsakh ne sono i proprietari esclusivi. Pertanto, solo le autorità di Artsakh sono autorizzate a parlare a nome della popolazione di Artsakh. Lo afferma il post su Facebook del presidente di Artsakh Arayik Harutyunyan in aperta polemica con le dichiarazioni fatte dal Primo ministro dell’Armenia Nikol Pashinyan nel corso di una intervista rilasciata il 24 dicembre.

Cari connazionali,
riguardo le recenti dichiarazioni del Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan sul conflitto tra Azerbaigian e Karabakh e le diverse preoccupazioni degli armeni dell’Artsakh riguardo a tali dichiarazioni, vorrei sottolineare alcune disposizioni principali che ho toccato diverse volte in diversi messaggi e dichiarazioni e tali disposizioni sono le seguenti:

  1. Il pieno riconoscimento del diritto all’autodeterminazione degli Armeni dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) non è soggetto a riserve e concessioni, e gli Armeni dell’Artsakh ne sono gli esclusivi proprietari.
  2. L’obiettivo del riconoscimento internazionale dell’indipendenza dell’Artsakh è il nostro punto di riferimento principale e nessun governo può discostarsi da questo. Pertanto, il popolo e le autorità dell’Artsakh non accetteranno mai alcuno status all’interno della composizione dell’Azerbaigian fino a quando il nostro obiettivo non sarà raggiunto.
  3. Non può esserci un ritorno al passato in termini non solo di status, ma anche demografico. Come possiamo parlare di convivenza quando l’Azerbaigian continua a nutrire la sua società con l’armenofobia e la prepara allo svuotamento degli armeni dell’Artsakh, non alla pace? Naturalmente, sosteniamo una soluzione pacifica del conflitto e siamo pronti a compiere sforzi per questo, ma i diritti, gli interessi e le richieste vitali del nostro popolo non possono essere negoziati.
  4. L’integrità territoriale dell’Artsakh deve essere ripristinata almeno nei territori in cui la Repubblica di Artsakh è stata dichiarata nel 1991. Pertanto, i nostri territori sequestrati devono essere deoccupati e i residenti di quei territori devono essere in grado di tornare alle loro case
  5. Per quanto riguarda la sicurezza di Artsakh, continueremo a compiere sforzi per rafforzare le capacità dell’esercito di difesa e il contingente di mantenimento della pace russo deve rimanere ad Artsakh fino alla soluzione definitiva e giusta del conflitto e alla disposizione di ulteriori garanzie internazionali di sicurezza.
  6. Senza toccare i dettagli del processo negoziale in passato, dobbiamo semplicemente registrare che ora il momento è molto più responsabile e cruciale che mai. Di conseguenza, non abbiamo il diritto di commettere errori; altrimenti, quegli errori potrebbero essere fatali per Artsakh e Madre Armenia
  7. Se un armeno desidera sostenere l’Artsakh, deve fare i conti con la volontà e gli obiettivi degli armeni dell’Artsakh; in caso contrario, lui o lei semplicemente non devono interferire.
  8. Tutte le autorità sono temporanee, ma i nostri obiettivi e le nostre posizioni devono essere mantenuti. L’unità attorno ai nostri valori e obiettivi nazionali è importante e, come ho detto, la linea guida per ogni armeno e ogni governo per una soluzione del conflitto tra Azerbaigian e Karabakh deve essere la volontà e gli obiettivi degli armeni di Artsakh.

Artsakh è stata terra armena per millenni e rimarrà una terra armena, e gli armeni di Artsakh hanno volontà e pazienza strategica sufficienti per continuare la lotta. Sono certo che gli armeni di Artsakh continueranno la loro giusta lotta per il riconoscimento internazionale dell’indipendenza e la difesa della Patria“, ha scritto il Presidente.

Durante la sua conferenza stampa online, il Primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha rilasciato la seguente dichiarazione ambigua sullo status di Artsakh: “Quando Serzh Sargsyan diceva che Artsakh non farà mai parte dell’Azerbaigian, ora non dice che i suoi negoziati riguardavano il fatto che Artsakh doveva rimanere armeno. Continuo a dire che non sono d’accordo nemmeno su questo perché l’Artsakh non poteva essere una terra completamente armena. Cosa intendiamo per “armeno”? Sulla base di tali negoziati, era chiaro che Artsakh (Oblast’ Autonomo del Nagorno-Karabakh) avrebbe avuto popolazioni armene e azere. Ci sarebbe una legislatura nel Nagorno Karabakh? Sì, ci sarebbe una legislatura, ma non sarebbe completamente armeno. Ci sarebbero quote azere e quote armene. Ci sarebbero organi di autogoverno locale? Sì, ma non ci sarebbero solo enti di autogoverno locale armeni, ma anche azeri”.

*** PASHINYAN RISPONDE ***

A seguito delle polemiche scaturite e della dichiarazione del presidente dell’Artsakh e di altre autorità politiche, il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha rispostoscrivendo sulla sua pagina Facebook. In particolare il premier assume di aver parlato durante l’intervista del contenuto di negoziati anteriori alla sua ascea in carica nel 2018.

In risposta a una domanda – scrive Pashinyan – ho confutato la dichiarazione dell’ex presidente dell’Armenia Serzh Sargsyan secondo cui il contenuto dei negoziati lasciati dalle ex autorità garantiva che il Nagorno Karabakh sarebbe rimasto armeno. Ho confutato questo perché durante quei negoziati è stato registrato che gli azeri che risiedevano nell’Oblast’ autonomo del Nagorno-Karabakh durante l’era sovietica avevano il diritto di partecipare alla decisione sullo status del Nagorno Karabakh come residenti del Nagorno Karabakh. Di conseguenza, se erano residenti nel Nagorno Karabakh secondo il contenuto dei negoziati, avrebbero dovuto risiedere nel Nagorno Karabakh e la parte armena non ha mai contestato questo contenuto prima della rivoluzione del 2018.

Per quanto riguarda lo status che il Nagorno-Karabakh aveva prima del potenziale referendum sullo status, in questa intervista ho affermato che nel 2016 i mediatori avevano presentato tre pacchetti per i negoziati (uno prima della Guerra dell’Artsakh dei quattro giorni nell’aprile 2016 e gli altri due più tardi) dove, a differenza del documento di Kazan del 2011, mancava la frase “Il Nagorno-Karabakh otterrà uno status provvisorio”. Nel terzo di questi tre documenti, presentato nell’agosto 2016, c’era una disposizione che stabiliva che la decisione sui meccanismi legali e pratici per organizzare la vita in Nagorno Karabakh sarebbe stata presa dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, consultandosi con i Copresidenti del Gruppo di Minsk dell’Osce, Azerbaigian, Armenia e il Presidente in esercizio dell’OSCE. Questo è quello che ho considerato una catastrofe nel processo di negoziazione perché è chiaro che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite avrebbe preso tutte le decisioni con la logica delle risoluzioni che aveva adottato in precedenza riguardo alla questione del Nagorno Karabakh dove il Nagorno Karabakh era riconosciuto come parte dell’Azerbaigian.
Prendendo in considerazione questo e molti altri importanti problemi, ho affermato dal podio dell’Assemblea nazionale che prima di diventare Primo Ministro nel 2018, con il contenuto esistente dei negoziati e delle realtà, l’Artsakh aveva perso l’opportunità di non farne parte dell’Azerbaigian, sia in teoria che in pratica.
Quando sono diventato Primo Ministro, non mi sono adattato a questo, ma ho combattuto contro di esso. Anche per questo è scoppiata la guerra.

Oggi le persone che mi dicono che non dovrei negoziare per conto del Nagorno Karabakh sono le persone che mi hanno criticato per aver detto che non ho il mandato per negoziare per conto del Nagorno Karabakh dal 2018.
Capisco che molte persone rispettate si stiano lamentando del contenuto dei negoziati che sono serviti come causa ed effetto della guerra nel 2016 ora. All’epoca o non erano a conoscenza o non avevano il diritto di lamentarsi. Mi sto anche lamentando di quel contenuto e ho fatto tutto il possibile per combatterlo. Mi dispiace, ma non posso nascondere la verità
“, ha scritto.

L’approccio “corridoio per corridoio” dell’Azerbaigian è carico di serie sfide per la Russia e l’Europa, ed è inaccettabile per la Repubblica dell’Artsakh. Lo ha affermato il ministro degli Esteri dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh), David Babayan, in un’intervista commentando le dichiarazioni del presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev che ieri in un incontro con il Segretario della NATO aveva affermato che lo stesso quadro giuridico che regola il corridoio di Lachin tra l’Armenia e il Nagorno Karabakh dovrebbe essere applicato al corridoio di terra di Zangezur che collega l’Azerbaigian con la sua exclave autonoma di Nakhchivan. Babayan ha dichiarato quanto segue:

La posizione dell’Azerbaigian è prevedibile. Ci aspettavamo un simile approccio, come non ci si può aspettare nient’altro. Con tali azioni, l’Azerbaigian sta cercando di soffocare completamente Artsakh. Ma il problema non è solo in Artsakh; c’è un gioco più globale, naturalmente con la partecipazione della Turchia. Cosa significa comunicazione senza ostacoli tra la Turchia e l’Azerbaigian attraverso il territorio dell’Armenia riconosciuta a livello internazionale? È una perdita di sovranità su alcune linee di territorio. Ci sarà un “corridoio” oggi, un’altro domani. Dopotutto, non dicono nemmeno “Meghri”; dicono “Zangezur”. Potrebbero esserci diversi “corridoi” in Zangezur. Sono già comparsi almeno due riferimenti al “corridoio”: la ferrovia via Meghri [città], e l’autostrada via Sisian [città]. Allora, cosa sta cercando di fare l’Azerbaigian? Primo, dividere completamente l’Armenia.
Si scopre che l’Armenia sta perdendo il controllo su circa un terzo del suo territorio, su Syunik [provincia], e non solo. Ciò significa che l’Armenia si sta “staccando” dall’Iran. Syunik è completamente circondata – in una posizione di piena enclave dall’Azerbaigian e dalla Turchia – poiché non avrà effettivamente un confine con l’Armenia perché se gli azeri e i turchi “attraversano liberamente“, domani verranno inviate truppe lì per garantire il “libero passaggio” – prima di tutto, di merci e merci, domani, di equipaggiamento militare, esercito, ecc.

Cambierà completamente la situazione nella regione. Naturalmente, collegare [l’enclave dell’Azerbaigian] Nakhichevan con [la] [regione] Karvachar significherebbe la piena inclusione della Transcaucasia orientale, poiché l’Azerbaigian è già parte della Turchia de facto e un territorio altamente dipendente dalla Turchia, e nel senso attuale, l’Armenia non sarà tale perché anche Syunik sarà completamente assorbito. Non sto nemmeno parlando di Artsakh. Tutto ciò porterà a profonde trasformazioni: processi terribili e imprevedibili inizieranno nel Caucaso settentrionale, nella regione del Volga e nell’Asia centrale. Cioè, questa è in effetti la “tabella di marcia” [del presidente turco] Erdogan che ha espresso insieme al rappresentante dell’organizzazione [ultranazionalista turca] “Lupi grigi“.

C’è da dire che la frase di Aliyev rischia di essere un autogol per l’Azerbaigian. Equiparare i due corridoi vuol dire implicitamente che l’Artsakh appartierne all’Armenia così come il Nakhchivan appartiene all’Azerbaigian.
In realtà il dittatore di Baku cerca di barattare il fondamentale transito attraverso il Syunik (si noti che lo chiama sempre come Zangezur…) con la vita dei 120.000 armeni dell’Artsakh che senza supporto esterno sono destinati a morire.
Considerato che Aliyev considera già risolta la questione con la guerra e non vuole sentir parlare di status dell’Artsakh, siamo certi che una volta ottenuto lo sblocco delle vie di comunicazione nel sud dell’Armenia punterà i piedi sulla questione dell’Artsakh e bloccherà i transiti bverso Stepanakert